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A cura di Sutymae Rossweisse
Nonostante il suo accattivante
mix di horror e puro shojo, infatti, dal lontano 1995 – suo anno di nascita –
nessuna casa editrice italiana si è mai interessata a questo manga. Il motivo
non lo capisco: forse perché è uno josei, genere che ha cominciato a prendere
il suo posto al sole nelle fumetterie da pochissimo (e comunque mai quanto il
suo collega seinen).
Misteri dell'editoria? Non sarebbe
una sorpresa, visto che questa serie è fatta di mistero... Ma bando alle
ciance: ecco a voi “Pet Shop of Horrors”
di Matsuri Akino. Buona lettura!
In ogni grande città –
soprattutto americana – c'è il quartiere di Chinatown, semplicemente
incomprensibile agli occidentali. In uno di questi rioni vi è un negozio di animali esotici. Il suo
proprietario è un certo Conte D: nessuno sa il suo vero nome, e nemmeno con
certezza se sia un uomo o una donna. Non che questo sia importante: lo scopo del negozio è quello di fornire,
attraverso gli animali, i più profondi desideri del cliente.
Gentile questo Conte, vero? Non
proprio, perché non tutto è bene quel che finisce bene. Tanto per cominciare,
il “profondo desiderio” può essere di tutti i tipi, buono o cattivo. Inoltre, ogni contratto ha tre clausole sulla cura
dell'animale: potranno anche apparire assurde, ma sono messe lì per un
motivo preciso, come scopre suo malgrado chi le viola. Infine: secondo voi il
manga si chiama “Pet Shop of Horrors” per niente?
Come avrete sicuramente capito, il manga è formato da episodi
autoconclusivi. Piccola curiosità prima di andare avanti: tutti i titoli
dei capitoli cominciano per D. Nel corso della serie si notano diverse
evoluzioni sulla costruzione della storia, dal modus operandi ai loro
argomenti. Nei primi volumi prevalgono storie slegate, unite solo dal fatto che
il/la protagonista di turno compra un animale dal Conte.
Le cose cominciano a cambiare nei volumi successivi, grazie
all'introduzione di Leon. Prima il focus era sul cliente, adesso invece è su D.
e sul detective: anzi, le tanto inflazionate clausole non vengono mai più
nominate. Adesso il problema è procurarsi l'animale, non la sua vendita, e
riparare per quanto possibile ai danni da questo fatti. Il malcapitato che
compra, invece, è quasi sullo sfondo: per carità, c'è sempre occasione per
immergersi nei suoi lati più oscuri e profondi, ma non è più lo scopo del
manga. Quando poi entra in scena il fratellino disagiato di Leon, Chris, i
clienti possono anche avviarsi dietro le quinte: il palcoscenico è occupato dai
tre protagonisti, e non hanno la minima intenzione di schiodarsi.
Non è esattamente vero che non
gliene importa niente della sorte dei suoi clienti, anzi: vuole dargli una lezione. Egoisti, avidi,
personalità discutibili, che feriscono senza rimpianti la natura e gli animali:
questo vede in loro, e come dargli torto? Le uniche persone con cui è – quasi –
innocuo sono Leon e suo fratello, perché è evidente che gli piace averli
attorno. Ma se li trovi buffi giocattoli o dei veri amici... beh, questo è
incerto. L'ultimo volume lascia intendere un'interpretazione, ma ovviamente non
ve lo dico (anche perché non ho ancora le idee molto chiare al riguardo, a dire
il vero). Con gli animali, invece, D. è
totalmente diverso: compassionevole, gentile. In una storia, ad esempio, lo
vediamo comportarsi con un cucciolo come farebbe una madre con il suo bambino;
e non sono poche le volte che lo vediamo dispiacersi per la triste sorte di una
bestia, o dimostrare di comprendere il suo dolore meglio di chiunque altro.
Naturalmente il Conte è anche ambiguo fisicamente, e non esita a
servirsene. Nel corso della serie vediamo più uomini attratti da lui
(qualche maligno include anche Leon) che donne, e a volte rischia addirittura
la violenza sessuale. Il tenero amore per i dolci, le frasi misteriose, i modi
quasi lascivi: è comprensibile che risulti seducente. D. lo sa bene, e se ne
approfitta spudoratamente, sgridando Leon quando gli fa notare come ciò sia
sbagliato.
Anche le comparse, nelle storie
loro dedicate, si sanno difendere bene quanto ad introspezione psicologica,
soprattutto per quanto riguarda i loro lati più oscuri. Peccato soltanto che
fare qualche esempio equivarrebbe fare spoiler selvaggio, quindi dovrete
accontentarvi della mia parola.
Abbiamo parlato dei personaggi
umani, adesso è il turno degli altri protagonisti: gli animali. Non solo è evidente che l'autrice ha fatto delle
ricerche, ma anche l'amore che prova per questi. Chiunque abbia mai avuto un
qualsiasi animale – anche domestico – può confermare come quelli di “Pet Shop
of Horrors” abbiano comportamenti assolutamente verosimili. Capaci di dare amore incondizionato, a
patto che li si tratti bene, o vendicativi se ciò non accade; gelosi, ma in
grado di morire di dolore quando non possono più raggiungere i loro padroni. Ma
soprattutto, assomigliano agli umani che si prendono cura di loro, nel bene e
nel male.
Spero di avervi incuriosito su
questo manga che difficilmente conosceremo anche noi, purtroppo. Per oggi è
tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli
Otaku”!
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