E' stato eletto il vincitore della 65esima edizione del Premio Strega: se lo aggiudica Edoardo Nesi con il romanzo Storia della mia gente, edito da Bompiani, che trionfa con 138 voti sui cinque colleghi Mariapia Valediano (La vita accanto, Einaudi, 74 voti), Bruno Arpaia (L'energia del vuoto, Guanda, 73 voti), Mario Desiati (Ternitti, 63 voti) e Luciana Castellina (La scoperta del mondo, Nottetempo, 45 voti). L'autore non ha nascosto la soddisfazione di aver interrotto il monopolio di Mondadori, fregiatasi della vittoria degli ultimi quattro Strega (con Niccolo' Ammaniti, Paolo Giordano, Tiziano Scarpa e Antonio Pennacchi) e ha dedicato il premio alla sua città, Prato.
1° classificato
Storia della mia gente - Edoardo Nesi
Storia della mia gente racconta dell’illusione perduta del benessere diffuso in Italia. Di come sia potuto accadere che i successi della nostra vitalissima piccola industria di provincia, pur capitanata da personaggi incolti e ruspanti sempre sbeffeggiati dal miglior cinema e dalla miglior letteratura, appaiano oggi poco più di un ricordo lontano. Oggi che, sullo sfondo di una decadenza economica forse ormai inevitabile, ai posti di comando si agitano mezze figure d’economisti ispirate solo dall’arroganza intellettuale e politici tremebondi di ogni schieramento, poco più che aspiranti stregoni alle prese con l’immane tornado della globalizzazione. Edoardo Nesi torna con un libro avvincente e appassionato, a metà tra il romanzo e il saggio, l’autobiografia e il trattato economico, e ci racconta, dal centro dell’uragano globale, la sua Prato invasa dai cinesi, cosa si prova a diventare parte della prima generazione di italiani che, da secoli, si ritroveranno a essere più poveri dei propri genitori.
Edoardo Nesi
ha pubblicato con Bompiani Fughe da fermo (1995), Ride con gli angeli (1996), Rebecca (1999), Figli delle stelle (2001), L’età dell’oro (2004, Premio Bruno Cavallini, Finalista Premio Strega 2005), Storia della mia gente (2010). Ha scritto e diretto il film Fughe da fermo (Fandango, 2001).
2° classificato
In una famiglia veneta agiata e felice, in una grande casa bianca e azzurra, nasce Rebecca, una bambina brutta, di una bruttezza senza rimedio e senza speranza. La madre, chiusa dal giorno del parto in un silenzio impenetrabile, non l'ha mai presa in braccio, scegliendo di ritirarsi in un guscio che nessuno sembra in grado di scalfire. Il padre di Rebecca, medico rispettato e conosciuto, pare incapace di riportare alla vita la giovane moglie o di stabilire un vero legame con la bambina. A prendersi cura di lei saranno la vulcanica zia Erminia - sorella gemella del padre, bellissima, passionale e ambigua - e la saggia e sfortunata tata Maddalena, sempre piangente ma coraggiosa e sincera. Sarà proprio Erminia, in una delle tante visite alla grande casa sul fiume, ad accorgersi delle mani perfette di Rebecca e a impartirle le prime lezioni di pianoforte. Rebecca troverà conforto in questo talento inaspettato e prezioso, suonerà per pomeriggi interi, con la speranza di raggiungere la madre con la sua musica, dietro la porta socchiusa della sua stanza. Tra le lezioni di zia Erminia e del maestro De Lellis e l'affetto di Maddalena, Rebecca vivrà nascosta fino al temuto primo giorno di scuola. Nell'ultimo banco della classe, in un angolo, incontrerà la sua unica amica, la grassa e ciarliera Lucilla, punto fermo in un mare di sguardi ostili.
Un'esistenza in punta di piedi, tra segreti di famiglia che affioreranno poco a poco, grazie all'incontro con un'anziana musicista che insegnerà a Rebecca il coraggio di cercare la verità, di capire e perdonare.
vicentina, è laureata in Filosofia e Teologia. Insegna Lettere. Collabora con la rivista «Il Regno». La vita accanto è il suo primo romanzo, vincitore del Premio Calvino 2010.
3° classificato
È notte, su una stradina di montagna in Svizzera. Un’auto procede veloce, diretta a Marsiglia. A bordo un uomo, Pietro Leone, funzionario dell’Onu a Ginevra. Accanto a lui dorme il figlio Nico, una console stretta fra le mani, i jeans a vita bassissima come ogni adolescente che si rispetti. I due sono in fuga, anche se nemmeno Pietro sa da cosa sta fuggendo. La sola certezza è che da giorni qualcuno tiene sotto controllo i suoi movimenti e che la moglie Emilia Viñas, spagnola, ricercatrice al Cern, la sera precedente non è tornata a casa. La donna è la responsabile di uno degli esperimenti con il Large Hadron Collider, l’Lhc, il più potente acceleratore di particelle mai costruito al mondo. Emilia ama il suo lavoro, al quale spesso, necessariamente, sacrifica la famiglia e soprattutto il rapporto con Pietro, che sembra giunto a un punto morto. Del resto, quella della fisica, da Einstein alla teoria delle stringhe, è un’avventura troppo affascinante.
Lo scopre anche Nuria Moreno, giornalista di Madrid giunta al Cern per realizzare un servizio per il suo giornale e conquistata da quel mondo all’inizio tanto lontano da lei. E proprio grazie alle sue domande, che si fanno via via più puntuali, veniamo coinvolti in un universo che a molti appare misterioso e incomprensibile, ma che in queste pagine si racconta e si manifesta con l’immaginazione e la passione che lo animano, rivelandosi intessuto della stessa sostanza, dello stesso desiderio di conoscenza, degli interrogativi sul futuro e sulla vita che agitano tutti noi... Da chi stanno scappando Pietro e Nico? Dov’è finita Emilia?
Bruno Arpaia
è nato nel 1957 a Ottaviano, in provincia di Napoli. Giornalista, consulente editoriale e traduttore di letteratura spagnola e latinoamericana, ha pubblicato diversi romanzi che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio Hammet Italia 1997 per Tempo perso; Premio Selezione Campiello 2001 e Premio Alassio Centolibri - Un'autore per l'Europa 2001 per L'angelo della storia; Premio Napoli e Premio Letterario Giovanni Comisso 2006 per Il passato davanti a noi. Ha pubblicato anche i romanzi I forestieri e Il futuro in punta di piedi.
4° classificato
È il 1975. Mimì Orlando ha quindici anni quando è costretta a lasciare i suoi scogli, l'odore di salsedine, la Puglia dorata per seguire il padre nella grande fabbrica svizzera che produce lu ternitti: l'eternit, promessa di ricchezza per migliaia di emigranti, che somiglia all'impasto di una focaccia che coli caldo negli stampi per essere infornato e invece esala fumi letali, penetra nei polmoni con mille invisibili uncini e lentamente divora tutto il corpo.
Per Mimì quelli al Nord sono gli anni del vetro, del freddo che ghiaccia le cose e le persone. Ma anche quelli della passione segreta che brucia nel buio dei capannoni dove gli emigranti trovano riparo: l'amore per Ippazio, diciotto anni, tra le dita già corrose dall'amianto un fiammifero acceso nella notte per rubare uno sguardo, un istante d'amore...
Anni Novanta. Mimì è di nuovo in Puglia. Sola. Con una determinazione e un orgoglio che fanno di lei una donna eccezionale, coraggiosa e selvatica. Ha una figlia adolescente, Arianna, poco più giovane di lei. Ma accanto a loro non ci sono uomini, per Arianna non c'è un padre.
Mimì vive con feroce innocenza, affamata della giovinezza che le è stata sottratta e insieme forte del coraggio di una vita intera. Madre anticonformista e leale, compagna indomita per le sue colleghe in fabbrica e per tutti coloro che accompagna fino alla soglia dell'ultimo respiro roso dal mesotelioma da amianto, è una donna che sa parlare con le proprie inquietudini e paure ma anche - ascoltando le voci degli antenati che sempre la accompagnano - guardare al futuro senza piegarsi mai.
Ternitti in dialetto significa anche tetto, e il destino vorrà che questa parola sia il sigillo di una vita intera: proprio su un tetto, finalmente a contatto col cielo, Mimì saprà riscattare la sua gente e forse anche il suo amore.
Anche quando sembra allontanarsene, la scrittura di Mario Desiati resta profondamente radicata nelle zolle dure della sua terra d'origine, sulla cui sorte sembra condurre un discorso sotterraneo e fondamentale. Parole non levigate dal tempo danno vita a pagine piene di poesia, percorse dal filo di un canto d'amore sempre venato, però, dal ritmo martellante di una dionisiaca taranta. La vicenda di un popolo tenace, la tragedia del lavoro che nutre e uccide, la meschinità di un uomo e la fierezza di una donna: tutto si compone con la semplice necessità delle umane cose in un romanzo luminoso e maturo.
Mario Desiati (1977)
è cresciuto a Martina Franca e vive a Roma. Ha pubblicato la raccolta di poesie Le luci gialle della contraerea (Lietocolle 2004) ed è frai i poeti rappresentati nell'antologia Nuovissima poesia italiana (Mondadori 2004). Come narratore ha esordito nel 2003 con Neppure quando è notte (peQuod), ha pubblicato in seguito Vita precaria e amore eterno (Mondadori 2006), Il paese delle spose infelici (2008) e ha curato l'antologia A occhi aperti (2008).
è cresciuto a Martina Franca e vive a Roma. Ha pubblicato la raccolta di poesie Le luci gialle della contraerea (Lietocolle 2004) ed è frai i poeti rappresentati nell'antologia Nuovissima poesia italiana (Mondadori 2004). Come narratore ha esordito nel 2003 con Neppure quando è notte (peQuod), ha pubblicato in seguito Vita precaria e amore eterno (Mondadori 2006), Il paese delle spose infelici (2008) e ha curato l'antologia A occhi aperti (2008).
5° classificato
Luciana Castellina militante e parlamentare comunista, fra i quattordici e i diciotto anni ha tenuto un diario che racconta la sua iniziazione politica: dal giorno in cui, il 25 luglio 1943, a Riccione, la partita di tennis con la sua compagna di scuola Anna Maria Mussolini, viene interrotta perché la figlia del Duce deve scappare (suo padre è stato appena arrestato a Roma), a quando si iscrive al PCI. In mezzo, l’evoluzione di una ragazza dei Parioli, con gli occhi aperti sul mondo e sulla storia, titubante nei suoi pensieri e curiosa di capire, i primi viaggi a Praga e nella Parigi del dopoguerra, i primi compagni, il primo gioioso lavoro, insieme a tanti coetanei di tutta Europa, per costruire una ferrovia nella Jugoslavia di Tito, le domande, le ribellioni, le scoperte di uno spirito impaziente di prendere forma.
Questo diario, rivisitato e arricchito, ha mantenuto tutta la sua freschezza e la forza della sua testimonianza su un pezzo di storia decisivo per la generazione postbellica. Una lettura appassionante e rivelatrice, a cui si accompagnano foto d’epoca inedite.
Luciana Castellina
giornalista e scrittrice, ma soprattutto militante politica, si è iscritta al PCI nel 1947, partito da cui è stata radiata nel 1969 quando, con Magri, Natoli, Parlato, Pintor e Rossanda, fonda il manifesto, di cui diviene una delle voci piú autorevoli. Tra i suoi libri piú recenti, ricordiamo Il cammino dei movimenti (2003), Cinquant’anni d’Europa. Una lettura antiretorica (2007) ed Eurollywood (2009).
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