martedì 3 aprile 2012

Recensione: Gli ultimi giorni di Stefan Zweig di Laurent Seksik



Il 22 febbraio 1942, il grande scrittore austriaco Stefan Zweig mette fine ai propri giorni insieme alla moglie Lotte. Il suo gesto estremo, compiuto durante l'esilio a Petrópolis, in Brasile, ha continuato da allora a commuovere e affascinare. Mescolando realtà e finzione, questo romanzo racconta gli ultimi sei mesi della sua vita straordinaria, dai fasti di Vienna fino al compiersi di un tragico destino. Dopo la fuga dall'Austria e l'esilio in Inghilterra e negli Stati Uniti, Stefan e Lotte credono di trovare in Brasile una terra con un futuro. Ma l'orrore della guerra trascinerà i due amanti nella disperazione e, soprattutto, nell'impossibilità di assistere come testimoni lontani e impotenti al crollo del loro mondo.

A cura di Surymae Rossweisse

Voto: 


Stefan Zweig, nato nel 1881 e morto nel 1942, nella sua epoca è stato uno degli autori più famosi e tradotti nel mondo, con amici celebri come Herman Hesse o Sigmund Freud. Le sue opere sperimentano diversi generi narrativi, dai romanzi (tutti caratterizzati da protagonisti sull'orlo della follia e la fine infelice) alle numerose biografie, in cui nonostante tutto emergono sempre elementi della personalità del biografo.
Tale gloria è stata bruscamente interrotta nel 1933 quando i suoi volumi sono stati bruciati per ordine del regime nazista. Pur essendo fiero di condividere lo stesso destino di altri grandi della letteratura, nel 1934 fuggì dall'Austria senza la sua famiglia; nel 1939 divorziò dalla prima moglie Friederike, a favore l'anno successivo della giovane Lotte Altmann. Con quest'ultima, dopo un breve soggiorno in America, si trasferì in Brasile, dove i due si suicidarono agli inizi del 1942.
Proprio su quest'ultimo periodo della sua vita si sofferma il pluripremiato scrittore Laurent Seksik, con il romanzo “Gli ultimi giorni di Stefan Zweig”.

Settembre 1941: Stefan Zweig e la sua seconda moglie Lotte, dopo una fuga di anni dall'Austria nazista, approdano a Petropolis, in Brasile. I due sperano di trovare una seconda casa nel paese e di passare i loro giorni sereni, lui finendo le opere lasciate in sospeso, lei coltivando la loro unione e cercando di superare la gelosia per la prima moglie dello scrittore, Friederike.
Nel corso dei sei mesi successivi, però, la speranza si tramuta lentamente in disperazione: la nostalgia della patria è tanta, la sorte degli amici rimasti in Europa è sconosciuta od infausta, e tutte le notizie danno Hitler come vincitore indiscusso della guerra.
Ventidue febbraio 1942: Stefan e Lotte Zweig vengono trovati morti nella loro casa, suicidi.

“Gli ultimi giorni di Stefan Zweig” appartiene al genere delle biografie romanzate, ma l'impegno di documentazione di Laurent Seksik è evidente, tant'è che in appendice viene elencata una bibliografia selettiva.
L'autore si dimostra efficiente nel prendere soltanto i punti di forza dei generi d'appartenenza: ne risulta quindi un romanzo dotato dell'esaustività della biografia e della fluidità di  un'opera narrativa. Molti fatti citati hanno un effettivo riscontro storico, soprattutto quelli che riguardano la produzione letteraria di Zweig, ma non mancano scene chiaramente inventate. Il confine tra realtà e fantasia, comunque, non è così netto. Il romanzo è quindi molto scorrevole da leggere, anche se in alcuni frangenti un editing più incisivo non sarebbe guastato.
Abbiamo, in sostanza, un libro adatto sia a chi già conosce Zweig sia a chi vorrebbe saperne di più, come la sottoscritta. Senza dubbio per quest'ultima categoria è un ottimo punto di partenza.

Da un punto di vista narrativo, poi, Seksik ha colto una storia senza dubbio interessante, che si apre su parecchi temi. Il più notevole è il dolore dell'esiliato che rimane in bilico tra la patria d'adozione e quella originaria, e perciò non riesce a sentirsi a casa in nessun posto; il non sapere come stiano gli amici; perdere i beni più preziosi – Stefan è amareggiato nel sapere che la sua collezione di scritti autografi sarà sicuramente nelle mani di qualche gerarca. La conseguenza principale è la depressione, trattata con esaustività: soprattutto nel descrivere il repentino passaggio tra momenti di felicità e disperazione.
Un altro tema dominante è la gelosia di Lotte nei confronti di Friederike, la prima moglie dello scrittore, che sente ancora più acceso il confronto perché l'altra non è presente fisicamente. Gioca un ruolo minore nell'economia del romanzo perché appartiene alla parte più romanzata, ma è comunque presente e, soprattutto, ben reso.

Dal punto di vista dell'introspezione psicologica Laurent Seksik dimostra molta cura. Stefan e Lotte non sono trattati come dei distanti personaggi storici ma come i protagonisti di un romanzo vero e proprio.
E' resa con efficienza il dolore dello scrittore austriaco, il cercare invano una ragione per vivere e non abbandonarsi alla disperazione, ma anche quanto per lui sia difficile andare avanti quando sa che in Europa i suoi amici stanno soffrendo, e che se Hitler vince la guerra neanche la bella Petropolis sarà al sicuro.
Probabilmente, però, chi beneficia di più di questo trattamento è Lotte, i cui sentimenti sono analizzati con molta lucidità. Il sapere che non sarà mai l'amore della vita di Stefan – non ha nemmeno spazio nei suoi libri - ma allo stesso tempo la voglia di non arrendersi. Il suo desiderio di comportarsi come la giovane che è, di comprare un vestito, andare a ballare, ecc.: insomma, vivere una vita normale.
Tuttavia, anche alcuni personaggi secondari presentano un'ottima introspezione psicologica, soprattutto le comparse. Ad esempio, una fan di Zweig che non solo non ha del tutto chiaro il vero significato dei suoi libri, ma vorrebbe anche che lui l'aiutasse con il romanzo che ha scritto. Oppure l'incontro con un tassista che nonostante dica di essere aperto e tollerante ha delle tendenze antisemitiche. Un'altra ragione in più per cui questo romanzo non è soltanto una biografia.

Lo stile di Seksik è piuttosto maturo. In bilico tra il piglio del biografo e quello del narratore, secondo la necessità è in grado di usare entrambi con la stessa efficienza. Notevole la capacità di capire quali sono i punti che meritano più enfasi e sfruttarli, riuscendo quindi a descrivere sia gli avvenimenti drammatici sia quelli più leggeri con il massimo risultato. L'unico difetto è che a volte sembra che anche lui se ne accorga ed esageri nei virtuosismi, ad esempio in alcuni dialoghi un po' troppo lunghi. Rimangono comunque dei pregi non così comuni nell'affrontare una materia così delicata.

Qualcuno potrebbe stupirsi della scelta di dedicare un libro ad uno scrittore ormai dimenticato, per di più soffermandosi solo sui suoi ultimi giorni. Tuttavia questa decisione ha decisamente ripagato, perché ci troviamo fra le mani un romanzo impegnato, con una vicenda che ha diversi chiavi di lettura e da cui, soprattutto, traspare un profondo rispetto per suoi protagonisti.


Titolo: Gli ultimi giorni di Stefan Zweig
Autore: Laurent Seksik
Traduttore: Bertolazzi M.
Editore: Gremese Editore
ISBN: 8884407079
ISBN-13: 9788884407078
Pagine: 206
Prezzo: 14.00 euro

2 commenti:

  1. Stefan Zweig è l'autore di un libro meraviglioso e commovente che ho letto da poco, "Mendel dei Libri". Ora vorrei tanto continuare a leggere altre sue opere... e magari, in futuro, leggere anche questo libro, per capire meglio l'autore stesso. Grazie per la recensione interessante e per avermi fatto scoprire questo libro :)

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  2. Prego, e grazie per i complimenti! :)

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