Siamo giunti al terzo Christmas Tale che, essendo molto più lungo degli altri, sono costretta a spezzettare. L'autore questa volta è... il mio migliore amico! Ho appena finito di leggere questo racconto e non ho potuto fare a meno di pensare quanto sia tipico di lui: un misto di battaglie e buoni sentimenti alla Harry Potter e uno spruzzo di Dickens. Insomma, una tipica storia natalizia che mi sono goduta con un sorriso e spero vi farà piacere leggere!
Alan aveva appena finito di scartare il suo regalo quando la nonna lo chiamò a gran voce. Intorno a lui parenti e amici di famiglia si preparavano a fare il brindisi di Natale nel momento in cui fosse scoccata la mezzanotte.
-Dimmi nonna – disse il bambino precipitandosi fra le braccia dell’anziana signora. -Voglio farti un regalo molto speciale – disse lei estraendo dalla tasca un regalo avvolto in carta rossa e con sopra un grande fiocco dorato.
Alan lo prese fra le mani. Qualunque cosa fosse, era un oggetto abbastanza pesante.
- Un altro regalo? Ma me ne hai già fatto uno! – Disse il bambino per niente dispiaciuto da quel fuori programma. Sì ma come ti dicevo questo è molto speciale. Voglio che tu lo tenga sempre con te, qualunque cosa accada -.
Il bambino prese con mani tremanti il regalo e cominciò a scartarlo in preda alla curiosità, incurante dei coriandoli di carta che si posavano sul pavimento. Quando finì si ritrovò fra le mani una di quelle palle di vetro al cui interno, agitandole un po’, piccoli pezzi di polistirolo si agitano nell’acqua creando l’illusione di una nevicata. Alan ne aveva viste e agitate tante, ma non ne aveva mai avuta una. Eppure, nonostante la desiderasse, rimase un po’ deluso da quel regalo. Quando la nonna aveva detto che quel regalo era speciale rispetto agli altri, sinceramente si era aspettato qualcosa di più speciale.
- Vedi le figure all’interno della sfera? – Chiese la nonna alla quale non era sfuggita la delusione negli occhi del bimbo.
Alan si concentrò sulle due figure. Erano omini dello stesso colore della neve, in piedi su uno spazio bianco sul quale sembravano danzare. Entrambi sorridevano e sembravano divertirsi un mondo.
-Cosa sono? – Chiese Alan incuriosito da quelle figure che non aveva mai visto prima di allora. -Sono Spiriti del Natale. Quando avrai bisogno di aiuto, quando ti sentirai giù o se ti troverai con le spalle al muro, agita la sfera e loro ti soccorreranno -.
Il bambino guardò la sfera fra le sue mani e poi cominciò ad agitarla chiudendo gli occhi per lo sforzo. Poi li riaprì e vide che tutto intorno a lui era rimasto uguale a prima.
-Non succede niente nonna – rispose il bambino ancora più deluso.Ma in quel momento dal brusio si levò una voce – guardate! Nevica! –
Alan scese subito dalle gambe della nonna e corse alla finestra più vicina con un sorriso ancora più grande sulle labbra. Con forza scostò le tende e davanti a lui si presentò lo spettacolo più magico al quale avesse mai assistito nella sua breve vita. Dal cielo nero scendevano lentamente miliardi di piccoli fiocchi di neve che, dopo varie piroette, si posavano sul terreno.
Altre persone si affacciavano per assistere a quello spettacolo naturale e in strada c’era già chi intraprendeva una battaglia di palle di neve.
-Un regalo degli Spiriti del Natale! – Gridò il bimbo eccitato mentre la nonna rideva di gusto.
*
A distanza di venticinque anni, Alan si ritrovò a pensare a quel giorno che rimase sempre un ricordo vivido nella sua testa. E quel ricordo lo prese di sorpresa mentre arrancava nella neve in direzione di casa sua.
Fra le mani teneva la sfera regalatagli dalla nonna. Non sapeva dire perché si ostinava a tenerla con sé durante quel periodo. Forse lo aiutava a sentirla più vicina ma di certo non perché amava molto quell’oggetto natalizio anzi, aveva addirittura pensato di disfarsene molte volte ma non ci era mai riuscito. Venticinque anni sono molti. In venticinque anni può succedere proprio di tutto e Alan era cambiato parecchio. Le fantasie fanciullesche e l’ingenuità, avevano ceduto il posto a una razionalità fuori dal normale con l’accumularsi dell’esperienza e della consapevolezza che il mondo adulto, sul quale tanto aveva fantasticato da piccolo, non è affatto come se lo aspettava. L’Alan adulto non credeva più nel Natale. Aveva iniziato a smettere di farlo quando si era accorto che Babbo Natale non esisteva. Buttò fiumi di lacrime quando a scuola gli fecero questa rivelazione così brutale alla quale si dimostrò del tutto impassibile, per poi sfogare il dolore una volta tornato a casa. Ma giunse ad odiare il Natale da quando in quel giorno così speciale per lui, la nonna era spirata davanti al camino.
Celava questo vero motivo dietro alla conclusione che quella festività, come tutte le altre, non erano altro che una trovata economica per far felici le industrie ludiche e dolciarie una volta tanto. Perciò preferiva passare quei giorni di relax da solo, seduto nella sua poltrona preferita appostata davanti al caminetto con una tazza di cioccolata calda in mano e con un libro nell’altra. Avrebbe potuto trascorrere tutto il resto dell’anno così, con giusto quei pochi piaceri a tenergli compagnia. Stava già pregustando il tutto quando arrivò davanti alla porta di casa dove si fermò per cercare le chiavi, e mentre frugava nelle tasche alle orecchie gli giunse il vociare dei festeggiamenti proveniente dalle case vicine.
Una vocina dentro di lui gli diceva che in verità lui desiderava tanto tornare a festeggiare il Natale come una volta, in compagnia di parenti e amici, chiacchierando allegramente e mangiando fino a scoppiare, per poi brindare tutti insieme il giorno più atteso dell’anno.
Scacciò quel pensiero e quando trovò la chiave la infilò nel buco della serratura e stava per farla scattare quando sentì un rumore sinistro alle sue spalle. Si girò di botto e vide che la siepe era scossa da qualcosa celato dai suoi rami e dalle sue foglie.
Pensando che fosse solo un gatto stava per girarsi quando improvvisamente dalla siepe, fece capolino la più orrenda e strana creatura che Alan ebbe mai visto. Era alta fino al suo ginocchio, aveva la pelle marrone scuro e viscida, un muso appuntito e una bocca contratta in un ghigno malefico. Dalla testa piatta e larga partiva una criniera nera che si estingueva sulla punta della coda.
Alan fece appena in tempo a realizzare che ciò che aveva davanti non era un gioco della sua fantasia, quando quella gli saltò al collo.
Spaventato Alan fece per scrollarsi di dosso la creatura ma quella aveva affondato le sue unghia nella sua carne e Alan provò un dolore lancinante che lo fece barcollare. Tentò di riprendere l’equilibrio ma non ci riuscì e cadde sulla neve.
La sfera di neve che teneva fra le mani gli sfuggì e cadde a terra dove si ruppe in mille pezzi. Alan non riuscì a vedere quello che accadde immediatamente dopo, ma avvertì comunque che stava succedendo qualcosa, anche se non sapeva dire bene cosa nella confusione dell’aggressione.
Nel momento in cui il vetro della sfera si ruppe, da terra si sollevò un tornado di luci e colori che sollevò un vento abbastanza forte da costringere Alan a piegare la testa per non essere accecato dalla sua violenza.
La creatura mollò immediatamente la presa sull’uomo steso a terra e si allontanò di qualche passo stando bene attenta a fronteggiare ciò che stava per accadere.
Quando il vortice cominciò ad affievolirsi, al suo interno Alan poté scorgere due figure danzare in circolo a quale centimetro da terra. Le riconobbe subito: erano le stesse figure che per anni aveva guardato attraverso il vetro del dono fattogli da sua nonna venticinque anni prima.
Quanto il vento cessò il poveruomo rimase letteralmente senza parole. Non riusciva a decidere cosa fare, se gridare o correre il più lontano possibile o, ancora, se rimanere lì dov’era.
Le due figure bianche aprirono i loro piccoli occhi neri e poi si voltarono verso Alan.
-Erano anni che non uscivo da quella sfera – disse uno dei sue stirandosi le braccia – sento tutte le ossa atrofizzate -. Ehi guarda! Quello è un Graham! – Gridò l’altro indicando la creatura che aveva attaccato Alan che in quel momento aveva cominciato a ringhiare-.
-Piccola orrenda e schifosa creatura! Vieni subito qui! – Disse l’altro interrompendo il suo stretching e muovendosi verso la creatura che però scappò nel buio – se ti trovo ti faccio vedere io! –
-Come stai? Ti fa male? – Disse l’altro notando la ferita al collo di Alan e avvicinandosi a lui.
-Non avvicinarti … -.
-Ehi ehi! Non vogliamo farti del male – lo rassicurò – voglio solo dare un’occhiata alla tua ferita, tutto qui … -.
Ogni volta è la solita storia – borbottò quello che aveva messo in fuga la creatura – tutti timorosi e privi di coraggio questi umani ma poi, quando gli salviamo il didietro, sono tutti sorridenti e ti trattano come se fossi uno di loro -.
-Smettila di fare storie Boe – disse quello vicino ad Alan – e aiutami con queste ferita, sta perdendo molto sangue -.
Alan lasciò che le due creature si avvicinassero a lui. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Adesso che poteva
vederli meglio si era accorto che quei due erano effettivamente la riproduzione in carne e ossa, se mai fossero fatti di carne e ossa, dei due spiriti del Natale che vi erano all’interno della sfera. A meno che la sua mente non gli stesse giocando un brutto scherzo, sua nonna non gli aveva mentito allora.
-Adesso sei a posto, puoi alzarti – disse quello che lo aveva soccorso per primo – il mio nome è Moe e lui è mio fratello Boe -.
-Piacere – disse l’altro facendo un profondo inchino ai suoi piedi.
-Voi … siete veri? – Chiese Alan senza riuscire a trattenersi.
-Veri quanto il fatto che tu respiri – disse Moe.
-Ma voi non dovreste esistere … -.
-Non sta a te giudicare ciò che deve o non deve esistere giovanotto! – Rispose Boe corrucciato –piuttosto che ne diresti di un bel “grazie” per averti tratto in salvo? –
-Cos’era quella creatura? – Chiese Alan riuscendo finalmente ad alzarsi.
Quello era una Graham – spiegò Moe – sono creature malvagie il cui unico scopo è quello di fare del male e distruggere il Natale … -.
E’ a causa di persone come te se queste creature esistono! – lo interruppe Boe puntando un dito sulla coscia di Alan – se non credi nel Natale lascia liberi gli altri di festeggiarlo in santa pace! – Io non ho impedito a nessuno di farlo … -.
Il tuo risentimento verso il Natale – intervenne Moe – è così forte che si è materializzato in quella forma e nel momento in cui hai provato invidia ti sei automaticamente inflitto del male. E quella creatura rappresenta la tua invidia e il tuo odio in un unico corpo … -.
Cadde il silenzio e dopo un po’ Alan cominciò a ridere, una risata falsa e piena di nervosismo che lasciò perplesse le due creature le quali si lanciarono occhiate interrogative.
-Scusate ma non credo a neanche una di queste cavolate. E come potrei? Piombate qui dal nulla e tirate fuori la storia di queste creature che vorrebbero “distruggere” il Natale. Scusate ma non ci credo affatto … -.
-Ci deludi Alan – disse Moe mentre l’uomo girava la chiave nella serratura – non ti importa niente se il Natale viene distrutto? Ascolta, noi sappiamo bene quello che senti e lo capiamo. Ma possiamo aiutarti. Da quanto tempo non senti i tuoi familiari? Da quanto tempo non abbracci i tuoi nipoti? –
Non dire sciocchezze Moe – intervenne l’altro – forse ti sfugge che i suoi nipoti non li ha mai abbracciati? –
Loro pregano per te ogni giorno. Anche oggi si chiedono se conosceranno mai il loro zio … -.
-Andatevene – sbottò Alan chiudendosi la porta alle spalle.
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