Akmed, incontrato su un autobus a Roma, una sera che il Tevere forse esondava, è scappato dalla guerra e dalla disperazione, viaggia con 4 ragazzini sporchi e sorridenti come lui, sono appena arrivati a quella che chiamano “La città di Asterix”. Sono arrivati a Roma, a piedi, camminando per 5000 km. La gente sull’autobus li guarda in cagnesco, o tace.
“Dove vanno a dormire, che faranno ora, chi gli dirà cosa fare, chi gli darà i documenti, e come sono arrivati fino a qui?”. Troppe domande per una sera sola, e Carlotta li fa scendere dal bus e li porta con se’. Qualcuno li ha messi sulla sua strada, e tanto basta.
È l’inizio di una delicata storia umana, tra una giovane donna e un figlio della guerra, Akmed. Mentre Carlotta cerca di imparare cosa e come fare ad accogliere questo “piccolo esodo, sotto casa sua” attiva un gruppo Facebook, dove racconta ogni giorno cosa succede. Carlotta fa la giornalista, alle emergenze dovrebbe essere abituata. Ma stavolta per lei tutto cambia, perché si mette dalla loro parte: dalla parte di chi subisce e non di chi capisce. Cercando di vedere quello che vedono loro, un mondo mai visto prima, magico e ostile, dove tutto è diverso. Comprese le donne, come Carlotta, che per dirne una, non porta il burka. Per non perderli di vista la giornalista prepara torte, compra cellulari, cerca dizionari persiani e pastun, chiama le organizzazioni internazionali, litiga con i poliziotti, e osserva tutto intorno a lei cambiare: i suoi amici che reagiscono nervosamente, assiste allibita ad un Italia di emigranti che si mette a respingere le barche cariche di uomini e bambini in mare, la burocrazia da cialtrona si fa feroce, le parole che pesanti diventano leggere. E Roma da magica Caput Mundi si trasforma in un cubo di Rubik, dove i piccoli gesti diventano grandi e faticosi. I due troveranno la loro strada, seguendo le briciole lasciate a Roma dai poeti, gli artisti, i sognatori.
“Il lieto fine di questa storia è ancora lontano: conoscerla è però un passo in avanti”
L’Espresso
“Carlotta non ha scritto un pezzo. Ha fatto vita. E sarebbe un vero peccato non premiare la vita e il coraggio di farla”.
Vittorio Zambardino, La Repubblica
“Ha usato Facebook come fosse una matita, era lì e sapeva usarla. Non c’erano altri media
disponibili, purtroppo: i diritti umani non sono sexy da raccontare”.
European Center of Journalism
“Quel giorno sull’autobus non mi sono sentita di mollarli: l’ho fatto per egoismo, per non farmi spellare l’anima dall’indifferenza. Nella vita ci sono cose che vanno fatte. Questa era una di quelle. Solo dopo ho capito che questo ‘fare le cose che vanno fatte’ è l’essenza del nostro stare insieme: e che le parole restano belle parole se non diventano veri gesti, così come la Costituzione resta un foglio di carta se non ci metti dentro la tua responsabilità. Dell’Afghanistan non sapevo quasi niente, questi ragazzini potevano venire da ovunque: ci sono 23 guerre nel mondo. Ora dopo quest’esperienza la sola cosa che mi sento di dire è che trovo ridicolo esportare la democrazia con le bombe, soprattutto quando la democrazia non l’abbiamo capita bene nemmeno noi. In questi due anni io l’ho imparata da capo, passo passo, dietro ai ragazzi” dice la giornalista.
Il libro racconta questo viaggio riprendendo la lunga tradizione di successo delle testimonianze di Piemme sull’Afghanistan (La bambina che non esisteva, La parrucchiera di Kabul). Lo storytelling “La città di Asterix” creato su Facebook nel dicembre del 2008 due anni dopo ha vinto il Premio Ischia del Giornalismo Social Media. Il cortometraggio di Leonardo Cinieri Lombroso, tratto dalla sua storia, ha vinto nel 2010 il Rome Fiction Fest. La fotografa Caterina Notte crea dei cartoon per loro, e il vignettista di Repubblica Massimo Bucchi regala le sue illustrazioni alla storia de “La città di Asterix”.
CARLOTTA MISMETTI CAPUA
E’ giornalista e vive a Roma. Nel 2010 ha vinto il premio Ischia del Giornalismo per lo storytelling su Facebook ‘La città di Asterix’: un corto ispirato alla sua storia ha vinto il Rome Fiction Fest. Ha lavorato aTime Out, ‘la Repubblica’, Epolis. Per dieci anni si è occupata di televisione e radio, curando la rubrica delVenerdì di Repubblica, e poi ancora al settimanale La Tele e al Tv Magazine: ora si occupa di culture e città per Vogue e l’Espresso. E’ stata a lungo corrispondente dall’Italia per il mensile giapponese ‘Eat’, ha scritto per molti giornali di costume e tra questi D di Repubblica e il Diario della Settimana. Ha collaborato al libro fotografico Wo-man (Calco) sulla vita dei transessuali a Milano, e alcune sue fotografie sono state esposte in un progetto di narrazione dei migranti alla Biennale di Cuenca dell’Ecuador, nel 2009.
Sembra un libro davvero interessante su un argomento di cui c'è estremo bisogno di parlare.
RispondiEliminaMe lo appunto come lettura obbligatoria!
Grazie per avermelo fatto conoscere!
Grazie a te per aver commentato! ^^ Se sei di Roma, proprio il 22 ci sarà una presentazione del libro all'Opificio Telecom Italia in via dei magazzini generali 20/a (ovviamente sarà presente l'autrice!). Se invece non sei di questa città ma vorresti comunque seguire l'incontro, potrai farlo in diretta streaming su www.avoicomunicare.it
RispondiEliminaGrazie mille! purtroppo no, non sono di Roma, ma vedrò di non perdere la diretta in streaming!
RispondiEliminaAnch'io lo inserisco immediatamente nella lista dei libri da leggere!
RispondiEliminaIl tuo post mi ha incuriosito davvero molto!
Amalia ^^