Il 25 aprile Giunti ci regala una storia difficile che esige di essere letta. Scritto da una sedicenne, Hannah Moskowits, Break.Ossa rotte (prezzo: 14.50; pagine: 288) racconta la dura realtà dell'autolesionismo, il bisogno di sentirsi più forti, la lotta di un adolescente e il suo sforzo continuo di salvare la vita del fratello. Un romanzo che fa discutere, una verità che deve essere denunciata.
Jonah ha una famiglia a dir poco difficile. Ha due genitori quasi assenti, che non ricordano più perché stanno insieme e a malapena riescono a tenere le fila di un matrimonio che sta rovinando la loro vita e quella dei figli. E ha due fratelli: Will, di pochi mesi, che piange incessantemente, e Jesse, di 16 anni. Il rapporto tra Jonah e Jesse va ben al di là dell'amore fraterno. Sì, perché Jonah è l'angelo custode di Jesse, colui che ogni giorno lo salva da morte sicura per soffocamento. Jesse soffre infatti di gravi allergie alimentari, soprattutto al latte e, dato che Will è ancora un poppante, Jesse non è mai al sicuro, nemmeno in casa. I suoi attacchi sono violenti, terribili, devastanti, tanto da spedirlo in ospedale. Jonah non può permettersi di perderlo mai di vista: controlla tutto ciò che mangia, tocca, respira. Si assicura anche che quella sbadata di sua madre non allatti Will e poi tocchi il fratello. Ogni volta che il cellulare squilla, il cuore di Jonah parte al galoppo per la paura che Jesse sia in fin di vita. Jonah vuole essere più forte, ha bisogno di essere più forte, per sorreggere una famiglia sull'orlo del baratro, per sostenere un fratello che rischia di morire ogni giorno, per non cedere al raptus omicida nei confronti di un bebè che riduce a brandelli i nervi di tutti. Rompersi le ossa e guarire è l'unico modo che Jonah conosce per rinforzarsi. Perché chiunque sa che un osso fratturato ha il potere di curarsi da solo e di ricrescere più forte, rinvigorito. E il primo pensiero di Jonah ogni mattina è quello di escogitare nuovi metodi per raggiungere lo scopo nella maniera più veloce ed efficace possibile. La sua è una storia di autodistruzione per amore. Dita, gomiti, femori, costole: il conto è minuziosamente riportato. E' un'impresa metodica. Una scarica di adrenalina, poi il dolore, intenso, nauseante. Un libro crudo e provocatorio, che descrive con realismo una forma estrema di autolesionismo.
Con la botta di oggi, fanno 2 femori + 1 gomito + 1 clavicola + 1 piede + 4 dita della mano + 1 caviglia + 2 dita del piede + 1 rotula + 1 perone + 1 polso + 2 costole. Totale = 17 ossa rotte. Ne mancano 189. Collisione. La prima sensazione è un dolore che conosco, un dolore sordo, il rumore del mio corpo che incontra il cemento. Mi preparo mentalmente al dolore vero – sarà tremendo, ma almeno ci sono abituato. E invece no. A questo dolore non sono affatto abituato. Mi sta letteralmente esplodendo un braccio. Ogni singolo tendine, ogni muscolo, ogni osso e tutto un fianco mi vanno a fuoco, corpo che schiaccia corpo, un dolore arancione e orrendo, il peggiore che abbia mai provato. Non appena riesco a prendere fiato, urlo.
Hannah Moskowitz
Hannah Moskowitz ha 19 anni e vive a Silver Spring, nel Maryland. Le tematiche caratterizzanti dei suoi libri sono: i fratelli, l’ambiguità sessuale e i bambini. In totale ha scritto 4 libri, di cui al momento solo uno è già uscito gli altri sono attesi tra l’aprile del 2011 e il 2012. Hannah studia presso l’Università del Maryland.
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