venerdì 22 luglio 2011

Il tempio degli Otaku... Ventiduesimo appuntamento "Caro fratello"



Scritto da Surymae Rossweisse


Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”! Dopo una breve scampagnata tra gli anime moderni la scorsa settimana, la mia passione per le opere datate che ormai conosciamo solo io e gli autori si è fatta di nuovo sentire. Perciò, preparate le vostre macchine del tempo: andiamo negli anni '70. In quell'epoca gli shojo non erano molto diffusi, e ancora meno letti, principalmente perché mancavano delle donne mangaka che avessero il coraggio di sopportare le continue discriminazioni a cui venivano sottoposte, come ad esempio la fatica nell'essere assunte e gli stipendi inferiori a quelli dei colleghi. E si sa: chi meglio di una donna sa raccontare i sentimenti di una donna?
Negli anni '70, però, il vento cambia: finalmente riuscirono ad affermarsi alcune autrici che dettarono nuovi canoni per lo shojo. Una di queste si chiama Riyoko Ikeda. Come? Il suo nome vi ricorda qualcosa? Ci credo, perché la sua opera più famosa qui in Italia ha avuto un grandissimo successo in versione animata. Vi dice niente “Lady Oscar”? Ecco, il manga (“Le rose di Versailles”) lo ha scritto lei. Ma oggi non ne parleremo: troppo facile concentrarsi solo sulle opere più famose di un artista e trascurare le altre. Questa settimana è il turno di “Caro fratello”, un manga tanto breve quanto intenso...

NOTA BENE: attualmente esistono due edizioni di “Caro fratello” in Italia. La prima è stata pubblicata negli anni '90 in quattro volumetti invece dei tre originali – non chiedete come ci siano riusciti: magia dei formati strampalati made in Italy... La seconda, invece, comincerà ad essere pubblicata questo settembre in due volumetti da un'altra casa editrice.

Nanako Misonoo è una ragazzina legata per corrispondenza ad un ragazzo più grande di lei, Takehiko Henmi, che chiama “fratello” (da qui il titolo dell'opera). A lui racconta del suo ingresso nel prestigioso liceo femminile Seiran Gakuen. La nuova scuola piace parecchio a Nanako: le sue compagne sono tutte bellissime, e da subito mostrano di provare affetto per lei. In particolare spiccano la sanguigna Mariko Shinobu, che da subito instaura con lei uno stretto rapporto d'amicizia, la mascolina e cagionevole Kaoru “Principe” Okihara e la distinta Rei Asaka, soprannominata Saint Just per la sua somiglianza con l'omonimo personaggio storico (eh, Riyoko Ikeda proprio non resiste al fascino della rivoluzione francese...).
Ma il vero elemento caratterizzante del Seiran Gakuen è un altro: il Sorority, il club rappresentante dell'élite della scuola. Esservi ammesse è un onore per le studentesse, che non a caso per entrarvi devono rispondere a dei precisi criteri come l'essere eleganti e, soprattutto, di buona famiglia. A differenza di Mariko, che farebbe di tutto pur di essere scelta, Nanako non osa nemmeno sperarci. Suo padre è soltanto un professore universitario, quindi non si può certamente parlare di buona famiglia; eppure tra le fortunate è selezionata anche lei, insieme alla sua nuova amica.
La decisione non viene ben accetta dalle altre studentesse, che gridano all'ingiustizia. Kaoru, poi, è ancora più drastica: vorrebbe che il Sorority venisse cancellato per sempre. E a ragione. Negli armadi delle bellissime ragazze del club non ci sono solo vestiti sfarzosi, ma anche scheletri putrescenti. Questo, però, la povera Nanako ancora non lo sa...

“Caro fratello” è certamente un titolo ambizioso, e non in senso negativo. Nei suoi tre volumetti la carne al fuoco non manca, per un parterre di tutto rispetto comprendente amori morbosi, famiglie allo sfascio, dipendenze fisiche e psicologiche... e questi sono solo alcuni dei temi trattati. L'inizio idilliaco del manga – la serenità del rapporto tra Nanako e Takehiko, l'eccitazione nel trovarsi in una nuova e meravigliosa scuola – lascia presto il posto ad un escalation di sofferenza. Il dolore delle ragazze del Sorority è causato proprio da quello che le consente di ricoprire quel posto: l'ambiente privilegiato in cui sono cresciute. E' infatti il dovere morale di dover sempre dimostrare di essere superiori alle altre – in ricchezza, bellezza e carattere – che dà origini alle pressioni psicologiche, all'invidia e alla follia che pervadono le ragazze. Non a caso Nanako, abituata ad una vita piuttosto semplice, e Kaoru, che si ribella allo stato attuale delle cose, saranno coloro che più manterranno i piedi per terra nel marciume del Sorority. Ovviamente questo non vuol dire che per loro è tutto rose e fiori, anzi.
La protagonista potrebbe essere oscurata agli occhi del lettore, per il contrasto con le terribili vicende delle sue comprimarie, o ridimensionata al ruolo di narratrice. Niente di più sbagliato: Nanako gioca un ruolo cruciale nella storia. Come? Innanzitutto, è il detonatore involontario delle ragazze del club. Ricordate il suo inserimento forzato nel Sorority? Ecco a cosa serve, e non sono solo ragioni di trama. Ma soprattutto, grazie alle sopraccitate vicende potremmo assistere alla sua crescita psicologica. Nella sua ingenuità iniziale e nel suo smodato desiderio di fare del bene alle persone che ha vicino, ella è senza dubbio il personaggio più positivo di tutti, l'unica luce in mezzo alle tenebre. Gli stessi fatti che schiacceranno le altre protagoniste saranno quelli che la porteranno a crescere, e dimostreranno come lei, che sembrava la più fragile, sia in realtà la più forte psicologicamente.
In ogni caso anche le altre ragazze hanno una caratterizzazione psicologica piuttosto approfondita. Penso ad esempio a Mariko, il cui comportamento possessivo è dettato da una situazione familiare disastrosa e da una profonda paura degli uomini; penso a Kaoru, che si fa carico da sola di una situazione più grande di lei perché troppo orgogliosa e timorosa di chiedere aiuto; penso a Rei, costretta a cercare il dolore per sentirsi più viva; penso anche a Fumiko, la presidentessa del Sorority, che non conosce altro modo di ottenere quello che vuole che la violenza. Anche un personaggio secondario come Takehiko inoltre avrà il suo spazio, diventando col tempo una specie di ancora di sostegno antropomorfa. ...Ehi, non guardatemi così: vi giuro che era un complimento!

In mezzo a tutte questi eventi crudi, il tratto di Riyoko Ikeda fa un contrasto netto ma gradevole al tempo stesso. Come dettava la scuola shojo degli anni '70, è infatti morbido e delicato. Le tavole – sempre costruite in maniera personale, in totale servizio alla storia – sono stracolme di sfondi elaborati, orpelli vari, ritratti luccicanti e dettagliati dei personaggi. Potrebbe dare un'impressione di caos e di esagerazione, ma una volta abituaticisi si scopre che in realtà non è così male, e che anzi è piuttosto piacevole da vedere. Vi sfido a non rimanere imbambolati almeno una volta a cogliere tutti i dettagli di una tavola...

Accettate la sfida? Se sì, sono molto felice, perché vuol dire che anche questa volta la mia missione è compiuta. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!



Nota di Malitia: Bellissima puntata ma... non sarebbe stato male parlare anche di Lady Oscar ç_ç

1 commento:

  1. ...Ehi, non ho detto che non parleremo mai e poi mai di "Lady Oscar"! Anzi, a dire il vero qualche mese fa avevo cominciato a vedere l'anime, ma avevo dovuto interrompere per cause di forze maggiori (non era la versione italiana, quindi ho avuto dei problemi a reperire le puntate) :( E comunque il manga è nella mia lista desideri da un sacco di tempo... Quindi non disperare, Malitia: un venerdì magari ne parlerò... ;)

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