Il 22 febbraio 1942, il grande scrittore austriaco Stefan Zweig mette fine ai propri giorni insieme alla moglie Lotte. Il suo gesto estremo, compiuto durante l'esilio a Petrópolis, in Brasile, ha continuato da allora a commuovere e affascinare. Mescolando realtà e finzione, questo romanzo racconta gli ultimi sei mesi della sua vita straordinaria, dai fasti di Vienna fino al compiersi di un tragico destino. Dopo la fuga dall'Austria e l'esilio in Inghilterra e negli Stati Uniti, Stefan e Lotte credono di trovare in Brasile una terra con un futuro. Ma l'orrore della guerra trascinerà i due amanti nella disperazione e, soprattutto, nell'impossibilità di assistere come testimoni lontani e impotenti al crollo del loro mondo.
A cura di Surymae Rossweisse
Voto:
Stefan Zweig, nato nel 1881 e
morto nel 1942, nella sua epoca è stato uno degli autori più famosi e tradotti
nel mondo, con amici celebri come Herman Hesse o Sigmund Freud. Le sue opere
sperimentano diversi generi narrativi, dai romanzi (tutti caratterizzati da
protagonisti sull'orlo della follia e la fine infelice) alle numerose
biografie, in cui nonostante tutto emergono sempre elementi della personalità
del biografo.
Tale gloria è stata bruscamente
interrotta nel 1933 quando i suoi volumi sono stati bruciati per ordine del
regime nazista. Pur essendo fiero di condividere lo stesso destino di altri
grandi della letteratura, nel 1934 fuggì dall'Austria senza la sua famiglia;
nel 1939 divorziò dalla prima moglie Friederike, a favore l'anno successivo
della giovane Lotte Altmann. Con quest'ultima, dopo un breve soggiorno in
America, si trasferì in Brasile, dove i due si suicidarono agli inizi del 1942.
Proprio su quest'ultimo periodo
della sua vita si sofferma il pluripremiato scrittore Laurent Seksik, con il romanzo
“Gli ultimi giorni di Stefan Zweig”.
Settembre 1941: Stefan Zweig e la
sua seconda moglie Lotte, dopo una fuga di anni dall'Austria nazista, approdano
a Petropolis, in Brasile. I due sperano di trovare una seconda casa nel paese e
di passare i loro giorni sereni, lui finendo le opere lasciate in sospeso, lei
coltivando la loro unione e cercando di superare la gelosia per la prima moglie
dello scrittore, Friederike.
Nel corso dei sei mesi
successivi, però, la speranza si tramuta lentamente in disperazione: la
nostalgia della patria è tanta, la sorte degli amici rimasti in Europa è
sconosciuta od infausta, e tutte le notizie danno Hitler come vincitore
indiscusso della guerra.
Ventidue febbraio 1942: Stefan e
Lotte Zweig vengono trovati morti nella loro casa, suicidi.
“Gli ultimi giorni di Stefan
Zweig” appartiene al genere delle biografie romanzate, ma l'impegno di
documentazione di Laurent Seksik è evidente, tant'è che in appendice viene
elencata una bibliografia selettiva.
L'autore si dimostra efficiente
nel prendere soltanto i punti di forza dei generi d'appartenenza: ne risulta
quindi un romanzo dotato dell'esaustività della biografia e della fluidità
di un'opera narrativa. Molti fatti
citati hanno un effettivo riscontro storico, soprattutto quelli che riguardano
la produzione letteraria di Zweig, ma non mancano scene chiaramente inventate.
Il confine tra realtà e fantasia, comunque, non è così netto. Il romanzo è
quindi molto scorrevole da leggere, anche se in alcuni frangenti un editing più
incisivo non sarebbe guastato.
Abbiamo, in sostanza, un libro
adatto sia a chi già conosce Zweig sia a chi vorrebbe saperne di più, come la
sottoscritta. Senza dubbio per quest'ultima categoria è un ottimo punto di
partenza.
Da un punto di vista narrativo,
poi, Seksik ha colto una storia senza dubbio interessante, che si apre su
parecchi temi. Il più notevole è il dolore dell'esiliato che rimane in bilico
tra la patria d'adozione e quella originaria, e perciò non riesce a sentirsi a casa
in nessun posto; il non sapere come stiano gli amici; perdere i beni più
preziosi – Stefan è amareggiato nel sapere che la sua collezione di scritti
autografi sarà sicuramente nelle mani di qualche gerarca. La conseguenza
principale è la depressione, trattata con esaustività: soprattutto nel
descrivere il repentino passaggio tra momenti di felicità e disperazione.
Un altro tema dominante è la
gelosia di Lotte nei confronti di Friederike, la prima moglie dello scrittore,
che sente ancora più acceso il confronto perché l'altra non è presente
fisicamente. Gioca un ruolo minore nell'economia del romanzo perché appartiene
alla parte più romanzata, ma è comunque presente e, soprattutto, ben reso.
Dal punto di vista
dell'introspezione psicologica Laurent Seksik dimostra molta cura. Stefan e
Lotte non sono trattati come dei distanti personaggi storici ma come i
protagonisti di un romanzo vero e proprio.
E' resa con efficienza il dolore
dello scrittore austriaco, il cercare invano una ragione per vivere e non abbandonarsi
alla disperazione, ma anche quanto per lui sia difficile andare avanti quando
sa che in Europa i suoi amici stanno soffrendo, e che se Hitler vince la guerra
neanche la bella Petropolis sarà al sicuro.
Probabilmente, però, chi
beneficia di più di questo trattamento è Lotte, i cui sentimenti sono
analizzati con molta lucidità. Il sapere che non sarà mai l'amore della vita di
Stefan – non ha nemmeno spazio nei suoi libri - ma allo stesso tempo la voglia
di non arrendersi. Il suo desiderio di comportarsi come la giovane che è, di
comprare un vestito, andare a ballare, ecc.: insomma, vivere una vita normale.
Tuttavia, anche alcuni personaggi
secondari presentano un'ottima introspezione psicologica, soprattutto le
comparse. Ad esempio, una fan di Zweig che non solo non ha del tutto chiaro il
vero significato dei suoi libri, ma vorrebbe anche che lui l'aiutasse con il
romanzo che ha scritto. Oppure l'incontro con un tassista che nonostante dica
di essere aperto e tollerante ha delle tendenze antisemitiche. Un'altra ragione
in più per cui questo romanzo non è soltanto una biografia.
Lo stile di Seksik è piuttosto
maturo. In bilico tra il piglio del biografo e quello del narratore, secondo la
necessità è in grado di usare entrambi con la stessa efficienza. Notevole la
capacità di capire quali sono i punti che meritano più enfasi e sfruttarli,
riuscendo quindi a descrivere sia gli avvenimenti drammatici sia quelli più
leggeri con il massimo risultato. L'unico difetto è che a volte sembra che
anche lui se ne accorga ed esageri nei virtuosismi, ad esempio in alcuni
dialoghi un po' troppo lunghi. Rimangono comunque dei pregi non così comuni
nell'affrontare una materia così delicata.
Qualcuno potrebbe stupirsi della
scelta di dedicare un libro ad uno scrittore ormai dimenticato, per di più
soffermandosi solo sui suoi ultimi giorni. Tuttavia questa decisione ha
decisamente ripagato, perché ci troviamo fra le mani un romanzo impegnato, con
una vicenda che ha diversi chiavi di lettura e da cui, soprattutto, traspare un
profondo rispetto per suoi protagonisti.
Titolo: Gli ultimi giorni di Stefan Zweig
Autore: Laurent Seksik
Traduttore: Bertolazzi M.
Editore: Gremese Editore
ISBN: 8884407079
ISBN-13: 9788884407078
Pagine: 206
Prezzo: 14.00
euro
Stefan Zweig è l'autore di un libro meraviglioso e commovente che ho letto da poco, "Mendel dei Libri". Ora vorrei tanto continuare a leggere altre sue opere... e magari, in futuro, leggere anche questo libro, per capire meglio l'autore stesso. Grazie per la recensione interessante e per avermi fatto scoprire questo libro :)
RispondiEliminaPrego, e grazie per i complimenti! :)
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