venerdì 3 dicembre 2010

By the keyhole... (2) Il maestro e Margherita



E' passato un mese ed è finalmente giunto il momento del secondo episodio di By the keyhole..., la rubrica mensile che vi propone brani tratti da romanzi esclusivamente classici! Ho visto che il primo ha avuto molto successo slittando al secondo posto tra gli articoli più popolari del blog, e di questo sono molto contenta. Il libro che vi presento questa volta è un romanzo che non può lasciarvi indifferenti. E' ironico, divertente, profondo, magico, si snoda tra il reale e il fantastico e ti lascia almeno un milione di domande nella testa. E' uno dei miei classici preferiti: è un russo, è scritto in modo sublime, è contorto... insomma, ci sono tutti i presupposti per cui divenga anche il vostro classico del cuore ;). 


Il maestro e Margherita.

Qual è la trama?
Woland, incarnazione di Satana, capita nella Mosca degli anni '20. Con interventi magici sconvolge l'ambiente teatrale e letterario, smascherando soprusi e favoritismi. Aiuta soprattutto il Maestro, scrittore vittima della censura per un romanzo su Pilato (di cui vengono riportati nella narrazione alcuni capitoli, quelli relativi alla condanna a morte di Cristo). Rinchiuso in manicomio, come indesiderabile, viene liberato grazie all'intervento di Margherita, la donna da lui amata, che accetta di diventare strega e per una notte guidare il gran sabba di Satana.
Questa ovviamente è una trama molto irrisoria, e non soddisfa affatto la curiosità di chi si approccia a questo libro. Il Maestro e Margherita non termina in questo punto, ma prosegue alternando episodi tragici e comici e si conclude nella maniera più sconvolgente possibile... ma sarà o no un lieto fine?
Io, sinceramente, non mi sono ancora decisa :)


L'autore:
Michail Afanas'evič Bulgakov fu un medico, un giornalista, un drammaturgo, uno scrittore. Nella sua vita si sposò tre volte. Nato nel 1891 a Kiev visse il periodo dei continui cambiamenti di potere (nel 1918) con conseguenti spargimenti di sangue. Nel 1921 si trasferì a Mosca e da lì non riuscì più ad espatriare. Le sue opere teatrali (ma anche Il maestro e Margherita) subirono una profonda censura, condizione comune a tutti coloro che si apprestavano a scrivere in quegli anni. Il poeta Majakovskij si tolse addirittura la vita con un colpo di pistola. Quando Bulgakov scrisse una lettera a Stalin per chiedergli il permesso di espatrio, questi rifiutò ma gli offrì in cambio  impiego come  regista al Teatro d’Arte di Mosca. Le aspre critiche a cui fu sottoposto non gli consentirono di arrendersi, iniziò anzi la scrittura del “Romanzo teatrale”, e si impegnò nella ultimazione di “Batum”, un’opera teatrale in cui l’autore benevolmente narrava un episodio della vita di Stalin. La rappresentazione dell’opera però venne proibita dallo stesso Stalin. Questo episodio amareggiò profondamente lo scrittore che si aggravò per la stessa malattia di cui era morto il padre, la nefrosclerosi ipertonica. Morì in pochi mesi, il 19 marzo 1940, a soli 49 anni. 


Il brano.
Margherita, creatura dolce e tranquilla, è diventata una strega! Azazello infatti, socio del diavolo, le ha dato una crema che l'ha trasformata!
"Le sopracciglia dalle estremità assottigliate con la pinzetta s'erano infoltite, e le nere arcate regolari erano andate a posarsi sugli occhi che stavano diventando versi. La sottile ruga verticale che le tagliava la radice del naso e che era spuntata in ottobre, quando il Maestro era scomparso, se n'era andata senza lasciar traccia. Erano scomparse le ombre giallastre vicino alle tempie e due retine appena visibili agli angoli esterni degli occhi. La pelle delle guance s'era soffusa d'un colore rosato e uniforme, la fronte s'era fatta bianca e pura, e la permanente del parrucchiere s'era allentata.
Dallo specchio una donna dai ricci naturali, nera di capelli, di vent'anni, fissava <scossa dal riso> Margherita trentenne."
E adesso la donna è invisibile ed è saltata in groppa alla sua scopa volante... Che cosa combinerà?


Distruggendo Mosca.*



- Sono invisibile e libera! Sono invisibile e libera!...
Dopo aver volato per un po' sopra il suo vicolo, Margherita capitò sopra un altro che tagliava il primo ad angolo retto. In un attimo percorse questo vicolo rappezzato […].Soltanto per essere miracolosamente riuscita a frenarsi, non era andata a sfracellarsi contro il vecchio e storto lampione dell'angolo. Dopo averlo scansato,Margherita strinse piú forte la scopa e si mise a volare piú lentamente, badando ai fili dell'elettricità e alle insegne appese trasversalmente al marciapiede.

Il terzo vicolo portava diritto all'Arbat. A questo punto Margherita s'era del tutto avvezzata a guidare la scopa, aveva compreso che essa obbediva al minimo tocco delle mani o dei piedi e che sorvolando la città doveva stare molto attenta e non folleggiare troppo. Inoltre, fin dal vicolo, era apparso ben chiaro che i passanti non vedevano la volatrice. […]
Margherita volava senza far nessun rumore, molto lentamente e a bassa quota, piú o meno
all'altezza d'un secondo piano. […]

Alla fine la sua attenzione fu attratta dalla mole gigantesca di un lussuoso palazzone a otto
piani, visibilmente costruito da poco. Margherita si abbassò e atterrando vide che la facciata del palazzo era rivestita di marmo nero, che la porta era larga, che al di là del cristallo s’intravedeva il berretto con gallone dorato e i bottoni d'un guardaportone e che sopra la porta spiccava la scritta in oro: «Casa del Dramlit».

Margherita guardò di sottecchi la scritta, chiedendosi che cosa potesse significare la parola
«Dramlit». Presa la scopa sotto il braccio, essa penetrò nell'atrio urtando con la porta il
guardaportone meravigliato e sulla parete a fianco dell'ascensore scorse un'enorme lavagna nera che recava scritti in bianco i numeri degli appartamenti e i cognomi degli inquilini. La scritta «Casa del drammaturgo e del letterato» che sormontava l'elenco strappò a Margherita un grido soffocato di cupidigia. Si alzò un po' di piú in aria e cominciò a leggere avidamente i cognomi: Chustov,Dvubratskij, Kvant, Beskudnikov, Latunskij
- Latunskij! - strillò Margherita. - Latunskij! Ma è proprio lui... è quello che ha rovinato il
Maestro!-
Il guardaportone davanti all'ingresso, sbarrando gli occhi e saltellando addirittura dallo
stupore, guardava la lavagna nera, sforzandosi di capire per quale prodigio l'elenco degli inquilini avesse improvvisamente cacciato uno strillo.

Nel frattempo, però, Margherita aveva già cominciato a volare con impeto su per le scale […].
Margherita saltò giú dalla scopa e il pianerottolo di pietra le rinfrescò piacevolmente le
piante dei piedi accaldate. Suonò una volta, due. Ma nessuno apriva. […] Allora Margherita volò giú a tutto gas, contando via via i piani, arrivò da basso, irruppe nella via e, guardando in alto, contò e controllò i piani da fuori, chiedendosiquali fossero precisamente le finestre dell'appartamento di Latunskij.  […]Margherita si alzò in aria e pochi secondi dopo essa entrava dalla finestra aperta in una stanza non illuminata in cui s'inargentava soltanto un'esigua passatoia di chiaro di luna. Margherita la percorse, trovò a
tastoni l'interruttore. Un minuto dopo tutto l'appartamento era illuminato. La scopa stava in un angolo. Assicuratasi che non c'era nessuno in casa, Margherita aprí l'uscio. […]

La nuda e invisibile volatrice si frenava e si esortava alla calma le mani le tremavano dall'impazienza. Mirando attentamente essa colpí la tastiera del pianoforte e per tutto l’appartamento si diffuse il primo urlo lamentoso. Gridava disperatamente il Becker a mezza coda che era del tutto innocente. I suoi tasti sprofondavano, i rivestimenti di osso volavano da ogni parte.

Lo strumento rimbombava ululava, rantolava, tintinnava. Con un rumore che pareva quello di una rivoltellata, sotto il colpo del martello si spaccò la parte superiore, tirata a lucido, della cassa armonica. Ansimando, Margherita strappò e fracassò le corde col martello. Infine, stanca morta, si lasciò cadere di schianto su una poltrona per ripigliar fiato.

Nel bagno l'acqua rombava e cosí pure in cucina. «Credo che cominci già a scorrere sul
pavimento...», pensò Margherita, e aggiunse ad alta voce:
- Però non è il caso di trattenersi a lungo.
Dalla cucina un torrente scorreva già nel corridoio. Guazzando a piedi nudi nell'acqua.
Margherita portò secchi d'acqua dalla cucina nello studio del critico versandoli nei cassetti della scrivania. Poi, demolita col martello la porta della libreria in quello stesso studio, Margherita corse nella camera da letto. Dopo aver rotto l'armadio a specchio, ne tirò fuori un completo del critico e l'annegò nel bagno. Sul soffice, rigonfio letto a due piazze, vuotò tutto il calamaio che aveva preso nello studio.

La devastazione che essa andava operando le procurava un ardente piacere, ma
ciononostante perdurava in lei l'impressione che i risultati fossero alquanto miseri. Si diede quindi a lavorare a casaccio. Prese a spaccare i grandi vasi di ficus nella stanza dove c'era il pianoforte, ma senza aver portato a termine la sua opera, tornò in camera da letto e con un coltello da cucina tagliò le lenzuola, mandò in frantumi le fotografie sotto vetro. Pur non sentendosi stanca, era grondante di sudore.

Intanto, nell'appartamento n. 82, sottostante quello di Latunskij, la cameriera del
drammaturgo Kvant prendeva il tè in cucina, chiedendosi che cosa fossero quel fracasso, quel correre su e giú e quel tintinnio che provenivano dal piano di sopra.. […] All'improvviso delle grosse gocce spuntarono sul soffitto, […] finché cominciò a venir giú una vera pioggia che batteva sul pavimento. […]Allora, gettando un grido, la cameriera di Kvant scappò sulle scale e subito dopo in casa di Latunskij cominciò a squillare il campanello.

[….] [Margherita] Si sedette a cavallo della spazzola, ascoltando una voce femminile che gridava attraverso il buco della serratura:
- Aprite! Aprite! Dusja, apri! Scorre l'acqua da voi? Noi siamo inondati!
Margherita si alzò di un metro e menò un colpo al lampadario. Due lampadine andarono in
pezzi e le gocce di cristallo schizzarono da ogni parte. Le grida attraverso il buco cessarono, si sentí uno scalpiccio sulle scale. Margherita volò alla finestra, scivolò fuori, prese un piccolo slancio e col martello menò un colpo sul vetro. Esso esalò un singhiozzo e le schegge corsero giú come una cascata lungo il muro rivestito di marmo. Margherita volò verso la finestra seguente. Laggiú in basso qualcuno si mise a correre sul marciapiede, una delle due macchine ferme davanti all'ingresso azionò la sirena e partí.



... e questo è solo l'inizio!
*Il titolo dell'episodio è ovviamente arbitrario!




Del 1972 è il film diretto da Aleksandar Petrovic.

1 commento:

  1. Adoro la letteratura russa e adoro "Il maestro e Margherita", è assolutamente geniale! Ottima scelta :)

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