“Non
parlare”:
durante la Rivoluzione culturale cinese, anche una sola parola fuori
posto poteva significare la morte. È forse per questo che lo
scrittore Guan Moye ha deciso di tener legato a sé il filo rosso
della storia cinese cambiandoil proprio nome per il mondo letterario
in Mo
Yan,
da oggi accompagnato sui maggiori motori di ricerca dalla descrizione
“premio
Nobel 2012 per la Letteratura”.
Classe
1955, studente, allevatore e poi soldato, lo scrittore conosciuto per
il suo romanzo
“Sorgo rosso” (“Hong
gaoliang jiazu”), dai cui primi due capitoli ha tratto la
sceneggiatura per l’omonimo film
di Zhāng Yìmóu
vincitore dell'Orso
d'Oro al Festival di Berlino
nel 1988, ha stregato l’Accademia Svedese che lo ha ritenuto degno
del riconoscimento “per
il suo magico realismo che mescola racconti popolari, storia e
contemporaneità”.
Il
prestigioso premio torna in Cina a dodici anni da quello conferito a
Gao Xingjian, drammaturgo naturalizzato francese (dopo l’asilo
politico ottenuto nel 1986 come perseguitato), che però non ha mai
tenuto un basso profilo nella critica alla società della sua patria
originaria come il suo connazionale Mo Yan, la cui vittoria ha
suscitato non poche polemiche, non ultima quella che vede la sua
vittoria un “atto dovuto” dopo la candidatura del 2010, quando il
premio venne assegnato a Mario Vargas Llosa.
L’intera
opera romanzesca di Mo Yan consta di tredici romanzi, di cui sei
ancora inediti in Italia e uno censurato in patria per i suoi
contenuti crudi (“Grande
seno, fianchi larghi”).
I
romanzi tradotti in italiano sono sette, tutti editi Einaudi:
- “Sorgo rosso” (1994);
- “L'uomo che allevava i gatti e altri racconti” (1997);
- Grande seno, fianchi larghi (2002);
- Il supplizio del legno di sandalo (2005);
- Le sei reincarnazioni di Ximen Nao (2009);
- Cambiamenti (2011).
Nel
2013 uscirà anche “Le Rane”, come annunciato dalla casa editrice
Einaudi sul suo sito ufficiale,
“che
è costato all’autore cinese dieci anni di lavoro e molte
polemiche. Perché con questo nuovo testo a metà tra romanzo
epistolare e piéce drammatica, Mo Yan tocca il tema delicatissimo
delle politiche demografiche in Cina. “Le rane” è uno splendido,
conturbante ritratto di una donna la cui vita attraversa e definisce
la storia della Cina di oggi. Le sue scelte, le sue decisioni sono
complesse, controverse, spesso discutibili: perché complesso e
sofferto è il giudizio di Mo Yan sul suo Paese”.
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