venerdì 19 ottobre 2012

Il tempio degli Otaku #77: La forma delle nuvole


A cura di Surymae Rossweisse


Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il Tempio degli Otaku”! Vi siete ripresi dai bagordi per i festeggiamenti del blog? Bene, allora cominciamo a parlare dell'opera di oggi. E' una raccolta autoconclusiva di racconti: l'ideale quando non si ha niente da leggere ma si deve fare al più presto una rec... ehm, per imparare a conoscere un autore e farsi un'idea del suo livello.
L'autrice di questa settimana, Hinako Ashihara, non era certo una novità per me, considerando che uno dei pochi manga recenti che compro con piacere non appena è disponibile un nuovo tankobon è il suo “Piece” - ma ahimè ancora lontano da una conclusione, e quindi da una recensione. Perciò ecco l'utilità di una raccolta di racconti: come “antipasto”, e come modo di scoprire come se la cava un autore con le storie brevi, forse ancora più insidiose di quelle più lunghe dal punto di vista narrativo. Hinako Ashihara avrà passato il test? Lo scoprirete se leggerete la recensione de “La forma delle nuvole”. Buona lettura!

La forma delle nuvole
Come avrete già intuito, è la storia che dà il titolo al volumetto: e dal punto di vista narrativo e qualitativo, non è una scelta azzardata.
I piccoli Kiyo – l'unica femminuccia del gruppo – Kanta e Goma sono tre amici che abitano in un'isoletta sperduta dell'arcipelago giapponese. Potete quindi immaginare la loro eccitazione nello scoprire che presto sbarcherà una loro coetanea, la timidissima Ritsuka. La bambina, però, a causa della sua naturale timidezza e alle maniera troppo rudi di sua madre, viene da subito isolata da tutti.
L'unica che se ne cura è Kiyo, insofferente alle ingiustizie: ed i suoi sforzi vengono ripagati, perché Ritsuka entra a far parte a tutti gli effetti della “cricca” di Kanta. Anche troppo, perché è evidente che quest'ultimo cominci a provare qualcosa per lei: e per Kiyo, che è da sempre innamorata di lui, è sempre più difficile non cedere alla frustrazione ed alla gelosia. Ma questo fragile equilibrio non può durare per sempre...

Narrativamente parlando, lo svolgimento è un po' troppo affrettato, e il colpo di scena finale sarebbe stato potuto gestire con più accuratezza. Tuttavia, dal punto di vista psicologico – pur non toccando i livelli delle altre sue opere – il quadro è molto più roseo. Il carattere di Kiyo è tridimensionale e realistico: non ha niente contro Ritsuka, a cui anzi vuole molto bene, ma non sopporta che si avvicini troppo a Kanta. Inoltre, il suo amore per quest'ultimo è talmente totalizzante da risultare sbagliato: si ha quasi l'impressione che sia una specie di “coperta di Linus”, ossia una scusa per non dover pensare al futuro. A parte sposare Kanta, non ha altri progetti: peccato soltanto che lui sia di un altro parere.
Altro tema molto importante del racconto è la mancanza di comunicazione, a volte anche esposto in maniera comica. Se Kiyo avesse confessato i propri sentimenti (e risentimenti), Kanta avesse dato meno per scontato le cose, Ritsuko fosse stata meno concentrata su sé stessa ed i suoi problemi, e Goma avesse preso di petto la situazione, molte sofferenze sarebbero state evitate, e la loro amicizia non sarebbe stata così a rischio. Ma è più realistico così; e poi, altrimenti il racconto non avrebbe avuto senso di esistere!

Primo anno delle medie: quasi amore
Il primo di una “trilogia” di racconti che sviluppa il tema dell'amore tra le mura scolastiche. Kana è una ragazzina ossessionata dall'amore, o meglio dall'idea dell'innamorarsi. Il suo cuore batte solo per il belloccio Fujimoto, per cui nutre una vera e propria venerazione, al punto da sottrargli oggetti personali da tenere come reliquie. Quando però i due avranno una chance per conoscersi davvero, la nostra scoprirà che la realtà non è così rosea: l'uomo della sua vita non sembra minimamente interessato ai suoi discorsi. Riuscirà la neonata coppia a risollevare quest'unione nata sotto cattivi auspici?

Il racconto ha un retrogusto decisamente nostalgico. Quasi tutte noi, infatti, abbiamo provato i sentimenti di Kana: l'emozione nata anche soltanto da uno sguardo incrociato casualmente, i pettegolezzi con le amiche, le false speranze (“Mi ha prestato il dizionario! E' innamorato di me!”). Per fortuna si cresce: ed è proprio questa posizione privilegiata che permette ad Hinako Ashihara di raccontare il tutto in maniera leggera ed ironica, senza inutili drammi e patetismi.
Anche la disillusione di Kana, simbolizzata dal suo attaccamento per una mina per matite appartenuta all'amato, è ben resa: la sua indignazione nel vedere il menefreghismo di Fujimoto, e la sua ilarità nello scoprire che in realtà non era niente di tutto questo, ma solo timidezza... e la conseguente maturazione, con un finale incerto che però suona come una promessa.
Come avrete capito, l'introspezione psicologica è l'ultimo dei problemi di questo racconto, spensierato e perfettamente inserito nella raccolta, soprattutto dopo una storia dalle forti venature drammatiche come la precedente – ma anche la successiva non scherza.

Secondo anno delle medie: odio gli uomini
Il titolo dice già tutto. Mitsuki Abe, nonostante l'età, ha un fisico piuttosto formoso e precoce, cosa che purtroppo non sfugge agli uomini – in Giappone sono frequenti case di molestie sui mezzi pubblici. Dopo l'ennesima umiliazione la nostra reagisce: ma la sua ira si scatena sull'innocente Torii, suo compagno di scuola. Per riparare la reputazione danneggiata e far capire a Mitsuki che non è la persona che sta cercando, il nostro decide di catturare il responsabile. La cosa farà bene a tutti e due: a Torii, che finalmente capirà perché la ragazza è così aggressiva, e ad Abe, che troverà almeno un uomo che non odi visceralmente... e che forse possa amare.

Come già accennato nella trama, in Giappone il caso di Mitsuki è tutto fuorché anormale. Non aiuta il fatto che in genere – e purtroppo succede anche in Italia – la colpa delle molestie viene data alla vittima: magari avrà fatto qualcosa per provocare quest'orribile evento. Lo stesso Torii, anche se non volontariamente, la pensa così: Abe sta ingigantendo le cose. Soltanto standole vicino egli cambierà idea, ed imparerà a capire cosa si nasconde dietro ai suoi sbalzi d'umore.
Per tutte queste ragioni, quindi, è probabilmente lui il personaggio meglio caratterizzato del racconto. Anche Mitsuki si difende bene, però: è evidente l'odio per quel corpo così formoso, per coloro che non riescono e non vogliono aiutarla, e ultimo ma non ultimo per gli uomini. L'amore di Torii migliorerà le cose, ma non cancelleranno questa avversione: soltanto il tempo potrà sanare le ferite. Un'ulteriore prova che la faccenda non è trattata in maniera superficiale, anzi.

Terzo anno delle medie: i ciliegi sfioriscono
Nae Yamase odia il suo nuovo insegnante di matematica, il professor Kanno. Le sue lezioni – anzi, la sua persona – le sembrano noiose, prive di vita, cosa che non manca di dirgli apertamente. L'uomo non riesce a capire le ragioni di tale avversione, fino a quando non la vede strappare una sua foto da giovane. In passato, infatti, era un giocatore di basket: non era molto alto di statura, e proprio per questo così era così determinato. Ma ora non gioca più: cos'è successo, si chiede Nae? Perché una persona così volitiva sembra aver rinunciato alla propria vita?

Questo è il racconto forse più debole della raccolta, almeno a livello di storia. Proprio mentre la storia sembrava su binari ben stabiliti, infatti, arriva una svolta drammatica assolutamente inutile, a parte il fatto che separa i protagonisti – e dopo abbandonata del tutto, come se non fosse mai esistita.
Per fortuna ci pensa l'introspezione psicologica a risollevare “I ciliegi sfioriscono”. Nae ha un carattere sfaccettato e complesso: la sua rapidità nel giudicare le persone, la sua voglia di dimostrare quanto vale e riscattarsi da un passato burrascoso, la sua passione impetuosa per il professore, che odia ed ama con la medesima intensità. Anche Kanno comunque è ben caratterizzato: a differenza di tanti insegnanti di anime e manga che non si fanno remore a lanciarsi in relazioni con le proprie studentesse, lui ha dubbi morali, tant'è che aspetterà di farsi coinvolgere seriamente fino a quando lei non sarà adulta. Le ragioni per cui ha abbandonato il basket, ed il conseguente sconvolgimento psicologico, sono indagate con molta cura e, se me lo concedete, con delicatezza.

Il tratto di Hinako Ashihara è incredibilmente, assolutamente, indubbiamente shojo. Avremo quindi occhi grandi e sfavillanti come bottoni, figure magre magre – e dalla fisionomia, a dire la verità, un po' simile tra loro – una forma della vignetta elastica, che si adatta alle vicende raccontate, e tonnellate di retini. Non è uno stile molto personale, ma è senza dubbio gradevole da vedere, forse la cosa più importante di tutte.

...E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

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