Silver. La porta di Liv, Kerstin Gier
Corbaccio
336 pagine, 16.40 euro
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La porta dei sogni è il secondo capitolo della Trilogia dei sogni di Kerstin Gier, autrice young adult da me molto apprezzata per l'innata capacità di costruire una narrazione ironica, con un punto di vista in prima persona mai melodrammatico o particolarmente grave - esattamente come si addice alle vicende di una sedicenne, che non deve necessariamente trovare l'amore eterno a questa età, tanto meno sacrificare la vita per lui.
Da questo punto di vista, in Silver. La porta di Liv Kerstin Gier non si smentisce: il sorriso domina su tutto il libro e, anche quando gli affari di cuore sembreranno non andare bene, la protagonista non cederà all'impulso di buttarsi da una scogliera o di passare mesi a fissare il panorama dalla finestra.
Sebbene, quindi, questo libro mantenga immutate le peculiarità della scrittura della Gier - che non sono scontate, dato il target - è evidente che rappresenti un calo notevole della sua produzione. Sorvolando, come avevo detto nella recensione del primo libro, sul fatto che Liv non si discosta in nulla dalla protagonista della Trilogia delle Gemme (come lei è ficcanaso, frizzante, irriverente), posso ragionevolmente affermare che in questo libro la trama è inesistente: Liv passeggia per i corridoi del mondo onirico, spia il suo bellissimo ragazzo in sogno, affronta feste di odiose nonne acquisite con un aplomb - questo le si deve riconoscere - ammirevole e devasta per vendetta cespugli decennali a forma di pavone. Fine. L'elemento mistery che era presente nel primo libro e che dava forza alla storia quasi scompare, per poi risolversi in maniera oltremodo banale e scontata. Anche il fantasy perde tutta la sua forza: il mondo onirico non palesa nuove attrattive, rimanendo tale e quale, e la storia si basa unicamente sulla vita privata di Liv. Che decida, però, di vandalizzare un cespuglio amato da tutta la città - azione che, nel suo totale, consentirà all'autrice di occupare almeno due o tre capitoli - non è in nessun modo utile ai fini della trama: la Gier si limita a inventare questo genere di episodi a sé, che non risultano particolarmente divertenti (non come nella Trilogia delle Gemme, almeno) e non arricchiscono in alcun modo le vicende.
A proposito di questo, l'autrice sembra aver perso un po' di smalto anche nelle gag e nelle situazioni divertenti, pur rimanendo geniale in alcuni episodi isolati - come l'apparizione di Benedict Cumberbatch, che arricchisce una serie di apprezzabili riferimenti al mondo nerd. Questi non compensano però una crisi di idee e di originalità, che danno l'impressione che la Gier non abbia idea di cosa scrivere e tenti disperatamente di prolungare il libro, alla fine facilmente riducibile alle ultime cinquanta pagine. Non si è inoltre premurata di vivacizzare la saga inserendo nuovi personaggi, ma giocando sempre con quei quattro che abbiamo conosciuto nel primo libro. Unica eccezione è un inoffensivo omuncolo che comincia ad aggirarsi per i corridoi dei sogni e che si fa chiamare Senator Morte. Ma sarà, appunto, solo una bolla di sapone, tanto più che maggiore spazio è riservato al blog di Secrecy, la Gossip Girl del liceo di Liv ed emblema dell'intero libro: una storia di pettegolezzi e priva di azione, che poco ha di urban fantasy e che avrebbe molto più da imparare da una puntata di Pretty Little Liars.
Voto:
In primis, bella recensione!
RispondiEliminaDunque, su molti punti concordo, in particolare la sovrapposizione tra Liv e Gwen. Grande delusione il finale/bolla di sapone. Ulteriore considerazione potenzialmente spoilerosa, per cui lettori avvisati...
Mi sembra abbastanza grave l'incapacità di sviluppare le relazioni tra i personaggi, soprattutto in una trilogia che si apre presentando un gruppo di adolescenti. La struttura in tre atti dovrebbe avere come scopo un certo relationship/character developement, se questo elemento manca perché non scrivere un autoconclusivo? Alcuni dei personaggi potevano offrire spunti, invece niente.
L'unico spunto interessante del romanzo è l'idea di non riuscire più a svegliarsi e non distinguere sogno e realtà, ma anche quella avrebbe potuto essere affrontata meglio.
Ecco, mi hai fatto ricordare che dovevo aggiungere anche questo: i personaggi non sono particolarmente approfonditi. Le schermaglie tra Liv e Henry non rendono in alcune modo la complessità dei loro caratteri, soprattutto quello di Henry (anche se ho apprezzato che non sia esattamente un principe azzurro).
EliminaComunque tutto, ogni cosa, è segnato dalla superficialità: e non parlo della leggerezza, l'azione non esiste, i fatti sono affrontati male e tantissimo spazio è dato a cose totalmente ininfluenti
Come esempio di superficialità basterebbe citare il tipo spedito random in Francia, per dirne una (per avere un personaggio in meno da gestire?).
RispondiEliminaInoltre anche questa sotterranea tensione tra Liv e Grayson (o Greyson? Non ricordo la grafia) fa molto shojo manga, diciamolo (non so se ne leggi). Non è certo una dinamica inedita.
Sì, ho presente a cosa ti riferisci. Ma anche nella trilogia delle gemme i rapporti trai due protagonisti erano scontati, ma tutto il contesto era accattivante e divertente. Qui invece ogni cosa sembra solo forzata e ripetitiva
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