venerdì 6 aprile 2012

Il tempio degli Otaku: cinquantottesimo appuntamento "Slam Dunk"


A cura di Surymae Rossweisse


Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. La scorsa settimana vi avevo promesso shonen sportivi ed eccovi accontentati.
L'opera di oggi è praticamente di culto in patria – anche da noi ci andiamo molto vicino – ed i motivi sono evidenti: il presentare sotto un'ottica realistica ma avvincente al tempo stesso uno sport non molto amato in Giappone, il basket, il tutto soddisfando sia i palati maschili che quelli femminili, evento che all'epoca, nella prestigiosa e viril rivista “Shonen Jump”, accadeva di rado. Qui in Italia esistono diverse edizioni del titolo – con pubblicazione invero un po' travagliata – ed anche un doppiaggio del relativo anime che per una volta non è stravolto eccessivamente.
Ma lasciamo che a prendere la parola sia l' “imputato”, “Slam Dunk” di Takehiko Inoue. Buona lettura!

Hanamichi Sakuragi: 1.88 metri di ingenua tracotanza ed insuccesso con le ragazze. Alle medie, infatti, è stato rifiutato ben cinquanta volte, l'ultima volta in favore di un giocatore di basket. Da allora, Sakuragi ha dichiarato guerra a questo sport.
Il caso vuole che la cinquantunesima candidata come sua fidanzata, Haruko Akagi, ami il basket... ed il nuovo giocatore della squadra, il belloccio Kaede Rukawa. Le speranze di Hanamichi vanno in fumo, ma nonostante il suo odio per questa disciplina sportiva decide di non arrendersi. Ecco il piano: entrare nel club di basket, sconfiggere Rukawa e conquistare il cuore della ragazza.
Semplice, no? No, perché il capitano dello Shohoku, Takenori Akagi (fratello di Haruko) è molto selettivo su chi debba entrare nella squadra; e soprattutto, Sakuragi non sa niente di niente su cosa significhi essere un cestista. Grazie all'amore per la gnoc...ehm, alla sua grande determinazione, il nostro riesce ad approdare nel team. Ma i dolori cominciano adesso.

In un genere piuttosto conservatore come lo shonen, “Slam Dunk” apporta diverse innovazioni. La più lampante è che Sakuragi, a differenza di molti altri eroi, non “nasce imparato”: d'accordo, ha un grande talento, ma solo quello. Nonostante lui si ritenga un genio, i fatti lo smentiscono: molte delle sue azioni eclatanti sono date dalla fortuna, e non poche volte commette errori.
Inoltre, lo Shohoku non è fatto di sprovveduti: è già avviato, seppure nella media. Come capita spesso in questo genere di manga, quello preso in considerazione è il primo anno in cui il team va ai campionati nazionali, ma non necessariamente perché è arrivato Sakuragi: sebbene alcuni se ne dimentichino (vero, Rukawa?), in fondo a basket si gioca in cinque. Come dice il proverbio, tutti sono necessari ma nessuno può dirsi indispensabile.
Analizzando lo Shohoku, poi, scopriamo che non è la solita squadra caramellosa, dove tutti sono amiconi ed affiatati. Al contrario, si tratta di cinque individui accomunati dal basket; e tutti credono di essere “l'arma segreta” che li farà vincere. Il loro rapporto è molto utilitaristico, e di amicizia ce n'è ben poca: ad esempio Rukawa ed Hanamichi non si sopportano. Soltanto il comune obiettivo permetterà loro di non uccidersi a vicenda.
Rapporti simili li troviamo anche negli altri team: fatta eccezione per il Ryonan con il suo asso Sendoh, ci sono sempre due individui dominanti ed i gregari. Del resto non capita così anche nella vita reale?
Anche dal punto di vista dell'intreccio “Slam Dunk” è diverso dai suoi concorrenti, “Capitan Tsubasa” in primis. Le partite non sono scontate: non solo per quanto riguarda il punteggio (come il genere comanda, chi comincia in vantaggio probabilmente perderà, o dovrà aspettarsi tempi duri) ma come risultato.  Di conseguenza gli scontri sono molto avvincenti, nonostante la loro lunghezza. Anche la narrazione concitata di Inoue aiuta: dialoghi ridotti all'osso, pochi flashback, e una grande cura nel trasmettere l'adrenalina. Gli avversari sono sì forti, ma non danno l'impressione di essere imbattibili: così l'eventuale vittoria è plausibile.
Anche le strategie e le dinamiche sono piuttosto realistiche, cosa che ahimè non capita molto spesso nei lidi di Shonen Jump. In particolare viene data molta attenzione ai falli, che Sakuragi commette spesso (involontariamente, anche se non manca chi lo fa apposta). Probabilmente è perché il mangaka in passato ha giocato a basket – anche lui per impressionare le ragazze...

Anche i personaggi sono verosimili e ben caratterizzati. Solitamente non ci si dilunga troppo sulla loro storia personale, ma tutti hanno il proprio spazio. Sakuragi, in particolare, regala molte soddisfazioni: è un ottimo protagonista. E' simpatico, ed il suo essere ignorante gli permette di rispondere alle domande tecniche che anche noi ci siamo posti. Seppure molto lentamente, inoltre, cresce psicologicamente (anche se non deporrà mai le armi contro Rukawa). Mantiene inalterate i suoi difetti caratteriali come l'essere impulsivo e credersi un genio, ma con il tempo arriverà ad amare veramente il basket, e non soltanto perché è il mezzo per conquistare Haruko. Tra l'altro, il suo amore per quest'ultima è semplicemente adorabile.
Per quanto riguarda gli altri, tutti hanno qualcosa che li rende unici e ben caratterizzati, sia la determinazione di Akagi senior, la gentilezza dell'allenatore Anzai, ecc. Ma non chiamateli stereotipi, perché non lo sono: qui non ne troverete.
Tutti loro, comunque, hanno una grande passione per il basket, che in molti casi li ha salvati dall'emarginazione e gli ha dato uno scopo nella vita. E' certamente trattato all'acqua di rose – l'autore approfondirà il tema successivamente con un'altra opera – ma è allo stesso tempo evidente che per molti il basket è un modo per sfogare la propria aggressività. Per maggiori informazioni chiedere ad Hisashi Mitsui, la cui storia personale verte proprio su questo; ma anche Hanamichi non scherza, per non parlare di...Uhm, mi sa che farei prima ad elencare chi non è un disadattato...

Che dire del tratto di Inoue? A parte qualche proporzione sbagliata è limpido, preciso e – ascoltatemi bene, lettrici – ci sono anche un sacco di bei ragazzi! Tralasciando gli ormoni, comunque, spiccano le ottime inquadrature che gratificano la storia, e l'uso sapiente dei retini. C'è di che rimanerne soddisfatti...

… E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

1 commento:

  1. Ho adorato l'anime, e io quelli sportivi solitamente li detesto =) Proprio ben fatto, mi appassionavano persino le partite, senza troppi di quegli infiniti flashback alla Holly e Benji che le facevano durare quattro-cinque episodi...
    Mi sa che prima o poi me lo riguardo, o mi leggo in scans il manga.

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