venerdì 2 novembre 2012

Recensione: Comunque vada non importa di Eleonora C. Caruso


Comunque vada non importa - Eleonora C. Caruso
Darla vive arenata sul divano di casa, incollata al computer, esce solo per andare in fumetteria. Manga e cartoni giapponesi sono il suo universo, veri e propri oggetti salvifici, le uniche coordinate per lei valide. Tra Twitter, social network e battute al vetriolo, a ventidue anni si è asserragliata in un fortino apparentemente inespugnabile, chiudendo fuori un padre con cui non riesce a dialogare, il fratello Andrea che l’ha sempre messa in ombra, un’università che non ha nulla da offrirle. Ma quando Andrea si ammala gravemente, vittima dell’odio per se stesso, Darla è costretta a distogliere gli occhi dal monitor e a guardarsi intorno: scoprirà che il suo mondo non le basta più, e avrà bisogno di amare, di litigare, di fare spazio a chi, fino a quel momento, ha sempre respinto.
Col suo linguaggio spigoloso e tagliente e un immaginario in grado di strabiliare il lettore, Eleonora C. Caruso ci regala un clamoroso romanzo d’esordio, scivolando con disinvoltura tra sarcasmo e sentimento senza mai fare sconti a nessuno.

Voto: 


Chiudersi in se stessi, in una spirale di apatia e depressione, sembra essere l’obiettivo di vita di Darla. Morta la madre da piccola, vissuta con un fratello apparentemente perfetto e con un padre assente, Darla, da sempre introversa, ha estremizzato  questo ormai totale rifiuto, che la rende insensibile ai sentimenti  verso gli altri e verso se stessa.
Una chiara insicurezza, mascherata abilmente con ironia e aggressività, è il sintomo di una personalità che arranca a trovare un posto nel mondo. Ma non è semplicemente questo il fulcro delle problematiche di Darla: un caos assoluto nella propria vita, poche amicizie, vita sociale limitata al minimo, il continuo confronto con un fratello che per lo più ignora –tanto da non essersi mai accorta essere malato di bulimia- ma che le si presenta continuamente come termine di paragone in positivo, legata a lui da un cordone più forte di quello che lei pensi. Tanto da seguirlo, inconsciamente, lontano da casa, con la scusa degli studi universitari nella facoltà di Medicina che non frequenta e che ha intrapreso solo per “rendere fiero papà, salvo poi scoprire che non gli importava di cosa facessi, a conti fatti potevo raccogliere frutta in un kibbutz”.
Darla si trascina in casa, manifestando segni preoccupanti di trascuratezza, catalogando maniacalmente i propri manga e sfogando con questi i propri impulsi sessuali. Egoista, insensibile, incapace di relazionarsi con amiche e ragazzi, svogliata e con una vita di cui non sa che fare: questa è Darla, una ventiduenne benestante abbandonata da se stessa ma anche da un genitore che forse, pur capendola, non ha mai fatto nulla per rimediare. Il fratello Andrea, omosessuale, pur essendo in teoria il migliore tra i due risulta ugualmente incostante, autolesionista e, come già detto, affetto da disturbi alimentari. Eleonora Caruso ci presenta quindi un cocktail di personaggi problematici: dalla protagonista, ad Andrea, al ragazzo di quest’ultimo, Alessandro, che sembra avere una passione per le cause perse, all’amica di Darla, Miku, che a venticinque anni si veste e comporta come una bambolina, in perfetto stile lolita.
Un insieme di disagi davvero poco dimenticabili rendono questo libro tagliente e molto verosimile: l’esigenza di Darla di svegliarsi dal torpore di una vita non vissuta la rende un soggetto vicino a molte ragazze, sebbene nel mio caso la sua assoluta inettitudine abbia scatenato una discreta antipatia e una certa dose di disgusto, dato che tendo a non sopportare chi se ne sta in panciolle e non fa nulla per migliorarsi – ancora peggio nel caso di Darla, che per di più vive alle spalle del padre.
I motivi dell’insofferenza di Darla sono però ovviamente molto più profondi e poco adatti ad un’analisi superficiale. La conclusione, dopo la malattia del fratello, sembra lasciare un barlume di miglioramento: ovviamente non si tratta di miracoli, giusto quel po’ sufficiente per andare avanti senza tutta quella negatività addosso.
Lo stile franco e sporco accompagna tutta la narrazione, che non soffre di patetismi e raccoglie numerosi riferimenti ad anime, manga e telefilm.
La malattia di Andrea, moto della narrazione, occupa in realtà uno spazio marginale: Darla si rifiuta di andare a trovarlo in clinica, trascorrendo tre quarti del libro a non fare nulla né per se stessa né per il fratello. L’ultima parte si dispiega in una richiesta d’aiuto verso il padre, in un litigio con Miku e in battibecchi vari.
Nonostante questo il libro risulta molto scorrevole, anche grazie ad un linguaggio che mette in diretto contatto il lettore con la protagonista, che narra in prima persona. L’esordio della Caruso è tutto sommato notevole, soprattutto per via di un’ottima caratterizzazione psicologica. Forse questa, però, si concentra troppo sulla protagonista, lasciando ai margini tutti gli altri personaggi.

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