Il profumo è uno di quei libri che non esito a definire capolavoro. Ha uno stile particolarissimo: nonostante le pochissime descrizioni, l'autore riesce a farci immaginare i paesaggi attraverso gli odori. Il protagonista è un uomo brutto e scialbo, un genio o un folle a seconda dei punti di vista, nato in un modo che non è degno di un essere umano, e subito abbandonato. E infatti Grenouille non ha nulla di umano: non ha morale, non ha coscienza, non prova sentimenti, non ha nemmeno un odore che lo rassomigli agli altri uomini. Ma ha una grande capacità: sa fiutare gli odori meglio di qualunque altro, a miglia di distanza, e non vive che per quelli. Non prova amore se non quando, una volta, viene attratto dal profumo squisito di una fanciulla e se ne innamora. Non della ragazza, sia chiaro, ma del profumo. E' un libro perverso, che tocca le corde della natura umana e contemporaneamente se ne dissocia. Suskind crea nel lettore un tale senso di disagio che agli animi più sensibili condizionerà irrimediabilmente la lettura. Il disgusto verso il protagonista, la sua vita, il suo modo di agire e quello in cui diventerà un assassino solleticano le pieghe più profonde della nostra coscienza: perché, come detto, sappiamo che Grenouille dovrebbe essere umano, ma nulla in lui dimostra che lo è. Non parlo della sua stranezza, forse nemmeno della sua tendenza ad uccidere, che per lui rappresenta solo il raggiungimento di uno scopo. Grenouille è animalesco, una bestia fuori dalla nostra comprensione. In lui c'è il male puro e semplice, e l'esistenza del male non psicologicamente motivato è una delle cose che non riusciamo ad accettare.
Aveva un odore semplice, il mare, ma nello stesso tempo così vasto e unico nel suo genere, che Grenouille esitava a suddividerlo in odore di pesce, di sale, di acqua, di alga, di fresco e così via. Preferiva lasciare intatto l'odore del mare, lo custodiva intero nella memoria e lo godeva indiviso. L'odore del mare gli piaceva tanto che avrebbe desiderato una volta averlo puro, non mescolato e in quantità tale da potersene ubriacare. E in seguito, quando apprese dai racconti com'era grande il mare e come si poteva percorrerlo con navi per giorni interi senza vedere terra, nulla gli fu più gradito che immaginare di trovarsi su una di quelle navi, molto in alto nella coffa dell'albero più a prua, e di volare attraverso l'odore senza fine del mare, che in realtà non era più un odore, ma un respiro, un espirare, la fine di tutti gli odori, e gli pareva di dissolversi, in questo respiro, dal piacere.
Uno dei miei libri preferiti. L'ho amato subito, dalle prime righe: "Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell'epoca non povera di geniali e scellerate figure"...
RispondiEliminaAd ogni modo, bel post (anche se sono di parte) :-)
Grazie! Ma questo libro è un capolavoro, c'è poco da fare :D
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