mercoledì 28 novembre 2012

Recensione: la trilogia "Millenium" di Stieg Larsson


Miellenium 1 -Uomini che odiano le donne
Sono passati molti anni da quando Harriet, nipote prediletta del potente industriale Henrik Vanger, è scomparsa senza lasciare traccia. Da allora, ogni anno l'invio di un dono anonimo riapre la vicenda, un rito che si ripete puntuale e risveglia l'inquietudine di un enigma mai risolto. Ormai molto vecchio, Henrik Vanger decide di tentare per l'ultima volta di fare luce sul mistero che ha segnato tutta la sua vita. L'incarico di cercare la verità è affidato a Mikael Blomkvist: quarantenne di gran fascino, Blomkvist è il giornalista di successo che guida la rivista Millennium, specializzata in reportage di denuncia sulla corruzione e gli affari loschi del mondo imprenditoriale. Sulle coste del Mar Baltico, con l'aiuto di Lisbeth Salander, giovane e abilissima hacker, indimenticabile protagonista femminile al suo fianco ribelle e inquieta, Blomkvist indaga a fondo la storia della famiglia Vanger. E più scava, più le scoperte sono spaventose.


Millenium 2 – La ragazza che giocava con il fuoco
Mikael Blomkvist è tornato vittorioso alla guida di Millennium, pronto a lanciare un numero speciale su un vasto traffico di prostituzione dai paesi dell'Est. L'inchiesta si preannuncia esplosiva: la denuncia riguarda un intero sistema di violenze e soprusi, e non risparmia poliziotti, giudici e politici, perfino esponenti dei servizi segreti. Ma poco prima di andare in stampa, un triplice omicidio fa sospendere la pubblicazione, mentre si scatena una vera e propria caccia all'uomo: l'attenzione di polizia e media nazionali si concentra su Lisbeth Salander, la giovane hacker, "così impeccabilmente competente e al tempo stesso così socialmente irrecuperabile", ora principale sospettata. Blomkvist, incurante di quanto tutti sembrano credere, dà il via a un'indagine per accertare le responsabilità di Lisbeth, "la donna che odia gli uomini che odiano le donne". È lei la vera protagonista di questo nuovo episodio della Millennium Trilogy, un thriller serrato che all'intrigo diabolico unisce un'acuta descrizione della società moderna, con le sue contraddizioni e deviazioni, consegnandoci con Lisbeth Salander un personaggio femminile unico, commovente e indimenticabile.


Millenium 3 – La regina dei castelli di carta
La giovane hacker Lisbeth Salander è di nuovo immobilizzata in un letto d'ospedale, anche se questa volta non sono le cinghie di cuoio a trattenerla, ma una pallottola in testa. È diventata una minaccia: se qualcuno scava nella sua vita e ascolta quello che ha da dire, potenti organismi segreti crolleranno come castelli di carta. Deve sparire per sempre, meglio se rinchiusa in un manicomio. La cospirazione di cui si trova suo malgrado al centro, iniziata quando aveva solo dodici anni, continua. Intanto, il giornalista Mikael Blomkvist è riuscito ad avvicinarsi alla verità sul terribile passato di Lisbeth ed è deciso a pubblicare su "Millennium" un articolo di denuncia che farà tremare i servizi di sicurezza, il governo e l'intero paese. Non ci saranno compromessi. L'ultimo capitolo della trilogia di Stieg Larsson è ancora una volta una descrizione della società contemporanea sotto forma di thriller. Un romanzo di trame occulte e servizi segreti deviati, che cattura il ritmo del nostro tempo e svela a cosa possono condurre le perversioni di un sistema malato. Una storia che, fedele all'anima del suo autore, narra di violenza contro le donne, e di uomini che la rendono possibile.

A cura di Lamia

Voto: 

Chiamare Millenium“trilogia” è in parte sbagliato, poiché, nell'idea originaria dell'autore, doveva trattarsi di una serie di romanzi polizieschi molto più lunga, che purtroppo è stata stroncata dalla sua morte prematura.
La serie, uscita postuma, è stata in vetta alle classifiche di tutta Europa, guadagnando il titolo di caso editoriale. Questa volta parliamo di un caso editoriale che merita di esserlo.

Forte della sua esperienza come giornalista -ottimo giornalista, oserei dire- Larsson ci presenta dei romanzi stilisticamente impeccabili. La scrittura è ottima, fluida. Ogni azione ha la sua giusta reazione, in un susseguirsi logico, realistico e ben congegnato. Nulla è lasciato al caso, tutto è valutato attentamente e curato. L'autore sa sempre fin dove spingersi con le parole: anche nelle scene più volente, riesce a essere descrittivo senza essere volgare o scadere in un linguaggio poco consono.

Ciò che più colpisce in questa trilogia è l'eroina, Lisbeth Salander, personaggio contraddittorio e del tutto anticonvenzionale che ribalta completamente i clichè del suo ruolo. È guidata da una propria morale, che agisce fuori dai parametri comuni. È una ragazza forte, benchè abbia perso completamente la fiducia verso il prossimo. Raggiunge i suoi obiettivi da sola, non chiede mai aiuto a nessuno e il gioco di squadra non fa decisamente per lei. Ama le sfide e ha una mente geniale.
Lisbeth si presenta come una persona eccentrica, con numerosi piercing e tatuaggi e un look da punk, ma dietro la sua corazza ha i suoi punti deboli e le sue fragilità sebbene non darà mai loro la chance di farla da padroni.
Larsson la dipinge con tinte talmente vivide da farla emergere prepotentemente dalla carta, come pochi autori sanno fare.
Dopo aver letto Millenium, non potrete che essere innamorati di questa ragazza.

La sua controparte maschile, Mikael Blomkvist, è invece molto più vicina ai canoni tipici del cavaliere senza paura. Il giornalista è guidato da una ferrea morale -che si scontrerà più volte con quella di Lisbeth-, è un paladino quasi donchisciottesco, che si erge a difesa del bene combattendo le ingiustizie del mondo tramite il suo giornale, Millenium.

Proprio la vividezza dei personaggi è un punto forte della trilogia. Nessuno, nemmeno i più secondari, sono lasciato al margine. Ognuno è descritto, caratterizzato e dotato di un background del tutto coerente e ben lontano dagli stereotipi.
Questa attenzione per i particolari, tipica di Larsson, che è capace di raccontarci i dettagli del lavoro di una comparsa, o la lista della spesa di Lisbeth, può risultare quasi snervante, ma non fa che contribuire a dare spessore e godibilità alla storia.
Un po' tecnico, forse, quando si parla di affari finanziari e inchieste giornalistiche, nel tipico modo di chi conosce la materia di cui sta parlando, ma non così tecnico da costituire un ostacolo insormontabile.

L'intreccio in tutti e tre i libri è ben congegnato, privo di tempi morti. Larsson sa manipolare l'attenzione del suo lettore e non è mai scontato, nonostante il numero spropositato di pagine. I suoi colpi di scena sono magistrali, mai banali ma sempre ben pensati e inseriti.
Come si ripete spesso Lisbeth prima di agire: “ogni azione ha una conseguenza”, e questo sembra essere il mantra anche dell'autore, che si muove sempre sicuro e padrone della scena. Anche quando gli eventi raggiungono apici quasi impossibili, Larsson riesce a tenerli ben imbrigliati e non cede alla tentazione di strafare.
(Fatta eccezione forse per la promisuità di Mikael, che occupa però poco spazio nei libri).

Lo stile di Larsson non è uno stile piacevole per tutti -a causa della sopracitata attenzione per i dettagli -ma se vi imbarcherete in questa avventura, sarete completamente catturati dai suoi intrecci, e incantati da quello che un bravo autore può creare.

6 commenti:

  1. Ehm, non sono affatto d'accordo con la recensione.
    Intanto la protagonista la trovo odiosa, sembra messa lì a fare l'alternativa in un romanzo giallo. Tutti l'adorano, e mi chiedo come mai, anche quando nel secondo libro decide di rifarsi il seno per una mera questione estetica (nonostante a lei dell'opinione altrui non importi nulla e l'autore abbia scartavetrato i maroni del lettore per mille pagine con messaggi femministi).
    Quanto al protagonista, è un cliché vivente: fortunato, bello, sciupafemmine, sveglio e anche piuttosto aitante.
    Andiamo ai punti morti: il primo libro ha una buona trama, e snellito di trecento pagine (liste della spesa, elenco delle portate dei pranzi, accensione dei pc con conseguente doppio click sulle icone, eccetera) mi sarebbe anche piaciuto. Il secondo è perfettamente inutile, un elenco continuo, affatto interessante. Il terzo mi sono rifiutata di leggerlo, e per sapere come sarebbe finita la trilogia ho guardato il film.
    Larsson si perde in minuzie infinite che distolgono l'attenzione del lettore dalla trama (che, ripeto, nel primo libro è interessante in quanto molto 'old style', con la famiglia ricca e potente che nasconde segreti morbosi e un piccolo ambiente in cui il detective che viene dall'esterno si trova a scavare) e risultano letteralmente soporifere.
    A volte la trama riesce ad andare avanti solo con incredibili coincidenze: mi viene in mente il primo libro, in cui il protagonista è bloccato con il 'mistero biblico' (chiamiamolo così per non rovinare la trama a eventuali persone che non hanno letto il libro e intendono farlo) che viene prontamente risolto da una figlia che non ha altro ruolo nella trama se non questo: nominata a inizio libro, decide di far visita al padre proprio nel momento in cui è bloccato, e per di più in possesso delle conoscenze necessarie per risolvere questo tassello del puzzle.

    Insomma, li trovo romanzetti mediocri, affatto meritevoli del caso letterario che hanno suscitato.

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  2. Ciao, devo "ringraziarti", perché grazie a questa magnifica recensione mi hai fatto conoscere dei romanzi che avevo semplicemente sentito nominare, e non avevo idea di quanto belli siano questi romanzi!
    Credo che inizierò a leggere la trilogia al più presto! ^_^

    Grazie ancora :-)

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  3. Questi romanzi mi hanno incollato alla pagina come pochi altri hanno saputo fare. Ammetto che un paio di volte ho persino perso il treno e sono arrivata in ritardo a lavoro per non interrompere la lettura...

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  4. Come dicevo in recensione, lo stile di Larsson non è affatto piacevole per tutti, proprio per l'attenzione ai dettagli.
    A me personalmente piace moltissimo, ma mi rendo conto che ad altri possa risultare particolarmente noioso, per questo ho preferito specificare.

    Sakura, per la figlia, posso darti ragione, non è del tutto irreale, ma un po' scontata. Me ne ero completamente scordata. Nel complesso però, è, fra i thriller che ho letto, uno di quelli in cui gli indizi sono gestiti al meglio.

    Romanzetto mediocre però non direi. Larsson ha una padronanza della scrittura e dello stile che sicuramente, anche se non hai apprezzato la trama gli valgono qualche punto in più, glielo devi concedere :)

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  5. Ah! Il seno di Lisbeth invece per me è perfettamente in linea con il personaggio. Calcola che la ragazza è sempre stata allontanata e rifiutata da tutti a causa del padre e dell'allegra famigliola, che la hanno fatta diventare una persona che odia la società e che afferma la sua personalità in modo violento ed eccentrico, per non lasciarsela strappare come vorrebbero fare. Il fatto che Michael e Armanskj ed altri inizino ad apprezzarla e a concederle fiducia (cosa mai sperimentata da lei), fa si che sebbene ritrosa, la ragazza inizi a tornare a far parte della società, con ovvi contrasti nei suoi sentimenti. Il cancellarsi un tatuaggio e il rifarsi il seno, secondo me, sono il suo solito modo eccentrico di esprimere la novità di essere vista per la prima volta come Lisbeth. Passa dall'essere un numero su un caso riservato all'essere una persona...se i suoi momenti negativi sono un tatuaggio, perchè quelli positivi non possono partire da un nuovo aspetto? Una specie di metamorfosi.

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  6. Io ho letto la trilogia e mi è piaciuta molto, in particolare il primo libro. "Uomini che odiano le donne" è un thriller veramente ben congegnato, pieno di suspense e colpi di scena. Ho adorato il personaggio di Lisbeth Salander. Non mi trovo d'accordo con quello che ha detto Sakura. Secondo me Lisbeth è il fulcro della saga che Larsson avrebbe voluto scrivere e la si inizia a conoscere proprio a partire dal primo libro. Secondo me nel quarto libro avrebbe fatto la comparsa Camilla, sua sorella, voi che ne pensate?
    In ogni caso, grazie alla trilogia di Larsson ho iniziato a leggere i thriller scandinavi, che sono completamente diversi da quelli americani.

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