venerdì 25 febbraio 2011
Il tempio degli Otaku... Quinto appuntamento "Genshiken – Otaku Club"
Scritto da Surymae Rossweisse
Salve a tutti! Anche questa settimana, eccoci qui con “Il tempio degli Otaku”. Mai titolo per una rubrica fu più propiziatorio, perchè oggi parliamo proprio di “Otaku”. Questo termine viene infatti usato in Occidente per indicare gli amanti di anime e manga, anche se in Giappone non indica un particolare hobby.
In questo blog viene utilizzata la sua accezione più neutra, ma non sempre è così: spesso “l'Otaku” non è un semplice appassionato, ma un fanatico, capace di arrivare a gesti estremi come il non uscire più di casa o a voler sposare dei cuscini raffiguranti i loro personaggi preferiti. Ovviamente questi ultimi comportamenti sono negativi, e rappresentano delle problematiche sociali e comportamentali piuttosto gravi, ma certamente non tutti gli appassionati si comportano così; cosa piuttosto difficile da capire per alcuni, che invece utilizzano questi casi limite per generalizzare e sputare sentenze in virtù di pregiudizi non ancora sdoganati (ripetiamolo tutti insieme: fumetti e cartoni animati non sono esclusivamente per bambini!).
Il manga di cui parliamo oggi, invece, non fa così. Parla di un gruppo di Otaku, evidenziandone i difetti e le manie con tatto e ironia, senza perbenismi ma anche senza giustificazioni per eventuali comportamenti eccessivi. Tale serie è “Genshiken – Otaku Club” di Kio Shimoku.
Il sistema scolastico giapponese è piuttosto diverso dal nostro, sotto tanti aspetti. Uno di questi è che laggiù gli studenti sono caldamente invitati ad iscriversi ad un club interno all'istituto. La scelta del club è materia piuttosto difficile per lo studente universitario Kanji Sasahara. Non solo c'è l'imbarazzo della scelta: egli è anche stufo di dover nascondere al mondo la propria passione, quella per i manga, gli anime e i videogiochi - soprattutto quelli con donnine discinte tra le protagoniste. Il nostro opta per il Genshiken (sigla di “Società per lo studio della cultura visiva moderna”), club con pochissimi componenti sempre in competizione con i più noti circoli di anime e manga, ma non si iscrive subito.
Dopo qualche giorno dalla sua scelta Sasahara prende il coraggio tra le mani e si presenta alla porta del Genshiken. Qui conoscerà gli altri componenti del gruppo. Oltre al misterioso presidente del club, inquietante uomo di cui nessuno sa niente, ma che sa tutto di tutti, primo viene l'allampanato
Harunobu Madarame, senza dubbio il più rigido e intransigente Otaku del club. Dopodichè, il timidissimo Mitsunori Kugayama, il tranquillo Soichiro Tanaka - abile nel cucire costumi - Makoto Kosaka, che dietro al bell'aspetto nasconde una passione sfrenata per i videogiochi, e la fidanzata di quest'ultimo, Saki Kasukabe. Come verrà a scoprire a sue spese Sasahara, però, lei non è un Otaku, anzi li detesta. Fa parte del Genshiken soltanto per passare un po' di tempo con il ragazzo e, già che c'è, salvarlo da quella manica di debosciati. Di lì a poco si unirà al gruppetto anche un'altra ragazza, Kanako Ohno, le cui più grandi passioni sono il cosplay e... gli uomini calvi. L'organico del gruppo è finalmente completo: adesso il Genshiken, tra fiere estenuanti, shopping sfrenato, e l'odio imperituro di Saki, è pronto a conquistare il mondo.
Non so se si capisce dalla trama appena scritta, ma gli assi nella manica di "Genshiken – Otaku Club" sono due, a dire il vero collegati tra di loro. Il primo è l'ironia, di cui viene fatto dal mangaka grande utilizzo. Avete presente le caricature, no? Disegni umoristici dove i difetti fisici dei soggetti rappresentati vengono volutamente accentuati, facendo praticamente saltare all'occhio soltanto quelli. Potremmo dire che Kio Shimoku utilizzi faccia la stessa cosa: non a livello tecnico – anzi, il suo stile di disegno è squisitamente gradevole e personale – ma a livello psicologico. Il lettore può identificarsi in ogni personaggio, dotato di una fissa su cui il mangaka costruisce infinite gags, soprattutto costituite dalle reazioni degli altri personaggi sull'argomento. In un volume, ad esempio, scopriamo che una delle grandi passioni di Ohno e, soprattutto, Tanaka è costituita dal costruire i modellini. Invece Saki non riesce proprio a capire perché darsi tanta pena quando si possono comprare i giocattoli già fatti. Alla fine, dopo un capitolo di risate (del lettore) e pianti (di
Ohno) Saki capirà qual è la differenza.
A proposito di quest'ultima frase, ecco il secondo grande asso nella manica di Genshiken. Spesso, parlando in generale, si crede che ad un'opera comica basti far ridere; ci si dimentica che si tratta di un'opera come tutti gli altri generi, e che quindi debba avere le stesse caratteristiche che rendono godibili le opere di tutti gli altri generi. Ognuno ha le sue caratteristiche ideali, e se stessimo ad elencarle non finiremmo più e probabilmente saremmo pure in disaccordo: una delle mie, però, è la maturazione dei personaggi. A parte pochissime eccezioni, personalmente detesto quei personaggi che all'inizio dell'opera hanno un determinato carattere e una determinata visione di vita e che alla fine dell'opera le hanno entrambe immutate, nonostante tutto quello che avviene nel mezzo. Nella vita reale non succede mai che una persona mantenga per tutta la sua vita le stesse idee e la stessa personalità, quindi perchè dovrebbe succedere nella finzione?
In Genshiken non succede. Tra una risata e l'altra, i personaggi si evolvono, soprattutto riguardo allo scontro tra Otaku e non-Otaku. Si evolve Madarame, il più "talebano" tra gli Otaku: complice un amore senza speranza per Saki, comprenderà che essere un amante di manga e anime non è tutto, e che si possono avere più idee ed interessi in contemporanea senza snaturarsi. Si evolve Sasahara, che dal timidone che ha paura di bussare alla porta del club passerà a cercare di trasformare la sua passione in lavoro, tentando di diventare un editor. Ma soprattutto, si evolverà Saki: nel corso dell'opera imparerà finalmente ad amare il fidanzato per quello che è, senza considerare il suo essere Otaku come un peccato mortale pur non condividendone l'ideologia. E sempre senza condividerne l'ideologia, verrà incontro ai membri del Genshiken, arrivando addirittura a battersi personalmente quando questi rischierà la chiusura. Capirà finalmente che gli Otaku non sono debosciati selvaggi, ma persone come tutte, alcune simpatiche ed alcune antipatiche, e che si può tranquillamente diventare loro amiche pur rimanendo con punti di vista differenti.
Una bella morale, quest'ultima, su cui forse qualcuno dovrebbe riflettere prima di sparare i soliti pregiudizi sull'etica distorta e violenta dei cartoni animati giapponesi e sui loro appassionati. Voi che ne pensate? Arrivederci alla prossima settimana con "Il tempio degli Otaku", quindi.
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Questo manga è assolutamete fantastico, ne ho letto solo alcune parti e sto cercando in fumetteria i volumetti, non vedo l'ora di leggere il resto!
RispondiEliminadavvero complimenti per questa rubrica!trovo davvero interessante una rubrica tutto per noi "fissati"!
Ma allora qualcuno la legge, la rubrica! xD
RispondiEliminaNo, scherzi a parte, grazie mille per i complimenti, Elinor. Spero che tu possa presto trovare i volumetti in fumetteria, perché Genshiken è un manga, come hai detto tu, fantastico!
Ehi, guarda che leggo anch'io e non è la prima volta che commento :D
RispondiEliminaComunque mi hai incuriosita, con questo Otaku Club, mi sa che cercherò le scans in inglese...