A cura di Miki
E' una notte buia e
tempestosa nel giugno del 1816, l'anno ricordato come "anno senza
estate" per l'abbassamento delle temperature un po' in tutta l'Europa
settentrionale e la scarsità dei raccolti. La location è Villa Diodati,
residenza svizzera del poeta romantico Lord Byron: immaginatevi una bellissima
casa sul lago circondata da alberi, un panorama splendido e una deliziosa
facciata ad archi. Considerate poi che la notte e la pioggia fanno risplendere
i luoghi di ombre e misteri, tanto più se questi sono antichi. Seduti intorno
al fuoco ci sono i suoi ospiti: il poeta Percy B. Shelley, la compagna Mary
Wollstonecraft Godwin, Claire Clairmont, sorellastra di Mary e il medico e
scrittore John Polidori; leggono a voce alta Tales of the Dead,
un'antologia horror molto popolare all'epoca. In questa ambientazione
inquietante e produttiva per le fantasie dei protagonisti, Lord Byron propone
una sfida a colpi di storie di fantasmi. Da questa "gara" nasceranno
alcune opere, tra cui le più famose sono Il Vampiro di Polidori e
soprattutto Frankenstein di Mary Shelley.
Da allora sono
trascorsi quasi due secoli e questo grandissimo capolavoro ha ispirato alcune
canzoni, in larga parte della scena metal, tra cui Dr. Stein degli
Helloween (Keeper of the Seven Keys, Pt. 2, 1988), Frankenstein degli
Iced Earth (Horror Show, 2001) e anche Some Kind of Monster dei
Metallica (2004). Ma non finisce qui. Andiamo su un comunissimo sito di cinema
e digitiamo la parola Frankenstein. Usciranno sicuramente tantissimi risultati,
alcuni famosi, altri meno. Molti di questi film hanno la pecca di non aver
capito l'opera di Mary Shelley fino in fondo e aver per lo più frainteso i temi
morali alla base del romanzo: Frankenstein, infatti, non è lo scienziato folle
che spesso emerge dalle trasposizioni cinematografiche, piuttosto un uomo
romantico e idealista, ossessionato dalla possibilità di una scoperta
incredibile. Il Mostro, invece, è una creatura intelligente che, rifiutato dal
mondo per la sua bruttezza, come un bambino abbandonato, si ribella ad un padre
assente. Ed è proprio su queste due grandi figure e sul loro dualismo che si
basano tutte le dinamiche del romanzo. Una delle canzoni di cui vi parlavo
sopra, mi riferisco a Frankenstein degli Iced Earth, illustra benissimo
quello che voglio dire: "Un uomo che gioca a fare Dio per creare la vita
con le proprie mani e scoprirne il significato. E quando la mostruosità prende
vita, il Dottore volta le spalle a quello squilibrato bambino. Chi è il mostro?
Chi è la vittima? Non penso alle conseguenze, devo conoscere il significato
della vita".
Ma torniamo a noi.
Siamo nel 1974, in una notte tempestosa forse come quella del 1816 e stiamo per incontrare i protagonisti di una delle più famose parodie ispirata a Frankenstein:
il musical The Rocky Horror Picture Show, in scena per la prima volta
nel 1973 a Londra, e diventato poi un film nel 1975, con testi e musiche di
Richard O'Brien. Brad Majors e la sua fidanzata Janet sono in viaggio verso la
casa del loro vecchio professore quando si guasta l'auto e nella tempesta
trovano rifugio in un antico castello dove è in corso una strana riunione.
Fanno ben presto conoscenza con il padrone di casa, il dottor Frank N. Furter,
un "dolce travestito" che proviene dalla galassia Transylvania: il
suo nome è ispirato per metà a quello dello scienziato del romanzo di Mary
Shelley e per l'altra metà ad una piazza di Berlino, la Frankfurter Tor,
situata nel quartiere di Friedrichshain, famoso per la variopinta vita
culturale negli anni '70. Il Dottore, interpretato dal bravissimo Tim Curry,
canta la provocatoria I Can Make You a Man: "Posso fare di te un
uomo, in soli sette giorni con un po' di palestra". Frank ha creato
infatti l'amante perfetto: un uomo bellissimo, muscoloso, depilato e
soprattutto.. stupido! Nel laboratorio completamente rosa del Dottore, Brad e
Janet assistono increduli alla nascita di Rocky, così si chiama le versione
sexy della creatura di Mary Shelley: coperto di bende ed immerso in una sorta
di grande "acquario" di cristallo, il corpo piano piano si anima dopo
aver ricevuto l'impulso vitale dalle apparecchiature. Rocky emerge dalle acque
ma il primo attimo della sua vita è già coperto di paura, come canta in The Sword of Damocles: gli sembra infatti di non appartenere alla società
in cui è nato e sente la vita come qualcosa di incredibilmente misero. Come per
il Frankenstein di Mary Shelley, anche il Dottore ha preso tutte le parti che
compongono Rocky dai cadaveri, in particolare da quello del suo ex amante
Eddie, il motociclista interpretato dal rocker Meat Loaf che, prima di essere
ucciso, canta la famosa Hot Patootie davanti al suo pubblico. Nel
romanzo originale sono pochi i riferimenti al reperimento dei cadaveri, mentre
nel musical durante il compleanno di Rocky vediamo proprio il corpo di Eddie
squartato in più punti e scopriamo con orrore, e gli ospiti con noi, che è
proprio lui il piatto forte della serata.
Nonostante tutte le
precauzioni prese da Frank, anche in questo caso la creatura si ribella al suo
creatore e non riesce a resistere alle tentazioni del piacere che il suo
creatore tanto ama. In The Floor Show/Rose Tints My World, Rocky, a sole
sette ore dalla sua nascita, si rende conto di non avere controllo sulla sua
libido e di trovare in essa un rifugio dalle difficoltà e dal dolore.
L'esperimento del Dottore verso la creazione dell'uomo del futuro è stato
quindi un fallimento e ha portato alla distruzione di entrambi. E se la fine
del romanzo di Mary Shelley è una disfatta completa soprattutto per la sete di
scienza e conoscenza di Victor Frankenstein, l'unica pecca che porta alla
distruzione di Frank del Rocky Horror Picture Show è forse quella di
aver fatto del piacere una vera e propria filosofia di vita e averlo ricercato
con ogni metodo possibile e immaginabile.
Una delle storie più belle, mi chiedevo appunto come fosse nata… ora andrò a cercarmi anche Il Vampiro di Polidori! Interessante poi l'analisi dei temi del libro, forte la parte su The Rocky Horror Picture Show!
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