mercoledì 28 marzo 2012

Recensione in ANTEPRIMA: Io sono Heathcliff di Desy Giuffrè



Elena Ray è una ragazza ricca e viziata, la sua apparente superficialità nasconde però le tipiche sofferenze adolescenziali. Damian Ludeschi è un affascinante ladro di strada, amante del pericolo e romantico sognatore, incapace di accettare l’abbandono del padre e di assecondare i voleri di uno zio violento e avido di potere. Le loro vite sembrano non avere nulla in comune, se non fosse per un’antica maledizione che lega entrambi alla vecchia tenuta conosciuta con il nome di Wuthering Heights, e ai loro storici proprietari: Catherine Earnshaw e il suo amato Heathcliff. Abbiamo imparato a conoscerli e ad amarli nel classico senza tempo Cime tempestose, che ha fatto palpitare tanti cuori, e ora li ritroviamo come spiriti disposti a tutto, anche ad appropriarsi delle vite dei due giovani protagonisti pur di avere una seconda possibilità di vivere il loro sfortunato e triste amore. Non sarà il destino a decidere per loro, ma il segreto custodito nell’epitaffio di una tomba, che dà vita al sequel fantasy di una delle storie più amate della letteratura inglese: «Le rocce ne saranno custodi. La brughiera prigione. Finché una Figlia di Sangue non giungerà per ridare il sale alle loro ossa. E la terra non griderà più i loro nomi».

Voto


Riprendere un classico e scriverne un sequel, uno spin off o una fan fiction -sempre che si abbia un briciolo di rispetto per l’autore che stiamo omaggiando- non è mai un’impresa semplice. Al contrario, non potrebbe esistere impegno più gravoso: far rivivere personaggi e ambientazioni creati da una grandissima penna richiede competenze, abilità linguistiche, inventiva e precisione.
L’amore per un determinato libro, seppur necessario, passa quindi in secondo piano in confronto ad una sapiente analisi e rivisitazione del testo che stiamo prendendo in considerazione. Se già alcuni autori con una certa esperienza fallano in tutto questo, l’operazione si rivelerà pressappoco impossibile per gli esordienti alla prima pubblicazione.
Purtroppo anche questo è il caso di Desy Giuffrè.
Io sono Heathcliff vuole raccogliere l’eredità di uno dei romanzi più amati e brillanti della letteratura di tutti i tempi: Cime tempestose di Emily Brontë. Ideato il presunto seguito in chiave paranormale, immagina infatti un tentativo da parte dei fantasmi dei protagonisti, Catherine ed Heathcliff, di riappropriarsi della propria vita e del proprio amore attraverso i loro giovani discendenti, Elena e Damian, del cui corpo vogliono impossessarsi. I due ragazzi, come vuole la più rosea tradizione romance, sono caratterialmente opposti. Elena è una ragazzina bella, ricca e viziata, Damian un delinquentello dal bel faccino che cerca di saldare i debiti del padre, invischiato nella malavita.
L’inesperienza dell’autrice, un editing poco curato, sviste, imprecisioni e ingenuità hanno irrimediabilmente compromesso questo romanzo, che non ha nemmeno il pregio di una bella scrittura. Lo stile risulta invece spesso ostentato, forzato, alla ricerca di un lirismo impacciato che non raggiunge i livelli desiderati, ma che spesso è inficiato da un linguaggio troppo quotidiano.

Sempre e ancora loro, Cathy e Heathcliff. Un fuoco senza fiamma in cui bruciava il loro sentimento. Una melodia stonata ma a suo modo perfetta: la voce del mondo segreto a cui ora appartenevano, fatto solo di sguardi, e della granitica complicità che li rendeva indivisibili.

Viene insomma tolto qualsiasi pathos alla narrazione, che “stona” soprattutto in quei momenti dove vorrebbe accentuare la propria gravità emotiva, banalizzando, con parole ampollosamente risonanti  e con una sintassi spezzata che vorrebbe creare aspettativa, concetti potenti ma elementari.
Così come lo stile, anche l’approfondimento psicologico si ostenta e palesa troppo esplicitamente, servito al lettore su un piatto d’argento, come se questi non fosse altrimenti in grado di coglierlo. Più volte viene ribadita la maschera sotto cui Elena cela il suo vero volto, quello di una ragazza sola, sensibile e soltanto apparentemente superficiale.  Perfino la rivale in amore è costretta ad ammettere le inqualificabili doti della nostra eroina:

Quella che lei aveva sempre considerato una ragazzina viziata, che per capriccio voleva provare il brivido di una relazione con un teppista di strada, si stava rivelando una donna coraggiosa, pronta a sacrificare tutto per l’uomo che amava.

Non mancano poi gli stereotipi: la governante affezionata, i genitori assenti e impegnati con il lavoro, la donna rifiutata che vuole vendicarsi dell’offesa subita (che in questo caso coincide persino con una escort, come a  voler concentrare su di lei tutti gli aspetti negativi, in contrapposizione alla pura e casta Elena), il cattivo cattivissimo.
Ma non basta. Io sono Heathcliff, oltre ad essere scritto mediocremente e a contenere stereotipi, approfondimenti psicologici falsati, alcuni dialoghi inverosimili che si fondono ad ingenuità per cui viene spontaneo chiedersi dove fosse l’editor  ( <<Avevi ragione tu fin dall’inizio,>> disse Elena. <<Apparteniamo a due mondi completamente diversi. Aver pensato che tra noi potesse nascere qualcosa è stata una vera follia. Io e te siamo come l’onice e il diamante. Due pietre incompatibili>>… e, di grazia, da quando le pietre hanno un grado reciproco di compatibilità?) e ad evidenziare un lavoro carente da parte di questa figura -tanto da trovare nella lettura obbrobri come “pretendeva sapere, poter dare una spiegazione al perché il suo destino sembrava [sembrasse!] essere segnato dalla volontà di altre persone”-  è saturo di imprecisioni che rivelano una scarsa attenzione per il testo.
Le inesattezze sono talmente numerose che per elencarle tutte dovrei raddoppiare la lunghezza di questa recensione.
Volendo sorvolare sulla scena un po’ ridicola del primo incontro tra Elena e Damian (che avviene durante lo scippo dell’amica di lei da parte dell’amico di lui, e in cui i nostri protagonisti si soffermano a chiacchierare amabilmente mentre gli altri due fanno il tiro alla fune con la borsetta), potremmo fare l’esempio di quando Elena, giungendo a Wuthering Heights, trova una scusa presso i suoi per rimanere più a lungo nella tenuta e fare indagini circa gli strani episodi che le stanno succedendo, salvo poi lasciar trascorrere due settimane senza indugiare sui misteri (che non si ripetono). La tendenza ai salti temporali è d’altronde tipica della Giuffrè, che preferisce più volte raccontare brevemente anziché descrivere, segnalando ancora una volta in maniera lampante l’acerbità della scrittura e le difficoltà nella costruzione e nella gestione della trama. Leggete, per esempio, come liquida velocemente un’informazione fondamentale a cui, oltre questa brevissima riflessione, non viene dato alcuno spazio:

Per quale motivo sconosciuto gli spiriti di Catherine e di Heathcliff avevano voluto renderla partecipe della loro sventura? Ma certo! Soltanto ora ricordava un dettaglio riferitole da suo padre quando aveva annunciato in casa che sarebbero partiti per l’Inghilterra, e che lei aveva immediatamente rimosso considerandolo privo di qualsiasi importanza. Pareva che Gregor Ray [il padre] discendesse alla lontana dagli antichi proprietari della tenuta… Insomma, era possibile ce nelle vene di Elena scorresse il sangue di Cathy.

Più volte dettagli di questa portata vengono disseminati a casaccio, tanto da dare l’impressione che l’autrice abbia voluto rimediare in un secondo momento ciò che aveva dimenticato di scrivere prima.
A questa procedura non vengono purtroppo sottoposte certe assurdità, come il fatto che non sia specificato perché domestici inglesi si esprimano in italiano, o come faccia un fantasma a prendere un pezzo di carta da terra e accartocciarlo, per poi gettarlo via.  
Disarmante è, inoltre, l’ignoranza di Elena sull’esistenza del romanzo Cime tempestose, che non viene assolutamente richiamato alla mente quando la ragazza si reca con la famiglia a Wuthering Heights, ma viene nominato circa a metà libro senza che il collegamento venga colto,  fornendo tra l’altro un ulteriore esempio dell’innaturalezza dei dialoghi:

L’insegnante lasciò la cattedra e si avvicinò minacciosa al suo banco.
<<Come si fa a non capire una domanda così sciocca? […] Ho chiesto semplicemente il titolo dell’opera più famosa di Emily Bonte, l’autrice inglese sorella di Charlotte e di Anne Bonte. Un’opera che scrisse sotto lo pseudonimo maschile di Ellis Bell>>.
Elena restò immobile, in silenzio, e quella reazione passiva suscitò una nuova ondata di risa nell’aula.
<<Non hai iniziato a leggere il romanzo che avevo suggerito per l’inizio dell’anno scolastico?>>.
Ancora silenzio.
<<Bene Ray>>, esclamò l’autrice spazientita. <<Sono certa che ai tuoi genitori non piacerà quel che dirò loro ai prossimi colloqui. […] Stella. Tu sai rispndere alla domanda che ho fatto alla tua amica?>>
[…]
<<Wuthering Heights… Cime tempestose. Un romanzo che suscitò molte critiche nel mondo letterario del tempo, il quale lo giudicò non in sé, ma in quanto opera scritta da una donna>>.
La risposta di Stella entusiasmò la professoressa, la quale si profuse in elogi per la ragazza [nemmeno avesse recitato a memoria le cento cifre successive la virgola del 3,14…].
Wuthering Heights. Elena non poté fare a meno di lasciar correre i propri pensieri alla sua Wuthering Heights.

Volendo infine parlare proprio del capolavoro di Emily Brontë, questo non poteva purtroppo essere reso in maniera più deludente.
L’aderenza ai caratteri originali dei personaggi è inesistente. Catherine e Heathcliff, banalizzati come fantasmi buoni e per nulla vendicativi (al contrario di come ci si sarebbe aspettato) appaiono teneramente innamorati, figure prive del carisma e della forza espressiva che li aveva resi memorabili in Cime tempestose. Il romanzo si scioglie senza intoppi verso la conclusione più scontata,  sdolcinata e francamente sempliciotta, che davvero non rende giustizia allo sforzo immane fatto dall’autrice verso la conclusione della vicenda.
La scelta di far agire sulla scena Catherine e Heathcliff nella veste di spettri è d’altronde, a mio parere, ampiamente discutibile – non sarebbe stato preferibile farli apparire come temibili e invisibile presenze?
La Giuffré spoglia insomma la narrazione di qualsiasi suspence, limitando il romanzo ad un mero raccontino di schermaglie amorose, annullando quasi completamente le descrizioni e non riuscendo a rendersi credibile sotto tutti i punti di vista. Le sue carenze come scrittrice, che speriamo vengano colmate in futuro –magari lasciando in pace la povera Emily-, condannano Io sono Heathcliff al rango poco gratificante di fan fiction, senza possibilità di ravvedimento per quell’unica stella di valutazione che sono costretta ad assegnare. 

16 commenti:

  1. O_O accidenti! L'hai spulciato per bene eh?! XD Scherzi a parte, io devo ancora leggerlo..e dico subito che Cime Tempestose è uno dei miei romanzi preferiti..io pensavo che gli spiriti di Cathy e Heathcliff fossero vendicativi, tipo che volessero separare Elena e Damian..

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  2. @Diletta Dike Brizzi non è che vogliano separarli, anzi, vogliono farli innamorare per un motivo che viene chiarito alla fine... solo che la loro presunta cattiveria non emerge per nulla

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  3. Eh appunto...mi aspettavo un po' del loro " vero carattere" U_U

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  4. Cime tempestose è un romanzo di una potenza emotiva come ce ne son pochi, anche dopo secoli di letteratura. I due protagonisti sono così impetuosi, rotondi... catalizzano talmente l'attenzione che ridurli a innamorati dell'aldilà dimostra di non aver capito nulla dei loro caratteri e della loro storia.
    Il titolo è degno di "Cime tempestose" ma a quanto pare solo quello.
    Secondo me è praticamente impossibile riuscire a maneggiare con successo uno dei romanzi cardine della letteratura, ancor di più lo è se vuoi contaminarlo con il paranormale, praticamente impossibile se non hai esperienza.

    Ho avuto dei pregiudizi su questo libro già dall'anteprima e devo dire che non fai che confermare la mia idea iniziale.

    Quello che non riesco a capire però, dopo aver letto così tanto e anche tanta robaccia, sia straniera che nostrana, è com'è possibile che i nostri esordienti manchino completamente di un editor che li assista e limi almeno le imprecisioni più grossolane. I romanzi stranieri, per quanto infimi, si vede che son passati per la pialla dell'editor. I nostri no. Ma perché? Neanche un correttore di bozze? Io trovo certi strafalcioni nei libri che non possono sfuggire. Certo che c'è il refuso, ma se questo si ripete sempre non è più un refuso. E poi, anche una trama un po' ingenua può cambiare aspetto sotto una scelta lessicale appropriata. Boh, questa cosa non me la riesco a spiegare...

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  5. Io sono molto curiosa di leggere questo libro. Cime tempestose è in assoluto il mio libro preferito, e bisogna ammettere che far rivivere in chiave moderna un classico senza tempo è una scelta molto coraggiosa e per nulla facile. Io dovrei riceverlo autografato in quanto sono una delle vincitrici del concorso indetto per l'uscita, che riguardava l'incipit del libro (e devo dire che la cosa mi ha riempita di orgoglio perché ho potuto scrivere nel mio piccolo di una vicenda che adoro da anni e anni)Non appena l'avrò tra le mani e lo leggerò vi saprò dire. Fino ad ora ho letto sia recensioni positive che negative, e la mia curiosità ha raggiunto oramai il limite XD

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  6. Io ho amato cime tempestose e credo che nessuno potrà eguagliarlo.
    La curiosità di leggerlo c'è sicuramente, non aspettandomi molo, però non mi aspettavo di certo solamente una stellina.

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  7. Anche perché appunto facendo "rivivere" per così dire personaggi di un certo spessore purtroppo si può sbagliare. Mah, vedremo quando mi arriverà il libro

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  8. Anche io ero partita con molti pregiudizi verso questo romanzo e leggere la tua recensione non ha fatto che annientare completamente la mia voglia di leggerlo.

    Secondo me la Giuffrè ha puntato troppo in alto, accidenti rifarsi a Cime Tempestose, era prevedibile che il risultato non potesse essere degno di uno Strega.

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  9. Non me ne voglia l'autrice, ma io avevo fiutato il fallimento (e a volerla dire tutta, la fuffa) già dal titolo, "Io sono Heathcliff". La recensione di Malitia - fatta pure benissimo - ha ulteriormente confermato la mia impressione. Voler attirare il confronto coscientemente con un così grande romanzo è piuttosto da incoscienti...

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  10. Nonostante la recensione negativa, anche troppo dettagliata per chi non ha amato il romanzo,questo scritto da sempre suscita in me un importante interesse.Quindi non vedo l'ora di leggerlo e domani sarò in libreria a comprarlo.Colgo l'occasione per fare i complimenti all'autrice per la sua forza e per il suo coraggio.

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  11. Ciao, io non ho letto cime tempestose e non penso lo leggerò (non leggerò nemmeno nessuno dei classici ottocenteschi precursori del romance) tuttavia immaginavo che tutto si concentrasse sulla storia d'amore trascurando il resto... niente di nuovo.
    Per quanto riguarda gli errori di scrittura... beh in questo periodo mi è capitato parecchio di leggere romanzi che sotto questo punto di vista lasciassero un pò a desiderare...
    In ogni caso per me il romanzo è bocciato!

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  12. O mamma che batosta! E io che ero quasi convinta di leggerlo... Qualsiasi romanzo tratto da vecchi classici mi dà i nervi solo a vederlo da lontano ma questo mi aveva quasi convinto... Non mi aspettavo certo un capolavoro ma nemmeno una ciofeca! Ma se mi dici che i fantasmi sono buoni e cari bè, mi smonti tutto l'entusiasmo!

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  13. @marty: sì, i fantasmi sono praticamente i deus ex machina della situazione, intervengono per salvare puntualmente i due protagonisti, si preoccupano per loro e si affezionano, sono premurosi l'uno con l'altra e non farebbero paura nemmeno ad un topolino di campagna

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  14. @Malitia: AAAAAAAAAAAAAA.... Quindi sono uguali uguali ai due protagonisti originali! Dolci, gentili, premurosi... che carini! o.O
    Ma perché si deve scrivere un romanzo prendendo personaggi appartenuti ad altri e stravolgerli?! Ci sono siti di fanfiction per questo! Le case editrici dovrebbero puntare su materiale nuovo, innovativo! O almeno coerente con l'originale!
    Come dicevo su un altro blog "Basta scrivere il nome di Jane Austen per vendere indipendentemente dalla qualità". Stesso discorso vale se ci scrivi Bronte! Con il rilancio dei classici avvenuto quest'anno, con la Giunti che ha dato vita a nuove edizioni, gli autori si sono sbizzarriti e gli editori hanno fiutato l'affare pubblicando un sacco di immondizia (E non mi riferisco a questo libro che non ho letto).
    Dopo twilight c'è stata l'esplosione dell'Urban Fantasy, che adesso però sta pian piano scemando perché non se ne può più di legger sempre le stesse cose, quindi han deciso di scomodare Jane e Emily, perché ormai un vampiro qualunque non fa più notizia, ma se mettiamo Darcy come zombie e Heathcliff come fantasma posssiamo star certi che ci sarà la fila (anche se poi, la differenza dal vampiro qualunque è solo il nome)...

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  15. Questa recensione è una vera mazzata! Non te ne sei fatta sfuggire una! A parte gli scherzi io non ho ancora letto questo romanzo, mi sono ripromessa di farlo per quest'estate! Io non credo molto nei "seguiti", nei dopo, io sono un po' come Margaret Mitchell non ha mai voluto scrivere il seguito di "Via col Vento" perché ognuno potesse pensare al proprio "Domani è un altro giorno ...". Però ognuno di noi ha un modo suo di percepire il mondo ed è bello e giusto così ... Faccio tanti auguri alla scrittrice per questo romanzo e per il futuro ...

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  16. Ho appena iniziato il libro quindi non posso ancora esprimermi circa i contenuti..
    la tua recensione però non mi ha molto stupita perchè fino ad ora non ho letto recensioni molto positive..infine devo aggiungere di non aver ancora letto l'opera della Bronte, quindi è possibile che leggendo non percepisca come te la "delusione" di aver ritrovato i personaggi dell'opera "Cime tempestose" così diversi da come ci si aspettava.

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