venerdì 16 settembre 2011

Il tempio degli Otaku... Ventinovesimo appuntamento "Booking life"


Scritto da Surymae Rossweisse


Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Per il ciclo “manga che conosce solo i loro autori, quattro gatti e Surymae” oggi ci superiamo trattando di una serie che, pensate, non ha nemmeno una propria pagina su Wikipedia, né in italiano né in inglese. Tranquilli, qui è stata pubblicata – e quasi sicuramente è ancora reperibile, visto che la sua casa editrice, la Star Comics, è una garanzia in fatto di arretrati – però non è stato esattamente un successo clamoroso.
Un vero peccato, non c'è che dire, perché parla di un tema interessante e quanto mai attuale: i trapianti. Spesso in Italia ci si lamenta sugli aspetti riguardanti questi delicatissimi interventi: in particolare sono noti i lunghi tempi di attesa che i malati devono aspettare per essere curati. Non nego che queste lamentele siano giustificate, ma sappiate che in Giappone sono messi ancora peggio di noi: i donatori di reni, ad esempio, sono meno di centinaia all'anno, sia per problemi etici che per leggi piuttosto restrittive. Il tutto senza contare la disinformazione sull'argomento...
...Per fortuna il manga di questa settimana cerca di metterci una pezza, per quanto possa una serie a fumetti. Ecco a voi “Booking Life” (“prenotare la vita”, potrebbe essere una traduzione italiana) di Yuzo Takada.

Kentaro Kozumi è un ragazzo comune, in genere di ottima salute. Perché “in genere”? Beh, perché per colpa di una rapina ha rischiato di morire, salvandosi per miracolo e con conseguenze molto più lievi di quanto fosse lecito aspettarsi. Mentre lottava tra la vita e la morte i suoi medici gli hanno fatto delle analisi, scoprendo una coincidenza incredibile: il suo cuore è totalmente compatibile con quello di una paziente dello stesso ospedale, Kirin Hasegawa. La ragazza soffre di cardiomiopatia ipertrofica, malattia al momento asintomatica ma che può essere curata solo attraverso un trapianto.
Il nostro si riprende dall'incidente – anche se sfregiato in volto, cosa che gli costerà il lavoro – e scopre la straordinaria compatibilità tra lui e Kirin. Conquistato dalla sua dolcezza, se fosse possibile le donerebbe il cuore all'istante, ma non c'è bisogno che vi dica che questo non è fattibile.
Però ormai è deciso ad aiutarla. Visto il suo status di disoccupato, opta per una carriera come coordinatore di trapianti. Più facile a dirsi che a farsi: non ha le minime conoscenze necessarie, al punto che potrebbe essere più d'intralcio che altro. Tuttavia una coordinatrice, la dottoressa Kisaragi, decide comunque di prenderlo sotto la sua ala...

Guardiamoci negli occhi, respiriamo profondamente, e diciamoci la verità: è facilissimo imbastire un manga con tematiche del genere di buonismo e drammaticità gratuite. Un gioco da ragazzi. Basta poco per poter commuovere il pubblico: una dolce donzella in pericolo di vita, una possibile storia d'amore minacciata dal destino avverso, e magari chissà, anche un finale deprimente. Quante opere conosciamo con questi elementi? Non so voi ma io ho un sacco di esempi, anche non necessariamente a fumetti...
Sappiamo già che “Booking Life” presenta almeno due di questi ingredienti. Quindi rientra nella categoria sopraccitata? Per fortuna, no. Nei due volumetti di cui si compone la serie non mancano i momenti lacrimevoli – soprattutto da parte di Kirin, che in certe scene sembra aver scritto in fronte “sono qui per farvi commuovere” - ma è normale, visto che parliamo di un argomento che è tutto fuorché allegro.
Gli amanti della drammaticità troveranno pane per i loro denti. Nel corso del suo tirocinio Kentaro conoscerà diversa gente che cerca di “prenotare” la loro vita, e coloro che gli stanno intorno: il vecchio Yama-san, in lista d'attesa da così tanto tempo che tutti all'ospedale lo conoscono; un'amica di Kirin, Manami Hirose, la cui madre ha seri problemi di rigetto; il dottor Daiki Yasuda, innamorato della madre di un suo paziente; ecc. ecc. Tutti personaggi umani e realistici: è facile rimanere coinvolti dalle loro storie.
Potrà sembrarvi un discorso strano, visto che la stragrande maggioranza dei lettori certo non ha vissuto simili situazioni, però è vero. La causa di ciò è che il primo a rimanerne emotivamente coinvolto è il nostro protagonista, Kentaro. In lui sì che è facile immedesimarsi: è un profano in materia di trapianti, è una persona comune la cui più grande dote è semplicemente quella di essere di buon cuore (ehm...), ha una caratterizzazione piuttosto semplice ma funzionale. Man mano che la storia procede il lettore impara e cresce insieme a lui, arrivando anche ad affezionarcisi e a rimanerci male davanti ai suoi molteplici errori – tutti derivati comunque dalla buona fede, il che gli fa onore.
Altro personaggio importante è la dottoressa Kisaragi, la mentore di Kentaro. Certo, il suo carattere non è nuovo di pacca, soprattutto a chi legge manga: la donna algida fuori ma buona come il pane dentro. Nonostante tutto però funziona a meraviglia, e soprattutto ha una vera ragione per comportarsi come fa: a dire il vero poteva essere approfondita meglio, ma il tempo era tiranno, e quello che è stato fatto non è comunque da buttar via. E non dimentichiamoci di Kirin: ad un'occhiata superficiale potrebbe sembrare soltanto la classica ragazza dolce e malata, solamente un simbolo per Kentaro e un mezzo per giustificare il suo coinvolgimento nella vicenda, ma con il procedere dei capitoli si scopriranno gli altarini, trasformandola in un personaggio a tutto tondo. 

Insomma, non ci si può certo lamentare dell'introspezione psicologica di “Booking Life”. Però, la domanda rimane: è stucchevole sì o no? Scende nella facile retorica, oppure riesce a mantenere una posizione equilibrata? E soprattutto: secondo voi, se era stupidamente retorico, avrei sprecato il mio tempo a parlarvene? Va bene, va bene, scherzavo. Pur essendo ovvio che Takada è a favore dei trapianti, e gradirebbe una maggiore sensibilizzazione sull'argomento – altrimenti che ci faceva il manga a fare...? - questo non significa che non approfondisca il problema etico. Nella fattispecie nel secondo volume viene inserita un'associazione contro il trapianto, che metterà i bastoni tra le ruote ai protagonisti.  E, udite udite, i loro soci non vengono nemmeno dipinti come i soliti cattivoni che non capiscono niente e che mantengono le loro posizioni soltanto per mettere ancora più in luce quelle positive dei personaggi principali, ma i loro motivi vengono presentati con perizia ed imparzialità, in particolare la drammatica storia del loro capo.
Con lo stesso tenore viene trattato il problema della scarsità di donatori in Giappone: un calcolo fatto da Kentaro mette in mostra che, per soddisfare il fabbisogno di reni di tutti coloro che sono in lista d'attesa, bisognerebbe impiegare ben ottantasei anni. E anche se non vengono presentate stime per le altre tipologie di trapianto – chissà perché il mangaka si concentra solo su quelli di reni – sicuramente i numeri non saranno molto diversi... E, in virtù del realismo, sarà proprio questo che scatenerà la molla per il finale... ma io non vi dico di più, sia mai!

Lo stile di Yuzo Takada è piuttosto semplice: poche linee spesse che hanno il compito di tratteggiare persone ed ambienti. E' evidente che sfondi e retini sono parole sconosciute per il mangaka, visto che non ci sono praticamente mai. Personalmente queste scelte mi lasciano un po' perplessa, poiché piuttosto diverse dal tipico tratto seinen e non sono sicura si adattino molto bene alla storia raccontata. Però, quando ci sono da disegnare organi umani, il realismo ritorna a farsi sentire...

E con questo è tutto, gente. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

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