martedì 14 maggio 2013

Recensione: Il bosco degli orrori di John Rector



Il bosco degli orrori - John Rector
Alcolista incallito con un passato criminale alle spalle, Dexter McCray si risveglia dopo una delle sue sbronze. È a casa, accanto a lui c'è l'amico Gregg, sceriffo della contea. Dexter però non ricorda nulla di cosa sia successo la notte prima. Pare che, ubriaco com'era, abbia minacciato la ex moglie con una pistola e, alla guida del suo trattore, si sia avventurato nei campi sotto casa, fino al boschetto che li circonda. Quando, poche ore dopo, proprio in quel bosco ritrova il corpo senza vita di Jessica, una ragazza di sedici anni, il panico lo assale. Per quanto ne sa, l'assassino potrebbe essere proprio lui. Ha paura che possano accusarlo di omicidio, quindi non chiama la polizia e decide di indagare per conto proprio. Tra quegli alberi si nascondono orribili segreti, ma Dexter non arriverà a scoprirli da solo. Ad aiutarlo sarà Jessica. O meglio, qualcosa che di Jessica sembra aver preso tutte le sembianze.
Titolo originale: “The Grove
Traduzione di Gian Paolo Gasperi
Editore: Giunti
Pagine: 
Prezzo: 12,90€


Voto: 


“Forte, cupo, perfetto. Una scrittura da maestro”
D.  Peoples, sceneggiatore di Blade Runner



Con queste premesse, e su suggerimento di una collega amante della lettura, mi sono addentrata ne “Il bosco degli orrori” dell'americano John Rector, scrittore che negli ultimi anni sta riscuotendo con i suoi thriller un buon successo di critica e pubblico.
Ma si tratta veramente di un romanzo forte, cupo e perfetto come dichiara lo sceneggiatore di Blade Runner? A voi l'ardua sentenza... io, come sempre, condividerò con voi le mie impressioni.
Forte: si tratta di un romanzo forte?
Non molto dal punto di vista della trama. Il punto di partenza da cui si sviluppa la storia è piuttosto consueto per il genere: un uomo trova il corpo di una ragazza, ma non sporge denuncia per  paura di essere incolpato del delitto. L'elemento di originalità che può coinvolgere il lettore, la “forza” del libro, risiede tutta nel dipanarsi delle personali ossessioni del protagonista io narrante. Fin da subito, Dexter (così si chiama) appare un uomo preda di una psiche fragile: vengono menzionate delle pillole, chiaramente psicofarmaci, e nel momento del ritrovamento del cadavere di Jessica, è lui stesso a provare un momento di forte smarrimento, chiedendosi se “non fosse accaduto di nuovo”, lasciando intuire al lettore che in passato si era macchiato di un delitto.
Cupo: si tratta di un romanzo cupo?
Sicuramente. Una ragazza è morta, il protagonista è profondamente inquieto e infelice,  molte scene  significative sono ambientate di notte e spesso si fanno dei riferimenti al colore nero, come nel passaggio I corvi coprivano il terreno intorno al corpo di Jessica con un fuoco nero [pag. 129]. Cupe sono le visioni psicotiche di Dexter, che, senza l'aiuto degli psicofarmaci, sembra correre rapido verso un baratro dal quale è impossibile risalire: la disperazione, l'inquietudine, la voglia di indagare per scoprire il colpevole, la paura... il protagonista è trascinato in un gorgo autodistruttivo, al quale sembra quasi abbandonarsi per via del suo precario equilibrio interiore.
Perfetto: si tratta di un romanzo perfetto?
Non credo, per lo meno non lo è per me. È un buon thriller, scritto con un linguaggio fluido (almeno è ben tradotto!) e propone un punto di vista interessante, quello di un uomo disturbato ma con uno scopo: smascherare il colpevole, mostrando così a suo modo un senso di giustizia. È stato coinvolgente addentrarsi nella mente di Dexter, vedere con i suoi occhi e assistere ai suoi deliri, ho apprezzato l'epilogo del libro, un misto di speranza con una stoccata d'ironia finale, ma una volta terminato il libro, ho pensato che l'obiettivo non è stato completamente raggiunto. Non saprei dire che cosa sia mancato, non mi addentro in considerazioni stilistiche né vorrei criticare la scrittura di Rector, ma questa volta, per dare la mia valutazione finale, da grande appassionata di cucina che sono, vorrei usare una metafora culinaria: Il bosco degli orrori è come una buona minestra a cui manca quell'ingrediente in più per essere squisita.

1 commento:

  1. E' da un pezzo che giro intorno a questo libro ogni volta che vado in libreria, ma non mi sono ancora decisa a comprarlo! I thriller mi piacciono molto e bisogna proprio che legga anche questo per farmene un'idea... bello, ma non perfetto può anche bastare ^^

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