Scritto da Surymae Rossweisse
Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi, per il ciclo “manga che conoscono solo i loro autori, quattro gatti e Surymae” un altro pezzo da
novanta, vale a dire una serie sconosciuta praticamente a tutti fatta da un mangaka
sconosciuto praticamente a tutti (come character design no, ma è una magra
consolazione...).
La storia narrata, però, è
conosciutissima: non esagero quando dico che è una delle più famose del mondo.
E' vecchia di duemila anni ma non c'è nessuno che non l'abbia sentita, anche se
non tutti ci credono. In alcune nazioni come l'Italia, poi, gioca una parte
cruciale nel definire le nostre tradizioni, ed anche diversi proverbi che
usiamo abitualmente senza neanche ricordarci più da dove provenivano.
Tanti artisti l'hanno adattata
nel corso dei secoli, chi con religiosa – è proprio il caso di dirlo... - cura,
chi puntando al suo lato scandaloso, chi contestualizzandola storicamente e chi
ridendoci sopra. E siccome i mangaka, quando c'è da pescare nel folclore
occidentale non si fanno mancare niente poteva mancare una serie su Gesù? Certo
che no: quindi, che siate credenti o meno, beccatevi “Gesù” di Yoshikazu
Yasuhiko.
...No, mi rifiuto. Ho speso righe
e righe parlando di come tutti conoscano vita, morte e miracoli (okay, basta battute...) di Gesù, e adesso dovrei mettermi a farvi la lezioncina di
catechismo?
Tanto per la cronaca: l'ennesima
rivisitazione di questa storia non è fatta attraverso gli occhi dei grandi
protagonisti della vita del profeta bensì da un discepolo qualsiasi, chiamato
Joshua. All'inizio scettico e disilluso sulle intenzioni dell'uomo, il nostro
finisce per ricredersi totalmente, arrivando addirittura a finire crocifisso
insieme a lui in un maldestro tentativo di salvargli la vita. Romantico, non
credete? Peccato che, naturalmente, non finisca bene...
La domanda è lecita: se
conosciamo a menadito questa storia, perché dovremmo leggere proprio questo
manga? Sappiamo pure il finale... In effetti, non avete tutti i torti. Però non
conta cosa si dice, ma come lo si dice. Andiamo, non vi incuriosisce vedere
come un giapponese, lontanissimo dalla cultura cristiana, interpreta la storia
di Gesù? Come questa si adatta al mezzo espressivo del manga? Neanche un
pochino? Ops...
Beh, per me invece è stato
piuttosto interessante vedere tutte queste cose. La prima cosa che si può
notare è l'estremo realismo dell'opera di Yasuhiko: so che sembra incredibile,
visto quello di cui stiamo parlando, però è così. Joshua, essendo un discepolo
fedele, non ha alcun dubbio sul fatto che Gesù sia veramente il Messia, ma le
scene narrate mostrano un'altra realtà: quella di un uomo sì idealista, sì
intelligente e sì carismatico, ma comunque mortale, a tal punto che è probabile
che lo stesso Gesù si sia fatto influenzare da quanto dicevano di lui. I suoi –
presunti, a questo punto – miracoli vengono spogliati di ogni lato spirituale,
apparendo semplicemente come un concatenarsi di strane coincidenze: sta al
lettore decidere se dietro queste c'è uno zampino divino oppure si tratta solo
di un uomo giusto al momento giusto.
Analogo trattamento, anche se
logicamente in toni minori, lo hanno gli apostoli. Pietro in particolare non ci
fa una bella figura, assomigliando molto più spesso a colui che rinnega il suo
maestro per evitare di morire che al padre della Chiesa cattolica in senso
stretto. Borioso, che tratta con condiscendenza chi sta sotto di lui, e nemmeno
così tanto in confidenza con “il capo” quanto ci si aspetterebbe: il discepolo
che tutti vorrebbero, non c'è che dire. E Giuda? Non fate caso a lui: è
solamente un infiltrato dei religiosi. Non si può neanche parlare di
tradimento: non era mai stato dalla parte di Gesù...
Comunque è evidente che da parte
dell'autore non c'è alcuna cattiveria nel ridimensionare la faccenda, e nemmeno
il messaggio che i credenti siano degli stupidi. Anzi, gli sforzi di
documentazione sono evidenti: spesso vengono addirittura portate di peso frasi
dalla Bibbia nella sceneggiatura. Tra parentesi, a volte quest'alternanza
stride un pochino, rendendolo così l'unico difetto serio dell'opera.
Tornando a noi, semplicemente la
storia è stata vista più dal lato realistico che da quello sovrannaturale, il
che non è un peccato (giuro, questa volta non volevo fare una battuta...):
molto probabilmente chi è cattolico non conosce il manga – in Italia poi, dove
si crede ancora che i fumetti giapponesi siano tutti porno e/o violenti... - e
anche se fosse, le fonti a cui attingere non mancano, soprattutto l'originale.
Anche l'introspezione psicologica
nonostante la delicatezza dell'argomento è piuttosto azzeccata ed accurata,
anche considerando lo scarso spazio a disposizione – tre volumi nell'edizione
italiana, due in Sol Levante. Chi ne beneficia di più, a sorpresa, è Joshua: il
suo passaggio da scettico a credente è ben reso, ed è straziante la sua
devozione a Gesù, per cui sarà disposto a sacrificare tutto, anche la vita. A
differenza dei comuni stereotipi sui religiosi, spesso dipinti come gente la
cui area del cervello adibita alla rabbia non ha mai funzionato, è anche capace
di provare sentimenti violenti, come la cupa amarezza nel constatare che quelli
che prima inneggiavano al nuovo messia sono gli stessi che chiedono a gran voce
il rilascio di Barabba. Ampio spazio viene poi dedicato alla sua storia
personale, in particolare il rapporto con la sorella, al punto che la decisione
di abbandonare tutto per seguire Gesù sarà piuttosto sofferta proprio perché
dovrà lasciarla. Tra l'altro, la miccia della sua conversione è proprio dovuta
– indirettamente – alla ragazza, salvata dal profeta da morte certa. E lui, a
differenza degli altri, ci è anche sconosciuto...
Cosa rimane adesso, solo il
tratto? Beh... diciamo che se volete potete anche smettere di leggere adesso perché, ecco... Yasuhiko è il mio mangaka preferito. Quindi, per una volta
tanto, sono leggermente parziale; solo leggermente, per carità! In particolare
la cosa che più mi piace del suo stile è l'uso dei colori, e si dà il caso che
“Gesù” sia fatto interamente così.
Tuttavia uno stile non è dato
solo dall'utilizzo delle matite colorate, ma anche da quello della grigia. E' sicuramente un tratto piuttosto
particolare, molto cinematografico: potrebbe essere difficile abituarcisi.
L'unico difetto è che “ricicla” alcuni volti: mi ha fatto molto specie vedere
il protagonista del suo “Gundam Origini” crocifisso accanto a Gesù, e la sua
quasi-fidanzata-è-una-storia-lunga nei panni dell'amata sorella. Per il resto
comunque direi che non mi posso lamentare, visto l'ottima gestione del ritmo,
le inquadrature particolari, l'accuratezza nei vestiti e nella ricostruzione
dell'ambiente...
E con questa nota si conclude
questo appuntamento “spirituale”. Tranquilli: torniamo subito al profano, ci
mancherebbe. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
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