venerdì 12 agosto 2011

Il tempio degli Otaku... Venticinquesimo appuntamento "Rozen Maiden"


Scritto da Surymae Rossweisse



Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi parliamo di un manga recente, che ha ottenuto un discreto successo in patria e all'estero – a suo tempo persino il primo ministro, Taro Aso, è stato pizzicato a leggerne un volume. Sarebbe stato strano altrimenti, visti i disegni e costumi che farebbero la gioia di qualunque amante della scena gothic, le citazioni a  un'opera immortale come “Alice nel paese delle meraviglie”, il suo continuo mischiare la realtà e la fantasia, con tanto di temi sempre di attualità come il fenomeno degli hikikomori una vera e propria emergenza sociale in Giappone costituita dal rifiuto di molti giovani di andare a scuola e uscire di casa, spesso causato da esperienze di bullismo – un'altra piaga del sistema scolastico nipponico.
Niente male, non trovate? Sì, e sarebbe ancora meglio se, per motivi ancora non del tutto chiariti, gli autori non fossero stati costretti a troncare il manga proprio al momento decisivo, con quello che definire finale è un eufemismo. In seguito si è cercato comunque di riparare al danno, facendo andare avanti la serie sia sotto forma di anime che con un altro manga. I lavori non sono ancora conclusi, quindi è ancora presto per darne un giudizio definitivo: ma questo non ci impedisce di parlare un po' della serie originale, finale permettendo. Questa settimana, quindi, trattiamo di “Rozen Maiden”, serie del gruppo di autori Peach-Pit.

Jun Sakurada è uno studente delle scuole medie: o meglio, lo sarebbe se solo andasse a scuola. A causa di un'imbarazzante esperienza vissuta precedentemente, infatti, si è completamente tappato in casa, diventando così uno dei tanti hikikomori. Come passa le giornate? Trattando male la sorella Nori, il cui unico peccato è preoccuparsi per lui, ed acquistando online oggetti dai poteri sovrannaturali che rispedisce puntualmente al mittente durante il periodo di prova per non doverli pagare.
Un giorno gli arriva una comunicazione che lo attesta come vincitore di un misterioso premio. Jun, pur non ricordandosi di aver mai fatto niente del genere, segue le istruzioni che gli vengono date. Una volta fatto tutto la lettera scompare, ma al suo posto appare una scatola contenente una bellissima bambola vestita in maniera vittoriana. Quando la carica, il nostro la vede stupefatto prendere vita e presentarsi come Shinku, quinta Rozen Maiden.
Questa serie, formata da sette bambole, non è costituita da giocattoli comuni. Dotate di vita propria, ciascuna di loro partecipa ad uno strano gioco, il “Gioco di Alice”. Lo scopo è diventare Alice, bambola di straordinaria bellezza e purezza, e poter così rivedere il proprio creatore. Per farlo, però, Shinku e le altre devono sconfiggersi a vicenda, sottraendosi la Rosa Mystica, ossia quella che dà loro l'energia necessaria a non renderle delle bambole come tutte le altre.
La Rosa Mystica si attiva soltanto con le energie di un essere umano, che diventa il “medium” della bambola attraverso un contratto. Shinku convince Jun a diventare il suo medium, trascinandolo così bel mezzo del gioco di Alice...

Vestiti vittoriani, bambole, Alice nel paese delle Meraviglie... tutte cose che ultimamente vanno piuttosto di moda, e spesso sfruttate per spingere avanti opere molto meno di qualità di quanto sembrino. Ad una prima impressione, anche Rozen Maiden potrebbe sembrare tra queste. Nei primi capitoli abbiamo infatti di fronte una serie derivativa, che non ha ancora deciso la propria identità e  dalla qualità piuttosto discontinua. I margini di miglioramento sono ben evidenti, e la voglia di vedere cosa succederà c'è sempre, ma non parliamo certo di un capolavoro. A dire il vero, complice  il finale mutilato, non ne parliamo mai; questo però non nega il fatto che nella sua seconda metà Rozen Maiden spicchi veramente il volo. Un ideale punto di rottura potrebbe essere l'arrivo, attorno al secondo/terzo volume, delle bambole gemelle Suiseiseki e Souseiseki. Prima di loro altre bambole erano comparse – oltre a Shinku anche l'infantile Hinaichigo e la complessa Suigintou – ma soltanto con loro capiamo la vera portata distruttiva del Gioco di Alice, e le conseguenze sugli umani intorno a loro. 

Diventare Alice significa far morire tutte le altre bambole, e questo significa anche dover perdere le proprie amiche, le proprie sorelle. Alcune di loro per questo motivo non vogliono combattere, anche se questo significa non rivedere più il padre: Shinku, ad esempio, pur combattendo non vuole sottrarre la Rosa Mystica all'avversaria. Al contrario Suigintou, la prima bambola della serie – e per questo imperfetta – è disposta a tutto pur di vincere il Gioco di Alice. Alla luce di tutto ciò, quindi, il gioco perde la sua aura “mistica” e diventa negativa: vale davvero la pena di diventare Alice se questo significa perdere tutte i propri affetti? Il padre, Rozen, ama veramente le sue bambole, o la sua ambizione è più potente dell'amore?
A rendere non facile il compito delle bambole c'è anche il rapporto con i loro medium. Tra loro non c'è solo uno scambio di energia, ma spesso anche un rapporto d'amicizia. Tuttavia questi legami possono essere più ostacoli che assi nella manica, perché possono essere sfruttati dalle altre bambole come pretesto per combattere, senza contare che non è certo che tale bambola riesca a vincere le battaglie.
Tuttavia, il manga non parla soltanto di temi fantastici, ma anche di argomenti fin troppo attuali. Quello che ha lo spazio più rilevante è quello degli hikikomori. In altre opere costoro vengono spesso dipinti in maniera negativa o peggio ancora ridicolizzati. “Rozen Maiden”, invece, si preoccupa anche di capire come mai queste persone decidono di rinchiudersi in casa, e cosa si può fare di concreto per aiutarli. Nello specifico per Jun saranno decisivi gli esempi delle bambole, che gli faranno capire quanto siano importanti la volontà di vivere e lo stare con gli altri. Soltanto con l'aiuto di Shinku e delle altre egli riuscirà a sconfiggere la sua paura e tornare a scuola, da cui era fuggito in preda alla vergogna. Altro tema importante è la malattia, approfondita nel personaggio di Megu, con i nervi talmente esauriti da compatire i suoi genitori per avere una figlia del genere e desiderare che un angelo della morte la porti via. Oppure la sete di vendetta, che porterà il padrone di Souseiseki a sfruttare il suo potere e la sua lotta per la Rosa Mystica, con conseguenze piuttosto tragiche. Niente male per una storiella gotica sulle bambole, non credete?
L'introspezione psicologica è piuttosto accurata, sia dalla parte degli uomini che dalla parte delle bambole, come intuibile da quanto appena detto. Per forza di cose Jun e Shinku saranno quelli più caratterizzati, ma non mancheranno le sorprese come Hinaichigo o persino Suigintou, che nella parte finale dell'opera avrà il suo posticino al sole, portando anche a rivalutarla e a capire le ragioni profonde dei suoi comportamenti. Anche Nori saprà conquistarsi il suo spazio, diventando non solo una macchietta, ma un vero personaggio a tutto tondo.
Il tratto delle (?) Peach-Pit è decisamente gradevole a vedersi. Notevole in particolare la cura per i dettagli, sopratutto nei vestiti delle bambole. Certo non è uno stile rivoluzionario o molto originale, ma svolge bene il suo lavoro, e si adatta molto bene al tipo di storia narrata. Ed è questa, la cosa più importante...

Questo è tutto, gente. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

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