Scritto da Surymae Rossweisse.
Va bene che dalla trama si capisce poco l'opera, ma se non ci fosse si capirebbe ancora meno. Quindi, ecco a voi. Nel Giappone dei giorni nostri, in una cittadina qualunque, vivono tre adolescenti qualunque: i fratelli gemelli Tatsuya e Katsuya Uesugi e la loro vicina di casa, Minami Asakura. O forse, gli ultimi due non sono proprio due adolescenti comuni: da sempre si sono distinti per la loro intelligenza, la loro diligenza, la bravura nello studio e, nel caso di Katsuya, per il talento nel baseball. E Tatsuya? Se non gli somigliasse come una goccia d'acqua, nessuno direbbe che è il fratello di quell'Uesugi così bravo. Tanto Katsuya è diligente, quanto Tatsuya è pigro; quanto Katsuya è sempre perfetto nell'aspetto, tanto Tatsuya è disordinato; tanto Katsuya ha successo con le ragazze, tanto Tatsuya è sempre in coda nei sondaggi di gradimento delle sue conoscenti. Minami è l'unica che lo difenda e che abbia fiducia in lui, visto che lui stesso è convinto che quello che pensa la gente sia vero. Arriva per i nostri amici il momento di andare alle scuole superiori, e di scegliere i club in cui fare parte. Minami e Katsuya non hanno dubbi: baseball. Del resto, non sono in pochi a pronosticare un futuro nel Koshien (la fase finale del campionato nazionale di baseball giovanile in Giappone) per lui. Qualche voce fuori dal coro sospetta che anche l'altro Uesugi nasconda lo stesso talento, ma quest'ultimo pur di evitare ogni confronto pratica perfino una disciplina (boxe) che non gli interessa minimamente e in cui non è nemmeno bravo. Anche perché, all'insaputa di tutti, i fratelli sono già in competizione: per l'amore di Minami. Disgrazia ha voluto che entrambi si innamorassero della loro vicina di casa. Inoltre, è chiaro come il sole che lei ricambia l'affetto di uno di loro, ma chi? Tatsuya, la cui grande passione è sottovalutarsi, è sicuro che si tratti di Katsuya. A suo parere non potrebbe essere altrimenti, perché tutti adorerebbero una relazione tra quei due e anche perché probabilmente Katsuya meriterebbe di più Minami di lui. Anche l'altro la pensa allo stesso modo, volendo addirittura chiedere la mano dell'amata se vincesse il Koshien. Ma la diretta interessata, cosa ne pensa? Davvero è innamorata del perfetto Katsuya? O forse gli preferisce l'impopolare fratello? La risposta la scoprirete da soli, gente, se leggerete il manga. Anche perché, nessuno può sapere che cosa il destino gli riservi...
Okay, forse avete ragione: come trama, quella sopraccitata non è un granché. Due fratelli che entrano in competizione per l'amore di una ragazza, che novità! E sullo sfondo la scuola e lo sport: accipicchia, che originalità! Se solo questi fossero gli unici temi presenti in “Touch” concorderei con voi, anche considerando che quasi tutte le opere di Adachi si muovono sulle stesse coordinate. Ma questi non sono gli unici argomenti affrontati nel manga, anzi. Oltre all'amore e allo sport si parla anche del rapporto tra fratelli – e anche di come questi siano visti all'esterno – della fiducia in sé stessi, dell'importanza di seguire i propri sogni, e perfino della morte. Tutto questo non è messo forzatamente dal mangaka, per sottolineare quanto la sua storia sia seria e profonda, ma è invece inserito con naturalezza, perché la trama richiedeva quella svolta lì. Non mancheranno anche momenti più buffi, come da tradizione dell'autore: a volte un po' troppo celebrativi, ma sempre capaci di divertire il lettore e di stemperare le atmosfere più pesanti. Così come saranno presenti scene di vita quotidiana, plausibili e trattate con cura dall'autore. Ad esempio: quante volte avete visto in un manga un personaggio che ha il raffreddore? In “Touch” succede. Un altro aspetto importante dell'opera è senza dubbio il tratto di Adachi. Nel bene e nel male è riconoscibilissimo, e la sua parola d'ordine è “semplicità”: figure dalle linee morbide, espressioni quasi stilizzate, ampio uso del bianco e del nero, insofferenza verso retini o tecniche sofisticate. E' uno stile che può piacere o non piacere: personalmente, quando leggo le sinossi delle varie opere e le protagoniste femminili vengono definite belle ridacchio, perché a mio parere questo vocabolo è decisamente esagerato per ragazze disegnate in quel modo. Però è un tratto particolare, ed il modo in cui Adachi utilizza il disegno assolve ogni espressione stilizzata o proporzione sballata. Non solo le sue inquadrature sono cinematografiche al punto giusto, ma spesso i dialoghi lasciano lo spazio a vignette solo di disegno. In questi casi, quindi, il messaggio arriva al lettore ancora più forte e chiaro. Per maggiori informazioni vi rimando al volume settimo, ma attenti agli spoiler.
Ultima ma non ultima, la caratteristica cruciale per il mio gradimento di un'opera: l'introspezione psicologica. Per fortuna con “Touch” le cose non vanno male, anzi. Grazie alle misure riportate sopra (disegni, scene di vita quotidiana, ecc.) i personaggi sembrano prendere vita, tralasciando atteggiamenti irrealistici o troppo caricati che spesso, ahimè, sono la norma. Pezzo dopo pezzo scopriamo qualcosa in più dei personaggi: non tanto attraverso le parole degli altri personaggi – anche se a volte capita – ma attraverso i loro gesti. Ad esempio vediamo che Minami è una ragazza sensibile non perché qualcuno ce lo dice, ma perché è sempre attenta a non ferire i sentimenti dei fratelli ed a volte è fragile emotivamente. Così come notiamo che la sua quasi rivale, Yuka Nitta è superficiale perché non fa altro che cercare di conquistare Tatsuya, non interessato, quando al suo fianco un altro ragazzo rischierebbe la vita – letteralmente! - per lei. Ma il personaggio caratterizzato meglio di tutti è un altro: il sopraccitato Tatsuya. Adachi (che, dicono delle voci, ha vissuto una situazione analoga con il fratello) sviscera in maniera magistrale il complicato rapporto con Katsuya: l'ammirazione, la scarsa autostima nel constatare quanto l'altro sia più bravo di lui in tutto, la sottile invidia, la voglia di evitare confronti. Tutto ciò comunque non gli impedisce di provare uno struggente affetto per lui, al punto che quando... ops! Ancora poco e vi facevo uno spoiler con i fiocchi. Ve lo avevo detto di starci attenti, no? Tornando a Tatsuya, è sicuramente un personaggio a tutto tondo. Quando (e se) finirete la lettura, al ventiseiesimo volume, riprendete in mano il primo: quasi non sembra lo stesso personaggio, da quanta strada ha fatto. Il resto del cast è uguale: in primis Minami, ovviamente, anche se la sua evoluzione è molto più sottile, ma soprattutto i personaggi secondari. Tutti caratterizzati alla perfezione: dal migliore amico e compagno di squadra di Katsuya, Kotaro, a mere comparse come le ragazze del club di ginnastica ritmica. Non male per un manga che assomiglia ad un criceto, non credete?
Eccoci quindi arrivati alla fine di questa puntata de “Il tempio degli Otaku”. Al prossimo venerdì!
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