I diari della bicicletta.Storie di salotto e di trincea - Gregorio Giungi
I diari della bicicletta raccontano la vera storia di Enea Milesi. Più che una biografia dal sapore prettamente storico, è un romanzo di avventure che cerca di illustrare i sentimenti del protagonista e l'orrore della guerra. Enea è giovane e, dopo la morte in combattimento del fratello, parte per il fronte nel 1916 con spartana determinazione, distinguendosi per il suo coraggio, nonché per una certa sfacciata fortuna. È la Prima Guerra Mondiale, "Grande Fiera della Carne Umana", combattuta nel caos delle trincee e della disorganizzazione militare italiana. E poi la Seconda, "subita da civile" nella paura viscerale per la propria famiglia e la propria casa. Le Storie di salotto e di trincea mostrano la vita privata ed intima dell'uomo che, con gli amori e i drammi familiari, si snoda attorno ed attraverso le vicende belliche, in cui condivide con i compagni "pane, sangue, pericolo e merda", nell'affresco di un'epoca perduta e nella toccante testimonianza di una generazione che sapeva sorridere davanti alla morte.
I diari della bicicletta raccontano la vera storia di Enea Milesi. Più che una biografia dal sapore prettamente storico, è un romanzo di avventure che cerca di illustrare i sentimenti del protagonista e l'orrore della guerra. Enea è giovane e, dopo la morte in combattimento del fratello, parte per il fronte nel 1916 con spartana determinazione, distinguendosi per il suo coraggio, nonché per una certa sfacciata fortuna. È la Prima Guerra Mondiale, "Grande Fiera della Carne Umana", combattuta nel caos delle trincee e della disorganizzazione militare italiana. E poi la Seconda, "subita da civile" nella paura viscerale per la propria famiglia e la propria casa. Le Storie di salotto e di trincea mostrano la vita privata ed intima dell'uomo che, con gli amori e i drammi familiari, si snoda attorno ed attraverso le vicende belliche, in cui condivide con i compagni "pane, sangue, pericolo e merda", nell'affresco di un'epoca perduta e nella toccante testimonianza di una generazione che sapeva sorridere davanti alla morte.
Voto:
Accettare di recensire “I diari della bicicletta”, edizioni Albatros, ha richiesto qualche attimo –o forse più- di riflessione. Non ho mai criticato libri pubblicati a pagamento, trovando eticamente scorretta e nociva l’industria di quell’editoria che vive cancerosamente alle spalle degli autori. Questa volta la mail inviatami era formalmente ben scritta, priva di errori grammaticali o sintattici, anche simpatica ed educata. Non fosse stato per questi fattori, l’avrei cestinata seduta stante…
Le vicende narrate dipingono un quadro molto vivo dei primi anni del Novecento, accostando la vita mondana del protagonista, Enea Milesi, agli episodi di guerra cui si trova coinvolto un anno dopo la morte sul campo del fratello Corrado.
Il libro non si limita infatti alla storia militare, ma abbraccia l’intera vita di Milesi, dall’infanzia agli ultimi giorni della sua vita. Attraverso le pagine della sua giovinezza veniamo a contatto con un’epoca distante, in cui stride il contrasto tra i luccicori di Torino e l’infame realtà della guerra da prima linea.
La forma diaristica che l’autore sceglie per il romanzo ben si adatta al ritmo della storia e allo stile curato, ma talvolta confidenziale, adottato. Nonostante l’attenzione notevole per il testo, infatti, durante la narrazione si trovano alcuni termini (per esempio “bordello”) che non appartengono ai dialoghi e che stonano con il registro alto che viene mantenuto durante tutto il corso del romanzo.
Il personaggio principale, coerente e psicologicamente ben analizzato, “pecca” talvolta di una fortuna eccessiva, soprattutto nella parte finale, quando, durante la seconda guerra mondiale, nonostante la dispotica prevaricazione di tre file di nemici e alleati stranieri in casa sua, non viene torto un capello né a lui né alle giovani e avvenenti figlie.
Il libro ha il pregio di una scorrevolezza non indifferente rispetto ai temi trattati, di certo non semplici e ravvivati dall’esperienza diretta dell’autore, che leggiamo essere stato in missione in Afghanistan. L’esito complessivo è quello di una storia coinvolgente e a tratti toccante, vivamente consigliato per una lettura riflessiva e mai noiosa.
Gregorio Giungi
è nato nel 1961. Conseguita la maturità classica, si è laureato in Scienze Politiche. Intrapresa la carriera militare nell'Esercito come Ufficiale, si è specializzato in Analisi Politico-Militare e Comunicazione di Massa a Fort Bragg, negli Stati Uniti, per poi servire nell'ambito delle Operazioni Speciali NATO dal 2004 al 2010. È stato due volte in missione in Afghanistan con ISAF in qualità di esperto in Analisi d'Area e Comunicazione. Nel 2009 ha diretto il Centro Operazioni di Comunicazione di KFOR a Pristina, in Kosovo. Attualmente collabora con riviste specializzate in analisi geo-politica, nonché con una conosciuta agenzia internazionale di servizi per la Difesa con sede a Londra.
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