martedì 6 novembre 2012

Presentazione e intervista: 3 lunghi giorni di Mario Chiabrera

A cura di Ischyros

Sabato 27 ottobre 2012, alle ore 17,00 presso il polo espositivo Bossatis a Volvera (Torino) Mario Chiabrera, scrittore e acquarellista, ha presentato la sua ultima fatica: “3 Lunghi Giorni”, un giallo ambientato a Moncalvo (AT).
La piccola saletta che ospita l’evento è gremita di persone che conoscono Mario, la maggior parte concittadini ma anche acquirenti dei suoi libri precedenti che, incuriositi, comprano la copia del nuovo libro.
Quasi tutti hanno in mano “3 Lunghi Giorni” e questo ha un grande significato dato che il ricavato delle vendite verrà devoluto in beneficenza alle due associazioni ONLUS Luce per la Vita (fondata nel 1997, inizia a fornire assistenza domiciliare nel 1998, oggi collabora anche con l’ASL TO1,TO2 e TO3 e con gli ospedali Regina Margherita Oirm- S.Anna sito www.luceperlavita.it) e VITAS (costituita a Casale Monferrato nel dicembre 1996 sito www.vitas-onlus.it), associazioni che assistono i malati terminali.
Nonostante sia sabato pomeriggio è piacevole notare quanti abbiano preferito assistere a questa presentazione anziché andare in giro per centri commerciali, in modo da avere l'opportunità di conoscere l’autore più a fondo e comprendere meglio l' opera.
Ai ringraziamenti all' Amministrazione Comunale di Volvera per aver concesso l’utilizzo dei locali per questo evento e al benvenuto si associa Mario Chiabrera, il quale ringrazia anche l’UNITRE, l’Assessorato alla Cultura e il progetto Volverarte. Mario è il coordinatore di questo progetto, che è nato da un gruppo di persone con la passione per le arti (scrittura, pittura, scultura) e nel 2012 ha avuto in concessione il polo espositivo Bossatis da autogestire, organizzando iniziative e mostre.
Mario Chiabrera è molto emozionato e commosso, dato che non è abituato a parlare in pubblico, con semplicità e meticolosità, però, risponde alle domande della redattrice.

Come è nato il libro e cosa rappresenta nella sua vita?

Innanzitutto scrivo da poco e magari scrivo anche male ma, essendo un piacere, scrivere mi gratifica, continuo comunque con l’intento di migliorare.
Però non basta se le milioni di pagine che scrivi rimangono nel cassetto o, per lo meno, potrebbe bastare per i primi tempi quando usi la scrittura come valvola di sfogo. Ho capito che bisogna anche condividere i propri lavori, per sapere cosa ne pensano gli altri, per confrontarti con più persone.
Per questo alla fine di ogni mio libro, nei ringraziamenti, invito il lettore a scrivere un commento e inviarmelo per posta elettronica “Perché… io mi nutro anche di commenti”.
Scrivo anche perché il mio obiettivo finale è aiutare associazioni onlus come Luce per la Vita e Vitas.
I miei libri non nascono mai all’ improvviso, ma nemmeno li programmo.
In genere tutto inizia, magari, da un articolo di cronaca letto sul giornale o da una chiacchierata con un amico; da lì la fantasia prende il via e il primo passo è scrivere la trama. Questo è il momento più bello, la mente instancabile partorisce continuamente idee, ipotesi, scene ecc. Fino a quando non l’ho finita il processo non si ferma.
Inizialmente scrivevo per lo più racconti, infatti la mia prima pubblicazione fu una raccolta di racconti, poi mi sono posto obiettivi più grandi fino ad arrivare a scrivere un giallo.

Come stai vivendo l’esperienza della pubblicazione?

Proprio per come ho detto prima, inizialmente scrivere per me era uno sfogo, poi ho deciso di volerlo condividerlo e quindi pubblicare.
Grazie a Maria, la conduttrice del corso di scrittura creativa a cui ho partecipato in questi anni, ho iniziato ad avere più sicurezza. In laboratorio leggevamo i nostri pezzi, a volte semplici pensieri scritti di getto, la lettura di gruppo da un lato ti mette a nudo dall’altro ti permetter di conoscere meglio i compagni. Ho capito così che poteva essere interessante far leggere i miei pezzi non solo ai miei amici di scrittura ma anche a un pubblico più vasto.
Ho scelto Ananke come Casa Editrice perché con Giovanna, la redattrice, c’erano già stati contatti precedenti sul mio primo romanzo. Benché a quel tempo avessi già scelto un altro editore, le sue indicazioni mi avevano colpito favorevolmente.

Come fai a dedicarti a queste due forme d’arte (l’acquarello e la scrittura) e quando?

Nonostante sia pensionato ho un’agenda molto ricca.
L’acquarello e la scrittura si fondono e potrei addirittura dire che scrivere, per me, è come fare un acquarello con le parole, descrivendo il paesaggio, il cielo e le sue sfumature.
Ho ricominciato a dipingere solo 4 anni fa e, nel preciso momento in cui ho ripreso i ferri in mano, ho capito che era la forma d’arte che più si adattava al mio carattere (impulsivo, determinato e impaziente). Nei miei scritti (mai troppo lunghi) si riflettono molto questi lati della mia personalità, soprattutto nella scansione del tempo e nel ritmo incalzante.
In genere disegno e scrivo sul tavolo della cucina -dopo cena quando sono solo- isolandomi da qualsiasi rumore o suono. In quei momenti mi estranio completamente da tutto ciò che mi sta intorno, dimentico tutto fino a che non arriva mezzanotte, poi guardo l’orologio e mi rendo conto di aver perso la cognizione del tempo; ovviamente questa magia non accade sempre.

Perché un giallo?

Nasce dalla voglia di sperimentare nuove soluzioni e di mettersi in gioco. E’ stata una sfida interessante. In questo libro sono presenti molti dialoghi, un altro aspetto su cui ho voluto lavorare poiché in genere sono più descrittivo, proprio come negli acquarelli, mi piace caratterizzare i paesaggi e non uso molto la forma dialogica.

Perché proprio Moncalvo?

Moncalvo è sempre stato un centro di interesse per tutti i piccoli paesi agricoli del circondario. La città di Moncalvo, una delle città più piccole d’Italia, è ricca di monumenti, piazze, chiese, negozi ecc. Le sue manifestazioni folcloristiche -fiere, feste, corse dei cavalli- mi hanno sempre attirato e fanno parte dei miei ricordi di gioventù . Inoltre la sua posizione geografica, al centro del Monferrato, ha contribuito a farla diventare un centro enogastronomico molto quotato. A Moncalvo si beve del buon vino. Il vino, una mia grande passione, è un elemento di contorno anche nel romanzo. Potrei definire questo libro un acquarello che descrive la bellezza di Moncalvo.

I personaggi?

I personaggi sono semplici ma reali. Si sa che nei centri piccoli, quando succede qualche fatto di cronaca, il paese va in fermento - soprattutto le donne, le quali sono state fonte d’ispirazione per la scrittura di questo romanzo.
Tutti i personaggi sono un mix di aspetti e caratteristiche diverse di persone che conosco e da cui ho tratto spunto. Tiberio, il personaggio principale, ha sicuramente dei riflessi autobiografici.

Pensi di scrivere ancora? Che ci sia un seguito?

Non amo particolarmente i seguiti, quando inizio a scrivere la storia ha un principio e una fine, anche se non escludo che potrei cambiare idea.
Penso di scrivere ancora? Beh si, infatti sto già lavorando ad un altro libro che sarà incentrato sulla psicologia della donna. Per concludere, viene lasciata la parola al pubblico che pone qualche domanda

Qual è la parte che hai preferito scrivere?

Indubbiamente la trama, è la parte della stesura di un libro che mi piace di più. In questo libro mi ha particolarmente divertito scrivere il primo capitolo.

Ha radici contadine?

Sì, la campagna è rimasta impressa nella memoria in modo inconsapevole, anche se da giovane ero più attirato dalla meccanica e dai motori.
Ora che sono in pensione ed ho il tempo di osservare il mondo che mi circonda, la mia attenzione è catturata dalla natura, dal paesaggio e dal cielo che sembra sempre uguale ma ogni volta è diverso.

Quali sono le difficoltà che hai incontrato?

Ho incontrato difficoltà verso la fine, quando si è conclusa la parte creativa e ho iniziato a leggere e rileggere, sottoporre lo scritto agli editor, tra cui la prima è mia figlia.

1 commento:

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