venerdì 4 febbraio 2011

Il tempio degli Otaku... Secondo appuntamento "Honey and Clover"


Scritto da Surymae Rossweisse.


Ciao a tutti! Eccoci di nuovo qui, a parlare di anime e manga. Anche se, per ora, niente anime: ci avevo pensato, vi dirò la verità, ma poi mi sono resa conto che se la scorsa settimana avevo recensito un manga sulla morte, questa settimana avrei fatto lo stesso con un anime che parlava di guerra. Più o meno la stessa cosa, insomma; ma il troppo stroppia. Ecco quello che succede a leggere e guardare manga/anime “mortuari”! Aveva ragione, mio padre, quando me lo diceva...


Il manga di questa settimana, invece, non tratta di morte. O quantomeno, non è l'argomento principale, anche se qualche volta le sfighe fanno capolino. Del resto, le sfighe fanno capolino sempre, anche nella vita reale. E non a caso questa serie tratta proprio di questo: la vita quotidiana. Avete capito bene: niente robottoni che uccidono altri robottoni, studenti modello che diventano assassini, calciatori che sfidano le leggi della fisica... soltanto la realtà. Soltanto un gruppo di studenti universitari che stabiliscono le loro relazioni sentimentali e che cominciano a farsi strada nella vita. Figuratevi, non c'è nemmeno un cattivo vero e proprio. Cosa? Dite che una storia del genere è noiosa? Allora, cari miei, non avete mai letto “Honey and Clover” di Chica Umino.


In un appartamento fatiscente in quel di Tokyo abitano tre studenti di una scuola dell'arte: Takumi Mayama, un ragazzo con i piedi per terra ma la testa per aria a causa di un amore per una donna matura, Yuuta Takemoto, tranquillo ma ancora indeciso su cosa fare nella vita, e Shinobu Morita, che dietro l'esuberanza sembra nascondere qualcosa. Un giorno uno dei loro insegnanti, Shuuji Hanamoto, presenta loro sua nipote, Hagumi Hanamoto, anche lei dotata di grande talento per l'arte.
Bassissima, magrolina, lunghi capelli biondi, zero curve... sembra proprio una bambina, invece ha la loro età. Takemoto e Morita si innamorano a prima vista della ragazza, anche se cercano di non darlo troppo a vedere.
Mayama invece ha già il cuore occupato, anche lui da una conoscenza del sensei Hanamoto: Rika, vedova del migliore amico del professore, che cerca disperatamente di non far cadere il peso dei propri traumi fisici e psicologici sul giovane, respingendolo. Non è solamente il professore a guardare i progressi della non-relazione tra i due, però: c'è anche Ayumi Yamada, un'altra studentessa della scuola d'arte. Da sempre innamorata di Mayama, per lui ha rifiutato fantastilioni di corteggiatori: peccato solo che egli sia l'unico che non prova il minimo interesse per lei...


Questa è la trama di base di “Honey and Clover”. A vederla così, sembrerebbe una storia basata esclusivamente sui triangoli amorosi e, tra uno sbaciucchiamento e l'altro, sull'arte. Ma, come vi ho già detto, non è così. Le storie d'amore, qui, hanno uno spazio decisamente ridotto, molto più piccolo di quanto si potrebbe pensare a prima vista. Anzi, pensate che il triangolo tra Takemoto, Morita e Hagumi si risolve soltanto nell'ultimo volume, il decimo!
Del resto, i nostri cinque eroi hanno altro a cui pensare. Durante la storia, li vedremo impegnati a prendere il diploma, a cercare un lavoro, a porre le basi per una buona convivenza... insomma, ad affrontare la vita. A volte piangendo, a volte sudando, altre volte invece facendo ridere sia i personaggi che il lettore. Chica Umino riempe infatti la storia di momenti comici, soprattutto nei primi volumi. Personalmente, non tutti mi hanno fatto ridere, ma tanti mi hanno fatto rotolare dalla sedia, come ad esempio il terribile twister a trentotto colori fatto da Morita, oppure i problemi riguardanti l'aspetto da bambina di Hagu. Ridacchio anche adesso che ci ripenso...



Ma non si ride e basta, in Honey and Clover: non stiamo parlando di una serie come Nodame Cantabile, i cui unici ingredienti sono le gag, la storia d'amore e la musica. A volte ci si commuove; a volte si piange perfino... anche se mai quanto Ayumi, che piange praticamente per tutta la storia. In generale, si nota sempre un sotterraneo senso di malinconia, anche (e soprattutto) nei momenti più tranquilli. Quei bei momenti, infatti, non ritorneranno più, così come non ritornerà più la giovinezza che i nostri stanno vivendo. Anzi: con l'età potrebbero essere costretti a separarsi, oppure ad affrontare i sotterranei problemi della loro relazione. Presto cresceranno del tutto, e non potranno più tornare indietro o arrampicarsi sugli specchi. Lo sa il lettore, e lo sanno anche i personaggi, soprattutto il mite Takemoto. 



A tal proposito la mangaka, Chica Umino, ci mette del suo dal punto di vista grafico. Il disegno, la prima cosa a spiccare, non è perfetto: le proporzioni a volte non sono corrette, certe linee sono troppo tratteggiate a scapito di altre troppo marcate, i fondali sembrano troppo vuoti... Però ha due grandi, grandissimi pregi: si adatta perfettamente alla sua storia, rendendo al massimo il senso di malinconia e tranquillità di cui vi ho parlato sopra, ed è piuttosto personale. Anche la costruzione della tavola è piuttosto personale, con un ampio uso di pensieri fuori dai baloon disposti un po' dovunque nella pagina. Non è certo cosa da poco avere uno stile personale: soprattutto in ambito shojo/josei, dove la maggior parte delle autrici disegna più o meno alla stessa maniera costruendo le tavole alla stessa maniera.


E con questo, anche questa settimana si conclude il nostro piccolo appuntamento. Spero che vi sia piaciuto. Avete visto? In fondo, abbiamo parlato di qualcosa di più allegro della scorsa settimana. Certo, non troppo, ma non potete pretendere tanto: a leggere/guardare manga e anime mortuari...

1 commento:

  1. Ah, delizioso. Uno dei manga più belli (e particolari, in barba alle apparenze) che abbia mai letto!
    Lo rileggerei volentieri, se una ragazza che non vedo da mesi mi restituisse i primi quattro volumi >_>

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