A cura di Surymae Rossweisse
Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Signore e signori, credo che
stavolta, per il ciclo “Manga che conosciamo solo io ed i loro autori”, di
essermi superata, con una vera chicca. Lo stesso vale per il mangaka, Hideo Azuma. Non vi dice niente, vero?
Beh, avrete sicuramente presente l'anime di Pollon, che rivede e stravede i miti greci... ecco, lui è stato
l'autore del manga.
“C'era una volta Pollon”, come è
stato chiamato qui, è un'opera comica; quella di cui andiamo a parlare oggi,
però, non parla affatto di argomenti divertenti. In questo volumetto unico –
naturalmente mai pubblicato in Italia, ci mancherebbe... - approfondiamo il
lato “più oscuro” dell'autore: le sue
ripetute depressioni, che lo hanno portato a fuggire di casa per ben due
volte, e in seguito l'alcolismo. Triste, vero? Ma il manga non è così
deprimente come pensate... ecco a voi “Disappearance
Diary” di Hideo Azuma!
Come già detto, il volume
racconta delle parti più drammatiche della vita del mangaka, pur non
rinunciando all'umorismo e alla leggerezza. Vediamo così la sua prima
sparizione, avvenuta nel 1989, e come si adatta alla vita “selvaggia”. La
seconda fuga, nel 1992, dove riesce a trovare un lavoro stabile: però, sente
forte la nostalgia del lavoro di fumettista.
Dopo il suo ritorno a casa, però, un altro demone fa la sua comparsa:
l'alcolismo. Quella che era soltanto un'innocua abitudine diventa mano a mano
una dipendenza preoccupante, che comincia a dare effetti sempre più
drammatici: infatti, nel 1998 verrà iscritto forzatamente ad un programma di
riabilitazione. Per fortuna questa ha dato i suoi frutti, infatti nel 2005
viene finalmente alla luce l'adattamento manga di questi eventi...
“Disappearance Diary” non è un manga deprimente, pieno di autocommiserazione,
e questo senza dubbio giova molto alla sua godibilità. Ci si aspetterebbe che,
almeno nel caso delle fughe, ti venga narrato il perché di queste drastiche
decisioni, ma così non avviene, o comunque non in maniera dettagliata. Qualche parola
a riguardo viene spesa, ovviamente, soprattutto nell'intervista che si ritrova
alla fine dell'edizione inglese.
In una parola, “depressione”. A
quanto racconta Azuma, la paura di ripetersi – che nel suo genere, i gag manga,
può essere particolarmente fondata – nonché lo stress che, ridendo e scherzando, tutti i fumettisti accumulano,
l'ha portato al limite, prima abbandonando tutti i suoi progetti poi
andando via di casa. Per quanto riguarda l'alcolismo lui stesso ammette di non
sapere quando ha valicato il confine tra abitudine e dipendenza.
In ogni caso, il malessere di
Azuma è sempre tra le righe, anche se cerca di ricacciarlo più a fondo che può
con il tratto morbido e buffo. Le ragioni? Vediamole con le sue stesse parole:
“Questo manga ha un approccio positivista alla vita, quindi è stato creato
rimuovendo il maggior realismo possibile. E' difficile disegnare
realisticamente, e poi rende le cose deprimenti!” E' senza dubbio la scelta
migliore, perché l'argomento narrato è così triste che probabilmente con
un'altra modalità narrativa sarebbe stato piuttosto arduo da leggere.
Per quanto riguarda la storia narrata, si divide in tre settori:
“Camminando di notte”, “Camminando in città” ed infine “Reparto alcolisti”.
“Camminando di notte” racconta
della fuga dell'89. Il tema principale è come il nostro – che ha speso tutti i
soldi che aveva con sé – si arrangi da vivere da barbone, in modo quasi
dignitoso. Particolare attenzione viene
data alla ricerca del cibo, che è anche un ottimo mezzo per mostrare come
l'autore si sia abituato alla vita selvaggia. All'inizio lo vediamo cogliere
quello che trova nei campi, alla cieca; mano a mano, invece, affina l'ingegno,
arrivando a costruirsi lampade e fornelli di fortuna e andare a procacciarsi le
provviste in città. La sua evoluzione è
colta in maniera sarcastica anche “in-universe”, quando Azuma, vedendo un
altro barbone, commenta che non è altro che un novellino.
“Camminando in città” è la parte
più lunga, forse anche troppo. Qui i
riflettori si accendono sul nuovo lavoro del mangaka, l'addetto ai tubi del gas,
in particolare su un collega, Yanai,
che passa tutto il tempo a parlare di donne e che nessuno sopporta.
Inoltre, rispetto alla prima
parte, c'è una differenza: il nostro sente nostalgia di casa, soprattutto del
suo vero lavoro. Durante quel periodo pubblica delle strisce comiche sui suoi
nuovi comici, e ciò rinfocola in lui il rimpianto di non fare più manga.
Nell'ultima parte è presente
anche un flashback molto interessante sulla sua vita artistica: gli inizi, manipolato dagli editor ed impossibilitato
a fare quello che realmente desiderava, e il resto della carriera, dove tra
una crisi e l'altra acquista una certa autonomia.
“Reparto alcolisti”, parla,
neanche troppo a sorpresa, delle circostanze del suo ricovero. Già dall'inizio
del primo capitolo lo vediamo in preda all'alcolismo, dove per evitare i
postumi delle sbronze... beve ancora di più, fino a bere tutto il giorno. La situazione precipita in fretta, con
delle allucinazioni visive/uditorie, e proprio per questo Azuma aumenta
ancora di più le dosi, fino a quando si rende necessario la degenza in
ospedale.
E' probabilmente il capitolo più
duro da leggere, perché a differenza
degli altri ogni piccolo particolare viene descritto, anche quelli più scomodi
e disgustosi. Tutto ciò, però, lo rende anche il più interessante ed il
più, se vogliamo, intimista. Vengono
inoltre presentati diversi personaggi, tutti tratteggiati con umanità e con
realismo. Probabilmente il settore migliore per introspezione psicologica e
narrazione, anche se anche gli altri sono di sicuro molto buoni.
… Come già accennato, il tratto di Hideo Azuma è caricaturale e
morbido, anche se si intravede una certa tecnica nell'uso dei retini – che
donano delle ottime sfumature alle tavole – e negli sfondi. I personaggi,
invece, sono disegnati in maniera semplicissima, tant'è che alcuni si
assomigliano anche di fisionomia. Difficile capire quanto sia voluto e quanto
no...
...E per oggi è tutto, cari
amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
Ciao!!! Sono Arianna, una ragazzina di 12 anni e adoro leggere. Il tuo blog è carino sai??? Ti dispiace se lascio qualche commentino quà e là??? Aspetto risposta. Ciao!!!
RispondiEliminaMa certo cara, puoi lasciare tutti i commenti che vuoi ^^
RispondiEliminaQuesto manga in effetti non lo conosco. Devo però dire che ho sia Pollon che Nanà supergirl e forse perchè già conoscevo i cartoni animati, entrambi i fumetti non mi hanno lasciato nulla. Non mi sono piaciuti quasi per niente.
RispondiEliminaGrazie Malitia!!! Cosa ti piace leggere?? A me i fantasy e i libri di avventura... ^_^
RispondiElimina@micia: io adoravo il cartone animato di Pollon *-*
RispondiElimina@Arianna: Io sono di gusti molto difficili ma vado quasi sempre d'accordo con i classici ^^