Il
Signore degli Anelli e il Silmarillion tra contaminazione e purificazione
di Lavinia Scolari
1. Divinità e personaggi guaritori
Gandalf
Oltre alle divinità salvifiche del Silmarillion,
il compito di risanamento e purificazione è condiviso da un altro personaggio
centrale nella sub-creazione tolkieniana: Gandalf,
messaggero dei Valar e custode della Terra di Mezzo. Questi, nel Signore degli Anelli, si rivela in
tutta la sua essenza di guaritore, portatore di salvezza e depositario di
antica sapienza.
Il Grigio Pellegrino è di certo lo Stregone più
importante delle storie tolkieniane, per certi versi accostabile alla figura
mitica di Merlino e di Odino (cfr. NOEL R. S., The mythology of Middle-Earth, Boston 1977, pp. 109 e sgg.). Parte
del suo potere gli deriva dall’essere il custode di uno dei Tre Anelli: Narya,
l’Anello di Fuoco, che gioca un ruolo importante nella sconfitta del Balrog e
che gli permette di respingere l’attacco dei Nazgûl.
Non va trascurato l’elemento dell’Anello di cui è
portatore: il fuoco, che è da sempre
associato alla forza della purificazione, al sole e al ciclo delle
stagioni. La funzione purificatrice e rigeneratrice del fuoco è confermata
dall’uso che ne facevano le popolazioni scandinave per consacrare una terra
conquistata o in cui ci si stabiliva :“Il fuoco è dunque calore vitale,
purificazione, rigenerazione, sublimazione, amore: è perciò fonte di fecondità
e di conoscenza illuminante.” (CHIESA ISNARDI G., I Miti Nordici, Milano 1991, 2008, p. 457).
Tornato dal baratro di Moria, rigenerato nel corpo
e nell’animo, Gandalf è pronto a far mostra della sua forza purificatrice
contro la corruzione che Saruman ha imposto su Re Théoden:
[…] un
Uomo, così curvo sotto il peso degli anni da sembrare quasi un Nano; ma i suoi
capelli bianchi erano lunghi e folti e scendevano in grandi ciocche sotto un
fine cerchietto d’oro che gli cingeva la fronte: nel centro sfavillava un
grande diamante bianco. La barba gli scendeva come neve sulle ginocchia, ma i
suoi occhi brillavano ancora di una luce ardente che divenne ancor più intensa
quand’egli fissò gli stranieri.(J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, ed. it. Milano,
Rusconi, 1997, p. 624)
Théoden appare profondamente mutato:
ridimensionato nel suo ruolo di re, sminuito nel suo onore, rimpicciolito nel
corpo tanto da sembrare un vecchio avvizzito e non il possente sire del Mark e
di Rohan. Qualcosa lo incatena nel profondo, lo svuota dentro e lo fa
appassire, fiaccandone il vigore, rendendolo vacuo e muto: ormai incapace di
governare autonomamente, ma pronto solo a esprimere il pensiero di altri che in
sua vece comandano e regnano. Accanto a lui costante è la presenza di due
personaggi, significativamente la più fedele e la più infida: Dama Éowyn e Gríma Vermilinguo.
Gandalf è giunto presso uno degli ultimi signori
di Uomini per destarlo dal suo sonno e sollevare con lui i Cavalieri di Rohan
contro la vera minaccia che imperversa ad est. Nella schermaglia verbale che ha
con Gríma, quest’ultimo gli si oppone, paventandone il potere e la saggezza e
accusandolo delle sventure abbattutesi sulle terre degli Uomini: la morte
prematura del giovane figlio del re, lo spirito ribelle di Éomer, la guerra
stessa. Ma Gandalf lo redarguisce con parole severe e solleva il bastone da
Stregone, splendendo nelle tenebre.
«Non è
poi così buio qui», disse Théoden.
«No»,
disse Gandalf. «E gli anni non pesano sulle tue spalle come alcuni vorrebbero.
Getta via il bastone!».
Dalla
mano del Re il nero bordone cadde rumorosamente sulle pietre egli si rizzò,
pian piano, come un uomo rigido dal lungo curvarsi su qualche triste e duro
lavoro. Infine si eresse alto e dritto, e i suoi occhi blu guardarono il cielo
che si apriva.
«Cupi
sono stati di recente i miei sogni», disse, «e mi sento come svegliato da
poco». (Op. cit., p. 628)
Lo Stregone Bianco riesce a scuotere re Théoden
dalla condizione innaturale in cui versava. Questi si risveglia come da oscuri
sogni e la melliflua voce dei suoi
nemici è soffocata da quella limpida e tersa di Gandalf:
Gandalf
si mise allora a parlare rapidamente; la sua voce era bassa e misteriosa e
nessuno oltre il re udì ciò che diceva. Ma a mano a mano che andava avanti, la
luce negli occhi di Théoden divenne più intensa, finché il re si levò in tutta
la sua statura e, assieme a Gandalf, fece spaziare il suo sguardo da quel posto
elevato sino ad oriente.
(Op. cit., p. 629)
La
potenza della voce di Gandalf è affrancatrice e quasi taumaturgica, capace di purificare dalla parola incantatoria e
velenosa inoculata quotidianamente da Vermilinguo. Ma dietro ai malvagi
artifici linguistici di Gríma, si celano i disegni di un altro, ben più
pericoloso, traditore: Saruman, il padrone di Orthanc, il sapiente decaduto. Il
suo maleficio attecchisce in re Théoden tramite l’azione contaminatrice di
Vermilinguo capace di pietrificare mente e volontà e assorbire ogni forza
vitale fino a rendere il sovrano un uomo invecchiato anzitempo, sfibrato nel
corpo e nella volontà.
Ma quella
di re Théoden non è l’unica guarigione compiuta da Gandalf. Quando Pipino,
dopo aver guardato nel Palantír, giace immobile e rigido come una statua di
marmo, lo Stregone accorre in suo soccorso: solo lui ha la forza e le capacità
per guarire il Mezzuomo e scuotere via da lui la paralisi innaturale in cui è
stato gettato:
Prese
la mano di Pipino e curvandosi sul suo viso ne ascoltò il respiro; poi gli posò
una mano sulla fronte. L’Hobbit rabbrividì. Gli occhi gli si chiusero; poi,
levandosi improvvisamente e fissando attonito i visi intorno a lui, urlò con
voce stridula e atona, pallido sotto i raggi di luna. (Op. cit., p. 718)
Gandalf poggia la mano sullo Hobbit per eliminare
da lui ogni residuo di Mordor e in tal modo lo libera dal tremendo potere
dell’Occhio.
Lo
Stregone Bianco si qualifica dunque come attore del ripristino dell’ordine e
del suo risanamento: non allo
stesso livello della divinità, lontana e a tratti indifferente, ma ad un grado
esperienziale più coinvolgente e intenso: la sua conoscenza del male e delle
tenebre dalle quali ritorna rigenerato, lo rende un personaggio profondamente umano e straordinariamente eroico.
"Il Signore degli Anelli" e in generale tutta la cosmologia di Tolkien sono tra i miei libri preferiti in assoluto, quindi è un piacere leggere questi approfondimenti... Complimenti all'autrice!
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