domenica 14 ottobre 2012

“A Virtual Author visit” con JK Rowling



A cura di Lizy

L’11 Ottobre 2012 si è tenuto un evento straordinario, in diretta streaming, per presentare un grande progetto ideato dall’amatissima “madre” di Harry Potter, J.K. Rowling, che coinvolgerà ragazzi in età scolastica, insegnanti e bibliotecari nella lettura dell’opera prima dell’autrice. “A Virtual Author Visit” ha visto la scrittrice inglese intervistata da Arthur A. Levine, l’editore che ha curato la pubblicazione dei romanzi della Rowling in America, nel luogo magico nel quale tutto è nato, Edinburgh, città che artisti del calibro di Sir Arthur Conan Doyle, Robert Louise Stevenson e la stessa Rowling hanno scelto come la propria casa. Non a caso la prima parte de “Harry Potter e la pietra filosofale” venne buttata giù proprio in un piccolo caffè della città (n.d.a. secondo wikipedia "The Elephant House" cafès), così che è quasi naturale indovinare la prima domanda posta, ossia quanto la città abbia influenzato la stesura dei romanzi. La Rowling risponde subito dicendo che “molti episodi nei vari libri non sarebbero mai successi se io non fossi mai stata ad Edinburgh. Quando stavo cercando un nome per un personaggio particolarmente arrogante e irritante, il cui nome è Gilderoy, mi trovai in una chiesa e lessi il cognome “Lockhart” (..), ed è così che Gilderoy ha avuto il suo cognome. Ci sono tante piccole cose da cui ho tratto ispirazione per nomi di persone o nomi di strade, alcuni dettagli dei libri, ma devo dire che sono tante cose sparse dovunque. È stato meraviglioso scrivere in una così bella città, che ha così tanti coffe shop dove puoi sederti a scrivere, e questo ha aiutato molto. Quando dico che le persone qui hanno davvero molto rispetto per l’altrui privacy, dico la verità, perché ho scritto Harry Potter nei caffè, anche quando cominciavo ad essere riconosciuta”.
Inevitabile poi il riferimento al fatto che sono passati cinque anni dall’uscita di “Harry Potter e i doni della morte”, ultimo libro della saga, ma le avventure del maghetto inglese continuano ad allietare le giornate di tantissimi lettori in tutto il mondo, tanto che in America è stato creato un Reading Club (un gruppo di lettura) per chi si approccia per la prima volta alla lettura di “Harry Potter”, un po’ come si sta facendo con la lettura interattiva su Pottermore.
Ad oggi sono state vendute 450 milioni di copie in 73 lingue, tanto che ci si chiede a cosa sia dovuto il successo della saga: “Penso che la gente si innamori prima di tutto dei personaggi, anche se la magia è divertente e scoprire di questo mondo nascosto è affascinante (…) soprattutto di Harry, Ron e Hermione”.
L’intervista continua, e la Rowling ci rivela che ha sempre voluto essere una scrittrice, che ha scritto il suo primo romanzo a sei anni e che, per quanto non avesse un rigore logico, la cosa più importante fu che riuscì a finirlo, perché “cominciare una storia è la parte più facile, darle una conclusione non lo è così tanto”. Inoltre, si parla anche degli insegnanti che l’hanno incoraggiata nel suo periodo scolastico, permettendole di leggere in pubblico i suoi lavori e facendola sentire speciale. Una in particolare, Lucy Sheperd, è stata quello che Silente è stato per Harry, dandole lezioni di vita oltre quelle accademiche.
Tra le parti che ritiene le sue preferite nel corso della saga, JK annovera il momento in cui viene presentata al lettore Luna Lovegood, oppure la scena del cimitero in “Harry Potter e il calice di fuoco”.
La parte più emozionante dell’incontro con questa spettacolare autrice è sicuramente quella in cui sentiamo dalla sua stessa voce un passo molto bello de “La pietra filosofale”, nel quale Harry entra per la prima volta da Ollivander per “lasciarsi scegliere” dalla sua bacchetta.
Si passa poi ad un altro argomento importante: l’amicizia.
Ho dato ad Harry due amici molto diversi tra loro. Ron è il divertimento, un amico leale, una persona molto “umana”, in alcuni casi anche più di Harry, che ha lo spirito dell’eroe e si estranea dal resto del mondo, mentre Ron ha un animo puro… Forse, Ron è il ragazzo più realistico, quello che ha paura, quello che dice “Dobbiamo fare questa cosa di nuovo?” ma che non si tira mai indietro. (…) L’eroe poi deve avere qualcuno che sappia le cose che gli servono nella battaglia. E per questo c’è Hermione. Hermione è la conoscenza; è molto intelligente, e non solo conosce mille cose, ma sa perfino dove reperire le informazioni che le servono. Ma anche Hermione cresce nella sua avventura, impara ad essere meno inflessibile, che non tutte le risposte si trovano sui libri”.
Da qui, un ragionamento sul realismo della saga, derivante dal modo in cui si sviluppano le varie interazioni umane, senza perdere di vista i conflitti, gli amori, l’amicizia di cui abbiamo parlato prima, le antipatie e soprattutto, cosa più importante, le peripezie che sconvolgono la vita dei protagonisti e che non sono altro che la metafora perfetta degli ostacoli che si incontrano durante la vita. Ecco perché si può parlare, oltre che di fantasy, di romanzo di formazione.
Ed ecco che si parla anche di Harry: “è un personaggio complesso, spesso non il più amato dei libri per ovvie ragioni, perché lui deve essere la persona alla ricerca di qualcosa, e questo porta ad una doppiezza (nella sua personalità) che non lo rende facile da amare. (…) È distaccato, e di certo questa non è una qualità amabile in una persona, ma di solito chi ha questa natura è più capace di altri di fare qualcosa”. Ad ogni modo, l’autrice sente di essere molto più vicina a Ron, che ha il suo stesso humor, piuttosto che agli altri personaggi.
JK Rowling non ha mai smesso di amare la sua opera, che ha scritto in diciassette anni, tanto che Pottermore è stato un bellissimo modo per rivisitare l’intera storia, aggiungendovi particolari inediti, come ad esempio la biografia di Remus Lupin.
Alla fine dell’intervista si parla naturalmente dei progetti futuri di JK Rowling, che dopo “The Casual Vacancy”, crede che tornerà alla letteratura per ragazzi, perché crede sia il genere che le si addice di più.
Chiudo questo articolo con il botta-risposta più divertente:

Levine :“Se non fossi diventata una scrittrice, cosa avresti fatto?”
Rowling: “Sarei stata depressa!”.

Per chi volesse vedere l’intervista integrale, potete visionarla qui (http://hpread.scholastic.com/)

2 commenti:

  1. bellissimo articolo! e la Rowling, che dire: è sempre la migliore!! <3

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  2. Grazie, Sophie, sono contenta tu abbia apprezzato! :D

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Grazie per aver condiviso la tua opinione!

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