venerdì 2 settembre 2011

Recensione: La collezionista di voci di Kimberly Derting

(Leggi trama e info qui)

Scritto da Elli


Voto:


Un plot interessante… annegato nei cliché

Violet Ambrose è la tipica (tipica per i romanzi YA, ovviamente) sedicenne americana, un po’ impacciata e a disagio con la propria femminilità, insicura e travolta dagli improvvisi e inconfessabili sentimenti scatenati in lei dal suo migliore amico Jay. Ma Violet possiede anche una particolare capacità che la distingue dai suoi coetanei: fin da piccola è in grado di percepire i particolari echi sensoriali (possono essere odori, colori o suoni) emessi dai cadaveri degli esseri viventi uccisi brutalmente, la cui impronta è percepibile – identica – anche sul corpo dell’uccisore. Di solito si tratta di animali vittime di predatori e lasciati a decomporsi nel bosco che circonda la casa di Violet, oppure di vaghe tracce rimaste su chi è stato costretto a uccidere per lavoro (poliziotti, reduci di guerra ecc.), ma una volta, all’età di otto anni, la sua particolare dote l’ha guidata fino al corpo di una ragazza uccisa e seppellita nel bosco; e di nuovo accade adesso, quando un’eco visiva la porta a rinvenire in un lago il cadavere di un’altra giovane. E non è l’ultimo: ragazze dei dintorni cominciano a sparire con sempre maggiore frequenza, e Violet sa di essere l’unica in grado di riconoscere l’assassino.  
Orbene, più leggo questo tipo di romanzi, più penso a un cumulo di buone idee gettate al vento. Per quanto non certo originalissima, la partita a scacchi fra Violet e il serial killer (di cui a intervalli seguiamo il punto di vista) poteva dar vita a gran bel thriller paranormale… se il tutto fosse stato calato in un altro contesto. Ma si dà il caso che questo sia un romanzo per YA (che in questo momento vendono tanto e su cui pertanto le case editrici puntano senza alcun pudore), e dunque eccoci impantanati nei soliti cliché sulla vita liceale. Sembra davvero che ogni benedetto libro/film/serie tv che abbia per protagonisti degli adolescenti americani sia ambientato in un unico, immenso liceo popolato dai medesimi personaggi (poteva mancare, tanto per dirne una, la ragazza più popolare della scuola, ovviamente cheerleader, ovviamente bella, arrivista e senza cervello?). Grande spazio, naturalmente, è riservato alla storia d’amore di turno e alla emozioni della protagonista a riguardo; troppo spazio, visto che prevarica nettamente la parte “thriller”, ma questo è ciò che il target richiede, quindi… 
Peccato. Perché questa Kimberly Derting si distingue in qualcosa da altre sue “colleghe”. Intanto osa un po’ di più: le discese nella mente dell’assassino sono indubbiamente inquietanti (anche se a un certo punto viene sempre e doverosamente tirato il freno a mano), e le prime esperienze adolescenziali, benché si insista fin troppo sulla questione, sono descritte con una certa verosimiglianza rispetto al solito (ma anche in questo caso si avverte l’urgenza di non arrivare a essere “diseducativi” per i ragazzi).  Per quanto riguarda la suspense, indubbiamente se ne crea un po’, ma non riesce a raggiungere chissà quali livelli a causa della rapidità con cui vengono risolti i momenti di tensione (rapidità che salta ancora di più all’occhio se paragonata al “tempo” dedicato al lato romantico della storia).   
Il personaggio di Violet non è male e questo contribuisce a rendere la lettura gradevole; colpisce soprattutto la sua determinazione nel dare la caccia all’assassino nonostante i possibili pericoli. Gli altri “personaggi” sono poco più che un contorno non troppo saporito: abbiamo il solito ragazzo perfetto, protettivo e premuroso e i soliti genitori affettuosi e apprensivi. Discorso a parte, e una decisa nota negativa, meritano le amiche di Violet, talmente sopra le righe ed esagerate nei loro atteggiamenti da apparire del tutto finte (la tontissima Claire non ha potuto fare a meno di ricordarmi la Bella Addormentata del film Shrek Terzo). Lo stile è scorrevole, perfino suggestivo nei momenti in cui Violet si affida alle proprie particolari doti sensoriali, ma non si possono non notare alcune forzature nei dialoghi e nei gesti dei personaggi, nonché l’uso ripetuto di alcuni termini che si fanno notare (come il terribile sorriso “sghembo” di Jay).       
Probabilmente il servizio migliore che questo romanzo può rendere alle ragazzine a cui è rivolto (oltre a farle sospirare un po’) è di renderle un po’ più guardinghe nei confronti di estranei apparentemente innocui. In questo caso, tanto di guadagnato. 



1 commento:

  1. Finalmente una recensione relativa a questo libro con cui concordo in pieno!
    Ma veramente in pieno! L'ho letto anche io qualche settimana fa, e nonostante l'abbia trovato molto scorrevole, non mi ha convinta a pieno.
    Vero: solito YA (per cui non è che potessi aspettarmi qualcosa di diverso dai soliti) dove viene dato troppo spazio al lato romantico del romanzo. Solito cliché del ragazzo premuroso e apprensivo, solito ballo della scuola, solite amiche, solita cheerleader "ochetta" e via dicendo. Il punto di partenza, secondo me, era molto buono e originale, con anche qualche chicca dello scorcio della mente dei serialkiller, anche se il tutto è passato in secondo piano...
    Non da scartare del tutto, direi, ma mi aspettavo di più.
    Ciao Malitia!

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