sabato 19 gennaio 2013

Recensione “Marlene Dietrich. Un ritratto” di Franz Hessel

Marlene Dietrich. Un ritratto - Franz Hessel

“Che interpreti una dama o una prostituta, una conquistatrice o una vittima, Marlene Dietrich incarna sempre un sogno universale”. Così Franz Hessel rivela al lettore la sua totale ammirazione verso la Dietrich, che ebbe occasione di incontrare a Berlino nel 1931, quando l’attrice era tornata nella sua città dopo i primi successi a Hollywood. Nelle pagine di questo breve ritratto, inedito in Italia, Hessel riesce a restituire un’immagine valida allora come oggi, cogliendone con acume e lungimiranza le caratteristiche che i ruoli e i film successivi avrebbero poi confermato. Nella prosa di cui è maestro, l’autore guarda l’attrice con occhi affascinati e sedotti, a volte teneramente ingenui. Nello charme che l’ha resa celebre, Hessel sa riconoscere con intelligente sensibilità non tanto i tratti della vamp ma la bellezza e la levatura dell’artista. Infine, a chiusura di questo breve omaggio, l’intellettuale ammirato rivela l’incontro personale, e descrive non più la diva ma la donna e la madre cui ha fatto visita a Berlino. A vent’anni dalla morte dell’attrice tedesca, il lettore non tarderà a trovare tra le righe di questo libro, assieme al sorriso ammiccante della Lola Lola, dell’Angelo azzurro, lo spirito di un’intera epoca, che sperimenta la crescita del mondo patinato del cinema mentre si prepara, ignara e sognante, agli anni più difficili e cupi del Novecento.
Editore: Elliot
Pagine: 64
Prezzo: 7.50 euro



A cura di Glo in Stockholm


Voto: 



Che cosa sapevo di Marlene Dietrich prima di leggere la breve prosa di Franz Hessel? Poco, devo  ammettere: per me era la protagonista dell'Angelo Azzurro, un'attrice di grande talento e un'icona tedesca fra le più celebri. Inoltre, personalmente, l'ho sempre considerata un personaggio molto affascinante, non soltanto per la bellezza e l'aura speciale che sembrava emanare, ma anche per il suo ruolo di strenua oppositrice del regime nazista. Per questo ho letteralmente divorato le 49 pagine del ritratto tracciato da Hessel.

Quando Franz Hessel scrive quest'opera, nel 1931, il successo di Marlene Dietrich è già notevole, anche se non ancora al vertice, tuttavia, lo scrittore è abile nel comporre un quadro attuale, capace di  coglierne il potenziale confermato poi dalla storia.
Fin dalle prime pagine emerge subito la simpatia che nutre per la “giovane tedesca, figlia di  Berlino... stella di Hollywood e di New York”,  dal talento versatile e magnetico, che le permette di interpretare personaggi in grado di conquistare tutto il pubblico, senza distinzioni.

Agli occhi di Hessel, la Dietrich non è una semplice vamp, la donna fatale capace di rovinare consapevolmente gli uomini; in lei anche seduzione e mistero si fanno inconsapevoli (a questo proposito cita il personaggio di Lola nell'Angelo Azzurro, benevola anche quando manda in rovina il professore vittima del suo fascino), come dimostra il suo sorriso, un sorriso capace di conquistare l'Europa e l'America.
L'autore tratteggia l'attrice anche attraverso alcuni cenni biografici: per esempio, quando narra di una bambina che non si curava di essere al centro dell'attenzione, amante della musica, la cui passione per il teatro si sviluppa più tardi nell'adolescenza, oppure quando racconta delle prime incursioni nella vita artistica, con l'invito a partecipare alla rivista da camera Es liegt in der Luft (È nell'aria), in cui emerge chiaramente il suo talento. Ma è grazie ai principali ruoli interpretati da Marlene Dietrich che Hessel dipinge la sua figura con maggiore efficacia: primo fra tutti il già citato Angelo Azzurro di Josef von Sternberg, il film di Marlene Dietrich per antonomasia, a cui è proprio la diva berlinese a dare il grande successo mondiale. Bellissima, intensa, ammaliatrice, circondata da un magico mondo di fiera, Lola spinge lentamente l'uomo che la ama sull'orlo del baratro, ma non se ne compiace affatto, anzi cerca in tutti i modi di farlo abituare al proprio stile di vita, anche se il tragico epilogo è ineluttabile. Il viso dell'attrice si rivela particolarmente adatto a incarnare questo personaggio, con i suoi lineamenti volitivi e nello stesso momento dolci, l'espressione degli occhi magnetici. Un'altra interpretazione che ha colpito Franz Hessel è quella nel film Marocco, che ha permesso a Marlene Dietrich di essere conosciuta negli Stati Uniti. Lo scrittore sembra esserne abbagliato: la canzonettista francese superficiale e frivola che si reca nel paese nord africano e si lascia lusingare da un viveur che le offre una vita lussuosa... ma l'implacabile seduttrice cade sedotta sotto l'invincibile forza dell'amore, infatti abbandonerà tutto per seguire un gruppo di soldati legionari che attraversano il deserto del Sahara, fra cui c'è il giovane di cui si innamora follemente. Hessel si concentra qui sul suo sguardo, in cui “compaiono nuove dissimulazioni e rivelazioni […]: osservazione ostinata, terrore per il proprio dolore, gioia angosciosa nell'eroismo, inerme dedizione.”

In questo breve libro, quindi, sono i film gli strumenti che ci permettono di “comporre” un ritratto di Marlene Dietrich: ovviamente la figura che viene abbozzata è filtrata attraverso gli occhi di uno  spettatore (per quanto scrittore di talento) e quindi può risultare parziale e “bidimensionale” (in questo anche la brevità dell'opera gioca un ruolo); ma nell'ultimo capitolo ritroviamo alcune riflessioni che aiutano a comprendere meglio come probabilmente era Marlene Dietrich, per lo meno nei primi anni della sua carriera. Hessel ha l'opportunità di conoscerla a Berlino e la incontra proprio nella stanza dei giochi della figlia, avendo così l'opportunità di assistere a un'inedita scena familiare fra mamma e bimba. Ne scaturisce un'interessante osservazione; scrive infatti: «In questa scena è stato possibile scorgere molti volti che non abbiamo potuto conoscere da nessuno dei suoi ruoli. “Che cosa sappiamo di questa donna?”, mi sono chiesto.  È il destino e forse anche un po' il lavoro delle grandi attrici del cinema, quello di essere confuse con i personaggi che interpretano». Non si può che essere d'accordo con questo, oggi come allora, una grande attrice è identificata dai ruoli interpretati, e quasi si stenta a credere che anche una donna così eccezionale può vivere una quotidiana lontana dalle luci della ribalta. Particolarmente calzante a questo proposito è anche il seguente passaggio: «Mentre la bimba tende la mano ai suoi giocattoli, Marlene dice: “Se ritenete giusto raccontare la gente alla gente qualcosa della mia vita personale, allora per favore, dite che lì” indica la bambina “c'è la cosa più importante della mia vita”».
Concludo scrivendo che l'opera di Franz Hessler, pur con i suoi limiti, ha per me un pregio: mi ha infatti così incuriosito da voler riscoprire i film di questa grande attrice, per conoscere meglio una grande protagonista della cultura europea.

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