lunedì 13 dicembre 2010

Scrittori a dodici anni... Parliamone!

Mio padre, poco prima di cena, è entrato nella mia stanza sfogliando forsennatamente il giornale, alla ricerca di qualcosa che doveva farmi assolutamente leggere. Ho preso diffidente la pagina che mi stava porgendo e ho letto ciò che mi indicava. Ho immediatamente capito il motivo del suo affanno: sono anni che cerca di convincermi a scrivere e pubblicare un libro, e sono anni che gli rispondo che non è ancora giunto il momento. Lui, ovviamente, non capisce.
L'articolo riportava la notizia della pubblicazione, presso il gruppo editoriale Albatros (quello di cui si vede la pubblicità in tv che invita a mandare i manoscritti, per intenderci) , del romanzo di una giovane, giovanissima autrice. Età? Dodici anni.
Non faccio il nome di questa bambina perché non mi sembra giusto screditarla, ma volevo focalizzare l'attenzione sulla moda, che io definirei rovinosa, di pubblicare emergenti sempre più giovani. Ho letto le prime pagine di questo libro sperando in una rivelazione e  pregando di scoprire un mostro di talento, ma ahimè, com'era prevedibile, ho trovato solo le fantasticherie di una pre-adolescente che sogna il mondo dorato dei ragazzi più grandi. Oltre ad uno stile che non mi sento nemmeno di definire tale  -banale e semplicistico- anche stereotipi, nomi davvero inusuali, dialoghi appiccati in una sorta di imitazione "mocciana" e situazioni leggermente assurde. E  ho riscontrato tutto questo in sole cinque pagine.
Ma la colpa è forse di questa ragazzina che si approccia per la prima volta alla scrittura? No, certamente no.  E' ormai palese quanto il livello delle pubblicazioni odierne sia caduto precipitosamente in basso negli ultimi anni. Ci ritroviamo tra le mani veri e propri prodotti commerciali, scritti male, superficiali, e spesso pubblicati da "piccoli" scrittori che si mettono nelle mani delle case editrici, che a loro volta sfruttano un fenomeno a loro vantaggio. Ma non è giunto il momento di dire basta a tutti questi libri scadenti? Non parlo soltanto della salvaguardia di noi lettori, ma anche di quella degli esordienti, soprattutto se adolescenti, che avrebbero bisogno, per non autodanneggiarsi, di ricevere un netto no, di aspettare di maturare sia come persone che come scrittori, prima di aspirare a vedere il proprio nome stampato su un romanzo in libreria. Questi scrittorucoli non diventano altro che ingranaggi del circuito ben oliato di quella che è ormai la macchina commercio-editoriale. E, ovviamente, nel momento in cui si imbattono in un giudizio sensato e realistico, vengono stroncati senza troppi complimenti.
Non c'è motivo di non rimandare la pubblicazione di qualche anno, quando lo stile matura, i pensieri si affinano, le trame si infoltiscono. E soprattutto bisognerebbe secondo me dire no a quella che definisco, forse esagerando, una catena di sfruttamento. Dodici anni, ma anche quindici o sedici, a meno di non trovarsi alla presenza di piccoli Manzoni e Leopardi, vanno incoraggiati soltanto privatamente. Non vuol dire che un giorno non ne vengano su grandi scrittori, ma, se così fosse, verrebbero sicuramente compromessi da queste prime, e troppo ingenue, opere.

E voi, cosa ne pensate?

6 commenti:

  1. Ottimo post! :D
    Credo la pubblicazioni di libri scritti da ragazzini sia solo una mera operazione commerciale. Viene venduta la storia della bambina di 12 anni che ha scritto un libro e non il libro in sé.
    Certo come hai detto tu, può benissimo succedere che un adolescente scrivi un buon libro.
    Ad esempio, Mario De Marino ha 17 anni eppure ha scritto dei libri davvero interessanti!

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  2. Sinceramente, sono d'accordo.
    Però vorrei farti notare che l'Albatros è una casa editrice a pagamento, ovvero i genitori di questa bambina hanno probabilmente pagato fior di soldi per la pubblicazione; case editrici più serie, che non fanno pagare l'autore per la pubblicazione, non pubblicherebbero mai ragazzini così piccoli. Anche se ultimamente anche loro, come dici tu, stanno scivolando in questa moda (sebbene si fermino ad età più alte, 16-17 anni di solito).

    Come dici tu, penso che o ci si trovi davanti ad un novello genio, oppure ci sia bisogno di maturare e faticare per essere buoni scrittori. Quindi, ben venga l'attesa prima della pubblicazione, se serve a far crescere un talento :)

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  3. Ho 14 anni e mi piacerebbe pubblicare un libro. Quello che NON farò è pagare una casa editrice. Mi va bene anche un no. Sceglierò una casa editrice seria. Voglio sentirmi dire cosa fare da qualcuno che se ne intende.
    Questo come scrittrice dilettante.

    Come lettrice, non ho ancora incontrato nessun talento così grande (a parte Paolini, che ho amato, ma lui è stato pubblicato dai suoi) da essere pubblicato.

    Bel post...

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  4. Appunto: il gruppo Albatros pubblica *a pagamento*. Loro non hanno interesse a vendere i libri che pubblicano, perché i loro proventi vengono dalle tasche degli autori, anzi, in questo caso, dagli orgogliosi mammina e papino che hanno pagato la pubblicazione.

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  5. E' vero, ma anche le maggiori case editrici adesso sono sempre più propense a pubblicare autori molto giovani.

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  6. _sirio_, bravissima. E' la scelta giusta :)

    Malitia, come ho scritto su, ho notato anche io questa tendenza, che spero rimanga tale e quindi, come ogni moda, passi. L'importante è, insomma, che non diventi la prassi :)

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