Scarlett.Il bacio del demone. Un titolo
di per sé già un po’ ridondante quello del libro di cui sto per parlarvi che,
mi duole premetterlo, non mi è piaciuto per niente. Sono dispiaciuta per
l’autrice –che è comunque una scrittrice affermata e che di certo non baderà ad
una goccia d’olio nel mare di lodi che riscuote- ma il mio lavoro, talvolta
ingrato, mi obbliga ad una completa trasparenza.
Premetto anche
di non aver letto il primo episodio (Scarlett.Il
bacio del demone è infatti il seguito di Scarlett) e che questo è il primo libro dell’autrice di cui
affronto la lettura. Non ho una conoscenza diretta della vena noir della
Baraldi (per cui ha vinto anche alcuni premi) ma la prova nell’Urban Fantasy mi ha lasciato molto delusa.
Riassumiamo
sommariamente la trama: Scarlett, sedicenne trasferitasi a Siena che nel primo
volume si è innamorata del demone Mikael e che da questo è stata
improvvisamente separata (non dico il motivo per non fare spoiler), si trova
adesso, lontano dal suo amore, a fare i conti con la “mancanza” –questo
l’aggettivo usato dalla Baraldi nei primissimi capitoli- e con la vita comune
di tutte le adolescenti. A sconvolgerne il ritmo monotono e nostalgico è
l’improvviso interesse del Mezzo Demone Vincent nei suoi confronti, interesse
che la turba per un duplice motivo: il legame con Mikael che ne risulta compromesso (anche se poi,
ovviamente, alla fine si risolve tutto in un happy ending) e il fatto che il
nuovo corteggiatore sia il partner di una delle sue più care amiche, Ofelia,
anche lei creatura paranormale col vizietto di trasformarsi in pantera. Nel
frattempo, un terribile mostro ha seminato una vittima e sembra (ma sì, tanto
resta solo una sensazione!) che ce ne saranno altre…
Se non è
possibile evincere le somiglianze con
Twilight da questo poche righe, il lettore di Scarlett.Il bacio del demone sarà in grado di rintracciarle durante
il corso del romanzo almeno due volte su tre. Non tanto nella trama di questo
secondo episodio (il triangolo amoroso per esempio) quanto in alcuni particolari
della relazione tra Scarlett e Mikael:
- Lui è un
bellissimo, fortissimo e fighissimo demone (canta persino in un gruppo musicale
rock… il motivo per cui un demone dovrebbe fare una cosa del genere mi è
ignoto, ma ripeto che non ho letto il primo Scarlett… magari è una copertura
assolutamente top secret) e lei è
una normalissima e banalissima (?) ragazzina che si sente indegna delle sue
attenzioni. Lui è troppo per lei e lei è troppo per lui. Insomma, la solita
tiritera;
- La tensione sessuale, come insegna mamma
Meyer, deve essere assolutamente controllata. Come dice Mikael, “Non sei ancora pronta per questo Scarlett,
lo sento. […] E forse nemmeno io sono pronto. La parte più oscura di me
potrebbe travolgere entrambi”. Non vi nascondo che in questo punto sono
scoppiata a ridere;
- Se Edward
suona il piano da bravo e anziano vampiro di cento e più anni e compone una
ninna nanna per Bella, il nostro Mikael, demone di ultima generazione con il
rock neomelodico nelle vene, scrive una romanticissima canzone per la sua
Scarlett (con tanto di I will always love
you finale, perché sì, è così, il loro amore durerà per tutta la vita… e
probabilmente la saga si concluderà effettivamente in questo modo);
- Una piccola
ispirazione da Moccia, invece, viene nel momento in cui i due innamorati
decidono, alla fine, di farsi un tatuaggio, simbolo del loro amore eterno e
della loro unione.
Ne potrei
trovare a decine di queste analogie, ma sarebbe un lavoro lungo e noioso da
leggere.
Le somiglianze
con un modello ormai ampiamente surclassato come quello di Twilight, però, non
sono gli unici difetti del libro. Scarlett.Il
bacio del demone presenta un quantitativo
impressionante di frasi fatte, scene già viste e stereotipi imbarazzanti.
L’approfondimento
psicologico, che dovrebbe consistere nel dolore di Scarlett dopo la separazione
da Mikael, risulta in realtà superficiale, salvo un paio di scene -in
particolare quella in cui Scarlett conta
i secondi sotto la pioggia- che lasciano intuire qualcosina in più. I personaggi sono figurine di carta che
non escono dal loro involucro e dal contenitore dentro cui l’autrice li ha
rinchiusi. Marco, il fratello minore di Scarlett, è il “piccolino”, il “ragnetto”,
l’adorabile bimbo di casa. La madre è, ovviamente, la solita donna autoritaria
e un po’ isterica, le amiche sono sapientemente suddivise ne l’ “eterna
fidanzata”, “la verginella che aspetta il principe azzurro” e “quella facile
che lo fa un po’ con chi capita… ma per amore, sia ben inteso”. Vincent è il
bello e dannato, questo lo avrete capito. Scarlett è l’eroina perfetta (e anche
se commette degli errori inspiegabilmente risulta sempre perfetta), bella (ma
andrebbe contro il topos del genere ammetterlo), amata da tutti e suprema
consigliera delle amiche, cui elargisce un milione di suggerimenti che sembrano
pescati dal Manuale di sopravvivenza per adolescenti in crisi. Sì perché
Scarlett parla così, come un manuale, o forse è meglio dire come una marionetta
guidata dall’autrice, risultando
artificiosa e per niente naturale.
La narrazione si
snoda in modo del tutto cinematografico, con scene che possono essere sì carine,
ma che peccano di scarsa originalità. Le
parti più riuscite del romanzo sono quelle in cui è presente l’elemento
thriller, il vero campo della Baraldi. Le pagine dello scontro con il
demone Rwyn –che uccide attraverso i sogni, come ho detto nulla di originale- restituiscono
un po’ di azione alla trama quasi sempre piatta, ma il loro numero esiguo non
riscatta il romanzo. Alla parte viva del libro viene infatti lasciato poco
spazio e anche in questo caso, sebbene si scorga il talento della Baraldi nel
campo noir, l’originalità viene meno
sfociando in soluzioni semplicistiche e scontate. Mi riferisco, per esempio, alla
scene stile Psycho di cui è protagonista il piccolo Marco: lo stesso
riferimento al film di Hitchcock fa capire che non si tratta di nulla di nuovo,
nonostante possano, forse, risultare d’impatto.
Il Bacio del demone sembra, per questi
motivi, un libro già letto, classificabile nell’odiosa etichetta di “commerciale”. L’impressione che si ha è
infatti quella di un romanzetto che cavalca l’onda del paranormal-urban fantasy
ricalcandone tenacemente i cliché. Giustificazione che ho letto un po’ in giro
per il web è che la saga di Scarlett sia indirizzata ad un pubblico molto
giovane. Mi verrebbe da aggiungere, però, “giovane, ma non stupido”. Il fatto
che possa essere apprezzato dalle ragazzine non esclude, secondo la mia modesta
opinione, che le stesse ragazzine non si accorgano della somiglianza con altri
libri o con situazioni già conosciute.
E’ apprezzabile
che Scarlett sia una protagonista che prende l’iniziativa e che sia lei, al
contrario della nostra Bella, a salvare il suo ragazzo –parte finale del
romanzo che comunque si risolve piuttosto velocemente-. Lo stile della Baraldi è lineare, poetico in certi tratti, con una
propensione per le frasi a effetto alla fine del capitolo. E’ appunto la
proprietà del linguaggio che mi spinge a far lievitare il voto di mezza
stellina, ma, seppur a malincuore, Scarlett.Il
bacio del demone è, per me, nettamente bocciato.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver condiviso la tua opinione!