venerdì 3 dicembre 2010

Libero arbitrio Recensione

Ieri sono scomparsa, mi sono oscurata, isolata, dissolta. Ero infatti immersa nel romanzo di Caterina Armentano, Libero Arbitrio, che ho concluso ieri notte verso le 2.10. Il libro è disponibile in libreria dal 27 novembre (lo avevo già pubblicizzato qui) ma potete trovarlo scontato del 15% su Il club dei lettori .


Libero Arbitrio - Caterina Armentano
La storia nasce e si evolve in un paesino della Calabria. Un luogo non bene definito, dove lo spazio simbolico prevale su quello reale. È un intreccio di vite parallele, di donne che vivono nello stesso condominio che si aiutano, che si odiano, che si invidiano, che fanno comunella tra di loro in base alla simpatia e all’antipatia.
Ogni donna ha una caratteristica ben specifica: Miriam desidera partecipare ad “Amici” nonostante abbia superato l’età e digiuna se Gigi d’Alessio tradisce la moglie. Gianna abortisce di nascosto dal marito perché non desidera più avere figli, Cosima è convinta di meritare un marito dittatore e crudele e non si rende conto che sua figlia, adolescente, ha una vita sessuale attiva e usa spesso la pillola del giorno dopo. Raffaella vive sempre storie sbagliate perché desidera al più presto sposarsi e Marianna non accetta le convenzioni di una società che la vorrebbe sposata e accasata con un ragazzo che lei non ama.
Queste storie sono il contorno della vera storia, raccontata da Rebecca, colei che porta in seno il lutto di perdere i figli quando ancora li ha nel ventre. Lei con voce vellutata e a volte arrabbiata, narra la vicenda di Ester, la sua migliore amica, colei che vota la sua vita a un sogno che l’ha travolta, perseguitata per tutta la vita.
In una notte catartica e senza luna sembra che le membrane del tempo si siano squarciate lasciando Ester libera di sbirciare nel futuro, con un canale assurdo: il sogno, consentendole di vedere il volto della sua futura bambina. Ma lei, crescendo, scopre che non può realizzare il suo desiderio di maternità e quando contro tutto e tutti decide di prendersi quello che considera suo, viene messa alla gogna da una società corrotta da un unico modo di pensare. Questa sua scelta l’allontanerà, non solo dalla sua famiglia che la considera una poco di buono, ma soprattutto da se stessa perdendo colui che l’ama al di sopra di tutto: suo marito.
Il passato e il presente si amalgamo e creano un ponte tra quello che è accaduto e quello che accadrà e spesso gli errori commessi nel passato si ripetono riaprendo ferite che si consideravano vecchie e rimarginate.
La storia evolve e cresce pagina dopo pagina, dove, a ogni capitolo si semplifica svelando un mistero alla volta.
Il romanzo finisce con il lieto fine ma ...


Recensione.

Raccontare il mondo femminile è un’impresa in cui si sono buttate in molte, ed ogni storia è sempre la lama di un coltello dritta al cuore. Raccontare le donne è difficile perché difficile è il modo di comprenderle, difficile è inquadrarle dentro un unico mostro a cento teste e mille braccia, a meno che questo non sia un mutaforma. Caterina Armentano dà un’ottima prova della sua versione, condensata in sole 200 pagine. Uno stile semplice, asciutto e schietto, ricco di dettagli, che non richiede particolari lirismi ma arriva dritto, e va bene anche così.
La trama racconta tante storie, ma si concentra soprattutto su quella di Ester: allegra, bella, solare, che si occupa di volontariato ed è sempre perfetta, ordinata, invidiata. Ester che ha un marito che la ama alla follia, Ester che è infelice. Ester che sogna tutte le notti una figlia, una bambina. Ester che scopre che non potrà mai averne, perché il marito è sterile. Ester che farà di tutto per diventare madre. Ma proprio di tutto.
E, sullo sfondo, le vicende di altre donne, di altre madri, isteriche, stressate, succubi, additate, giudicate. La voce narrante, quella di Rebecca, anche lei reduce da un dolore troppo grande che pensa di aver assopito. E poi Gianna, che odia il suo ruolo di madre e non desidera altri figli, Miriam, che sogna di andare ad Amici ed è innamorata di Gigi D’Alessio, Raffaella, che vuole un marito più di qualsiasi altra cosa, Marianna, guardata come la zitella del paese, Cosima, picchiata a sangue dal marito, e la figlia Antonella che odia quella madre debole e sfoga il suo dolore cercando ragazzi ed emozioni. Una storia che si evolve lentamente, che lascia di stucco, che ti assilla la testa di perché. Un finale da brivido con il retrogusto della sconfitta e contemporaneamente la speranza che ricominciare a vivere è possibile.
Ma passiamo all’analisi della storia…
I personaggi sono caratterizzati da un forte approfondimento psicologico, e Rebecca –che non mi sento di definire la protagonista- appare quasi come la donna perfetta. Lei fa sempre le scelte giuste, lei vuole aiutare tutti, lei giudica le altre donne non dotate, come lei, di una forte e –devo dirlo?- cattolica morale. Chi si mette contro Dio o vuole sostituirsi a Lui ne paga le conseguenze (Ester, per esempio, è perfino atea), chi non accetta ciò che la natura gli ha dato e sceglie il libero arbitrio, alla fine perde. C’è qualcosa di didascalico in questo?
Mi ha fatto anche un po’ sorridere l’ingenuità di Rebecca quando viene a sapere che Antonella ha una vita sessuale, sebbene questa venga condotta in maniera errata in quanto la ragazza prende, come le sue amiche, regolarmente la pillola del giorno dopo –ed infatti sono punite anche loro-… Lo sdegno di Rebecca, che esplode nella frase “io a sedici anni davo ancora i primi baci!”, non sarà mica anche quello dell’autrice? ;)
Ma non voglio omettere un elemento fondamentale della storia, ovvero il paese. La vita asfissiante che si respira, la sensazione di non essere mai soli, l’esigenza di mantenere le apparenze a qualsiasi costo, fingendo che nessuno sappia niente, spettegolando atrocemente su tutti, emarginando, isolando, uccidendo. Ed il paese, la società, che esige la donna incastrata nel suo ruolo di madre, ma soprattutto di moglie. La storia di zia Nina a maggior ragione, ma anche di Marianna e di Raffaella, sono la testimonianza umiliante che senza un uomo accanto non sei nulla. Non sei considerata, non sei guardata, non hai motivo di esistere. Non c’è solidarietà femminile, la figura maschile non deve essere sminuita, la colpa è sempre della donna. Le convenzioni ti stritolano dentro la gabbia dell’insoddisfazione personale. Tutto per un uomo, tutto per un figlio,  tutto per non essere messa in un angolo come l’ultima della specie.
Il disagio di essere o  non essere genitore può a tal punto condizionare la tua vita? Ma se le leggi degli uomini e quelle di Dio sono inconciliabili –le prime ti impongono il ruolo di madre, le seconde ti negano questa possibilità-, qual è la soluzione?
Il vortice delle decisioni giuste o sbagliate, del libero arbitrio, in un modo o nell’altro ti risucchierà sempre. E’ dunque una sconfitta, in tutti i casi? A voi il giudizio.
Dal punto di vista personale sono stata molto toccata da questo libro, e sorpresa dall’abilità della giovane autrice di tracciare ritratti veri, solidi, non semplici figurine dalla consistenza di carta velina, ma personaggi che rimbombano nella mente con le loro scelte, il loro egoismo, il loro peso di vivere. Le scene si rincorrono in maniera toccante e i dialoghi sono talvolta frizzanti. Mi aspetto molto dalla Armentano e Libero arbitrio merita più che pienamente le sue 4 stelline di voto.

Presto l'intervista all'autrice su Dusty pages in Wonderland.


Voto:




1 commento:

  1. complimenti davvero per la bellissima recensione... mi hai ancora più incuriosito a leggerlo :D io questo libro ce l'ho qui da leggere ma purtroppo solo in catena di lettura... proviamo a vincerlo anche per farlo leggere ad altre persone e magari a donne che possono trovarsi in difficoltà come le protagoniste...

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