Scritto da Elli
Voto:
La paura, questa sconosciuta…
Prendete alcuni degli elementi tipici di un horror movie (case antiche dal passato tragico, bambole malefiche, ragazzine inquietanti e così via), abbinateli a un’atmosfera alla Glee – con l’immancabile quadretto del terrificante ambiente sociale del liceo – ed ecco che avrete “Le cattive ragazze non muoiono mai”.
In realtà mi sono abbastanza divertita a leggere questo “horror” young adult, ma di certo non sono stata col fiato sospeso né mi sono spaventata (un dato abbastanza significativo, visto che proviene da una che non guarda mai film dell’orrore perché si ritiene troppo impressionabile). Il problema è che qui si gioca sui cliché… un po’ troppo. Mi viene in mente quello spot televisivo il cui slogan è “ti piace vincere facile!” Per terrorizzare il lettore, infatti, l’autrice ricorre a elementi efficaci perché radicati nel nostro inconscio, ma al tempo stesso talmente visti e rivisti che di più non si potrebbe. Le bambole sono in assoluto il giocattolo più inquietante mai concepito da mente umana, su questo non ci piove (ci sarà un motivo per cui, una volta raggiunta l’età della ragione, le ho fatte sparire tutte dalla mia stanza), ma si tratta di qualcosa di cui si è abusato più che ampiamente. Stesso dicasi per il resto: porte che si chiudono da sole, la persona che non vorresti mai incontrare che ti appare davanti a tradimento non appena ti giri, una vocina che ti sussurra “vieni a giocare con me!”, cantine buie e via dicendo. No, non può fare davvero paura. Più che altro ti ci fai una risata sopra pensando a quante volte ti sei imbattuta in questo genere di cose, pur non essendo un’amante del genere. Forse tutto ciò potrebbe spaventare una quattordicenne, ma se penso alle quattordicenni che conosco io non ne sono del tutto sicura… :P
Diciamo che l’idea e la realizzazione sono al livello di un medio prodotto televisivo americano (l’autrice lavora anche in televisione… sarà un caso?). Leggerlo è stato come guardare una puntata di Ghost Whisperer: leggermente intrigante per via dell’elemento sovrannaturale, ma più rilassante che pauroso.
Per quanto un po’ superficiale e imbevuta di stereotipi, ho trovato la parte “normale” (la descrizione della vita scolastica e dei problemi di comunicazione in famiglia) più interessante rispetto a quella “paranormale”. La protagonista, Alexis, mi è stata abbastanza simpatica fin dall’inizio. Pur conservandone molti tratti, infatti, non è la tipica outsider, probabilmente perché si ritrova a esserlo quasi suo malgrado. Questo suo stato di “asociale per caso”, in effetti, fa quasi tenerezza. Come da copione, odia le cheerleader e i fighetti, ma la verità è che non si trova a suo agio nemmeno fra i disadattati cronici. Ma chissà poi se tutte le cheerleader e i fighetti sono davvero quel che lei immagina... Ecco, l’idea di mescolare un po’ le carte in tavola e di mostrare che non tutto è sempre come sembra mi è piaciuta, così come mi è piaciuta l’ironia della protagonista. Anche se, diciamocelo, scrivere un romanzo basato sulla suspense in prima persona può non essere una grande idea, specie se la protagonista ogni tanto – pur raccontando la storia al passato – si riferisce ai suoi familiari e amici parlandone al presente. In questo modo, vada come vada, sai già chi di sicuro non tirerà le cuoia.
Ho visto la copertina originale sul sito dell’autrice (a proposito, eccolo: www.katiealender.com ) e devo dire che mi sembra molto più azzeccata e inquietante di quella nostrana, che invece ho trovato scialba e senza un particolare significato. Tanto per cambiare si tratta del primo volume di una trilogia, anche se in effetti la storia è del tutto autoconclusiva (al punto che mi chiedo se nel libro successivo ritroveremo gli stessi personaggi o se il filo conduttore saranno solo gli spiriti delle “cattive ragazze” che non muoiono mai per davvero).
In definitiva, un libro carino, scorrevole (ovviamente), moderatamente divertente e ancor più moderatamente pauroso, ottimo per passare un pomeriggio piacevole, di sicuro più adatto a far presa sui ragazzi fra i tredici e i sedici anni che non su un pubblico adulto.
E ora una piccola riflessione finale sulle critiche magniloquenti che strillano dalla quarta di copertina e che a lungo andare, a parer mio almeno, fanno più male che bene a un libro:
“Un romanzo da brivido che non vi permetterà di spegnere la luce”. Uhm… ripeto, io sono una grandissima fifona, talmente fifona che a volte ho paura di attraversare il corridoio a luce spenta, ma credo proprio che stanotte non avrò problemi a dormire. Brividi… no, non penso di averne provati.
“Una nuova straordinaria serie per gli amanti del thriller paranormale”. Beh, se consideriamo l’impressionante quantitativo di cliché presenti e i colpi di scena che non ci sono (si capisce tutto mediamente cinque o sei capitoli prima della protagonista), quantomeno cambierei l’aggettivo da “straordinaria” in “ordinaria”.
“Un romanzo popolato da personaggi di grande fascino, originali e ben descritti”. Onestamente, i personaggi sono tutt’al più simpatici, descritti a volte bene e a volte in modo più superficiale, ma di certo non sono originalissimi e neppure particolarmente affascinanti. Ok, la sorellina non è male, ma anche in quel caso… niente di nuovo sotto il sole!
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver condiviso la tua opinione!