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Voto:
Scritto durante le riprese del
film, non per un’illuminata ispirazione ma sotto esplicita richiesta della
regista Hardwicke, Cappuccetto Rosso Sangue raccoglie la storia dell’omonimo
film in uscita in Italia il 22 aprile (come tra l’altro è suggerito dalla
copertina).
La trama si ispira solo vagamente
alla storia di Cappuccetto Rosso e, per le atmosfere, mi ha ricordato molto “Il
mistero di Sleepy Hollow”. Con questo ha infatti in comune l’ambientazione: un
piccolo paese isolato e funestato da un elemento soprannaturale… non un
cavaliere senza testa questa volta, ma un lupo. O meglio, un Lupo Mannaro.
E’ da tempi immemorabili che Daggohorn
è infestata dalla presenza di questo mostro, e da solo un ventennio che i suoi
abitanti ne hanno placato la fame sacrificando un animale a turno.
E’ la sera in cui tocca a Flora,
la capretta di Valerie, che la bambina incontra per la prima volta il Lupo.
Valerie ha sette anni, è bella, selvaggia e in costante ricerca di avventure
che condivide con l’amico Peter, l’unico che la capisce e non la giudica perché
è femmina. Ma Peter se n’è andato improvvisamente alcuni mesi prima, e la
bambina non smette di cercarne i segnali nella foresta.
Il suo coraggio non è per questo
venuto meno, e la notte del sacrificio sgattaiola di nascosto nella radura dove
la povera Flora sta belando spaventata.
Fin quando non cala il silenzio e
dall’ombra emerge una macchia nera bucata da due occhi gialli. Occhi che la
guardano, che la vedono. Valerie è
convinta che sia la sua fine, ma il Lupo la risparmia e sparisce nel bosco dopo
aver fatto sparire Flora.
Dieci anni dopo, Valerie non è
cambiata più di tanto: ugualmente bella, ugualmente selvaggia, ugualmente
ribelle. Quasi altera, non eccelle nelle faccende domestiche e non si interessa
di ragazzi nonostante tutte le sue amiche siano innamorate di Henry Lazar,
gentile, bello e soprattutto ricco.
Il giorno della mietitura
Valerie, la sorella Lucie, la pudica Roxanne, l’arrogante Prudence e la
sfrontata Rose incontrano i numerosi ragazzi venuti a lavorare dagli altri
villaggi, e tra l’eccitazione generale Valerie riconosce Peter. Proprio lui, ma
molto più tenebroso, affascinante e misterioso.
Il ragazzo le dà appuntamento la
sera e la porta in un punto della foresta, ma, mentre Valerie aspetta che il
giovane posi il cavallo rubato, la luna fa capolino dalle nuvole. Ed è tinta di
rosso sangue.
Si scatena il panico generale,
fuggono tutti e Valerie è costretta ad abbandonare la sua posizione.
Il Lupo è in agguato.
E ha già scelto la sua vittima.
Cappuccetto Rosso Sangue ha uno
stile che potremmo definire “ad hoc”. La neolaureata in scrittura creativa
Sarah Blakley-Cartwright sfrutta tutte le sue competenze, e di vede. Ma se da
un lato questo permette al lettore di rimanere coinvolto nella narrazione, dall’altro,
da un punto di vista più critico, potremmo considerarlo uno stile un po’
preconfezionato. Uno stile cinematografico che descrive i luoghi e dà vita a
personaggi canonici (Valerie “bella e ribelle”, Peter “bello e tenebroso”,
Henry “bello e gentile”… avrete capito che ci troviamo davanti al solito
triangolo, no?), che racconta ma che non va a fondo. Non è un cattivo stile, ma
non è uno stile ambizioso.
I personaggi, come ho già detto,
sono un po’ stereotipati, presentati sotto una luce che non si discosta mai dal
loro carattere predefinito. Unico personaggio veramente affascinante è il Lupo,
che nelle sue brevi apparizioni appare come una creatura intelligente e intrigante,
e, soprattutto, di cui non conosciamo la vera identità.
Tutto il libro gioca infatti sul
dubbio assillante di chi sia questo benedetto Lupo Mannaro. Nonostante tutti i
sospetti vertano su Peter, non bisogna essere Miss Murple per capire che il maggior
sospettato non è MAI il vero colpevole. E allora chi sarà?
Ponendomi questo interrogativo,
io ho sospettato praticamente di tutti. Di indizi non ce ne sono, ogni
comportamento è fuorviante, si finisce per ideare una lista dei sospetti in cui
si escludono tutti quelli che erano presenti durante gli attacchi del Lupo.
In questo la Blakley-Cartright
è stata bravissima. Fino all’ultimo non si capisce chi sia il vero Lupo. Ma
proprio fino all’ultimo eh.
Sì, perché alla fine chi sia il
Lupo non è che si capisce. Non si sa. E non si sa perché l’ultimo capitolo con
la rivelazione sarà messo sul web solo il 22 aprile.
E’ inevitabile sollevare una
piccola polemica. Consultando i giudizi sulla rete, questa mossa commerciale è
costata alla Mondadori le ire funeste di molte lettrici che si sono sentite
giustamente truffate da un’operazione, diciamolo, poco onesta. 17 euro per un
libro a metà? No, non è decisamente leale né giusto. Se l’obiettivo era quello
di creare aspettative nei confronti del film (cosa che accentua molto di più l’idea
che il romanzo sia esclusivamente funzionale alla produzione cinematografica ) la Mondadori ha fatto un
passo falso, perché basta andare su internet per scoprire da fonti che hanno
guardato il film americano chi sia il Lupo. Un’operazione deleteria, insomma,
che la casa editrice poteva risparmiarsi (e risparmiarci).
Per tornare al libro, in
conclusione, come potrei definirlo in poche parole? Piacevole, sì. Accattivante,
in alcuni punti. Una lettura scorrevole senza infamia né lode. Da leggere per trascorrere
in compagnia un pomeriggio… sempre che siate disposti a scoprire solo il 22 (o
molto sommariamente su internet) chi sia il famigerato Lupo Mannaro.
Cioè, pagare per un libro lasciato appositamente incompleto? Ma stiamo scherzando?
RispondiEliminaMalitia condivido il tuo pensiero e non spenderò mai 17 euro per un libro senza finale...
RispondiEliminaè solo pubblicità per il film...
Io volevo leggerlo ma credo proprio che lo eviterò come la peste: il film credo che chiederò a qualche muletto :P
RispondiEliminaOdio le trovate commerciali così palesi.. u.u!
Magari aspetterò il tuo giudizio sul film per decidere se andare o meno al cinema. Ma questa commercialata del romanzo nemmeno a pensarci (17 euro? E' rilegato in oro per caso?
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