Salve a tutti, e benvenuti alla
ventiquattresima puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi, come altre volte, parliamo di un titolo che qui in Italia ha fatto un grande successo in versione
animata, ma di cui pochi nostalgici si ricordano del manga da cui nacque la
serie televisiva. Ovviamente noi non tratteremo dell'anime che conoscono anche
i sassi, bensì dell'originale. Andando nello specifico... vi dicono qualcosa i
nomi Johnny, Sabrina e Tinetta? Sì? Bene, allora avete già un'idea di dove
andiamo ad andare a parare oggi. Vi chiedo solo un favore, però: dimenticate
quegli appellativi, nati dalla fervida fantasia degli adattatori di mamma
Mediaset. I nomi erano stati poi la punta dell'iceberg di censure atte a
rendere per bambini un titolo che non era per loro, bensì per i loro fratelli
adolescenti - eh, il caro vecchio pregiudizio degli anime per bambini...
Vogliamo poi parlare del doppiaggio italiano, i cui attori avevano la
professionalità e il carisma di un portapenne?
Fatemi – e fatevi – un favore: scordatevi
questa pagina degli anime in Italia, e concentratevi sul manga “Capricciosa
Orange Road” di Izumi Matsumoto.
In cima ad una lunga scalinata,
due ragazzini litigano su quanti gradini abbia. Lui, che sostiene siano cento,
è Kyosuke Kasuga, e ha appena cambiato città per l'ottava volta di seguito a
causa della fastidiosa abitudine della sua famiglia di far scoprire alla gente
i loro poteri esp – di cui anche lui è dotato. Lei, Madoka Ayukawa – fermamente
convinta che siano novantanove gradini – è all'apparenza dolce e femminile, ma
nasconde un carattere complesso e soprattutto una reputazione da delinquente.
All'oscuro di tutto ciò, Kyosuke se ne innamora immediatamente.
Di lì a poco il ragazzo finisce
nella stessa classe di Madoka, e scopre quello che si dice sulla sua bella. I
suoi sentimenti rimangono immutati, ma senza dubbio adesso è più difficile
avvicinarsi a lei, sia per le voci che girano sia per il suo temperamento
schivo e scostante.
Il fatto di dover nascondere i
suoi poteri soprannaturali non aiuta di certo il povero Kyosuke, ma a
complicare ancora di più le cose ci pensa Hikaru Hiyama, la migliore amica di
Madoka. Avendo visto il ragazzo in un contesto in cui il suo vero carattere –
sensibile e soprattutto indeciso – era nascosto questa si innamora di lui,
credendo di essere ricambiata. Ayukawa, che nel fratempo comincia a provare a
sua volta dei sentimenti per il ragazzo, decide di farsi da parte ed
incoraggiare l'amica, promettendole che farà tutto il possibile per aiutarla a
conquistarlo. Più facile a dirsi che a farsi, però. Kyosuke è un indeciso nato,
e la paura di ferire l'una o l'altra – pur non provando sentimenti forti come
con Ayukawa, è sinceramente affezionato ad Hikaru – lo paralizzano. E così, tra
poteri sovrannaturali, gelosie reciproche e tanta, tanta indecisione, il
triangolo amoroso appena nato cresce vigorosamente...
Se dovessi consigliare
“Capricciosa Orange Road” a qualcuno, sceglierei un pubblico giovane e,
soprattutto, maschile. Non è una constatazione molto sorprendente, considerando
la rivista su cui venne pubblicato il manga in Giappone - Shōnen Jump, il
contenitore per antonomasia di serie per ragazzini – ma è una serie decisamente
maschile. I lettori che pensano di trovarsi a tu per tu con una storia d'amore
smielata e con i dolcissimi cliché degli shojo più moderni rischieranno di
rimanere molto delusi; quella di Orange Road è sì una storia d'amore – o
meglio, la sua gestazione – ma da un punto di vista di un ragazzo quindicenne.
E “ragazzo quindicenne” fa rima con “tempesta ormonale”. Non nei primi numeri,
ma successivamente l'opera si riempirà di parecchi riferimenti piccanti, a tal
punto che non passeranno molti episodi di seguito senza che la povera Madoka
venga disegnata con le gambe scoperte, vestiti involontariamente audaci,
inquadrature che invece di soffermarsi sulla faccia lo fanno su altre parti del
corpo, posizioni piuttosto imbarazzanti, ecc. Per non parlare della marea di
sogni erotici del nostro Kyosuke! Per carità, la cosa non viene mai mostrata con
compiacimento – lo stesso protagonista se ne vergogna molto – ma rimane uno
degli ingredienti principe di Orange Road, e personalmente la cosa mi dispiace
meno di quanto potrebbe sembrare. Tutti questi pensieri poco casti rendono
Kyosuke un personaggio vero, che lo allontanano dallo stantio stereotipo
dell'eroe puro che è rimasto all'epoca in cui baciarsi sulle guance era un
gesto audace, ed è sicuramente facile immedesimarsi in lui, almeno i lettori
maschi. La stessa cosa purtroppo non può dirsi delle due protagoniste
femminili, comunque costruite molto bene, ma talmente antitetiche tra loro che
immedesimarcisi è piuttosto difficile. Probabilmente, alcuni personaggi minori,
come le sorelline di Kyosuke, servono meglio allo scopo.
Come già accennato, il manga ha
una struttura autoconclusiva; già la scorsa settimana ho evidenziato pregi e
difetti di questa formula, tra cui la ripetitività. Effettivamente nei diciotto
volumi di “Orange Road” parecchie situazioni vengono riproposte più volte,
anche a poca distanza tra loro: in particolare gli scambi di corpo tra Kyosuke
e il suo cuginetto Kazuya, il quindicenne che invece di rifiutare un doppio
invito cerca di adempiere a tutti e due in contemporanea, Madoka che sembra sul
punto di andare a vivere negli Stati Uniti sono quelle più frequenti, e alla
lunga possono dare alla noia. Ma Izumi Matsumoto è stato furbo, ed ha inserito
un elemento che non tutti i creatori di triangoli amorosi hanno messo: i poteri
esp. Potrà sembrare una cosa da nulla, ma in un simile contesto diventa
originale, nonché una vera ancora di salvezza contro la ripetitività. Con
questo tema il mangaka ha una libertà di azione praticamente infinita, potendo
creare varianti a proprio piacimento senza violare le regole del suo universo,
perché non ci sono. Il protagonista, così, può viaggiare in mondi paralleli,
tornare indietro nel tempo, essere ipnotizzato, avere il corpo di un animale,
ed una cugina, Akane, che ha il potere di assumere l'aspetto di un'altra
persona e il vizio di usarlo per far complicare il triangolo amoroso del
ragazzo. Il lettore, quindi, non si annoia più, ed è incentivato ad andare
avanti con la lettura almeno per sapere come si intrometteranno le doti
sovrannaturali di Kyosuke nella sua relazione con Madoka e Hikaru.
Ecco, spendiamo qualche parola
sull'infame triangolo amoroso. Onestamente, almeno a mio parere, è una definizione un po' forte. Questo perché
dalla parte di Kyosuke – che come sappiamo è quella più importante – non c'è un
vero e proprio triangolo: è a conoscenza del fatto che Hikaru provi qualcosa
per lui, ma la sua indecisione è causata più dal non volerla ferire che dal
ricambiare i suoi sentimenti. In realtà nella sua mente ha già deciso per
Madoka, prova ne sia il fatto che la maggiore tensione sessuale si verifica con
lei e non con Hikaru, che vede più come una sorella. La stessa Hikaru, poi, per
quasi tutta la storia non si accorge che lei e la sua amica sono innamorate
dello stesso ragazzo, e nemmeno che quest'ultimo predilige – senza neanche
nasconderlo troppo – l'altra. Probabilmente Ayukawa è quella che ha una visione
più completa della faccenda, l'unica per cui potremmo parlare veramente di
triangolo amoroso.
I personaggi sono piuttosto
tipizzati, senza caratteri sfaccettati a parte poche eccezioni, ma stranamente
la cosa non è fastidiosa. Tra queste c'è senza dubbio Madoka, il cui carattere
deciso e complesso – ma con una sua precisa etica – è ben reso, soprattutto nel
mostrare i suoi lati positivi come la sensibilità e l'affetto che la lega alle
persone che le stanno vicino. Anche Kyosuke, per forza di cose, è ben
caratterizzato, come già detto prima. Invece Hikaru è resa piuttosto
inefficacemente, vuoi per la sua posizione di perenne seconda – nella mente dei
personaggi e anche del lettore – e per il suo temperamento infantile e
decisamente poco empatico. Dice di essere amica di Madoka da anni, ma non
capisce il suo interessamento per Kyosuke; si è innamorata di un ragazzo che
non ha il carattere che lei crede, ma non se ne rende conto; non nota come un suo
amico di infanzia la ami profondamente, ecc. Sembra quasi che sia stata dipinta
in maniera negativa apposta per favorire l'altra, prova ne sia che non compare
nemmeno in tutte le storie. I personaggi minori sono meno approfonditi, ma
anche qui non mancano le eccezioni, come ad esempio Kazuya, che fa tanto il
so-tutto-io ma in realtà somiglia molto più a suo cugino di quanto voglia
credere.
Il tratto di Izumi Matsumoto è
tipicamente anni '80, vale a dire piuttosto semplice e simile a quello di una
mangaka molto in voga in quegli anni (anche adesso, a dire il vero), Rumiko
Takahashi. Le figure sono disegnate in maniera rozza, a parte alcune eccezioni
– un indizio: il suo nome inizia per M...- a tal punto che a volte è difficile
distinguere Kyosuke da Kazuya. Prevalgono gli sfondi bianchi o neri, e i retini
non vengono quasi mai usati. E' uno stile che può piacere o non piacere, ma è
figlio nel bene e del male dell'epoca in cui venne disegnata la serie, e che
comunque si evolve con il passare dei volumetti.
E con questo è tutto, gente.
Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
(Nota di Malitia: spero che Surymae mi perdonerà se faccio un accenno nostalgico anche all'anime...)
Ho letto anch'io questo manga (e naturalmente ho visto l'anime perché rientra perfettamente nella mia generazione) e non credo che lo rifarò. E' più forte di me, mi è rimasto un ricordo orribile di situazioni interminabilmente cicliche come nemmeno in Ranma, e senza una traccia dell'umorismo della Takahashi. Ho detestato davvero tutti i personaggi principali. Kyosuke è il prototipo del maschio che più detesto, indeciso e senza testosterone. Se almeno, invece di aver 'paura di ferire l'una o l'altra' avesse desiderato di farsele tutte e due, mi sarebbe risultato più simpatico. Madoka è la perfetta Mary Sue, sexy, attraente, in apparenza dura ma col cuore tenero e attenta a non ferire i sentimenti dell'amica (che poi, dal momento che si era resa conto che lui non la amava, a che pro continuare a reggergli il gioco per tutto questo tempo?). Hikaru, un maschiaccio allegro e vivace, così ingenua da essere incapace di rendersi conto che il ragazzo che ama non la corrisponde, e che la sua migliore amica sta trattenendo i suoi sentimenti per non ferirla.
RispondiEliminaI siparietti piccanti? Davvero stupidi. Chi è abituato con Masakazu Katsura non puà non trovarli di una scialbezza unica. Sono d'accordo solo con la scelta dei poteri esp per dare pepe alla vicenda, ma quest'ultima è così insignificante che il risultato è comunque indecente.
concordo con ciò che ha detto sakura87, ma all'epoca avevo 10 anni ed il ricordo dell'anime mi intenerisce, è vero che alla luce dei fatti la storia non è stata strutturata bene ma una bambina, come lo ero all'epoca, non può che amare una storia così.
RispondiEliminala sigla è una delle mie preferite insieme ad piccoli problemi di cuore e curiosando nei cortili del cuore.