Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”! Dopo una breve scampagnata tra gli anime moderni la scorsa settimana, la mia passione per le opere datate che
ormai conosciamo solo io e gli autori si è fatta di nuovo sentire. Perciò,
preparate le vostre macchine del tempo: andiamo negli anni '70. In quell'epoca gli shojo
non erano molto diffusi, e ancora meno letti, principalmente perché mancavano
delle donne mangaka che avessero il coraggio di sopportare le continue
discriminazioni a cui venivano sottoposte, come ad esempio la fatica
nell'essere assunte e gli stipendi inferiori a quelli dei colleghi. E si sa:
chi meglio di una donna sa raccontare i sentimenti di una donna?
Negli anni '70, però, il vento
cambia: finalmente riuscirono ad affermarsi alcune autrici che dettarono nuovi
canoni per lo shojo. Una di queste si chiama Riyoko Ikeda. Come? Il suo nome vi
ricorda qualcosa? Ci credo, perché la sua opera più famosa qui in Italia ha
avuto un grandissimo successo in versione animata. Vi dice niente “Lady Oscar”?
Ecco, il manga (“Le rose di Versailles”) lo ha scritto lei. Ma oggi non ne
parleremo: troppo facile concentrarsi solo sulle opere più famose di un artista
e trascurare le altre. Questa settimana è il turno di “Caro fratello”, un manga
tanto breve quanto intenso...
NOTA BENE: attualmente esistono
due edizioni di “Caro fratello” in Italia. La prima è stata pubblicata negli
anni '90 in
quattro volumetti invece dei tre originali – non chiedete come ci siano
riusciti: magia dei formati strampalati made in Italy... La seconda, invece,
comincerà ad essere pubblicata questo settembre in due volumetti da un'altra
casa editrice.
Nanako Misonoo è una ragazzina
legata per corrispondenza ad un ragazzo più grande di lei, Takehiko Henmi, che
chiama “fratello” (da qui il titolo dell'opera). A lui racconta del suo
ingresso nel prestigioso liceo femminile Seiran Gakuen. La nuova scuola piace
parecchio a Nanako: le sue compagne sono tutte bellissime, e da subito mostrano
di provare affetto per lei. In particolare spiccano la sanguigna Mariko
Shinobu, che da subito instaura con lei uno stretto rapporto d'amicizia, la
mascolina e cagionevole Kaoru “Principe” Okihara e la distinta Rei Asaka,
soprannominata Saint Just per la sua somiglianza con l'omonimo personaggio
storico (eh, Riyoko Ikeda proprio non resiste al fascino della rivoluzione
francese...).
Ma il vero elemento
caratterizzante del Seiran Gakuen è un altro: il Sorority, il club
rappresentante dell'élite della scuola. Esservi ammesse è un onore per le
studentesse, che non a caso per entrarvi devono rispondere a dei precisi
criteri come l'essere eleganti e, soprattutto, di buona famiglia. A differenza
di Mariko, che farebbe di tutto pur di essere scelta, Nanako non osa nemmeno
sperarci. Suo padre è soltanto un professore universitario, quindi non si può
certamente parlare di buona famiglia; eppure tra le fortunate è selezionata
anche lei, insieme alla sua nuova amica.
La decisione non viene ben
accetta dalle altre studentesse, che gridano all'ingiustizia. Kaoru, poi, è
ancora più drastica: vorrebbe che il Sorority venisse cancellato per sempre. E
a ragione. Negli armadi delle bellissime ragazze del club non ci sono solo
vestiti sfarzosi, ma anche scheletri putrescenti. Questo, però, la povera
Nanako ancora non lo sa...
“Caro fratello” è certamente un
titolo ambizioso, e non in senso negativo. Nei suoi tre volumetti la carne al fuoco non manca, per un parterre di tutto rispetto comprendente amori morbosi,
famiglie allo sfascio, dipendenze fisiche e psicologiche... e questi sono solo
alcuni dei temi trattati. L'inizio idilliaco del manga – la serenità del
rapporto tra Nanako e Takehiko, l'eccitazione nel trovarsi in una nuova e
meravigliosa scuola – lascia presto il posto ad un escalation di sofferenza. Il
dolore delle ragazze del Sorority è causato proprio da quello che le consente
di ricoprire quel posto: l'ambiente privilegiato in cui sono cresciute. E'
infatti il dovere morale di dover sempre dimostrare di essere superiori alle
altre – in ricchezza, bellezza e carattere – che dà origini alle pressioni
psicologiche, all'invidia e alla follia che pervadono le ragazze. Non a caso
Nanako, abituata ad una vita piuttosto semplice, e Kaoru, che si ribella allo
stato attuale delle cose, saranno coloro che più manterranno i piedi per terra
nel marciume del Sorority. Ovviamente questo non vuol dire che per loro è tutto
rose e fiori, anzi.
La protagonista potrebbe essere
oscurata agli occhi del lettore, per il contrasto con le terribili vicende
delle sue comprimarie, o ridimensionata al ruolo di narratrice. Niente di più
sbagliato: Nanako gioca un ruolo cruciale nella storia. Come? Innanzitutto, è
il detonatore involontario delle ragazze del club. Ricordate il suo inserimento
forzato nel Sorority? Ecco a cosa serve, e non sono solo ragioni di trama. Ma
soprattutto, grazie alle sopraccitate vicende potremmo assistere alla sua
crescita psicologica. Nella sua ingenuità iniziale e nel suo smodato desiderio
di fare del bene alle persone che ha vicino, ella è senza dubbio il personaggio
più positivo di tutti, l'unica luce in mezzo alle tenebre. Gli stessi fatti che
schiacceranno le altre protagoniste saranno quelli che la porteranno a
crescere, e dimostreranno come lei, che sembrava la più fragile, sia in realtà la
più forte psicologicamente.
In ogni caso anche le altre
ragazze hanno una caratterizzazione psicologica piuttosto approfondita. Penso
ad esempio a Mariko, il cui comportamento possessivo è dettato da una
situazione familiare disastrosa e da una profonda paura degli uomini; penso a
Kaoru, che si fa carico da sola di una situazione più grande di lei perché
troppo orgogliosa e timorosa di chiedere aiuto; penso a Rei, costretta a
cercare il dolore per sentirsi più viva; penso anche a Fumiko, la presidentessa
del Sorority, che non conosce altro modo di ottenere quello che vuole che la
violenza. Anche un personaggio secondario come Takehiko inoltre avrà il suo
spazio, diventando col tempo una specie di ancora di sostegno antropomorfa.
...Ehi, non guardatemi così: vi giuro che era un complimento!
In mezzo a tutte questi eventi
crudi, il tratto di Riyoko Ikeda fa un contrasto netto ma gradevole al tempo
stesso. Come dettava la scuola shojo degli anni '70, è infatti morbido e
delicato. Le tavole – sempre costruite in maniera personale, in totale servizio
alla storia – sono stracolme di sfondi elaborati, orpelli vari, ritratti
luccicanti e dettagliati dei personaggi. Potrebbe dare un'impressione di caos e
di esagerazione, ma una volta abituaticisi si scopre che in realtà non è così
male, e che anzi è piuttosto piacevole da vedere. Vi sfido a non rimanere
imbambolati almeno una volta a cogliere tutti i dettagli di una tavola...
Accettate la sfida? Se sì, sono
molto felice, perché vuol dire che anche questa volta la mia missione è
compiuta. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
Nota di Malitia: Bellissima puntata ma... non sarebbe stato male parlare anche di Lady Oscar ç_ç
...Ehi, non ho detto che non parleremo mai e poi mai di "Lady Oscar"! Anzi, a dire il vero qualche mese fa avevo cominciato a vedere l'anime, ma avevo dovuto interrompere per cause di forze maggiori (non era la versione italiana, quindi ho avuto dei problemi a reperire le puntate) :( E comunque il manga è nella mia lista desideri da un sacco di tempo... Quindi non disperare, Malitia: un venerdì magari ne parlerò... ;)
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