Due racconti, uniti in un solo volume, che trasportano il lettore nel fantastico e misterioso mondo di Faerie. Una dimensione più vicina alla nostra di quanto molti credano.
Una fata moderna dovrà ancora una volta prendersi cura di uno dei suoi clienti, come ogni buona pusher dovrebbe fare, e nel contempo magari trovare l'amore, in modo da tenere a bada le preoccupazioni di suo padre che la vorrebbe vedere sistemata.
E una ragazza apparentemente normale, sarà costretta a ricordare un passato che ha rimosso, poichè l'amico immaginario della sua infanzia ricomparirà nella sua vita all'improvviso, stravolgendola.
L'ebook contiene due racconti: il primo è la storia un po' particolare di Nim, una mezza-fata (fata solo da parte di madre), che per vivere spaccia la sua polvere magica. Alla ragazza il lavoro non piace, ma vi è costretta. L'unica cosa che le è concessa è assicurarsi che la dipendenza dei suoi clienti resti a livelli accettabili. Durante una delle sue transizioni d'affari, conosce Atum, un mezz'elfo che la arruola per andare a portare la sua polvere (che fra le altre cose cura le depressioni) a una donna, che è però prigioniera della mafia russa in un casinò.
La trama del racconto è interessante ma, nonostante la brevità, l'autrice ha concepito un universo molto simpatico ed interessante, con una sua storia, seppur appena accennata, che mi ha fatto venire la voglia di saperne di più. L'idea di un mondo dove le fate siano praticamente dei pusher è un divertente ribaltamento delle convenzioni del fantasy. Piacevole è anche il modo di scrivere, leggero ed ironico, dando un'impressione scanzonata ma non per questo meno curata.
Penalizza moltissimo, purtroppo, l'acerbità della scrittura e la mancanza (non mi stancherò mai di ripeterlo) di editing. Ci sono molti errori, quasi uno per pagina, che vanno da maiuscole tralasciate a ripetizioni, a dimenticanze varie; la punteggiatura inoltre è troppo approssimativa e qui e lì lo stile vacilla un po'. Con qualcuno di esperto al fianco questa giovane autrice avrebbe sicuramente modo di imparare quelle due cose che ancora le mancano e raggiungere un livello di scrittura molto piacevole.
Le descrizioni sono troppo poche e scarne, una pagina in più per dare spazio a luoghi e personaggi non sarebbe stata malvagia, soprattutto visto che l'autrice ne sembra perfettamente capace. La figura di Atum è un po' scontata: fin dal suo primo apparire Nim nota il suo fisico alla Tysion - un classico - e da subito ci è chiaro che di lì a poco si baceranno. Quello che non ci si aspetta è che lo faranno nel giro di poche ore. Ci sono un po' di questi stereotipi lungo tutta la narrazione, e se alcuni sono trattati in modo simpatico e quasi caricaturale, così non è per altri: per esempio quando Nim ammira i bicipiti di Atum al lavoro o quando si capisce da dove il bellimbusto sia saltato fuori - e non ve lo dico per non rovinare il finale.
Altra cosa che stona è il fatto che Nim si lasci coinvolgere da uno sconosciuto in un'avventura molto rischiosa contro un gruppo mafioso praticamente senza battere ciglio, e, sebbene alla fine il movente sia in parte giustificato con la gratifica in denaro, forse questo punto andrebbe posto diversamente. Insomma, Nim non dava l'impressione di una persona così venale, soprattutto dopo aver criticato l'economia umana, basata solo sui soldi.
Da rivedere sono anche i dialoghi, non sempre realistici. Il racconto, infine, è a tratti poco coerente, a partire da una fortezza inespugnabile un po' troppo espugnabile, per concludere con Atum colpito con chiodi conficcati nella schiena (quasi letali per Faerie), che due secondi dopo le cure mediche si alza e si sbaciucchia allegramente Nim come niente fosse successo.
Passiamo ora al secondo racconto che ha come protagonista Ellenor, una ragazza cresciuta in un college speciale, creato per ragazze predestinate a sposare degli esseri magici. Una volta diplomata la ragazza si trova, però, a vivere nel mondo reale dove, lontana da tutto, rinnega la magia e quanto le hanno raccontato durante la sua infanzia. Quello che non sa è che la verità arriverà ben presto a farle visita.
Come nel primo racconto, anche qui ci sono problemi sia di punteggiatura sia di battitura, a volte anche un po' grossolani. Niente di esagerato, e niente che un buon editing non potrebbe risolvere.
Di nuovo, ci si rende conto delle capacità dell'autrice di immaginarsi vividamente le scene che descrive e di conseguenza della sua capacità di renderne partecipe il lettore. Peccato che questa volta la storia sia troppo sbrigativa e incoerente rispetto alla prima. Il nucleo centrale di tutto è un amplesso, descritto con dovizia di particolari e con una certa bravura. Se dovessi basarmi solo sulla parte centrale, il racconto guadagnerebbe sicuramente punti, il resto non è che un misero contorno, un po' traballante.
L'idea che una ragazza vergine possa concedersi immediatamente a un uomo che non vede da ben tre anni, seppure amico di vecchia data, è sconcertante, soprattutto visto che ciò avviene nei primi cinque minuti della loro rimpatriata. Il fatto poi che durante l'amplesso, e ancora peggio, durante l'orgasmo stesso, Ellenor e il suo spasimante passino il tempo raccontandosi quanto si sono mancati e cosa sia successo dopo aver lasciato il college è molto inverosimile. Mai sentito di una coppia più chiacchierona a letto. Trovo anche strano che Ellenor accetti passivamente qualsiasi cosa, dall'essere predestinata a un uomo che non ha scelto, al concedersi a lui quando gli torna la voglia di portarsela a letto. Mi sarei aspettata una reazione più forte. Nonostante i numerosi punti deboli, e sebbene il secondo racconto non sia minimamente ai livelli
del primo, l'autrice non mi dispiace affatto, fra le righe si evince una buona capacità di scrittura che però è ancora acerba e necessita di più esperienza per uscire al meglio. Quindi spero che Mariachiara Cabrini prenda questa recensione non come una stroncatura ma come uno sprone a continuare a coltivare la sua scrittura e soprattutto a migliorarsi sempre di più. La strada mi sembra quella buona, direi che l'unica vera pecca dell'autrice è la volontà di inserire a tutti i costi un'amore esagerato, così da farlo risultare poco realistico e rovinare quanto di bello ha creato.
Mariachiara Cabrini
Avida lettrice fin da piccola, ha letto tantissimi libri e continua a farlo con assiduità, tanto che ha deciso di dedicare a questa sua passione un blog che ha intitolato L’Arte dello scrivere…forse, dove recensisce e consiglia libri (http://weirde.splinder.com/). Ha 28 anni, vive nella splendida città di Mantova, è laureata in Storia dell’Arte e lavora come impiegata.
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