Scritto da Surymae Rosseweisse.
Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Anche oggi, come la scorsa settimana, parliamo di un'opera ultimamente sulla bocca di tutti, anche se
stavolta, per una volta tanto, si tratta di un anime. No, tranquilli: il caldo non
mi ha dato alla testa, anche se è vero che di solito i titoli mainstream
vengono allegramente snobbati su questa rubrica. Non per motivi arbitrari, per
carità, ma perché spesso non vale la pena sprecare tempo e spazio per parlare
di opere minori dal punto di vista della qualità a scapito di altre più valide
ma meno conosciute. Però, per fortuna, esistono le eccezioni, come “Fullmetal
Alchemist” e, appunto, l'anime che esploriamo oggi. Sulla bocca di tutti,
dicevo, e non è un'esagerazione: sono passati alcuni anni dalla sua creazione,
ma ancora oggi ha un buon seguito, per la popolarità dello studio che lo ha
prodotto ma soprattutto per la sua immediatezza, la sua scanzonata auto ironia
ed... ehm, la tamarraggine. Dite addio a quelle serie deprimenti e che si
prendono troppo sul serio: date un calcio alla ragione e fate spazio
all'impossibile, con “Sfondamento dei cieli Gurren Lagann”!
In un non ben precisato futuro
l'umanità è costretta a vivere in angusti villaggi sottoterra, senza mai poter
salire in superficie né poter comunicare con gli altri villaggi. In uno di
questi, Jiha, vive il giovane Simon, la cui “professione” è quella di scavare
per ingrandire la sua città. Non gli pesa la fatica, perché quello che conta è
il piacere di scavare, e di poter trovare ogni tanto degli oggetti interessanti
nascosti nella terra, come ad esempio un piccolo ciondolo a forma di trivella.
La sua passione non è condivisa
dagli altri suoi coetanei, che lo disprezzano e lo isolano: o meglio, tutti
tranne uno. Ad un ragazzo, Kamina, non sfugge l'abilità di Simon, e nemmeno il
fatto che così potrebbe realizzare il suo sogno: tornare nella superficie, dove
era stato insieme al padre quando era un bambino. Gli chiede così – nella sua
tipica maniera estroversa e spaccona – di entrare a far parte del suo gruppo,
la “Brigata Gurren” e di diventare suo fratello, seppure solo nello spirito.
Simon, anche se non troppo convinto, accetta.
Dopo alcuni piani finiti male la
fortuna gira dalla loro parte, con una serie di fortunate coincidenze. La prima
è che Simon, durante il lavoro, trova un robot nascosto nel sottosuolo, che
sembra attivarsi con la trivella menzionata prima. Mentre conduce suo fratello
dal macchinario, poi, il soffitto viene distrutto dall'arrivo di un gigantesco
robot, un Gunmen, e di una ragazza armata di fucile. Quest'ultima, Yoko, viene
in contatto proprio con Simon e Kamina.
A bordo del piccolo robot –
soprannominato in seguito Lagann – i tre combattono l'altro mostro, riuscendo
nel contempo a fuggire nella desiderata superfice. Tutto bene quel che finisce
bene, allora? Non proprio, perché gli stupefatti ragazzi scoprono che non è
tutto rose e fiori: i Gunmen come quello che hanno visto prima dettano legge, e
la resistenza degli umani come Yoko è praticamente futile. A differenza di
Simon, Kamina non si lascia scoraggiare: anzi, grazie a ciò trova ancora più
motivazioni per rimanere nella superficie. L'ex scavatore non può fare altro
che adeguarsi, e lottare come può con il suo Lagann...
Anche da un punto di vista superficiale
“Sfondamento dei cieli...” non passa inosservato, complice anche un reparto
tecnico ad hoc: del resto, è fatto apposta. Tutto, dall'estetica sino alla
storia in sé per sé, è fatto apposta per attirare l'attenzione degli ignari
spettatori, e più forza ci si impiega meglio è. Ad un primo sguardo, infatti,
notiamo una fotografia dai colori brillanti, robot dall'aspetto originale e
chiassoso, personaggi dal character design riconoscibile che amano gridare a
viva voce le loro mosse nei combattimenti ma sopratutto quello che provano e
credono. Il simbolo di questa attitudine “tamarra” è certamente Kamina, che in
sé racchiude tutto quello detto fino ad adesso. Senza dubbio è quello che
attira di più l'attenzione, al punto che non sono pochi quelli che lo scambiano
per protagonista. Come biasimarli? E' il più carismatico, il più caciarone
(anche se la sensibilità non gli manca), il più appariscente, e nella storia
ricopre un ruolo di primo piano, come ad esempio il rapporto speciale tra lui e
Simon.
Ma allo stesso modo in cui Gurren
Lagann non è solo tamarraggine, così il personaggio principale non è Kamina,
come chi andrà avanti nella serie avrà modo (spiacevole) di scoprire. Sarebbe
stato troppo facile: la sua struttura psicologica è lineare, il suo percorso
personale è già stato compiuto prima della storia, e per di più praticamente
impossibile da non farsi piacere. Moltissimi scrittori, sceneggiatori, ecc.
darebbero la firma per potere annoverare nel loro cast un personaggio così
semplice ma dannatamente funzionale. Però al mondo non esistono solo i Kamina:
non sono proprio abbondanti quelli sicuri di sé al 100%, che hanno deciso il
proprio posto nel mondo da tempo immemorabile e che hanno già capito quali sono
i sani valori per cui vale la pena lottare. Forse, ma solo forse, sono più
comuni quelli come Simon, che non capiscono il significato dell'espressione
“avere fiducia in sé stessi”, che pensano di essere inutili, che si spaventano
facilmente e quando le cose si mettono male hanno una voglia matta di scappare
via. Quindi che facciamo? Ce ne freghiamo e percorriamo la via facile con i
protagonisti simil-Kamina, vincenti e di sicuro appeal, oppure andiamo per una
strada più pericolosa mostrando un piccolo personaggio diventare mano a mano un
grande personaggio?
Per fortuna Gurren Lagann sceglie
la seconda opzione, andando ben oltre alla storia di “robottoni fighi pilotati
da personaggi fighi combattono – vincendo, naturalmente, e senza alcun
sacrificio! - altri robottoni fighi guidati da nemici (forse) altrettanto
fighi”. Com'è ovvio questi fattori non mancano, per non rendere troppo pesante
il tutto e farsi seguire con facilità anche dagli spettatori che hanno solo
voglia di passare il tempo, ma non sono il piatto principale. No: gli
ingredienti di Gurren Lagann sono quelli che abbiamo già mangiato tantissime
altre volte, ma che stanno bene su tutti le pietanze, e ci piacciono come la
prima volta.
Nella fattispecie l'amicizia,
l'amore, la forza di volontà, e più in generale l'introspezione psicologica.
Poteva mancare? Certo che no: altrimenti, credete che avrei fatto la
recensione? Poveri illusi! Parlando seriamente, in Gurren Lagann c'è un
parterre di tutto rispetto, e badate bene che non mi riferisco solo ai
sopraccitati Simon e Kamina. Ogni personaggio ha la sua storia da raccontare, e
il suo spazio personale. Non è scontato riuscire a far ricordare i nomi dei
personaggi secondari, soprattutto in un ambiente simil militaresco come quello
della Brigata Gurren, eppure a distanza di decine di puntate lo spettatore
riuscirà ancora a farcela, e persino a rimanerci male se accade loro qualcosa.
Significa che lasciano il segno: e sopratutto, che funzionano.
Lord Genome... a me fa paura (Nota di Malitia) |
Discorso simile
si può fare anche per i nemici, il che è veramente incredibile: ovviamente i
protagonisti hanno la parte maggiore di vetrina, ma non mancheranno le
eccezioni, come ad esempio Viral o il “big bad” Lord Genome. Ma poi
quest'ultimo sarà veramente cattivo...?
...Ehi, cosa sono quelle facce
deluse? Davvero credevate che vi avrei detto se Lord Genome era cattivo o meno?
Se vi dico tutto io, mica ve la guardate la serie dopo, e sarebbe un peccato.
Rimediate, gente, rimediate! Arrivederci alla prossima settimana, con “Il
tempio degli Otaku”!
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