Il Premio Internazionale Mondello ha concluso la sua quarantesima edizione tra le splendide sale della Società Storia Patria di Palermo, premiando i vincitori della sezione Opera Italiana riconosciuti lo scorso 15 Aprile, ma nel contempo consegnando il Premio Mondello Critica, il Premio Autore Straniero, il Premio Speciale "40 anni di Mondello" e, dulcis in fundo, decretando il MondelloGiovani e il SuperMondello.
In tale occasione, seguita ad un interessante dibattito dal titolo “IL LIBRO CHE VORREI. Fonte di magia, rifugio o punto d’incontro? La lettura negli attuali immaginari giovanili”, il comitato composto dai critici Giancarlo Alfano, Salvatore Ferlita e Filippo La Porta, dallo scrittore Niccolò Ammaniti, e da 240 qualificati lettori, ha insignito Irene Chias, Francesco Pecoraro (finalista del Premio Strega 2014) e Giorgio Falco dei premi Opera Italiana. Riconosciuto alla Chias, inoltre, il MondelloGiovani per Esercizi di sevizia e seduzione (Mondadori, del quale vi avevamo raccontato la presentazione in questo articolo), perché secondo la giuria "con risvolti surreali, a tratti irresistibili: l’autrice sa essere efficacemente graffiante e sarcastica, nella messa a punto dei tragicomici siparietti. La sua pronuncia, contaminata umoristicamente con la koinè della medicina è veloce, le battute contro la deriva maschilista e l’immaginario fallologocentrico si alternano con la velocità di imprevedibili cortocircuiti".
Ad aggiudicarsi il SuperMondello è stato, invece, Giorgio Falco con La gemella H (Einaudi), romanzo apprezzato dalla giuria soprattutto perché "Giorgio Falco lavora essenzialmente a due livelli. Il primo è quello dello stile, dove il carattere equitonale, semplice, addirittura piatto della scrittura rende banalmente normali gli stravolgimenti del Nazismo, della guerra mondiale e del periodo successivo, se possibile ancora più feroce. Il secondo livello è invece quello narrativo, che agisce in maniera molto sottile, creando inaspettati parallelismi tra chi ha approfittato della violenza aguzzina e chi, incolpevole ai tempi del Fascismo, ne ripete, inconsapevole, alcune forme di prepotenza".
Encomio della Critica per Enrico Testa con L'italiano nascosto, un testo critico volto ad analizzare gli usi della nostra lingua al di fuori del canonico divario tra italiano colto e dialetti, "un «racconto» limpido, persuasivo, coerente, affollato da mercanti, pescivendoli, ciabattini, soldati, monaci e briganti, e sapientemente affidato a una documentazione puntigliosa, che potrebbe ridurre la distanza tra lingua letteraria (congelata in una condizione di separatezza dai motivi e dalle espressioni legati alla proteiforme condizione umana) e lingua dell’uso e ridare un po’ di fiducia alla possibilità espressiva e comunicativa dell’italiano «pidocchiale», per dirla con Tommaso Landolfi, quello della vita nascosta".
Encomio della Critica per Enrico Testa con L'italiano nascosto, un testo critico volto ad analizzare gli usi della nostra lingua al di fuori del canonico divario tra italiano colto e dialetti, "un «racconto» limpido, persuasivo, coerente, affollato da mercanti, pescivendoli, ciabattini, soldati, monaci e briganti, e sapientemente affidato a una documentazione puntigliosa, che potrebbe ridurre la distanza tra lingua letteraria (congelata in una condizione di separatezza dai motivi e dalle espressioni legati alla proteiforme condizione umana) e lingua dell’uso e ridare un po’ di fiducia alla possibilità espressiva e comunicativa dell’italiano «pidocchiale», per dirla con Tommaso Landolfi, quello della vita nascosta".
Niccolò Ammaniti ha invece insignito Joe R. Lansdale del Premio Autori Stranieri, riconoscendo che "quando ho letto, oramai parecchi anni fa, La notte del Drive in di Joe Lansdale avevo idee chiare e sbagliate sulla letteratura. Gli scrittori, nella mia mente, abitavano in uno zoo, imprigionati in tanti recinti. C’era il recinto dei giallisti, quello degli scrittori di fantascienza, quello degli autori di romanzi rosa e così via. Poi, in questo meraviglioso zoo, c’erano gli scrittori con la s maiuscola che si potevano muovere con più disinvoltura, in spazi più larghi: Dostoevskij, Roth, Maupassant e tutti gli altri. Ma anche loro, a guardare bene, avevano una fastidiosa etichetta appiccicata sulla fronte che diceva maestro. E poi, ho scoperto, che c’era questo strano essere, completamente folle e imprevedibile, che saltava da un recinto all’altro ed era impossibile capire di che razza fosse. Quello era Joe Lansdale. Un autore che sguscia come un polipo tra le maglie dei generi e semplicemente racconta con la necessità di un bambino e la saggezza di chi ama la letteratura e sa che alla fine è fatta solo di storie".
Esercizi di sevizia e seduzione - Irene Chias
Ignazia, figlia di genitori siciliani, vive a Milano, dove fa l'architetta precaria e, senza averlo cercato, si imbatte in un ginecologo simpatico e gentile, che mangia vegetariano, fuma senza nicotina e la conquista in punta di piedi.
Ma Ignazia ha anche una segreta, personalissima missione a nome di tutte le donne (e non solo), lontana sia dall'impegno collettivo dei cortei neofemministi sia dalla dimensione glamour alla Sex and the City: leggendo la letteratura di ogni tempo si è resa conto di come qualsiasi forma di violenza sul corpo delle donne sia considerata più che normale, mentre l'equivalente ai danni di un maschio fa inorridire, al punto di essere tacciato di inverosimiglianza. È così che, in solitudine, Ignazia si dedica a un esercizio che non è solo di stile: sceglie con cura pagine letterarie che descrivono la violenza sulle donne e le riscrive al maschile, con gli uomini come vittime. Ma non finisce qui. Senza troppa fatica Ignazia seduce e rapisce uomini in carne e ossa, scelti in quanto prototipi di maschilismo, e li costringe ad ascoltare le sue pagine fino a terrorizzarli, iniettandogli infine una potente dose di ossitocina, ormone che favorisce il rilassamento, la fiducia e l'amore.
Ignazia non è un'eroina, non ha particolari traumi da vendicare, non si definisce una giustiziera: al massimo una serial scarer, una spaventatrice seriale. È una donna normale, semplicemente stanca dei luoghi comuni e delle discriminazioni che si annidano nell'immaginario di tutti, talvolta anche attraverso le pagine dei romanzi.
Irene Chias scrive un libro brillante, arguto, che dà vita a una piccola galleria di donne fuori dal comune e traccia un caustico ritratto della Milano di oggi.
Pagine ironiche e provocatorie, che si fanno denuncia proprio perché raccontano con grazia e senza acredine una storia femminile d'amore e ribellione, a tratti surreale, a tratti incredibilmente vicina ai nostri percorsi quotidiani.
Negli anni Trenta Hans e Maria Hinner vivono a Bokburg, vicino Monaco. Lui dirige il giornale locale, lei fa la moglie del direttore. Hanno due gemelle, Hilde e Helga. È il loro sguardo a raccontare la vita quotidiana, le gite al lago con il cane Blondi, le frustrazioni economiche, le meschinità degli Hinner. Hans invidia il vicino ebreo che possiede una casa più grande e una Mercedes, mentre lui ha comprato a rate una Opel. Il rancore verso Kaumann sfocia nell'acquisto dei suoi beni, quando grazie alle leggi razziali sono confiscati e messi all'asta. Questo acquisto innesca una serie di speculazioni immobiliari che accompagnano tutta la vita degli Hinner, anche in Italia, dove si trasferiscono durante la guerra. Mentre Hilde, nel Dopoguerra, inizia a lavorare come commessa alla Rinascente, Helga segue il padre a Milano Marittima, dove comprano un albergo, frequentato soprattutto da turisti tedeschi. Nella Riviera Romagnola del '51, in un'estate di passaggio tra i segni del fascismo e le tracce del boom turistico imminente, l'Hotel Sand diventa il monumento alla rimozione collettiva di italiani e tedeschi, uno spaccato del rapporto tra due popoli, e della nostra Storia.
Ivo Brandani, nato alla fine degli anni Quaranta, ha vissuto dunque in tempo di pace e oggi è arrivato ai sessantacinque. È l'emblema del "progresso" italiano, di origini piccolo-borghesi, avvicinatosi ai movimenti negli anni Sessanta e Settanta e poi attratto morbosamente nell'orbita della borghesia, dalla sua ideologia, dai suoi modi, dal suo sogno di successo, al quale finisce per aderire, facendo carriera in una grossa società a partecipazione pubblica e poi finendo, prima della pensione, come dirigente urbanistico del Comune in una Roma dei nostri anni. Brandani è un personaggio complesso e controverso, profondamente italiano; amante dei piaceri della vita (della barca, per esempio), diviso fra individualismo e aspirazione ideologica, sentimentalmente pigro, cinico eppure ingenuo, intellettuale e istintivo.
la violenza sulle donne purtroppo esiste, è legittimo che la letteratura la descriva e la racconti: ciò non significa "normalizzarla" nè tantomeno avallarla. E uomini vittima di violenza non mancano nella narrativa
RispondiEliminaconte vlad