A cura di Surymae Rossweisse
Senza perdono - Sabine Thiesler
Una storia di lucida follia, un thriller che indaga le dinamiche psicologiche quando un evento drammatico sconvolge la vita di una persona. Jonathan Jessen è un fotografo che abita a Berlino con la moglie Jana, prima ballerina al Teatro dell'Opera. Sono due persone di successo, con una vita piena di soddisfazioni. Ma la felicità che arriva con la nascita di Giselle, la loro unica figlia, viene stroncata tragicamente. A diciott'anni Giselle muore, uccisa da un giovane al volante in stato di ebrezza. Jonathan non riesce a reggere il colpo: perde il lavoro, divorzia dalla moglie. Era un uomo felice, adesso ha abbandonato tutto, ha lasciato Berlino, vaga senza meta in Toscana, convinto di aver toccato il fondo. Ma qui incontra Sophir ,che assomiglia come una goccia d'acqua a sua figlia. E' la molla che lo spinge a ricominciare una nuova vita, o almeno a provarci. Dentro di sé, però, sa che è tutta una finzione. E quando il passato bussa inaspettatamente alla sua porta capisce che l’unica cosa che vuole veramente è vendicarsi...
Voto:
Dopo “La carezza dell'uomo nero” e “Dormi per sempre” una delle autrici thriller più in voga del momento (più di un milione e mezzo di copie vendute nel mondo), Sabine Thiesler torna nelle nostre librerie con il romanzo “Senza perdono”, che ribadisce ancora una volta il suo amore per l'Italia e soprattutto il tema della vendetta.
Berlino, 1998. La giovane Giselle Jessen è coinvolta in un incidente da un coetaneo ubriaco, Tobias Altmann, con esiti purtroppo fatali. Al comprensibile dolore della madre della vittima e soprattutto del padre Jonathan si somma l'esito del processo: a causa di una conoscenza tra il giudice e la famiglia del reo confesso, infatti, la pena finale è molto più clemente di quanto la parte offesa si aspettasse. Per il sopraccitato Jonathan è troppo da sopportare: di lì a poco lascia la moglie e parte dalla Germania senza una meta precisa. Si ferma ad Ambra, piccolo paese toscano dove incontra Sofia, una non vedente che assomiglia in maniera impressionante a Giselle.
Ambra, 2007. Jonathan e Sofia si sono sposati e gestiscono un agriturismo i cui proventi sono ottimi. Con l'arrivo del giudice Engelbert – colui che aveva firmato la condanna ad Altmann – si riaprono vecchie ferite in Jonathan. La voce di Giselle nella testa lo supplica di vendicarsi di chi non le ha reso giustizia...
La trama di “Senza perdono” non è particolarmente originale, ma non per questo priva di potenzialità, soprattutto per il suo genere. Mi rincresce dirlo, ma Sabine Thiesler non riesce a coglierle tutte.
Leggendo il romanzo si possono notare delle falle logiche nell'impalcatura del romanzo, che ne minano non poco la godibilità e la potenza dei messaggi trasmessi. Il processo di Altmann è un caso a parte, perché è volutamente condotto per fare ottenergli una pena mite – ma anche qui: come mai nessuno ha notato la discrepanza tra la ricostruzione del giudice e quella della volante della polizia sopraggiunta sul luogo dell'incidente, e che non si siano ricercati con attenzione eventuali testimoni?
Più che altro i problemi si notano nelle ultime parti, soprattutto quelle ambientate in un ospedale. Senza fare spoiler: un'infermiera – di cui viene più volte sottolineata la pluriennale esperienza – riceve una chiamata da un medico che non ha mai sentito nominare affinché gli consegni una neonata. Lei si fida, con prevedibili conseguenze. Naturalmente viene anche da chiedersi come sia possibile che una persona riesca a passare inosservata attuando simili stratagemmi: un ospedale è grande, è piuttosto difficile che nessuno tra medici e pazienti abbia notato niente di strano.
Discorso analogo si può fare anche per i personaggi: alcuni dimostrano delle mancanze di senso logico incredibili, che ne inficiano la godibilità.
A parte gli errori logici derivati dalla trama, il cast ha un livello di introspezione psicologica passabile: non abbiamo molti personaggi caratterizzati alla perfezione, capaci di resistere anche a lettura finita nella mente del lettore, ma neanche degli stereotipi ambulanti. Insomma, si nota lo sforzo dell'autrice, anche se in alcuni frangenti la narrazione onnisciente diventa troppo invadente con i suoi giudizi su questo e quel personaggio.
In ogni caso, Sabine Thiesler si dimostra più incisiva con i personaggi secondari, forse perché non sono necessari all'economia del romanzo. In particolare Jana, la prima moglie di Jonathan. Grazie al flashback dedicatole vengono messi ben in luce i sentimenti che prova nei confronti nella figlia: la rinuncia alla sua carriera di ballerina quando rimane incinta, e la graduale gelosia nello scoprire il rapporto esclusivo tra il marito e Giselle. E' probabilmente uno dei personaggi meglio caratterizzati.
Menzione d'onore meritano delle vere e proprie comparse, come la consorte di Engelbert o Don Lorenzo, il prete di Ambra che non sa come consolare una preoccupata Sofia sulle sorti del suo matrimonio.
Questi personaggi con una buona introspezione forse però non fanno altro che far risaltare il problema principale dell'autrice: il non saper caratterizzare alla perfezione i protagonisti, nonostante lo spazio dedicatogli. Jonathan è una fortunata eccezione, anche se si sarebbe potuto accentuare di più il suo lato oscuro ed il suo amore al limite dell'ossessione per la figlia.
Ma, ripeto, è un'eccezione. Il giudice Engelbert si vede dedicare un lungo flashback, ma la sua personalità non ci viene molto chiarita; Sofia è troppo buona e remissiva per essere credibile, anche giustificandola per l'ambiente castrante in cui è cresciuta e la sua disabilità; Tobias regala qualche soddisfazione nel rendere chiaro che non è una cattiva persona, ma la sua pressoché totale mancanza di rimorso per quanto accaduto ha dell'allarmante, e cancella in parte la buona reputazione che il lettore si era fatta di lui.
Riallacciandosi al discorso di Tobias, è il momento di parlare dei temi di “Senza perdono”. Il più preponderante è il ricorso alla vendetta, che viene ampiamente dimostrata essere inutile, come ad esempio nel finale – che ha comunque dei difetti di non poca rilevanza, ma questa è un'altra storia. Con la vendetta in realtà tutti vengono sconfitti: chi la perpetra, che fa del male in nome di ferite che probabilmente non riusciranno comunque a rimarginarsi; chi la subisce, che dopo aver causato del dolore finisce per provare dolore a sua volta, anche se magari non si meriterebbe tale “punizione” o è addirittura del tutto innocente. E' abbastanza evidente cosa ne pensi Sabine Thiesler; sta a noi lettori, però, decidere.
Lo stile di Sabine Thiesler, almeno personalmente, ha dei problemi di gestione del ritmo. Un tipo di scrittura già di per sé scarno – non deve sorprendere: ha scritto diverse sceneggiature – e non troppo personale paga lo scotto per un genere che fa della scorrevolezza uno dei suoi maggiori punti di forza. Troppe descrizioni minuziose, o particolari francamente inutili – ce ne importa davvero qualcosa di quanto costa la raccolta delle fiabe di Italo Calvino in braille? - affossano la storia, rendendola in alcuni punti anche noiosa. Di contro le cose più importanti vengono trascurate, o glissate: si pensi per esempio alle incongruenze citate prima, od i flashback. Anche i piani temporali non sempre vengono gestiti al massimo delle loro potenzialità.
“Senza perdono” non è un romanzo del tutto privo di attrattive: i temi trattati sono interessanti, ed è evidente lo sforzo dell'autrice nel cercare di fare un buon lavoro. Tuttavia ci sono parecchie pecche: la storia non intrattiene particolarmente e non è incalzante come ogni buon thriller dovrebbe essere. Un libro onesto, ma niente di più.
Nata e cresciuta a Berlino, Sabine Thiesler ha studiato letteratura e teatro. Ha lavorato per alcuni anni come attrice, quindi ha scritto testi teatrali e sceneggiature televisive. Grazie al successo dei suoi thriller dal taglio spiccatamente psicologico, ha deciso di dedicarsi interamente alla scrittura di romanzi. Innamorata del nostro paese, vive in Toscana e parla molto bene l'italiano.