Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi è il turno di un mangaka che non è il primo arrivato – si è anche laureato all'accademia delle belle arti,
specializzato nella pittura ad olio – ma soltanto di recente comincia a farsi
notare nel mondo dei fumetti nipponici, soprattutto in Italia. Il suo lavoro
più famoso è probabilmente “51 modi per salvarla”, ma come la mettiamo con chi
non ha mai letto una sua opera? Può cominciare da una delle sue serie, oppure
dalle raccolte di racconti. E' proprio di una di queste che parleremo oggi:
Happiness, di Usamaru Furuya, tra l'altro in dirittura d'arrivo nelle nostre
fumetterie grazie alla casa editrice Goen.
Il volume si divide in otto
storie. Diamogli una guardata insieme:
Yuu ha un colpo di fulmine per il
suo insegnante, il non convenzionale signor Moritani. Quest'ultimo, nonostante
il fatto che sia sposato, asseconda la passione della sua studentessa. Per ovvi
motivi è una relazione pericolosa, ma alla ragazza non interessa, fino a quando
lui non la lascerà. Ma cosa farà la coppia se la situazione precipita?
Il tema dell'amore tra professore
e studentessa è piuttosto trattato nei manga/anime: si veda ad esempio “Marmalade
Boy” di Wataru Yoshizumi, e la relazione tormentata di Meiko, la migliore amica
della protagonista. Una vicenda scontata, insomma, ma Furuya ha due assi nella
manica per evitare di annoiare il lettore.
Il primo è il realismo:
scordatevi la melassa in stile shojo, qui vengono esaminati anche gli aspetti
più piccanti e meno piacevoli di questo tipo di relazione. Il comportamento di
Moritani non è incensato, non è ridimensionato in favore dell'amore: rimane un
adultero, e che per di più ha dei rapporti con una sua studentessa. Per non
parlare poi dell'assoluta dipendenza di Yuu...
I personaggi hanno un ottimo
livello di introspezione psicologica. Il professore è il classico uomo
taciturno, quasi rude, ma sotto sotto sensibile, come dimostrano le sue appassionanti
lezioni e le ultime vignette della storia. Lei è un'adolescente, nel bene e nel
male: nonostante tutto i suoi sentimenti rimangono innocenti. Semplicemente non
vuole essere abbandonata: ha bisogno di lui. Ditemi voi se non è realistico
questo...
Kyoko e Atsushi sono cugini, la
prima ancora studentessa, il secondo insegnante. Tuttavia, quest'ultimo non si
presenta sul posto di lavoro. Come scopre la nostra quando lo va a trovare per
spingerlo ad uscire di casa, lui passa tutto il suo tempo a disegnare una
bambina: Lolita #7, uguale identica a Kyoko quando era bambina. Come fare per
far ritornare Atsushi quello di un tempo?
In una sola storia vengono
trattati due argomenti piuttosto d'attualità per i giovani giapponesi. Il primo
è il fenomeno degli hikikomori, ossia le persone che non escono più di casa; il
secondo è il complesso di Lolita, che non credo abbia bisogno di spiegazioni.
Come nella prima storia, l'autore
è impietoso con i suoi personaggi. Non c'è pietà per Atsushi, che nelle poche
righe di dialogo dà l'idea di avere seri problemi mentali – sente la voce di
Lolita nella sua testa – ed abituato ad usare i ricatti mentali per ottenere
quello che vuole.
Kyoko come personaggio a sé
stante non brilla particolarmente: è al servizio della storia. L'unica cosa che
la caratterizza realmente è l'amore per il cugino, nonostante tutto quello che
è successo.
La migliore amica di Tomoko,
Mika, è un po' strana. Passa tutto il tempo a parlare del diavolo: non solo crede
che esista, ma anzi aspira a diventare sua moglie, e sua fedele servitrice.
Tomoko pensa che sia più che altro una macchinazione mentale per distogliersi
dalla sua difficile situazione familiare. Avrà ragione...oppure no?
Questa storia, probabilmente una
tra le migliori della raccolta, mischia realtà e fantasia, mettendo in
discussione le certezze sia di chi legge che della pragmatica Tomoko. Vedere il
finale, assolutamente a sorpresa, per credere. A parte quello, Mika ha
un'ottima introspezione psicologica: ci viene fatto vedere il suo background
familiare, le sue abitudini, la reale portata della sua ossessiona per Satana.
Per Tomoko vale lo stesso
discorso fatto per Kyoko. Presa da sola non serve a molto, ma il suo carattere
e le sue reazioni sono realistiche: anzi, fa anche da tramite tra noi ed il
mondo di Mika. Come punto di vista, assolve alla sua funzione perfettamente.
4)
“E se?”
Due
liceali, mentre si recano a scuola con la metro, giocano al “E se”: una propone
un'ipotesi e l'altra reagisce.
La storia è brevissima,
sicuramente la più breve del volume: in fondo alla lunga avrebbe stancato,
anche se qualche pagina in più sarebbe stata sopportabile. Anche attraverso le
poche pagine, comunque, possiamo farci un'idea della personalità delle due adolescenti
senza nome, le dinamiche della loro amicizia, e i loro ideali – in particolare
della loro etica e del loro “senso di bellezza” (cit.)
Nabe è costantemente vittima dei bulli.
Ad aggiungere sale sulle ferite, poi, è che il suo peggiore aguzzino era il suo migliore amico quando era
bambino. Dopo l'ennesima vessazione, il
nostro incontra una sua coetanea che porta su di sé segni di ferite e ha lo
sguardo sempre triste: Ruka.
Quest'ultima ascolta tutto il tempo la band di un certo Seiya, suicidatosi poco
tempo dopo aver inciso un album.
Vedendo che Nabe apprezza la musica di Seiya, Ruka decide di metterlo
a parte del suo piano: uccidere il
suo bullo e dopodiché raggiungere il suo idolo nell'aldilà. Ma ha paura di
farlo da sola: perché Nabe non fa lo stesso, così da poter morire insieme? Il
nostro, già infatuatosi della ragazza, accetta. Porterà a termine l'idea
omicida?
Come avrete notato, è la storia
che dà il titolo al volume, ed effettivamente riassume in sé tutte le sue
caratteristiche. La coppia di protagonisti è sempre quella: il/la disadattato –
in questo caso Ruka – e l'innocente, Nabe. I loro drammi vengono raccontati in
poche vignette, ma pregne di introspezione psicologica, in particolare
l'amarezza e la delusione del ragazzo per il suo migliore amico, diventato ora
il suo incubo peggiore.
Altro personaggio importante,
anche se non appare mai, è Seiya. Il motore di tutta la vicenda, grazie ai suoi
fan – Ruka in primis, ma anche le classiche fangirl superficiali – possiamo capire
meglio lui e la sua musica. Anche la sua storia personale ci viene raccontata,
ed abbiamo perfino la possibilità di leggere uno dei suoi testi. Un metodo
piuttosto inconsueto per arrivare all'introspezione psicologica, ma di sicuro
effetto.
Yama
è una studentessa poco brava a scuola, e per di più vittima dei pervertiti
locali. Quando si diploma lascia la
famiglia – che non la ama – e trova una camera in affitto, dove realizza uno dei suoi piccoli grandi sogni:
avere “una stanza piena di nuvole”. Il suo coinquilino,
Hikaru, sembra diverso dagli altri ragazzi, non solo interessato al sesso. Yama
se ne innamora. L'affitto è troppo
alto per la nostra, e così il suo affittuario chiede in cambio favori sessuali. Niente sarà più come
prima.
La storia è la più lunga del
lotto, ma a mio personale parere è anche una di quelle che funziona di meno. La
protagonista è troppo sfortunata per essere credibile, alle volte. Per fortuna
è diverso il discorso per l'introspezione psicologica, come al solito piuttosto
accurata – vedi il comportamento spregevole dell'affittuario o lo spontaneo
Hikaru, nei suoi momenti felici e nella rabbia. Non è una storia terribile, ma
nel volume c'è di meglio.
Shingo ed Iku sono amici, e ad
entrambi piace la stessa ragazza, Kaya. Il secondo è l'intelligente del duo, ma
il primo ha delle visioni sull'oggetto dei suoi desideri così vivide che creano
delle vere e proprie opere d'arte. Il caso vuole che Iku dipinga, quindi le
sfrutta a pieno ritmo. Per coincidenza Kaya lo nota, e chiede ad Iku di
renderla la sua Gala, come la musa di Salvador Dalì. Avrà il coraggio il nostro
di dire che non è tutta farina del suo sacco?
Rispetto alle altre storie,
questa è molto meno drammatica e più “normale”, se mi passate il termine: è
molto scorrevole da leggere, e poco importa se in alcuni punti è un po'
scontata. Anche qui, ottima introspezione psicologica: Shingo ed Iku non
sfigurano, soprattutto la stupidità del primo e la sua ammirazione sconfinata
per il secondo, ma la vera star è Kaya. Lungi dall'essere il classico interesse
amoroso tipico degli shonen, che non fa nulla per tutta la storia, lei è un
personaggio attivo e per niente idealizzato, con più difetti che pregi. Ciò non
toglie comunque alla sua caratterizzazione, ottima.
8)
Bambola dei bassifondi
Harumaki
è un “ungura doll”, o “underground doll” per dirla in inglese corretto, a metà strada tra un'escort e un'idol. Non le importa
il fatto di essere sfruttata – anche sessualmente – dal suo protettore, perché lui ha bisogno di lei: e soprattutto
ne ha bisogno Tamapon, il suo cliente
più affezionato. Ma quando il magnaccia si stancherà dei suoi servigi, che cosa
sarà di lei?
Anche questa storia tratta il
tema della ragazza che non sa che scopo far prendere alla sua vita e che, in
fondo, vive soltanto per gli altri. Tutto sommato è quasi ridondante, visto che
parla di argomenti che nel corso del volume vengono già esaminati, ma come al
solito la caratterizzazione è impeccabile, sia nei personaggi negativi che
positivi. Menzione d'onore per Tamapon, la cui ambiguità è resa alla
perfezione.
Il tratto di Usamaru Furuya è
pulito, gradevole a vedersi, personale. I retini e le sfumature vengono usati
con sapienza; i personaggi hanno fisionomie ed espressioni simili, ma sono
altresì disegnati in maniera impeccabile. La disposizione delle vignette è
rettangolare, ma non dà l'idea di monotonia, forse per le inquadrature
utilizzate al loro interno, sempre varie ed adatte al contesto. Uno stile
piuttosto cinematografico e particolare, per delle storie particolari.
...E per oggi è tutto, cari
amici, con questa recensione piuttosto lunga. Arrivederci alla prossima
settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
Hi there! Would you mind if I share your blog with my twitter group?
RispondiEliminaThere's a lot of folks that I think would really appreciate your content. Please let me know. Thank you
My webpage puregreencoffeediet.webs.com