È una gelida sera di febbraio a Venezia quando Virginia, diciotto anni e i capelli rossi come il fuoco, incontra per la prima volta Damien De Silva. È tardi, le strade sono deserte e lei sta tornando a casa dall'allenamento di pallavolo, il passo veloce, il respiro affrettato. All'improvviso, dal buio spunta un uomo, bellissimo e misterioso. Che guarda nella sua direzione. Decisa a non incrociare lo sguardo dello sconosciuto, Virginia gli scivola accanto con gli occhi bassi. Ma proprio in quel momento sente due parole farsi spazio nella sua mente. Due parole, semplici e terrificanti: "Sono tornato". Chi è quell'uomo? E che cosa sta succedendo? Profondamente sconvolta, Virginia decide di archiviare l'accaduto come frutto della sua immaginazione. Ma il giorno seguente le cose si complicano. Perché lo sconosciuto altri non è che il nuovo professore di italiano. Dannatamente giovane e affascinante, Damien De Silva turba fin dal primo istante il cuore di Virginia. Attratta e allo stesso tempo spaventata, la ragazza tenta di stargli il più lontano possibile. Ma ogni volta che si trova in sua presenza succede qualcosa di inspiegabile: strane visioni le annebbiano la mente. Visioni di un'epoca passata, di un'antica Palermo ormai dimenticata. E come se lei e Damien si fossero conosciuti in un'altra vita e si fossero rincorsi per molti secoli. Ma è proprio così o Virginia sta perdendo la ragione? Chi è davvero Damien De Silva? E perché, dopo tanto tempo, è tornato a cercarla e... a terrorizzarla?
Editore: Sperling & KupferPagine: 285
Prezzo: 16.90 euro
A cura di Ischyros
Voto:
Dark Heaven -la carezza dell’angelo- è il primo libro della trilogia che racconta la storia d’amore di Virginia e Damien, rincontratisi nella magica, grigia e, di notte, inquietante Venezia dei giorni nostri.
E’ Damien che l’ha cercata e l’ha trovata: il suo unico obiettivo è vendicarsi.
Le autrici che si nascondono dietro allo pseudonimo di Bianca Leoni Capello, Flavia Pecorari e Lorenza Stoppa, descrivono in modo dettagliato Venezia con i suoi masagni e le sue calette, facendo emergere anche gli aspetti negativi di chi vive in una città circondata dall’acqua e rendendo reale -e non idealizzata- l’ambientazione.
Le prime pagine scorrono come scene a rallentatore dando la possibilità al lettore e a Virginia di abituarsi piano piano ai piccoli cambiamenti che avvengono nella sua quotidianità, evoluzioni che fanno parte della vita di un' adolescente, attraverso visioni e immagini che lei ritrae quasi in uno stato di trance.
In tutto questo si insinua Damien che, come una ragno, tesse la sua ragnatela intorno a Virginia: è un personaggio complesso dal punto di vista psicologico e che comunica direttamente col lettore rendendolo l’esclusivo partecipe delle sue reali intenzioni, rappresentando inoltre in modo soft l’uomo possessivo e con una visione distorta dei sentimenti.
Sarebbe curioso sapere, inoltre, il motivo per cui le autrici abbiano dato a Damien il ruolo del professore invece che del compagno di scuola arrivato da poco in città, forse relativo al messaggio che volevano trasmettere.
Chi, però, ci racconta la storia in prima persona è Virginia, il personaggio di cui conosciamo i più intimi pensieri, le paure e le insicurezze. Non si tratta della solita adolescente che aspetta il principe azzurro: risulta anzi piuttosto reale, comportandosi e pensando come una comune ragazza della sua età.
I personaggi vengono abilmente introdotti nella narrazione in armonia con il resto della storia. Le informazioni sul loro aspetto fisico vengono fornite qui e là, senza una descrizione dettagliata, alcuni, come il personaggio di Amelia, malvagia fino al midollo, rimangono nascosti per gran parte del libro e altri, invece, impariamo a conoscerli pagina dopo pagina - come nel caso di Emma e Penny, le migliori amiche di Virginia: la prima è la classica bella ragazza molto corteggiata ma che non si cura di questa fortunata condizione, la seconda rimane un po’ nell’ombra.
I rapporti tra i vari personaggi mettono in evidenza i nostri limiti da esseri umani, e in particolare la tendenza a costringerci a fare e a dire cose che in realtà non vogliamo, ad indossare una maschera che prima o poi si sgretolerà o a lasciare situazioni che non sappiamo come affrontare in stand by.
Emerge anche la problematica dell'assenza di comunicazione tra individui, del tenersi tutto dentro fino al punto da rovinare un’amicizia o un amore illudendosi che tutto sia a posto, e dell'abitudine di non essere sinceri, molte volte per la paura di ferire l’altro.
Il libro infine, essendo arricchito da un po’ di noir e mistery, non risulta affatto noioso, ambendo ad una divisione tra bene e male mai netta ma a tratti sfumata.
Interview with...
Bianca Leoni Capello
alias Lorenza Stroppa e Flavia Pecorari
Da dove è nata l’idea di scrivere Dark Heaven?
Come accade a tanti autori, abbiamo deciso di provare a scrivere la nostra storia dopo aver letto innumerevoli libri di urban fantasy. Un giorno ci siamo dette: “Forse possiamo scrivere un romanzo così anche noi”. Questa la molla, alla quale si sono aggiunti i due grossi punti fissi iniziali del romanzo: che il protagonista fosse un angelo affascinante e crudele (a Lorenza tormentava questo personaggio che nel tempo aveva già cercato di “esorcizzare” invano in un racconto, e che chiedeva a gran voce di avere una seconda chance) e l’interferenza di una vita passata su quella attuale della protagonista (a Flavia piaceva l’idea di immaginare uno sviluppo inconsueto rispetto la teoria della reincarnazione).
I personaggi di Damien, Virginia e Francesco sono ispirati a persone che conoscete nella realtà?
Assolutamente no per quanto riguarda Damien e Virginia, che sono del tutto inventati anche se, naturalmente, qualche sfaccettatura l’abbiamo rubata a individui diversi incrociati in vari momenti della nostra vita. Francesco invece ha avuto una genesi particolare: a tavolino avrebbe dovuto impersonificare l’amico “fraterno” di Virginia e fare da contraltare alla soprannaturalità di Damien rappresentando la normalità. Invece una volta iniziato a scrivere, il “vero” Francesco ha preso il predominio uscendo dalle righe e sorprendendoci. E ci ha subito conquistate con la sua simpatia e follia. Solo dopo averlo creato Flavia ha riconosciuto nel suo modo d’essere una persona conosciuta anni prima.
Perché avete scelto uno pseudonimo invece di usare i vostri veri nomi?
Pecorari - Stroppa non è un’abbinata affascinante… In più c’era la preoccupazione in noi che un libro con la doppia firma sembrasse un’operazione costruita a tavolino, due persone che decidono di scrivere assieme per dare vita a un libro commerciale. Viceversa Dark Heaven è nato in modo molto spontaneo, sull’onda del divertimento e dell’ispirazione, e volevamo che si mantenesse quest’idea di freschezza. Fin dalle prime bozze manoscritte del libro ci eravamo date uno pseudonimo che riuniva entrambe (e che non era Bianca Leoni Capello). Poi, su indicazione della casa editrice, abbiamo aggiustato il tiro e creato l’attuale alias.
Dark Heaven la carezza dell’angelo sarà una trilogia o una saga?
Sicuramente una trilogia, il secondo capitolo è abbastanza avanti nella stesura mentre la trama del terzo libro l’abbiamo già chiara in mente e sulla carta è solo abbozzata. Conclusa la trilogia però abbandoneremo i nostri personaggi per passare a nuove storie che già si affacciano nei nostri pensieri.
Qualche anticipazione ai nostri lettori del secondo in uscita nel 2013.
L’eterna lotta tra bene e male resterà al centro anche del secondo libro, dove però approfondiremo alcuni dei personaggi marginali già presenti nella carezza dell’angelo. Avrà un diverso ritmo e probabilmente un doppio binario su cui far correre due trame che a tratti si intrecceranno. Quello che possiamo dire per certo è che anche in questo romanzo non mancheranno certo le sorprese!
Per scrivere Dark Heaven vi siete ispirate a qualche altro scrittore?
Abbiamo letto moltissimi urban fantasy, Young e Adult, ma non ci siamo ispirati a uno in particolare. In più nel nostro passato e presente di lettrici c’è la bibliografia completa di Stephen King, i maestri della suspense e del thriller Koontz e Bloch, Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft i classici del genere gotico, la recente Joanne Harris e molti altri.
Quali sono gli scrittori che più vi hanno appassionato?
Uno su tutti il già citato Stephen King, che ha riempito la nostra adolescenza. Ma venendo alle letture recenti potremmo citare Stephenie Meyer, Melissa Marr, Cassandra Clare, per quanto riguarda gli stranieri; Virginia De Winter, Amabile Giusti, Barbara Baraldi, Luca Tarenzi e Francesco Falconi per quanto riguarda gli italiani.
Qual è stato il primo pensiero quando avete visto il vostro libro negli scaffali delle librerie?
È stata una grande emozione. Fino a pochi istanti prima tutto ci pareva ancora un gioco, una delle ennesime sfide che ci eravamo date nel corso della nostra amicizia e delle nostre “collaborazioni creative” che nel tempo ci avevano visto cimentarci anche nella pittura, nella musica, nella recitazione addirittura nel ballo… E che avevano visto la scrittura sempre regina, onnipresente in forma di racconti ed esperimenti letterari. Ebbene ora non era più un gioco, non era più solo il nostro divertimento. “Dark Heaven” era un vascello in partenza verso terre a noi sconosciute, verso lettori sparsi in tutta Italia di cui non sapevamo nulla… In più c’è da aggiungere a tutto questo che Sperling & Kupfer è da sempre la casa editrice che pubblica King e quindi vedere il marchio su un nostro libro ci ha davvero fatto venire i brividi.
Il 4 settembre (data dell’uscita in libreria) è stata una giornata inebriante, intensa, indimenticabile.
A chi si avvicina al mondo della scrittura, sia come hobby sia con l'intenzione di pubblicare, un giorno, che consigli gli dareste?
Di leggere moltissimo, di scrivere moltissimo e di non mollare mai. Se ciò che si scrive ha un valore, prima o poi approda a una casa editrice. Non bisogna perdere la speranza e, nell’attesa… cosa c’è di meglio che annegare l’ansia in un nuovo progetto? Infine un consiglio tecnico: studiare bene il catalogo delle case editrici e le singole collane, le scelte editoriali, prima di proporsi. Non c’è nulla di più controproducente che quello di presentarsi a un marchio che non pubblica italiani o che predilige una sfumatura diversa di genere letterario…
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