martedì 31 gennaio 2012

Anteprima: La spada e la promessa di Jacqueline Carey

Una segnalazione veloce per un'autrice -Jacqueline Carey- che ho amato nella Trilogia di Kushiel e che sono convinta essere meritevole nonostante non abbia letto anche quella dedicata a Imriel, di cui La spada e la promessa, in uscita il 9 febbraio, è l'ultimo volume -dopo Il trono e la stirpe e Il principe e il peccato-.  Intrighi di palazzo, erotismo e grandi personaggi tornano in libreria a 18.00 euro per 384 pagine, grazie alla casa editrice Nord che pubblica la Carey in Italia sin dal suo esordio narrativo.


La spada e la promessa - Jacqueline Carey
Dopo aver vendicato la morte della moglie, Imriel è libero di tornare a casa, dove lui e Sidonie rendono finalmente pubblica la loro relazione. La regina Ysandre, però, non può permettere che la delfina di Terre D'Ange si fidanzi col figlio della famigerata Mélisande Shahrizai, la donna che per ben due volte aveva cercato d'impadronirsi del regno e che poi era svanita nel nulla. Perciò, come segno della propria fedeltà, Imriel dovrà consegnare la traditrice alla giustizia, altrimenti Sidonie sarà diseredata. Grazie ai suoi legami con la Gilda Invisibile - una setta segreta ramificata in tutto il mondo - il giovane riesce a scoprire il nascondiglio della madre, ma proprio quando si prepara a partire, giunge a corte Astegal, l'ambizioso principe di Cartagine. Con un subdolo incantesimo, Astegal assoggetta al suo volere tutti gli abitanti di Terre D'Ange, compresa Sidonie, che accetta persino di sposarlo. Essendo l'unico rimasto immune, il principe Imriel si trova quindi costretto a chiedere aiuto al solo uomo che possa spezzare il potentissimo sortilegio: Ptolemy Solon, governatore della remota isola di Cytherea, nonché amante di Mélisande Shahrizai.



Jacqueline Carey
è nata nel 1964. Dopo essersi laureata in Psicologia e in Letteratura inglese presso il Lake Forest College, ha viaggiato a lungo e, successivamente, ha deciso di diventare una scrittrice, pubblicando numerosi racconti, varie opere di saggistica e infine la trilogia di romanzi incentrata su Phèdre - Il dardo e la rosa (Nord, 2005), La prescelta e l’erede (Nord, 2006) e La maschera e le tenebre (Nord, 2007)-, che ha suscitato l’entusiasmo del pubblico e della critica americani, tanto da rimanere nella classifica del New York Times per più di un mese. Dopo Il principe e il peccato e Il trono e la stirpe (Nord, 2009) Il sangue e il traditore (Nord, 2010) e La Sposa e la vendetta proseguono la nuova saga ambientata nel magico regno di Terre D’Ange.

lunedì 30 gennaio 2012

Looking for books (15)


Buonasera! Torna Looking for books, la vostra vetrina sui libri scovati dalla sottoscritta durante il  giro abituale del sabato pomeriggio alla Feltrinelli-sì, lo scrivo ogni santa volta! XD- . In questa puntata ho incluso tre autori molto noti ma di cui non conoscevo le pubblicazioni inserite nella rubrica: Giuseppina Torregrossa, David Nicholls e Haruki Murakami. Tre sono i romanzi che sanno di etnicità: Marocco, romanzo, L'ultimo quarto di luna e Il ladro del silenzio. Interessantissimi, a parer mio, La stagione delle cattive madri, Mildred Pierce e The Help. E, per finire, un giallo tutto al femminile -e per giunta italiano!- Giallo ciliegia di Gabriella Genisi! 



L'assaggiatrice - Giuseppina Torregrossa
Gaetano, il marito, sparisce all'improvviso. Anciluzza, la moglie, resta a Tummìna con due picciriddre a carico. Da matura casalinga laureata, Anciluzza si fa commerciante suo malgrado, e per guadagnarsi la vita apre una putìa di prodotti tipici siciliani. Nel retrobottega la donna cuoce zuppa di pesce, impasta cassatelle di ricotta, addensa biancomangiare alle mandorle, frigge melanzane per la caponata, conza cubetti di zucca in agrodolce, e ama. Senza risparmio. La putìa di Anciluzza accoglie corpi e li sfama, in ogni senso. Così, davanti e dietro al suo bancone, l'appassionata commerciante troverà il gusto dell'amore gioioso e fugace, e quello della carne morbida e felice di sé.
Anno: 2010
Editore: Rubbettino
Prezzo:€ 16,00
Pagine: 178


Le domande di Brian - David Nicholls
1985, Brian è arrivato al primo anno di università con una grande sete di conoscenza e una grande ambizione: partecipare al quiz televisivo University Challenge. Nella sua squadra c’è anche la bellissima Alice e il ragazzo capisce che l’unico modo per conquistarla è conoscere tutte le risposte, e soprattutto vincere sempre “Le domande di Brian” è l’esordio letterario di David Nicholls, trasposto al cinema nel film “Il quiz dell’amore”. Dopo il clamoroso successo di “Un giorno”, da mesi in vetta alle classifiche europee e americane, Nicholls è ormai riconosciuto come uno dei grandi talenti del romanzo inglese contemporaneo.

Anno: 2011
Editore: Beat
Prezzo:€ 9,00
Pagine: 398




Anime alla deriva - Mason Richard
Il sole sta tramontando su un mare in tempesta, e James Farrell lo osserva da una finestra di Seton Castle, la residenza in Cornovaglia che, per piú di quarant'anni, ha condiviso con sua moglie Sarah. Ma Sarah è morta, ed è stato James ad ammazzarla, appena ventiquattr'ore prima. Perché? Perché un uomo pacifico ha ucciso la sua compagna, dopo mezzo secolo di felice convivenza? Le risposte non sono facili da affrontare, ma James sa di doverlo fare, e sa che, per farlo, deve ricostruire il proprio passato: deve tornare all'epoca in cui, rampollo dell'alta società londinese, aveva conosciuto Ella, la cugina di Sarah, e l'aveva amata appassionatamente, contro tutti e contro tutto.
Anno: 2005
Editore: Einaudi 
Pagine: 256
Prezzo: € 13,00


Marocco, romanzo - Tahar Ben Jelloun
Il viaggio inizia da Tangeri, la città amata dalla Beat Generation, da Paul Bowles e Jean Genet. Poi vengono le città piú note all’Occidente, Casablanca e Marrakech, mete occidentalizzate del turismo di massa; dalle antiche capitali imperiali, Tétouan e Fès, si giunge fino ai villaggi sperduti, indugiando sul fascino del deserto e del Rif. Ogni luogo è per Ben Jelloun l’occasione di un ricordo, di un racconto; ed è anche l’appiglio per affrontare grandi temi: la condizione femminile, l’analfabetismo, il terrorismo, la spiritualità intensa e profonda che contraddistingue le abitudini quotidiane della popolazione. Il volume si chiude con due lettere: una a un simbolico giovane marocchino e che auspica un futuro migliore, l’altra a Delacroix, che nei suoi disegni riuscí a trovare il segno e le tracce dell’essenza piú autentica del Marocco.
Anno: 2010
Editore: Einaudi
Pagine: 250
Prezzo: € 22,00


La stagione delle cattive madri - Meg Wolitzer
New York. Amy ha quarant'anni e come ogni giorno è pronta per la sua densa giornata di impegni: svegliare il figlio, preparare la merenda, accompagnarlo a scuola e alle lezioni di pianoforte. La vita da avvocato rampante è lontana anni luce ormai, così come l'ebbrezza che le dava battere gli avversari in aula. Tutto ora le pare così piatto e prevedibile. Anche per Jill il lavoro da sceneggiatrice è solo un remoto ricordo... La sua fervida immaginazione, che l'aveva resa una delle giovani promesse del cinema, ora le serve semplicemente per cercare di capire sua figlia. E con scarsi risultati. Anche Roberta e Karen riescono a usare le loro capacità artistiche e matematiche solo per costruire burattini per recite scolastiche e per calcolare l'importo della spesa al supermercato. Il mondo delle gallerie d'arte e dell'alta finanza non è più il loro ambiente naturale. Ma darebbero qualsiasi cosa per tornare a quei giorni. Amy, Jill, Roberta e Karen: quattro amiche inseparabili, quattro madri a tempo pieno, brave, buone, impeccabili. Fino a questo momento. Perché adesso è venuto il tempo di dire basta. Il lungo sonno è finito: i figli sono cresciuti, non hanno più bisogno della loro costante presenza. È giunta la stagione che aspettano da anni. È tempo di riprendere in mano la loro esistenza, costi quel che costi, e trovare il coraggio di guardare oltre i cancelli della scuola dei loro bambini...
Editore Garzanti 
Anno: 2011
Pagine: 378
Prezzo: € 11,90


The Help - Kathryn Stockett
«Mi è capitato davvero di rado di leggere un romanzo come questo. In “The Help” ci sono tutte le caratteristiche che ho sempre sognato di trovare in un libro: una scrittura formidabile, una capacità non comune di raccontare una storia con calore e passione e dei personaggi indimenticabili. Le tre indomite protagoniste sono davvero tutte noi. La loro forza, il loro coraggio e la loro dignità ci fanno commuovere e divertire e vorremmo nella vita vera poterle incontrare almeno una volta, perché le sentiamo fin da subito nostre amiche. Soprattutto di questi tempi, considero “The Help” un libro importante, con una forte tensione morale, autentico, brillante e con un grande cuore.» (Joy Terekiev)
Anno: 2012
Editore: Mondadori 
Pagine: 528
Prezzo: € 18,00


L'ultimo quarto di luna - Chi Zijian
Una donna racconta della sua famiglia, della sua gente. Racconta di un popolo che viveva sulla riva destra dell’Argun, fra la Cina mongola e la Russia. Lo chiamavano “il popolo delle renne”, viveva di pastorizia e di commercio di pellame. La donna che racconta ha novant’anni, è figlia di un capo tribù, cognata di uno sciamano, dai suoi boschi ha assistito all’arrivo dei giapponesi, è sopravvissuta alla guerra, ha visto i figli e i nipoti trasferirsi nelle città costruite per loro nella repubblica cinese. Alcuni si sono adattati, altri no: lei ha deciso di andare a morire nei boschi che le appartengono. Ma prima vuole consegnare la sua storia ai pochi che continuano a vivere come nomadi, al vento,al cielo, perché non si perda del tutto in un mondo che non sa più vivere con la natura.

Anno: 2011
Editore: Corbaccio 
Pagine: 301
Prezzo: € 18,60


Il ladro del silenzio - Rawi Hage
Montreal. L’inverno stringe in una morsa tutta la città. Tra cumuli di neve e strade ghiacciate, un giovane ladro si aggira senza pace. Insinuarsi nelle calde case piene di luce, forzarne le serrature, strisciare nei vicoli bui prima che sia troppo tardi, vivere di espedienti. Questa è la sua vita adesso. Ma c’è stato un tempo in cui la sua pelle era riscaldata dal tepore delle notti libanesi e nelle sue orecchie risuonava la risata innocente e cristallina della sua amatissima sorella. Un tempo di gioia, ma anche di guerriglia e di violenza. Una violenza che ha completamente stravolto la sua esistenza, che l’ha macchiata di una colpa che non riesce a cancellare. Una colpa inconfessabile che l’ha costretto a rifugiarsi in Canada, prigioniero della sua fredda disperazione. Ma una speranza c’è ancora. E ha gli occhi vellutati e i capelli neri e lunghi di Shahran, la splendida ballerina iraniana. Fin dalla prima volta in cui l’ha vista volteggiare in una sfrenata e coloratissima danza gitana, il ragazzo ha capito di volerla amare e proteggere per sempre. Solo lui può liberarla dal peso terribile e oscuro che porta nel cuore e che le impedisce di dimenticare quella cella angusta e sporca di Teheran. E l’aguzzino che lì dentro l’aspettava ogni giorno. Il riscatto è possibile. Insieme, forse, possono sopravvivere al loro passato…
Anno: 2011
Editore: Garzanti 
Pagine: 350
Prezzo: € 18,60


Giallo ciliegia. La nuova inchiesta della commissaria Lolì - Genisi M. Gabriella
Una protagonista fuori dal comune combattuta tra il senso del dovere e la voglia di sedurre. Lolita Lobosco, trentasei anni, commissario della Questura di Bari, sezione omicidi: sempre sul filo del rasoio, sia sul lavoro sia nelle passioni e nei dolori della sua complicata vita sentimentale. Politicamente scorretta, ma con un grande cuore. Nella torrida estate dei Mondiali 2010, nella Bari vecchia di Antonio Cassano, Lolita indaga sulla scomparsa di un ragazzo, muovendosi nel sottobosco di network e chat.
Anno: 2011
Editore: Sonzogno 
Pagine: 224
Prezzo: € 16,00




Salici ciechi e la donna addormentata - Haruki Murakami
Un dettaglio banale o un caso fortuito può far precipitare i protagonisti di queste storie in una misteriosa malinconia, come se in un gesto imprevisto indovinassero il lato oscuro, o forse magico, che la quotidianità nasconde. Alcuni, come il protagonista del Settimo uomo, cercano di superare, dopo molti anni, la perdita del loro migliore amico, altri sentono il bisogno di attraversare il giardino zoologico nei giorni in cui soffia un forte vento. Preparare da mangiare può essere una scusa perfetta per ignorare i problemi degli altri, come nell’Anno degli spaghetti; ma a volte è la dura realtà quella che si impone, è il caso della madre che in Hanalai Bay va a riprendersi il corpo del figlio surfista morto per l’attacco di uno squalo. Maestro nella creazione di atmosfere, Murakami introduce in queste storie non solo elementi fantastici e onirici, nei quali miscela con calcolata ambiguità il sonno e la veglia; ma, soprattutto, dà vita a personaggi indimenticabili, messi di fronte al dolore, all’amore, alla sessualità, vinti dalla bellezza o bisognosi di affetto e che nella loro vulnerabilità riconosciamo come nostri simili, nostri contemporanei.
Anno: 2010
Editore: Einaudi 
Pagine: 380
Prezzo: € 22,00


Mildred Pierce - Cain James M.
Nel 1941, subito dopo essersi affermato, il noir rivolse le sue armi contro se stesso – con questo libro, che alla ferocia del genere assomma quella, anche più implacabile, del mélo. Fino alla sua uscita, le dark lady di innumerevoli romanzi (e di altrettanti film) usavano la seduzione per condurre qualsiasi maschio capitasse loro a tiro a forme di distruzione spesso molto peggiori della morte. Ma qui Cain – che di quelle storie aveva già scritto uno degli archetipi più potenti e imitati, Il postino suona sempre due volte – va molto oltre. Con le sue letali sorelle Mildred Pierce ha in comune il carattere, la capacità di andare dritta allo scopo – peraltro rispettabile, e cioè raggiungere un qualche benessere, nell’America della Grande Depressione – e un fondato scetticismo nei confronti del genere maschile. Sul quale infatti trionfa, salendo uno alla volta tutti i gradini di un successo insperato, per una casalinga californiana malamente abbandonata dal marito. E in effetti niente sembrerebbe poter fermare l’ascesa di Mildred: niente, se non la sua immagine rovesciata, sua figlia Deva, la creatura forse più demoniaca di tutta la narrativa nera.
Anno: 2011
Editore: Adelphi
Pagine: 304
Prezzo: € 12,00

sabato 28 gennaio 2012

By the Keyhole (10) Il deserto dei Tartari

By the Keyhole (7) 1984

Buonasera e bentornati a By the keyhole..., la nostra rubrica mensile dedicata ai classici! Quello di questa puntata è italiano, scelto appositamente perché oggi è l'anniversario di morte dell'autore. Qualcuno lo avrà studiato a scuola, altri, forse, lo conosceranno di nome ma non hanno mai letto nulla di suo. E allora ne parliamo su Dusty pages, cercando di incuriosirvi verso quella che è una snervante opera letteraria. Snervante, proprio così! E ora capirete perché. 
Giovanni Drogo, appena nominato ufficiale, parte una mattina di settembre per raggiungere la Fortezza Bastiani. Questa si trova al confine, in una zona arida e isolata, davanti a cui si stende un deserto. Non sabbioso, ovviamente, ma roccioso. Una leggenda gravita su questo luogo: tutti, infatti, attendono l'avvento di qualcosa dal deserto. Un esercito, la guerra, forse i Tartari, che dicono debbano arrivare proprio da laggiù, in quel posto dimenticato da Dio. E la fortezza, bianca, sinistra e ammaliante, sembra avere un potere ipnotico:   è impossibile fuggirne. Drogo, ovviamente, spera di andar via da lì il prima possibile. Ma i suoi piani non andranno esattamente come crede...
Avete ricostruito le parole chiave? Stiamo proprio parlando di...


Il deserto dei Tartari


Il deserto dei tartariIn una fortezza ai limiti del deserto una guarnigione aspetta l'arrivo dei Tartari invasori. Ma sarà una lunghissima, vana, logorante attesa.











Chi è l'autore?
Dino Buzzati Traverso (San Pellegrino, Belluno, 16 ottobre 1906 - Milano, 28 gennaio 1972) è stato un famoso scrittore, giornalista e pittore italiano. Buzzati crebbe in una famiglia tradizionale; la mamma era veneziana, il padre di antica famiglia bellunese, ma vivevano a Milano, dove il giovane Dino frequenterà il ginnasio Parini e poi la facoltà di Giurisprudenza (per assecondare i desideri del padre che lo vedeva futuro avvocato). Secondo di quattro fratelli, amava molto la musica, il disegno e la montagna, che costituiranno elementi fondamentali del poliedrico talento dell'artista. Nel 1928 appena prima di terminare gli studi di univeristari entra come praticante al Corriere della Sera, del quale diverrà in seguito redattore. Sempre nello stesso anno si laurea in giurisprudenza con una tesi dal titolo La natura giuridica del Concordato Nel 1933 esce il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne; due anni dopo esce il romanzo Il segreto del Bosco Vecchio. Mentre è del 1940 quello che probabilmente è il suo più grande successo, Il deserto dei Tartari, da cui nel 1976 Valerio Zurlini trae il film omonimo. Fu un autore molto realistico che affrontava la gente con i temi della solitudine e dell'angoscia. Morì di cancro a Belluno il 28 gennaio 1972. 


Il deserto dei Tartari è una lunga, lenta, agonia. E questo non lo dico -lungi da me!- per scoraggiarvi, ma perché, se non fosse così, questo romanzo non avrebbe motivo di esistere. Metafora della routine della vita, della ricerca estenuante di obiettivi irraggiungibili e del modo in cui sprechiamo il poco tempo che abbiamo a disposizione, Il deserto dei Tartari vi irriterà, vi deprimerà, vi angoscerà e, molto probabilmente, vi farà riflettere. C'è un tema, infatti, in questo romanzo, che mi è capitato più volte di incontrare anche nella vita quotidiana: il desiderio di immortalità. Non nel senso letterale, come nel caso de Il ritratto di Dorian Gray -di cui abbiamo parlato la volta scorsa-, ma della voglia di fama, di distinguerci dalla massa e di sentirci un po' speciali. Drogo desidera questo per sé: la guerra, la gloria, l'occasione di trasformare la sua vita in qualcosa di straordinario. I Tartari prima o poi arriveranno, e lui sarà lì, a combattere strenuamente, perdendo magari una gamba, ma diventando un eroe. La sua è la speranza di tutta una vita. Dimenticherà la ragazza con cui avrebbe potuto sposarsi, la madre, l'allegra vita di paese. Esiste solo la fortezza -dove i soldati perdono l'umanità, diventando meri manichini che impartiscono ed eseguono ordini, secondo la dura e impietosa legge della fortezza stessa- e quell’ ossessione. Ed è lei, la fortezza, assieme  al paesaggio logorante, a fare da protagonista. Entrambi sembrano esercitare una forza attrattiva verso coloro che vi vivono, sembrano instillare grandi ambizioni e una lucida follia. Non è infatti Drogo l’unica vittima di questo incantesimo: Ortiz, il sergente Tronk, Lagorio e l’intero commando mettono radici in quel posto asettico, attendendo fino alla fine dei propri giorni. I capitoli del libro sono lenti, le scelte del protagonista illogiche. Chi sarebbe tanto pazzo da decidere volontariamente di trascorrere il resto della propria vita in un posto isolato, attendendo una guerra che non arriverà mai?
E’ però il finale quello che dà la stoccata ultima ad una storia che non comprendiamo, o forse magari sì, anche fin troppo: la beffa, il paradosso, l’umiliazione di non essere arrivati in tempo, di non poter godere di ciò per cui si è sacrificata la vita, mentre altri –giovani e ignari- raccoglieranno ingiustamente il frutto di anni di pene. Ovviamente non vi dirò nulla di più sulla fine, ma sappiate che è stata quella che mi ha quasi portato a strappare il libro o a buttarlo dalla finestra.
Perché allora parlare de Il deserto dei Tartari?
Vedete, ci sono libri che non sempre devono farti piacere. Ti pruderanno talmente tanto che li odierai, perché ti dicono troppo rudemente verità che non vorresti mai sentirti raccontare. Il deserto dei Tartari fa questo: ti spinge a chiederti a cosa stai dedicando la tua vita. Un ideale effimero, un sogno troppo lontano per cui si dimentica di vivere il presente, la carriera o il denaro che nulla sanno delle gioie dell’amore: è facile sprecare la giovinezza, si crede sempre che ci sia tempo. E gli altri sono sempre lì, pronti a fregarti, a scavalcarti... ma allora, per cosa vivere?

Il brano.
Ho scelto un brano molto breve. Drogo, in una sera tranquilla in cui fa la guardia alla fortezza assieme al sergente Tronk, pensa alla sua vita in quel posto sperduto. E non gli dispiace, credendo che per ora conti far carriera. E' giovane e ha tutta la vita davanti, in fondo...


Attento, Giovanni Drogo!

Per la prima volta Drogo montava di guardia alla quarta ridotta.

Appena uscito all'aperto, egli guardò le rupi incombenti a destra, tutte incrostate di ghiaccio e risplendenti sotto la luna. Folate di ventocominciavano a trasportare attraverso il cielo piccole nuvole bianche escuotevano il mantello di Drogo, il mantello nuovo che significava per luitante cose.
Immobile egli fissava le barriere di rupi dirimpetto, le impenetrabililontananze del nord, e le ali del mantello crepitavano come bandiera,drappeggiandosi tempestosamente. Drogo sentiva di avere quella notte unafiera e militaresca bellezza, diritto sul ciglio della terrazza, con losplendido mantello agitato dal vento. Vicino a lui Tronk, infagottato in unlargo pastrano, non sembrava neppure un soldato.
"Dica un po' Tronk" chiese Giovanni con finta aria preoccupata. "E' una mia impressione o la luna questa notte è molto più larga del solito?"
"Non credo, signor tenente" disse Tronk. "Qui alla Fortezza fa sempre quest'impressione."
Le voci risuonavano grandemente, come se l'aria fosse di vetro.Tronk, visto che il tenente non aveva da dirgli altre cose, se n'andò lungo ilciglio della terrazza, per il suo perenne bisogno di controllare il servizio.

Drogo rimase solo e si sentì praticamente felice. Assaporava conorgoglio la sua determinazione di restare, l'amaro gusto di lasciare le piccole sicure gioie per un grande bene a lunga e incerta scadenza (e forse c'era sotto il consolante pensiero che avrebbe sempre fatto in tempo a partire).
Un presentimento – o era solo speranza? – di cose nobili e grandi lo aveva fatto rimanere lassù, ma poteva anche essere soltanto un rinvio, nulla in fondo restava pregiudicato. Egli aveva tanto tempo davanti. Tutto il buono della vita pareva aspettarlo. Che bisogno c'era di affannarsi? Anche le donne, amabili e straniere creature, le prevedeva come una felicità sicura, a lui formalmente promessa dal normale ordine nella vita.Quanto tempo davanti! Lunghissimo gli pareva anche un solo anno egli anni buoni erano appena cominciati; sembravano formare una serie lunghissima, di cui era impossibile scorgere il fondo, un tesoro ancora intatto e così grande da potersi annoiare. Nessuno c'era che gli dicesse: "Attento, Giovanni Drogo!". La vita gli appariva inesauribile, ostinata illusione, benché la giovinezza fosse già cominciata a sfiorire. Ma Drogo non conosceva il tempo. Anche se avesse avuto dinanzi a sé una giovinezza di cento e cento anni come gli dei, anche questo sarebbe statauna povera cosa. E lui aveva invece disponibile una semplice e normale vita, una piccola giovinezza umana, avaro dono, che le dita delle mani bastavano a contare e si sarebbe dissolto prima ancora di farsi conoscere.Quanto tempo dinanzi, pensava. Eppure esistevano uomini – aveva sentito dire – che a un certo punto (strano a dirsi) si mettevano ad aspettare la morte, questa cosa nota ed assurda che non lo poteva riguardare. Drogo sorrideva, pensandoci, e intanto, sollecitato dal freddo, si era messo a camminare.


Filmografia.
E' del 1976 il film di Valerio Zurlini, con Vittorio Gassman, Jacques Perrin e le musiche di Ennio Morricone.

Anteprima: Tanit.La bambina nera di Lara Manni

Avevamo svelato la data dell'uscita e la copertina qualche giorno fa, ma finalmente è disponibile anche la sinossi: Tanit, capitolo finale della trilogia di Lara Manni -che, come abbiamo detto, uscirà con Fazi il 17 febbraio a 18.50 euro- ha come sottotitolo "la bambina nera". Si tratta infatti della figlia della terribile dea Axieros, già conosciuta in Esbat e Sopdet, che conferisce quasi una vena apocalittica al romanzo, ambientato agli albori della crisi economica che più che mai stiamo avvertendo in questo periodo. Ritornano anche i protagonisti dei libri precedenti: Ivy prima di tutto, la ragazzina dai capelli quasi bianchi col potere di rendere reale ciò che disegna; Hyotsuki, il demone di cui Ivy è innamorata, perfetto e immutabile; Yobay, l'antagonista, nato uomo ma divenuto demone. Verranno anche introdotti nuovi personaggi: fondamentali saranno Nadia e Brizio, falsari d'opere d'arte che saranno determinanti per la storia. Scenario, infine, della storia: l'eterna Roma. 



Tanit conclude la trilogia fantastica iniziata nel 2009 con Esbat e proseguita nel 2011 con Sopdet: una trilogia che unisce le leggende orientali ai miti mediterranei della Grande Madre, e li innesta nel racconto della contemporaneità. Stavolta, è lo smarrimento degli uomini alle prese con le bancarotte mondiali e la povertà imminente a fare da cornice a un evento fatale: una nascita divina che segnerà la fine dei tempi. 

Italia, 2008. In un paese dove inizia a colpire la grande crisi economica, fa la sua comparsa Axieros, l'oscura dea che ha tramato affinché mondi separati venissero in contatto. Cerca una donna umana piena di rabbia e odio, che possa partorire sua figlia Tanit, la bambina nera destinata a essere fatale per il genere umano. Sul cammino di morte che Axieros sta disegnando si incontreranno due demoni: Hyoutsuki, in cerca del suo destino, e Yobai, in cerca della vendetta. Ma sulla stessa strada cammina anche Ivy, che ha il potere di far diventare reale ciò che disegna e che rappresenta un pericolo per tutti: per la dea, per i demoni, per una coppia misteriosa che ha il compito di riequilibrare i due mondi. Solo Ivy può compiere la scelta definitiva: ma a un prezzo che forse non è disposta a pagare.

Lara Manni è nata e vive a Roma, dove traffica tra librerie e biblioteche. Dal 2006 scrive fan fiction su Efp con lo pseudonimo di Rosencrantz. Nel 2009 ha pubblicato il romanzo Esbat con Feltrinelli e nel febbraio 2011 Sopdet con Fazi Editore. Gestisce uno dei blog più seguiti in Italia: laramanni.wordpress.com



tanit


In occasione di quest'uscita -che attendo con molta ansia- la Fazi ha organizzato un contest molto particolare: 


Leggi gratuitamente il secondo capitolo di Tanit e libera la tua fantasia! La fan art, il fan video o la fanfiction più originale, a insindacabile giudizio della casa editrice,  riceverà in regalo da Lara Manni un racconto personalizzato! Desideri una storia horror? O preferisci un’ambientazione dove il soprannaturale è appena accennato? Vuoi un lieto fine o un dramma? E con quali personaggi? Per la prima volta, sarai tu a chiedere e commissionare, e l’autrice a eseguire.
Il vincitore o la vincitrice potrà inviare all’indirizzo lain@fazieditore.it gli ingredienti della storia che vorrebbe ricevere e Lara Manni si metterà al lavoro solo per lui/lei.
Partecipa! Hai tempo fino al 17 febbraio
Invia i tuoi lavori a: lain@fazieditore.it
Specifiche:
1) Le fan fiction non dovranno superare i 2000 caratteri spazi inclusi
2) Le fan art dovranno essere inviate in formato jpg, gif, png o tif
3) I fan video dovranno essere caricati in precedenza e dovrà essere mandato il link al video

Cosa ne pensate? :)

Anteprima: La donna che mi insegnò il respiro di Ayad Akhtar

La donna che mi insegnò il repiro di Ayad Akhtar, storia di bigottismo e religione, uscirà il 31 gennaio per Mondadori al prezzo di 18.00 euro. Il fondamentalismo musulmano, fulcro di questo libro, si riassume nella frase pronunciata dalla madre del protagonista, Hayat: "quando una donna musulmana è troppo intelligente, ne paga il prezzo in abusi". Ed è lo stesso Hayat a farsi carnefice di Mina -conosciuta durante l'infanzia- donna sensuale, divorziata e madre, rea di essersi innamorata di un uomo ebreo, Nathan. Per costui, convertirsi non servirà a farsi accettare dalla comunità musulmana poiché, come dice, "non importa ciò che cerchiamo di essere... rimarremo sempre ebrei". Il finale non può essere felice perché, forse, le ideologie e le convenzioni socio-religiose sono più forti, e perché le difficoltà dell'adolescenza ci spingono verso rifugi apparentemente sicuri che, pur di non abbandonare, condannano innocenti a destini terribili.

 (Non vi ricorda un po' Espiazione di McEawan?)




Hayat Shah, giovane musulmano cresciuto nella provincia americana, ricorda il periodo della sua adolescenza legato alla figura di Mina, una pakistana amica di sua madre venuta a vivere con loro negli Usa dopo un doloroso divorzio nel suo Paese. Hayat è rimasto immediatamente colpito dal fascino discreto di quella donna, dalla sua religiosità profonda ma non fanatica. E anche, senza averne immediata coscienza, dalla sua sensualità. I guai iniziano quando Mina si innamora di un ebreo, Nathan, e quando questi per amore si converte all’Islam. Non sarà tanto la dura reazione della comunità musulmana a impedire il loro matrimonio, ma l’intervento di Hayat, che ha trovato nel fondamentalismo religioso uno sfogo alle sue complesse e totalizzanti pulsioni adolescenziali. Le conseguenze del suo comportamento saranno catastrofi che per tutti quelli a cui è più affezionato. Se ne renderà conto solo anni dopo, incontrando casualmente Nathan e venendo a conoscenza della triste fi ne di Mina. Solo in quel momento, nel semplice atto di scusarsi per il male compiuto, Hayat diventa finalmente adulto. 


 AYAD AKHTAR (Milwaukee, Usa, 1970) 
è nato in una famiglia di immigrati pakistani. Ha studiato teatro alla Brown University (lavorando poi in Europa con il grande maestro del “teatro povero” Jerzy Grotowski) e cinema alla Columbia University, realizzando dei corto e medio metraggi vincitori di numerosi premi. Ha recitato e collaborato alla sceneggiatura di “The War Within”, film indipendente su un terrorista islamico che ha debuttato con notevole successo al Toronto Film Festival nel 2005. American Dervish è il suo primo romanzo.

venerdì 27 gennaio 2012

Il tempio degli Otaku: quarantasettesimo appuntamento “Arakawa Under the Bridge". Buon compleanno alla rubrica!


A cura di Surymae Rossweisse


Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Prima di parlare dell'opera di oggi, vorrei fare presente una cosa: questa settimana la rubrica compie un anno! Onestamente all'epoca non lo credevo minimamente possibile, quindi devo assolutamente ringraziare Malitia per concedermi lo spazio [N.d.M: prego ^.^] ma soprattutto voi, che tutte le settimane leggete le mie elucubrazioni a tema – anche se non lasciate molto segno della vostra presenza. A ripensarci ne abbiamo viste di opere, eh? Manga o anime, più o meno recenti; che hanno fatto la storia o che, al contrario, ormai conosciamo solo noi; per maschietti o femminucce; drammatiche (tanto) o, qualche volta, leggere e divertenti.
A proposito di divertenti... ecco, l'anime di questa settimana è così. Lo so, è strano; pensate, è pure recente! E' stato trasmesso per la prima volta nel 2010, ne è stata fatta una seconda stagione, e i dannati nipponici stanno pure lavorando ad un adattamento in carne ed ossa (in gergo, live action). Insomma, sta vivendo un bel periodo, almeno in patria... non altrettanto in Italia, però: nessuna casa editrice si è fatta avanti per il manga – ancora in corso – idem per quanto riguarda l'anime. Un peccato, perché pur non essendo un capolavoro è senza dubbio un'opera carina. Adesso, però, avete due strade: la prima è cercarvi i fansub (ossia i sottotitoli fatti da fan), e la seconda è leggere questa recensione. Ecco a voi, perciò, l'anime “Arakawa Under the Bridge”. Buona lettura (e visione)!

Non essere mai in debito con nessuno”. Questo è il motto dell'Ichinomiya, grandissima azienda a conduzione familiare. Il protagonista è Kou, figlio del magnate dell'impresa. Siccome un giorno spetterà a lui assumere la guida della compagnia, per tutta la sua vita ha sempre osservato fervidamente l'adagio di casa. Ma, si dice, la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni. Per colpa di uno scherzo degenerato, infatti, il giovane rischia di annegare e viene salvato da una ragazza, Nino, che abita tra le rive del fiume Arakawa. Per quanto la situazione sia drammatica è comunque un'infrazione al comandamento, e per questo il nostro è disposto a tutto per sdebitarsi. All'apparenza Nino non sembra avere niente che desideri. Sollecitata da Kou, però, arriva ad una decisione: vorrebbe che quest'ultimo diventasse il suo fidanzato.
Il ragazzo accetta volentieri, tanta è l'urgenza di riparare al danno. A mente fredda, però, i nodi vengono al pettine: tanto per cominciare dovrà lasciare la sua comoda vita alle spalle per trasferirsi sotto al ponte. Dopodiché dovrà fare la conoscenza con gli altri abitanti del fiume, compito piuttosto difficile perché si tratta di gente quantomeno eccentrica, per non dir di peggio. Tanto per farvi qualche esempio: il “sindaco” è un kappa che dà nomi strani a tutti quelli che vivono sotto il ponte; il “cappellano” è un omaccione con un passato di veterano di guerra, si fa chiamare Sister e distribuisce - tra una minaccia e l'altra - dolcetti a tutti; un compassato uomo d'affari ha abbandonato moglie e figli solamente per tracciare linee bianche su cui camminare; la stessa Nino, poi, crede di venire dal pianeta Venere. Sdebitarsi è quindi un compito più complesso del previsto per il nostro Kou...

Voglio evitarvi subito false speranze: in realtà, “Arakawa Under the Bridge” non ha una trama. Quello lì sopra è soltanto l'antefatto, ma a dirla tutta l'anime è costituito solo ed esclusivamente dalla routine sotto il ponte Arakawa, e gli sforzi di Kou per abituarcisi. Se per caso qualcuno decidesse di guardare gli episodi secondo un diverso ordine non succederebbe niente, a parte forse per gli ultimi. E a proposito di episodi, questi hanno una struttura particolare: non sono un unico blocco narrativo, ma diversi, a volte collegati ed a volte – con conseguente smarrimento dello spettatore – no. E' senza dubbio una struttura originale, a cui è facile abituarsi, e che in fondo nemmeno dispiace: così la storia non è pesante, ed anche se il primo blocco non piacesse si può sempre sperare nel secondo. L'unico difetto è che così, però, altro non si fa che porre l'accento sulla mancanza di trama.
Ora, non credo di rivelarvi chissà cosa dicendovi che in realtà il fulcro di “Arakawa Under the Bridge” sono le gag. Ma questo non significa poter sacrificare impunemente quel poco di trama che c'è, anche e soprattutto creando dei veri e propri buchi logici. Purtroppo, è quello che succede. Ad esempio: possibile che nessuno obietti alla decisione di Kou – rampollo, ricordiamolo, di una grande impresa – di cambiare così radicalmente vita? A dire il vero una risposta a questo quesito viene data, ma non fa altro che causare altre domande. Ma soprattutto: perché diavolo Nino vuole che il nostro diventi il suo fidanzato? Come scopriamo – con risultati esilaranti – nel corso della serie, lei nemmeno sa in cosa consista avere una relazione; e i corteggiatori non le mancano, come ad esempio l'agguerrito Hoshi. Quindi, perché scegliere proprio il primo che passa? Mistero. Peccato, perché su questo si fonda soltanto l'intera serie.
Ma in fondo – lo riconosco – queste sono pignolerie. Chi guarda la serie non vuole raffinate trame ricche di colpi di scena su cui scervellarsi; no, vuole le gag. E le avrà. Per carità, non aspettatevi raffinato humor inglese; ma, per fortuna, nemmeno qualcosa come i nostri cinepanettoni. L'ironia di “Arakawa...” sta nel mezzo: e, nella sua semplicità, funziona. I personaggi sono l'uno più folle dell'altro: vediamo così le loro piccole grandi manie e come queste si scontrino e si incontrino con quelle degli altri, e tutto per mezzo del povero Kou. Se con i primi episodi la cosa più divertente era vedere il precisino in mezzo a quella gabbia di matti, in seguito diventa vedere il suddetto precisino diventare matto tanto quanto gli altri. Chi va con lo zoppo, insomma, va a zoppicare...
...Un detto che potrebbe andare bene anche per definire la relazione del nostro con Nino. Anche lì, non aspettatevi una travolgente storia d'amore simil harmony, ma qualcosa di molto più terra terra: due persone diverse fra loro che piano piano cominciano ad appianare le differenze e a provare reciproci sentimenti, ovviamente il tutto con quel pizzico di follia tipico del fiume Arakawa. In generale, comunque, l'introspezione psicologica della serie è su livelli buoni: i personaggi saranno pure sciroccati, ma almeno sono coerenti nelle loro azioni. La maggiore sorpresa però la riservano i personaggi secondari, come ad esempio il lacchè/spasimante di Kou, Takai Terumasa, la piccola Stella (che risente un po' troppo dell'influenza di Sister), ecc. Niente che faccia gridare al miracolo, ma per una serie con queste premesse è già più che sufficiente.

Il comparto tecnico fa bene il suo sporco lavoro, a parte poche eccezioni. Il character design non è niente di eclatante, ma è funzionale quanto basta; la regia di Akiyuki Shinbo (che in seguito lavorerà sul più serioso “Madoka Magica”) invece è molto buona, così come la fotografia. Le musiche, invece, sono scialbe: d'accordo che ho visto la serie mesi fa, ma non me ne ricordo neanche una, non esattamente una cosa positiva. Ricordo, invece, il doppiaggio giapponese, questo sì in positivo...
 
...Insomma, “Arakawa Under the Bridge” non è un capolavoro. Ma sapete la cosa più divertente? Che non ha mai voluto esserlo! E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”











Buon compleanno al Tempio degli otaku!!!

E un grazie infinite a Surymae! :)

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