sabato 5 febbraio 2011

Recensione in Anteprima: Vango di Timothée de Fombelle

Trama:
Parigi 1935. Ai piedi della cattedrale di Notre-Dame, quaranta uomini distesi a terra sono in attesa di essere ordinati sacerdoti. Tra questi c’è Vango, diciannove anni, un passato avvolto nel mistero e un futuro altrettanto incerto, perché – un attimo prima che la cerimonia abbia inizio – la polizia fa il suo ingresso al sagrato della chiesa per arrestarlo.
Ma quale crimine ha commesso? Vango non lo sa e scappa arrampicandosi su per la facciata e le torri della cattedrale. La polizia però non è la sola ad interessarsi al ragazzo, c’è anche una giovane donna che segue con trepidazione la fuga, così come un uomo dall’aspetto losco che apre fuoco contro di lui. Vango, arrivato in cima alla chiesa, riesce a scappare grazie allo Graf Zeppelin del comandante Eckener, venuto a Parigi per seguire la sua ordinazione. Scampato all’arresto, il ragazzo prova a mettersi in contatto con il suo mentore, padre Jean, e scopre di essere accusato proprio dell’assassinio del sacerdote.
Chi trama alle spalle di Vango? Chi è Vango in realtà? Cresciuto nelle isole Eolie, dove era misteriosamente approdato a tre anni insieme alla sua nutrice, Mademoiselle, che lo ha amato come un figlio, proteggendolo dal suo stesso passato, le sue solo certezze sono il nome, Vango Romano, e un fazzoletto con ricamate una V dorata e la frase Combien royaumes…nous ignorent…
Attorno a Vango ruotano personaggi storici come Hugo Eckener, il capitano del Graf Zeppelin, e altri di fantasia come Zefiro, il monaco a capo del convento segreto dell’isola di Alicudi, o la Talpa, una ragazzina ebrea di buona famiglia che condivide con Vango il gusto per l’indipendenza e le notti all’aperto sui tetti di Parigi. Poi c’è Ethel, scozzese ricca, giovane e profondamente innamorata di lui. Per finire ci sono i nemici, terribili, spietati, uno per tutti: Stalin! Proprio lui: il dittatore sovietico in persona.



Voto

“Ci sono porte chiuse che non si vedono nemmeno più, tanto si ha paura di aprirle. Porte davanti alle quali si sono spinti mobili, porte con le serrature bloccate da una gomma. Soltanto i bambini andranno forse a curiosare, camminando a quattro zampe, per scoprire che cos’è quella lama di luce rossa che filtra da sotto la porta, chiedendo che cosa c’è dietro. Ma Vango era sempre stato spaventato da quella luce. E aveva preferito andare a prendere il sole all’aperto.”
                                   
Stiamo un po’ perdendo la concezione del “libro per ragazzi”, quello destinato ad una fascia d’età compresa tra i 14 e i 18 anni. Loro, preferiamo adesso chiamarli “giovani adulti” e indirizzarli verso una tipologia di romanzi… possiamo definirli “più evoluti”? Più adatti alle esigenze di una generazione diversa, dove la componente erotica deve necessariamente farsi sentire.
Per questo motivo Vango rappresenta un genere “nuovo”, dove non solo possiamo riscoprire il libro per ragazzi, ma anche quello di avventura –senza dimenticare che una volta entrambi i generi erano collegati-.

Ma chi è Vango?
Ecco, questa è una domanda cui è molto difficile rispondere. In realtà non lo sappiamo, e non lo scopriamo nemmeno durante il corso del libro. Vango è prima di tutto un ragazzo di diciannove anni che non conosce le sue origini. Sta per prendere i voti una mattina parigina del 1934 presso Notre-Dame, quando, prima che abbia il tempo di accorgersene, uno stuolo di poliziotti irrompe durante la cerimonia. Vango non ne conosce il motivo ma decide istintivamente di scappare, proprio mentre un uomo misterioso gli punta addosso una pistola e spara verso la sua direzione, mancandolo di un soffio. E Vango fugge. Fugge per tutto il libro, senza un attimo di tregua, senza sapere di chi fidarsi. La storia si snoda attraverso una serie di misteri, di personaggi “x”, di interrogativi non soddisfatti. Il mondo di Vango è popolato da individui fittizi, affascinanti e abbastanza ben disegnati.

Il personaggio forse più memorabile e meglio descritto è Ethel: giovane e avvenente scozzese, innamorata di Vango, indomabile e coraggiosa, trascorre tutto il libro alla ricerca di quell’ amore mai veramente sbocciato e che non vede da anni.

Ma non è lei l’unica donna di Vango. Mademoiselle, la bambinaia francese che lo ha allevato fino a quattordici anni dopo che, insieme al piccolo Vango, era stata raccolta sulle coste delle isole Eolie reduce da un naufragio, è una figura materna e dolce. Ma anche La Talpa, misteriosa ragazzina ebrea di soli quindici anni, sfuggente e claustrofobica, ma anche incredibilmente furba.

E se i personaggi femminili hanno personalità così forti, molti di quelli maschili non sono da meno.
Primo tra tutti Zefiro, il monaco che dirige un “monastero invisibile” nascosto tra le fronde di Arkudah, il nome arabo per Alicudi. Ma anche Hugo Ekner, capitano del Graf Zeppelin, il lussuoso dirigibile tedesco su cui vertono sospetti e pericoli proprio a causa del suo ribelle proprietario. Il regime nazista è infatti sempre più minaccioso, le leggi contro i disertori e gli ebrei si moltiplicano ogni giorno. In realtà, l’elemento anti-semita non è così imperante all’interno del romanzo. Ci sono alcuni accenni, ma è soprattutto la repressione contro gli stessi tedeschi defezionisti ad avere un ruolo attraverso la figura di Ekner. I personaggi e le ambientazioni, sempre diversi, si snodano capitolo dopo capitolo, rivelando una rete fitta che si districherà… solo nel prossimo libro!

Sullo sfondo dell’ Europa degli anni ’30, Timotheé de Fombelle disegna una storia accattivante e coinvolgente, adattabile anche ad un pubblico adulto.
Il romanzo, però, forse proprio per la volontà dell’autore di adattarsi al carattere dei propri personaggi, appare un poco “fuggevole”. Si ha l’impressione di non riuscire ad inquadrare con la dovuta dovizie di particolari tutte le figure del romanzo, a cominciare dal protagonista, di cui, oltre a non sapere niente – ma, d’altronde, potremmo definire Vango anche un libro di formazione e di scoperta- non conosciamo i sentimenti e le emozioni in prima persona. Mentre leggiamo i punti di vista di tutti i personaggi, quello di Vango ci è quasi sconosciuto. Ciò non toglie valore al romanzo, che non affronta l’ambientazione storica con prolissità e pesantezza, ma la lascia solo intuire. Inoltre, probabilmente proprio perché si tratta di un libro per ragazzi, le descrizioni sono molto poche. Questo rende la narrazione più snella e lascia molto spazio alle parti “avventurose”.

In conclusione, l’autore si è premurato di eliminare tutto quello che poteva rendere la storia noiosa per un ragazzo. Il risultato è molto buono ed apprezzabile, tanto che ho deciso di conferire un voto di quattro stelline su cinque. Ma mi piacerebbe leggere Fombelle anche in una versione per adulti, in modo da apprezzare le sue qualità a tutto tondo. 

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