giovedì 24 gennaio 2013

Novità: “Il diario di Lena” di Lena Muchina


A cura di Glo in Stockholm

Tra le proposte editoriali in uscita per questo mese di gennaio da Mondadori ricordiamo, nella categoria “Biografie e memoir”, “Il diario di Lena” di Lena Muchina, la cui autrice – nonché protagonista, sedicenne all'epoca della narrazione – racconta la durezza della propria vita durante il terribile assedio tedesco alla città di Leningrado (oggi San Pietroburgo), durato ben 900 giorni, dal settembre del 1941 al gennaio del 1944. 
Questo eccezionale diario, rinvenuto nel 1962 e depositato presso l’Archivio del Partito comunista di Leningrado (l'attuale Archivio Statale Centrale della documentazione storico-politica di San Pietroburgo), è stato pubblicato in Russia nel 2011 e subito è stato accolto come una grande novità per il panorama letterario non solo russo, ma anche europeo, in quanto rappresenta la viva testimonianza di una persona normale, una ragazzina che ha vissuto durante uno degli avvenimenti più drammatici nella storia russa moderna. Questa adolescente non si limita a elencare i problemi di un'esistenza sotto assedio, i morsi della fame e la paura di morire, ma scrive con toni quasi da romanzo della consapevolezza di affrontare un momento epocale, uno di quelli che cambiano la vita per sempre. Forse non è sbagliato affermare che il diario è una sorta di terapia con la quale rileggere e riconsiderare i traumi causati dall'assedio stesso.
“Il diario di Lena” richiama alla mente anche un altro famosissimo diario, redatto anch'esso da un'adolescente durante la Seconda Guerra Mondiale, sto parlando ovviamente de “Il diario di Anna Frank”. Sebbene le due autrici presentino delle somiglianze, come l'età, l'essere vissute nello stesso periodo e il fatto di avere scritto due diari coinvolgenti, la loro sorte è stata ben diversa: Anna ha vissuto reclusa, letteralmente, in patria, con la paura costante di venire scoperta e deportata, come è di fatto successo, mentre Lena, nonostante la fame e il freddo (ai bombardamenti fa l'abitudine), è stata confortata dalla fiducia nel proprio paese e da un'incrollabile speranza che pare ritrovare anche dopo le prove più dure (come la morte della zia madre). Inoltre Lena non perirà sotto l'assedio nazista, ma lascerà Leningrado alla volta di Mosca, dove morirà nel 1991 a 65 anni.
Da questi primi elementi, sembra proprio che “Il diario di Lena” (pagine: 372; prezzo: 16,50 euro) sia una lettura che vale la pena affrontare, non fosse altro che per la voglia di scoprire di più su un fatto storico, come l'assedio di Leningrado, di sicuro in Italia non troppo conosciuto, attraverso la fresca voce scritta di una sedicenne.

Il romanzo è in vendita dal 22 gennaio, nella traduzione di Valentina Parisi.

Il diario di Lena - Lena Muchina
Leningrado, 22 maggio 1941. Il diario di Lena comincia qui, pochi giorni prima dell'invasione dell'Unione Sovietica da parte dell'esercito nazista. Lena Muchina è una ragazza di sedici anni, alle prese con gli esami di fine anno, le uscite con le amiche, i primi innamoramenti.
L'estate è alle porte e sembra che nulla possa turbare la sua adolescenza allegra e chiassosa.
Poi, improvvisa, l'eco della guerra acquista intensità e comincia a fare da sfondo sempre più cupo alle sue riflessioni spensierate e ancora infantili. L'arrivo delle truppe naziste in terra sovietica obbliga Lena a prendere parte ai programmi di difesa del governo comunista: lavora dapprima alla costruzione di trincee, e poi, quando a settembre ha inizio l'assedio di Leningrado, come infermiera per i feriti di guerra, mentre gli scontri sempre più violenti privano i civili di beni primari come cibo, acqua ed elettricità.
Lena lotta per mangiare e ripararsi dai bombardamenti, ma non rinuncia a raccontare la guerra con la voce di chi, a sedici anni, guarda con fiducia al futuro, nonostante la morte della nonna e poi della madre la privino di un sostegno proprio nel momento più difficile.
[…] Il diario di Lena è un eccezionale documento storico depositato negli archivi di Stato dell'Unione Sovietica, dove è rimasto per oltre settant'anni, fino alla recente scoperta di uno storico dell'università di San Pietroburgo che, colpito dall'intensità della scrittura, ha deciso di renderlo pubblico.

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