Come
abbiamo già detto stamani, in questa giornata particolare vi presentiamo una
rassegna di letture e pellicole dedicate all’orrore dell’Olocausto.
È
giunto il momento di parlare dei film, alcuni dei quali tratti da romanzi,
altri una rappresentazione tratta dalle testimonianze dei sopravvissuti. Ecco le nostre proposte.
Jona che visse nella
balena – Roberto Faenza
Tratto
da Anni
d'infanzia (1977) di Jona Oberski, fisico nucleare, è la storia di un
bambino olandese di quattro anni, arrestato nel 1942 dai tedeschi e deportato a
Bergen-Belsen dove gli muore il padre. Perde la madre nel 1945, subito dopo la
liberazione. Il piccolo Jona è adottato da una coppia di olandesi che con lui
dovranno patire non poco. Fedele al libro, Faenza adotta l'ottica del suo
piccolo protagonista, lo sguardo inconsapevole dell'infanzia che dell'atroce
realtà che lo circonda coglie soltanto alcuni particolari. Non a caso nella
seconda parte quando Jona ha sette anni, il film cambia stile perché lo sguardo
s'è fatto più adulto. Film sulla tenacia dell'amore: semplice, asciutto,
intenso senza concessioni al dolorismo né al sensazionalismo.
L’isola in via degli
uccelli – Soren Kragh-Jacobsen
Nel
ghetto di Varsavia, prima di essere rastrellato e deportato con gli altri
ebrei, un padre ordina al figlioletto Alex (Kiziuk) di nascondersi tra le
rovine di una vecchia fabbrica, promettendogli che tornerà a riprenderlo. In
compagnia di un bianco topino e di una copia sgualcita del Robinson Crusoe di
D. Defoe, Alex comincia la dura lotta per la sopravvivenza, allietata soltanto
dall'idillio con la piccola Stasja (Liquorich). Film di molti meriti (da un
romanzo di Uri Orlev): l'interpretazione del piccolo Kiziuk; il modo con cui il
regista danese si muove nel microcosmo cadente della fabbrica e dei suoi
cunicoli per il quale lo scenografo Norbert Schere si è ispirato alle
acqueforti delle Carceri di Piranesi; le musiche di Zbigniew Preisner, il
compositore preferito di Kieslowski; l'esplicita denuncia delle connivenze tra
tedeschi nazisti e cattolici polacchi. Dall’omonimo
romanzo di Uri Orlev.
Train de vie. Un treno
per vivere – Radu Mihaileanu
Una
sera del 1941 Schlomo, chiamato da tutti il matto, irrompe allarmato in un
piccolo villaggio ebreo della Romania: i nazisti, fa sapere, stanno deportando
tutti gli abitanti ebrei dei paesi vicini e fra poco toccherà anche a loro.
Durante il consiglio dei saggi, che subito si riunisce, Schlomo tira fuori una
proposta un po' bizzarra che però alla fine viene accolta: per sfuggire ai
tedeschi, tutti gli abitanti organizzeranno un falso treno di deportazione,
ricoprendo tutti i ruoli necessari, gli ebrei fatti prigionieri, i macchinisti,
e anche i nazisti in divisa, sia ufficiali che soldati. Così riusciranno a
passare il confine, ad entrare in Ucraina, poi in Russia per arrivare infine in
Palestina, a casa. Il folle progetto viene messo in atto, il treno parte tra
speranza e paura. Gli inconvenienti non mancano, e non sono solo quelli che
arrivano da fuori (i controlli alle stazioni) ma, inaspettatamente, anche
dall'interno del gruppo: Mordechai, falso ufficiale nazista, comincia a dare
ordini sul serio, e, all'opposto, il giovane Yossi abbraccia l'ideologia
comunista, proclama che la religione è morta e instaura nei vagoni le cellule
marxiste-leniniste. A un certo punto vengono fermati da un altro treno, che
però risulta pieno di zingari che avevano escogitato lo stesso stratagemma.
Procedono allora tutti insieme, fino all'arrivo sulla linea di confine con le
bombe che sparano dalle parti opposte. Ormai possono considerarsi salvi. Come
già all'inizio, appare in primo piano il viso del matto, che informa sui
successivi destini di alcuni dei protagonisti, tutti viventi tra Russia,
Palestina, America. Ma poi l'immagine si allarga e il viso di Schlomo, il
matto, guarda da dietro un reticolo di filo spinato. Sullo sfondo, la lugubre
sagoma di un campo di concentramento.
La chiave di Sarah – Gilles Paquet-Brenner
Julia
Jarmond è una giornalista americana, moglie di un architetto francese e madre
di una figlia adolescente. Da vent'anni vive a Parigi e scrive articoli
impegnati e saggi partecipi. Indagando su uno degli episodi più ignobili della
storia francese, il rastrellamento di tredicimila ebrei, arrestati e poi
concentrati dalla polizia francese nel Vélodrome d'Hiver nel luglio del 1942,
'incrocia' Sara e apprende la sua storia, quella di una bambina di pochi anni e
ostinata resistenza che sopravviverà alla sua famiglia e agli orrori della
guerra. Impressionata e coinvolta, Julia approfondirà la sua inchiesta
scoprendo di essere coinvolta suo malgrado e da vicino nella tragedia di Sara.
Con pazienza e determinazione ricostruirà l'odissea di una bambina, colmando i
debiti morali, rifondendo il passato e provando a immaginare un futuro
migliore. Tratto dall’omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay.
Il Pianista – Roman
Polanski
Sei
anni di vita del musicista polacco Wladislaw Szpilman, dal Settembre del 1939
al crollo del Terzo Reich. Essendo di religione ebraica, l'uomo è costretto a
fuggire la deportazione insieme alla sua famiglia, nascondendosi nel ghetto di Varsavia.
Rintanato in vari nascondigli, soffre la fame, la paura e sperimenta tutte le
sofferenze e le umiliazioni della guerra riuscendo a sopravvivere grazie alla
solidarietà di tante persone e di un ufficiale tedesco che, avendolo sentito
suonare, decide di aiutarlo. Tratto dall’omonimo romanzo biografico di Wladislaw
Szpilman.
Schindler’s list – Steven Spielberg
Cracovia, 1939. L'industriale
tedesco Oskar Schindler, bella presenza e temperamento avventuroso, manovrando
i vertici nazisti tenta di rilevare un fabbrica per produrre pignatte e
marmitte. Già reclusi nel ghetto di Podgorze, ed impossibilitati a commerciare,
alcuni ebrei vengono convinti da Schindler a fornire il denaro per rilevare
l'edificio: li ripagherà impiegandoli nella fabbrica, pagandoli con utensili da
scambiare e sottraendoli al campo di lavoro comandato dal sadico criminale
tedesco Amon Goeth. Dopo aver ricevuto la breve visita di Emilie, la moglie che
subito torna in Moravia vista la vita di libertino impenitente del marito,
Schindler, sempre più nelle grazie dell'alto comando nazista e di Goeth,
costruisce un campo per i suoi operai, dove le milizie non possono entrare
senza la sua autorizzazione. Infine, scatenatosi lo sterminio, decide di
attivare, dando fondo a tutte le sue risorse finanziarie, una fabbrica di
granate nella natia Brinnlitz. Con l'aiuto dell'inseparabile Itzhak Stern, il
contabile ebreo, compila una lista di 1100 persone ebree perché vengano a lui
affidate come operai. Mentre gli uomini arrivano a destinazione, le donne
vengono per errore tradotte ad Auschwitz, e solo con grande rischio ed
impiegando a fondo risorse e conoscenze, Schindler riesce a strapparle alla
morte. Per sette mesi la fabbrica produce appositamente granate difettose,
finché l'armistizio non trova l'industriale senza denaro. I suoi operai gli
donano un anello d'oro con su incisa una frase del Talmud: "Chiunque salva
una vita salva il mondo intero". Tratto da La lista di Schindler di Thomas Keneally, basato sulla vera storia
di Oskar Schindler.
Amore questi libri... in particolare Schindler's list... lacrime... tante, tante lacrime, tanto dolore al cuore e all'anima.
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