domenica 14 dicembre 2014

Calendario dell'avvento: 14 dicembre



La bellezza delle cose fragili è uno dei libri più belli che ho letto nel 2014. Lo dico senza esitazione perché Taiye Selasi, che forse ricorderete come giudice di Masterpiece, è un talento: una scrittura così raffinata e allo stesso tempo scorrevole - anche se l'autrice ha la tendenza al preziosismo e ad alcuni periodi complessi - poche volte si incontra tra gli scrittori contemporanei, specie se così giovani.
Quali che siano gli eventuali difetti dello stile della Selasi - e io davvero ne individuo pochi -, ha tutto il tempo e tutte le capacità per limarli. Ma il cuore sostanziale della sua narrazione, tangibile e concreto, non si può negare: Taiye Selasi è brava. E questo libro è meraviglioso.
La bellezza delle cose fragili è una saga familiare che racconta la storia di una coppia ghanese trapiantata in America. Come avevamo anticipato in tempi non sospetti, l'autrice si fa portavoce di una tendenza letteraria chiamata afropolitan che descrive il disagio degli africani emigrati in Occidente, istruiti e con lavori prestigiosi, in bilico tra due culture diverse: quella delle origini e quella con cui sono cresciuti. La morte del capofamiglia Kweku, divorziato dalla moglie anni prima e colto da infarto quando ormai si è trasferito di nuovo in Africa e ha trovato un'altra donna, risveglierà le ferite profonde dei quattro figli, attivando una macchina di flashback in cui l'uomo appare sotto diversi punti di vista. I rapporti familiari e i personaggi stessi vengono sviscerati senza esitazione: da questa incredibile perizia derivano verità sconvolgenti e caratterizzazioni a tutto tondo, dalle forti impronte psicologiche. Ancora più forte è il legame apparentemente sottile con l'Africa e da non sottovalutare è il licenziamento, per motivi razziali, di Kweku: i protagonisti non si sentono a loro agio nella propria pelle, ed ecco che quella terra d'origine che non hanno mai visto e che visiteranno per la prima volta in occasione del funerale del padre, risanerà, almeno in parte, le ferite.
Le immagini che l'autrice crea sono di strabiliante vividezza e intimità, rese con pennellate forti nonostante la narrazione sia esterna: ecco che la Selasi, dal suo focus, descrive la scena con limpidezza e poeticità, ma senza mai edulcorarla.
Ho amato ogni parola di questo libro, a partire dall'incipit che è uno dei più belli che mi sia capitato di leggere:

Kweku muore scalzo, una domenica all'alba, le pantofole all'uscio della camera, come cani. In questo istante è fermo, tra la veranda e il giardino, indeciso se tornare a prenderle. Non lo farà. In quella camera dorme Ama, la sua seconda moglie: le labbra dischiuse, la fronte leggermente aggrottata, la guancia che cerca calda uno scampolo di fresco sul cuscino, e Kweku non vuole svegliarla. Non potrebbe neanche se volesse.


E' che loro, i Sai, sono senza peso, cinque persone sparse per il mondo, una famiglia senza gravità. Una famiglia che non ha sotto niente di così pesante come i soldi, che servono per tenerli fermi allo stesso pezzo di terra, un asse verticale, sotto di loro niente radici, nessun nonno vivente, senza storia, orizzontali - sono andati alla deriva, si sono dispersi verso l'esterno, o verso l'interno, notando a malapena quando un altro familiare si è allontanato.

2 commenti:

  1. E' in wishlist da parecchio, ma devo ancora trovare quella spinta per acquistarlo :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Trovala, è un libro bellissimo!! :) ho letto alcune recensioni su anobii che lo hanno considerato prolisso, ma in realtà, anche se qualche cosa poteva essere limata meglio, lo stile è coinvolgente e la storia prende molto. E' scritta come pochi libri sono scritti, mi è piaciuto davvero molto

      Elimina

Grazie per aver condiviso la tua opinione!

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...