venerdì 3 maggio 2013

Recensione film: Anna Karenina di Joe Wright






Dopo Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen ed Espiazione di Ian McEwan prosegue la fruttuosa collaborazione tra il regista inglese Joe Wright e l'attrice Keira Knightley. Questa volta la scelta è toccata a Lev Tolstoj con il suo Anna Karenina, romanzo d'amore e di società pubblicato a puntate dal 1875 al 1877 sul periodico Il messaggero russo e definito da Vladimir Nabokov come il capolavoro assoluto della letteratura del XIX secolo. Durante la stesura del romanzo Tolstoj si sente responsabile dell'universo da lui creato ma ottiene il risultato opposto rispetto a quello che voleva: invece di punire la donna adultera la esalta e Anna diventa il simbolo dell'amante coraggiosa che sfida la società borghese benpensante. Questo getta Tolstoj nello sconforto e in una crisi che lo porta poi verso un nuovo tipo di scrittura.

Joe Wright ci regala una versione di Anna Karenina diversa, estremamente raffinata e patinata, anche e soprattutto nella scelta stilistica del mezzo teatrale che proietta fin dalle prime battute lo spettatore in un ambiente personale ed onirico: Anna Karenina si presta sicuramente ad una trasposizione di questo tipo, sia per la lunghezza che per la divisione in parti, ma mediare il teatro attraverso le potenzialità del cinema è sicuramente un tentativo interessante e innovativo. La scena si apre addirittura a sipario ancora chiuso, in un limbo dove possiamo percepire l'orchestra accordare gli strumenti: il romanzo che Tolstoj aveva definito realista quindi lo diventa in un certo senso anche nella sua esecuzione.

Le scelte di tempi, suoni, inquadrature, colori e cambi di luce sono inoltre davvero azzeccate e permettono allo spettatore di restare solo col personaggio in una serie di attimi che si fanno magici ed eterni: come dimenticare la straordinaria forza espressiva del ballo tra Anna e Vronskij, passionale e quasi frenetica in un magnetico gioco di sguardi e di movimenti o la corsa all'ippodromo dove l'attenzione va dal ventaglio di Anna agli occhi del marito geloso? 
Anna Karenina è stata anche tra i film protagonisti alla notte degli Oscar 2013 e ha  ottenuto il premio come migliori costumi, davvero sontuosi e perfetti: tra i punti forti del film di Joe Wright ci sono inoltre le musiche, realizzate dall'italiano Dario Marianelli, e le scenografie, quasi pittoriche e delicate.

La recitazione, invece, è convincente ma non indimenticabile, anche se Jude Law con il suo Karenin conferma di aver davvero compreso l'aspetto compassato e quasi mistico del suo personaggio. Keira Knightley nei panni dell'eroina russa dimostra una maturità maggiore rispetto agli altri film in costume da lei interpretati ma non stupisce e soprattutto non supera affatto il paragone con attrici del calibro di Greta Garbo (film del 1927 e del 1935) e Vivien Leigh (1948).
In conclusione la nuova Anna Karenina di Joe Wright è rischiosa e affascinante, forse a tratti un po' pesante e fredda, ma nell'insieme un ottimo risultato che dà una nuova interpretazione ad uno dei romanzi russi cult e dipinge con attenzione la situazione di quel periodo. Troviamo sottolineati in questa versione i risvolti più moderni di Anna: il regista e gli attori rispettano infatti gli aspetti che hanno reso questo libro un mito ma smitizzano quelli che non sono mai stati citati attualizzandoli.
Il rovescio della medaglia, a voler essere pignoli, è che il film esprime perfettamente l'ironia e la sottile critica alla società presente in tutto Tolstoj ma, in un certo senso, rimane profondamente europeo e non coglie i caratteri di una Russia da sempre sospesa tra oriente ed occidente.

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