E' uscito il 14 maggio maggio
in libreria per Einaudi La civiltà dello spettacolo (pp. 192 - euro
17,00), un interessante saggio del Premio Nobel per la Letteratura 2010 Mario
Vargas Llosa. Lo scrittore e giornalista peruviano, reduce dalla stesura di un
nuovo romanzo ambientato nel Perù dei nostri giorni, analizza qui la decadenza
della società occidentale e la crisi europea e si scaglia duramente contro la
civiltà e la cultura leggera, colpevoli di banalizzare e semplificare la qualità
delle idee diffuse: queste devono essere democraticamente alla portata di tutti
ma non diventare superficiali e perdere in credibilità e valore. In particolare
si rivolge a scrittori come Milan Kundera, Paul Auster e Haruki Murakami,
colpevoli di aver dimenticato l'impegno artistico e la vera funzione che
andrebbe affidata alla letteratura: secondo Vargas Llosa è importante infatti
comunicare i propri sentimenti e pensieri ma è soprattutto fondamentale per uno
scrittore riflettere e dare una risposta ai problemi della vita sempre ricercando
nuove forme stilistiche. L'autore peruviano non risparmia nessuno: si parla di
un mercato che privilegia l'intrattenimento, la distrazione, il gossip e
rifugge il pensiero e la libera riflessione; ci troviamo quindi ad affrontare
il tema della politica spettacolo, della corruzione sempre più diffusa e del
giornalismo, reo di essersi venduto al miglior offerente per riuscire a
sopravvivere in un mondo dove la pubblicità, l'utile e i social network ci
spiano e la fanno da padroni. La possibilità di evitare la decadenza per Vargas
Llosa esiste e una soluzione è raggiungibile tramite una cooperazione di forze
ed eccellenze sociali, famigliari, politiche, intellettuali e mediatiche: per
distruggere la società dello spettacolo è necessario attuare una riforma
globale dell'istruzione che modifichi una volta per tutte i ritmi frenetici e
malsani a cui ormai siamo abituati e ridia alla cultura rispetto ed importanza.
La banalizzazione
dell'arte e della letteratura, il successo del giornalismo scandalistico e la
frivolezza della politica sono i sintomi di un male maggiore che ha colpito la
società contemporanea: l'idea temeraria di convertire in bene supremo la nostra
naturale propensione al divertimento. In passato, la cultura era stata una
specie di coscienza che impediva di ignorare la realtà. Ora, invece, agisce
come meccanismo di intrattenimento, persino di distrazione. Inoltre, gli
intellettuali sono scomparsi e anche se alcuni di loro firmano sporadici
manifesti e prendono posizione su eventi e persone di fatto non esiste più un
vero e proprio dibattito. Il Premio Nobel per la Letteratura, in questa
durissima radiografia del nostro tempo, riflette sulla metamorfosi che la
cultura ha subito in questi anni, nell'inquietante remissività generale, e
invita gli scrittori "a coniugare la comunicazione col rigore,
l'originalità e l'impegno creativo, per costruire nuove forme d'arte" e
poter salvare, cosi, la cultura.
Mario Vargas
Llosa è nato nel 1936 ad Arequipa, in Perù, e attualmente vive a Londra.
Nel 2010 è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Einaudi ha in
corso di pubblicazione l'intera opera. Tra i titoli già pubblicati: La
Casa Verde, La zia Julia e lo scribacchino, La guerra della fine del mondo, I
quaderni di don Rigoberto, La città e i cani, Lettera a un aspirante
romanziere, Conversazione nella «Catedral», Elogio della matrigna, La festa del
Caprone, Pantaleón e le visitatrici, Storia di Mayta, Il Paradiso è altrove, I
cuccioli. I capi, Chi ha ucciso Palomino Molero?, Avventure della ragazza
cattiva, Appuntamento a Londra, Il caporale Lituma sulle Ande, Il narratore
ambulante, Elogio della lettura e della finzione, La Chunga e Il
sogno del celta. Nel 2012, sempre per Einaudi, è uscito Alfonsino e la
Luna (ET Pop); nel 2013, nella nuova collana digitale dei
Quanti, Mondo, romanzo (con Claudio Magris) e La civiltà dello
spettacolo (Passaggi).
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